mercoledì 30 settembre 2015

# Making Of # Modellismo

U.S.S. Voyager NCC-74656 - Parte 2



DIARIO DEL CAPITANO
DATA ASTRALE -2207254.794520548


Ricordate questo vecchio post dove vi parlo di uno dei miei sfavillanti hobby? Beh, la mia USS Voyager, prosegue tutt'ora, anche se a ritmi lenti.

Dopo aver steso una mano di Grigio 127 come base su tutto il modellino e aver atteso almeno 24 ore che si asciugasse, ho iniziato a colorarla con la dovuta attenzione ai dettagli. Per il momento ho usato circa cinque pennelli diversi, sia come punta che come dimensioni. Sono andata da una dimensione 0 per i dettagli più piccoli, come ad esempio gli interni dei deflettori e i blocchi sensori sul muso e sui fianchi, fino a una dimensione 3 per i pannelli sulla coda o alcuni dettagli della fusoliera sul ventre. I boccaporti delle capsule di salvataggio, li ho rifiniti con un pennello piccolo a punta tonda. Per questi boccaporti, Revell ha previsto delle decalcomanie da applicare alla fine di tutto il lavoro, ma ho preferito comunque anche dipingerli.

Ricapitolo un pochino cosa ho fatto fino ad ora.
I colori da me usati sono tutti a smalto della Humbrol e i codici sono:

Trasparente lucido 35 - Trasparente satinato 135 - Argento Metallizzato 11 - Grigio 126 - Grigio 127 - Grigio 128 - Grigio 27 - Cuoio 62 - Rosso Mattone 70 - Rosso 60 - Grigio Scuro 32 - Bianco 130 - Beige 148 - Giallo 24

Dopo un periodo di stasi dovuto a problemi personali, da qualche giorno ho ripreso il lavoro alacremente. Ho avuto anche problemi di illuminazione e ho dovuto cercare una lampada adatta che non costasse una fortuna. Alla fine ho ripiegato sulla Tertial di Ikea (avete presente la simpatica lampada del logo animato Pixar?), visto che il loro modello Global (stretta e lunga, ottima per il modellismo) non viene più prodotto. Devo dire che la resa è perfetta e se affiancata a una seconda lampada più piccola, si riescono ad eliminare anche le ombre. Il tutto per una cifra onestissima. La spesa più alta l'ho fatta per la corretta lampadina a luce fredda.

Sono stata molto dubbiosa rispetto alle decals microscopiche difficili da incollare e quasi superflue. C’è chi, costruendo questo modello, non le ha usate e chi invece sì. Al momento, le decals relative alle sagome delle persone dietro i finestrini, ho preferito evitarle, anche perché a meno di non mettere una fonte d’illuminazione interna (cosa che alla fine ho deciso di non fare) sono del tutto inutili. Una volta terminata l’applicazione dello stucco e la colorazione finale, applicherò solo quelle sullo scafo.



Considerando che non ho lavorato con i colori proposti dalla Revell, ma con gli Humbrol, ad un certo punto ho personalizzato il modello seguendo un gusto puramente personale.

I dettagli minuscoli, come ad esempio i led o i circuiti dei blocchi sensori sulla parte superiore e laterale dello scafo li ho dipinti “a sentimento”.

Non ho lavorato soltanto a pennello, ma anche con quattro pennarelli indelebili, due Stabilo (verde e nero), uno Sharpie (azzurro per le gondole di curvatura), e un Pilot argento metallizzato. Inoltre ho deciso di osare dipingendo qualche piccolissimo dettaglio di un verde “Borg” fluorescente bellissimo, che reagisce alla luce ultravioletta. 
L'A.C. Ryan Blackmagic 2.

L’ultimo tocco, prima delle decals, sarà un leggero invecchiamento di alcune parti dello scafo, che farò con della grafite data a polpastrello e pennello.

Lavorando sulla Voyager ho scoperto che non esiste un numero preciso e ufficiale di banchi Phaser, perché evidentemente dipende dal modello usato nella serie TV, che non sempre era lo stesso. Secondo alcuni, i banchi vanno addirittura da 7 (così riporta anche Wikipedia) a 15.




Nel mio modello in particolare, ne ho contati 13.

4 sulla parte superiore dello scafo (il cosiddetto “ferro da stiro” per gli amici), 4 identici e speculari nella parte inferiore, 1 sullo scafo ventrale e 4 accanto all’hangar navette, due sopra e due sotto. Il colore che ho usato per simulare il Phaser è una sorta di arancio-rame che ho creato io stessa unendo una punta di rosso 60 a un po’ di beige 148 e infine, una volta pronto, ho passato un glitter dando una leggera sfumatura solo in certi punti, per simulare il brillamento dell’energia “in canna”. Ridete pure se volete (o gridate al sacrilegio), ma in certe microscopiche zone, ho usato lo smalto per unghie. Perfetto per dare risalto a certi dettagli che hanno bisogno di luccicare. Ho usato un rosso e un argento, entrambi glitter della Kiko.

Riguardo alla colla, per i “vetri” dei finestrini, delle gondole di curvatura, dei pezzi molto piccoli tipo i banchi dei sensori e dei due deflettori, ho usato quella da modellismo della Revell col beccuccio di precisione, mentre per incollare i pezzi grandi come le due parti del ventre o dello scafo, ho usato sia la suddetta Revell che la colla in tubo della Humbrol (devo dire molto poca).

E’ stata necessaria una lima, per eliminare le sbavature della stampa così da far aderire meglio le parti, parecchia colla Revell, una mano ferma e molta, molta, moltissima pazienza nel tenere fermissimi i pezzi in attesa che la colla facesse effetto. Devo dire che, per essere il primo esperimento serio di modellismo, sono abbastanza soddisfatta del lavoro svolto fino a qui. Ai principianti consigliano di partire con modellini di Skill Level 1, ma la Voyager è un Level 3.

Le cose che al momento mi mettono più ansia sono le decalcomanie. Ce ne sono di microscopiche, ma anche quelle più grandi come il nome della nave da incollare sulla parte superiore dello scafo, mi spaventa non poco. Sono delicatissime e romperle o metterle storte è questione di un attimo.




Una cosa certamente l'ho capita: colorare prima il modello e montarlo successivamente, non fa per me. Questa è la prima e ultima volta che uso questa tecnica che a molti, invece, piace. Personalmente l'ho trovata scomoda e il rischio che la vernice coli sulle giunture, creando fastidiose montagnette di colore in punti fondamentali come i piccoli (e rari) perni che chiudono il modellino, è molto alto. Se avessi colorato il modello solo dopo la fase di montaggio, mi sarei risparmiata lo stucco che, in questo particolare modello Revell, non serve perché i pezzi sono pressoché perfetti. Beh, sbagliando si impara!

A proposito di lezioni che si imparano sbagliando, vi dono un consiglio: se avete a che fare con modellini di plastica, prestare molta, ma molta, ma davvero molta, moltissima attenzione al cianoacrilato. E' la colla sbagliata.
Ci rileggiamo al prossimo post dedicato alla USS Voyager, quando il mio modello sarà completamente finito, con ritocchi, decals e lucido finale.

Lunga vita e prosperità!

Computer, fine della registrazione.

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