La verità sul caso Harry Quebert è questo:
775 pagine incolla-terga alla sedia, al letto, al sedile dell'autobus, del treno e sì, diciamolo, del sacro trono ceramico!
In un'intervista l'autore Joël Dicker ha affermato che con questo libro mirava a ottenere sui suoi lettori lo stesso effetto che ha avuto su di lui la serie TV Homeland:
"Vedi una puntata, poi un’altra, poi cominci a fare delle stupidaggini tipo vederne quattro di fila di notte così il giorno dopo non riesci a lavorare... La mia ambizione era ottenere lo stesso risultato con un libro".
Riporto un brevissimo accenno di trama senza spoilerare niente, direttamente da Wikipedia.
New York, primavera 2008. Il giovane scrittore di successo Marcus Goldman sta vivendo un periodo di crisi a causa del cosiddetto "blocco dello scrittore". Non riuscendo a buttar giù neanche una riga e rischiando di finire sul lastrico, contatta il suo vecchio professore e maestro di vita, il famoso scrittore Harry Quebert, in cerca di conforto e consigli. Questi lo invita a passare un periodo nella sua tranquilla casa di Aurora, nel New Hampshire, per ritrovare la concentrazione e la calma. Marcus accetta con entusiasmo ma qualcosa d'imprevisto sconvolge la vita d'entrambi: Harry viene infatti accusato d'aver ucciso, nel lontano 1975, la giovane Nola Kellergan, il cui cadavere viene accidentalmente rinvenuto nel giardino della villa dello scrittore.
Convinto dell’innocenza dell'amico, Marcus comincia una sua personale indagine cercando, dopo oltre trent’anni, di dare risposta alla domanda: "Chi ha ucciso Nola Kellergan?"
Devo dire che non me lo aspettavo così intrigante ed ero terrorizzata dall'eventualità di un finale pessimo. Dopo 775 pagine chiunque lo sarebbe. Mi raccomando non andate su Wikipedia in autonomia se non avete letto il libro perché questa breve trama che ho riportato qua, termina con il finale che io invece ho accuratamente tagliato. Bisognerebbe dire a chi ha scritto quella pagina che non è necessario spoilerare un bel niente, per descrivere un libro.
Non credo di aver mai letto 775 pagine così in fretta in tutta la mia vita. Dicker ha la bellezza di dieci anni meno di me e ha già scritto un capolavoro alto come l'elenco del telefono di Città del Messico (e lo dico a ragion veduta visto che ci sono stata e ho avuto modo di sfogliarne uno).
Si tratta di un libro che non si legge, ma si beve come la birra ghiacciata in una sera d'estate. Una dietro l'altra.
Mi è piaciuto moltissimo il fatto che racconti la stessa scena, dai punti di vista dei diversi personaggi. Riesce a far rivivere una scena più volte senza dare mai l'idea che si ripeta fino alla noia.
La numerazione dei capitoli è invertita e si parte dal 31, fino ad arrivare al capitolo 1. Scoprirete da soli il perché.
Il libro vive sul presente di Marcus Goldman, ma soprattutto sui tantissimi flashback, oserei dire centinaia, che corrono indietro nel tempo fino al 1975, dipanando una trama che fino all'ultimo non è affatto come sembra. Le ultime duecento pagine sono pregne di colpi di scena, uno dietro l'altro. E' un susseguirsi di sterzate violente, virate improvvise e particolari dapprima apparentemente di contorno, che ritornano acquisendo fondamentale importanza. L'autore è veramente riuscito nel suo intento:
Leggi una pagina, poi un'altra, poi cominci a fare stupidaggini tipo leggerne altre cento di fila di notte così il giorno dopo non riesci a lavorare...Beh, che dire... c'è riuscito alla perfezione. Potrà sembrarvi leggermente lento a tratti, ma non riuscirete comunque a scollarvi dalla sedia. Garantito!
"Marcus, sai qual è l'unico modo per misurare quanto ami una persona?"
"No."
"Perderla."