Eccomi di nuovo qua a parlarvi di un altro viaggio, questa volta intrapreso da una collega e amica di nome Rita. Andiamo quindi a leggere la sua bellissima intervista e a gustarci i suoi scatti. A tal proposito voglio ringraziarla pubblicamente per almeno 3 cose. La prima è l'impegno messo nel redigere questa stupenda intervista, la seconda sono le fotografie che hanno superato le mie aspettative (sono stata davvero indecisa su quali usare, perché sono tutte bellissime) e la terza, beh... lei sa a cosa mi riferisco ;)
Ciao Rita! Prima di tutto grazie mille per il tempo che hai deciso di dedicare al mio blog! Iniziamo subito con una domanda facile facile. Perché hai scelto proprio il Tibet, per questo tuo ultimo viaggio?
Perché era (e rimane un po') un paese abbastanza misterioso per me; perché ha una caratteristica evocativa; perché ultimamente mi piacciono abbastanza le montagne; perché era nella lista "viaggi che vorrei fare" e perché il mio abituale compagno di viaggio mi ha chiesto: "Cosa ne dici del Tibet?"
Quali tappe hai scelto?
Le tappe non le ho scelte io, vedi risposta 4.
C'è un luogo in particolare che ti ha colpita? Un villaggio, una chiesa, un mercato, ecc... e perché?
Nell'ordine: il Potala e lo Jokhang Temple a Lhasa e la città di Lhasa; il regno di Guge all'estremo ovest del Tibet e il Monte Kailash. Il Potala mi ha colpito perché è imponente e stupefacente solo vederlo da lontano; rimane uno dei rari esempi - e comunque il più bello - dei luoghi sopravvissuti della civiltà tibetana; è stata la residenza dell'ultimo (XIV) Dalai Lama prima che fuggisse in India ed è stato per secoli un importante testamento della cultura del Tibet e del credo della sua popolazione e viene visitato prevalentemente da tibetani che arrivano dai territori più sperduti del Tibet; è patrimonio dell'UNESCO.
Il Jokhan Temple (Casa del Budda) mi ha colpito perché è il centro spirituale del Tibet e la meta più sacra per tutti i pellegrini buddisti tibetani; nella sala centrale si trova l'oggetto più antico e prezioso del Jokhang, una statua a grandezza naturale di Sakyamuni, quando aveva 12 anni. Questa venne portata in Tibet nel 700 d.C. ed è tutta dorata ornata di gioielli. I pellegrini si prostrano davanti a questa statua da secoli. E' la più sacra agli occhi del popolo tibetano. Il tetto del Jokhang offre una splendida vista del Barkhor (circuito pellegrini) e del Palazzo Potala. I tetti d'oro sono superbamente realizzati con numerosi uccelli, animali, campane ed altre figure complesse.
Il regno di Gughe, ad ovest del monte Kailash, è una regione di vastità e bellezza meravigliose, che stupisce per la cromaticità delle erosioni e dei suoi canyon e che conserva antichi resti di cittadine che sembrano fondersi con le falesie rocciose e il panorama. A Gughe si visitano i siti più importanti: Toling, che fu il monastero principale di questa vasta regione del Tibet, dove sono sopravvissuti stupendi affreschi nel Tempio Rosso e nel Tempio Bianco che, secondo il Prof. Tucci, costituiscono l’esempio più elevato dello stile artistico del Tibet Occidentale.
Quindi Tsaparang, la grandiosa città rupestre che fu capitale del regno: dall'aspetto misterioso, trasporta in un mondo fuori dal tempo ai cui piedi vivono piccole comunità rurali, si possono scoprire affreschi di impareggiabile bellezza nascosti tra le grotte.
Se non hai sette anni di tempo per trovare te stesso tra le montagne del Tibet, come il protagonista del film di Jean-Jacques Annaud, puoi comunque toccare il vertice della spiritualità con un trekking: quello che conduce alla pianura di Barkha, dalla quale si erge come un gigantesco chörten (stupa o reliquario) o altrimenti ribattezzato in italiano, il 'Panettone', il Monte Kailash. Venerata da oltre un miliardo di fedeli buddhisti e hindu, e bon (antica religione pre buddista) e da altre 3 religioni che si possono definire "minori", la montagna più sacra dell'Asia tocca il cielo con i suoi 6714 metri. Dalle sue vette nascono i quattro principali fiumi del continente: ossia l'Indo, il Sutlej, il Brahmaputra e il Karnali, si capisce perché il luogo sia considerato il centro del mondo, anzi, l'ombelico del mondo!
Tibetani e indiani ritengono di dover compiere un pellegrinaggio presso il Kailash almeno una volta nella vita. Il percorso consiste in un giro rituale attorno alla vetta lungo circa 53 chilometri e alla quota media di 5000 metri fino nel punto più alto: il passo Dolma La a 5630 metri. Il pellegrinaggio sul solo versante tibetano è praticabile con un cammino di tre giorni, ma molti devoti lo percorrono in un solo giorno oppure in molti giorni, perché fanno 3 passi alla volta toccandosi fronte, cuore e labbra, si prostrano per terra, si rialzano e rifanno 3 passi, ecc... per 53 km! Il tutto affrontato con sofferenza, perché elemento essenziale della redenzione: compiendo l'intero circuito (Kora) di pellegrinaggio intorno alla vetta si cancellano i peccati di tutta una vita.
Io l'ho fatto... e non lo rifarò mai più. Ritengo che se una persona non è credente può tranquillamente evitare di fare questo sacrificio :)
Il percorso, faticoso e in alcuni punti molto impervio è popolato da pellegrini la cui vista ti aiuta a distrarti dalla fatica; il panorama è costituito da molte rocce dipinte e punteggiato da miriadi di bandiere di preghiere colorate, concentrate particolarmente sul Passo di Dolma La, dove si possono lasciare anche altre cose/oggetti perché possano essere portati via... con tutto quello la credenza consegue.
La montagna non è mai stata scalata da nessuno, poiché è considerata sacra da circa un quinto della popolazione mondiale e attualmente salirvi è proibito dalla legge, perché molti credenti vi vedrebbero una profanazione.
Piccola curiosità... il governo cinese nel 1980 offrì a Reinhold Messner la possibilità di scalarla; ma lui rifiutò sostenendo che "violare il monte Kailash è come violare qualcosa nel cuore delle persone… Meglio cercare qualcosa di più difficile: il Kailash non è nemmeno così alto o impegnativo".
Sei andata in autonomia o hai fatto un viaggio organizzato?
In Tibet, o meglio, nella Regione Autonoma del Tibet (TAR) non ci si può andare da soli, minimo bisogna essere in due e per visitarlo è necessario essere in possesso di un permesso del Tibet Tourism Bureau (TTB); occorre anche dichiarare l'itinerario dettagliato dei luoghi che si intendono visitare, di conseguenza sono andata con Avventure nel Mondo, l'associazione culturale e agenzia con cui viaggio spesso e di cui conosco abbastanza bene la filosofia, quindi so cosa aspettarmi e cosa non aspettarmi dall'organizzazione. Dato quanto scritto sopra e per modesta esperienza personale in Cina, consiglio vivamente di affidarsi a qualcuno che sappia districarsi tra i molteplici ostacoli che s'incontrano prima e durante un viaggio in Cina.
Il rapporto con la popolazione in generale come l'hai trovato?
Cordiale le rare volte in cui si è potuto in qualche modo interagire. L'ostacolo linguistico è enorme e quindi... molti sorrisi e pseudo inchini, ma pochissimi dialoghi se non per contrattare qualche souvenir! Con la nostra guida Dawa, giovane tibetano, abbiamo scambiato chiacchiere, ma prevalentemente sui riti della religione buddista (era molto devoto) o sulla sua famiglia; molti argomenti è meglio non affrontarli in Tibet. In ogni caso si tratta pur sempre di gente di montagna... di poche parole :)
E' vero che il Tibet pieno di pace e spiritualità è un luogo comune che andrebbe sfatato?
Abbastanza sfatato, sì. Diciamo che la tanto spacciata pace c'è. C'è nelle immense vastità delle montagne, valli o territori quasi totalmente privi di presenze umane. In quei luoghi sperduti e reconditi la pace è, si può dire, "fondante". I tibetani sono un popolo sì pacifico, ma i luoghi che abita, oggi come oggi, hanno caratteristiche abbastanza occidentalizzate, anzi, meglio dire cinesizzate (un termine che probabilmente non esiste, ma che rende abbastanza l'idea di cosa vorrei dire): piccole cittadine (in termini di estensione territoriale e di numero di abitanti) attraversate da enormi strade a 4 corsie illuminate, un crescendo di costruzioni edilizie, ristoranti all'interno di palazzoni in costruzione... insomma non è un gran bel vedere, ma... il ma è l'altra faccia della medaglia: se i cinesi non avessero intrapreso la costruzione di queste infrastrutture (gasdotti, ferrovie, aeroporti), non so come sarebbe la vita quotidiana dei tibetani (per chiunque abbia la curiosità di capire cosa possa significare la presenza o meno della Cina e delle infrastrutture consiglio un qualsiasi video riguardo al passaggio carrabile confine Tibet/Nepal: 147 km. Io l'ho fatto, ci ho impiegato 12/13 ore!).
E' un discorso molto complesso, difficile e che coinvolge vari aspetti. Non ultimo quello che il Tibet dei Lama era un paese di tipo feudale; pochi lo sanno e quelli che lo sanno lo tacciono per ragioni a me sconosciute. Detto questo... parliamo della spiritualità. La mia impressione è che noi occidentali, poco avvezzi alla ritualità quotidiana, pensiamo che il Tibet sia un paese molto spirituale secondo il nostro immaginario. In effetti il popolo tibetano è molto devoto e frequenta i monasteri in modo massiccio, ma solo i monasteri e templi delle città più grandi come Lhasa o Kumbum. Quanto alla presenza dei monaci... se ne vedono molto pochi in giro per il Tibet e nei monasteri. La pratica di vederli girare con la ciotola per il riso non è più in uso e, a parte il loro meraviglioso saio rosso e/o arancione, anche loro si sono abbastanza occidentalizzati. E anche il nostro concetto di spiritualità va un po' rivisto! :)
Come hai trovato il clima?
Rigido, per me molto rigido. Temperature di giorno dai 10 ai 15 gradi massimo e con il sole, senza sole 8-10 gradi. Di sera si abbassano notevolmente e in base all'altitudine, ma vanno circa dai 10 agli 0 gradi. Abbigliamento da montagna per i freddolosi come me compreso cuffia e guanti, un po' più leggero per le persone normali :)
Le sistemazioni sono sempre state di livello medio o basso, nel livello medio si trovavano o le pompe di calore in stanza o molti piumini/coperte; nel basso solo molte coperte o il proprio sacco a a pelo pesante!
Quali difficoltà hai incontrato durante questo viaggio?
Personalmente nessuna, non è un viaggio easy o particolarmente comodo, ma basta prepararsi o essere abituati a viaggiare nelle condizioni del viaggiatore nel mondo e non ci saranno difficoltà.
Cosa ci racconti della gastronomia? Per un italiano è sempre traumatico mangiare all'estero. Lì, come ti sei trovata sotto questo aspetto?
Premesso che per me non è mai traumatico mangiare all'estero e non soffro di nessuna nostalgia culinaria neanche dopo 20 giorni, la cucina asiatica è tra le mie preferite. Certo, qui si parla di cucina proprio cinese, ma a me è piaciuta moltissimo! Molta verdura, poca carne, tofu, uova e anche frutta. L'unico appunto è che, nel nostro caso, abbiamo avuto sempre il pranzo compreso (io non sono abituata a pranzare in viaggio), ma sempre uguale: o riso e verdure o noodles e verdure. Entrambi anche con carne. Insomma pranzi noiosi, ma cene molto gustose.
Per la colazione ce la siamo sempre cavata. Abbiamo acquistato nei market (e ce ne sono parecchi) i biscotti, e abbiamo apprezzato le loro colazioni spesso a base di omelette, scramble eggs, pancake, a volte yogurt, thè e/o caffè solubile e spesso pane più o meno tostato con una marmellata di fragole dal colore un po' inquietante oppure, per i forti di stomaco, la colazione cinese salata: zuppa e diversi intingoli di cui non mi sono particolarmente interessata.
Riguardo all'aspetto sicurezza/criminalità, si tratta di un paese dove si può stare tranquilli?
Tranquillissimi! I cinesi controllano tutto e tutti.
Ci racconti un aneddoto divertente che ti è capitato lì?
L'aneddoto divertente che riguarda me è capitato in Nepal nell'attesa del visto per la Cina... anzi direi all'aeroporto di Katmandu. Per il visto collettivo cinese servono almeno due foto tessera che dovrebbero avere delle misure precise e che trovi riportate sul sito apposito. Nel mio caso le dimensioni andavano bene, ma la mia faccia no! Nella foto avevo gli orecchini (giammai!) e soprattutto i capelli coprivano le orecchie! (orrore!). Quindi il paziente corrispondente addetto alla nostra cura del visto cinese, mi ha appoggiato ad un bel pullman, ha tirato fuori un cellulare cinese e mi ha fatto una bella foto senza orecchini e con i capelli dietro le orecchie! Benvenuta!
Ma non è finita. Dopo due giorni che eravamo in Nepal, proprio nell'attesa di avere 'sto benedetto visto e l'autorizzazione per il passaggio in Tibet (non si può arrivare in aereo direttamente a Lhasa: o passi dalla repubblica cinese o dal Nepal), tra una visita alle città storiche della valle di Katmandu e una cremazione, riceviamo la telefonata del corrispondente addetto che ci dice che per la Sig.ra Rita c'è un problema e che mi devo recare all'ufficio immigrazione di Katmandu subito! Così faccio.
Quando arrivo al cospetto del corrispondente addetto, lui molto preoccupato mi guarda e mi dice, testuale: "BIG PROBLEM MISSES RITA".
Aiuto! Alla mia domanda "Perché, cosa è successo?", mi mostra il mio passaporto che, come gli altri, gli avevo consegnato all'aeroporto, e mi fa vedere che il visto Nepal c'era, ma non era stato vidimato dall'agente di frontiera all'aeroporto! Si erano dimenticati di apporre il timbro che vidimava la mia entrata! Infatti il corrispondente addetto mi dice che per i cinesi io risulterei clandestina! Risparmio la descrizione delle ore, dei personaggi e l'arrabbiatura che non ho potuto manifestare all'ufficio immigrazione di Katmandu per avere quel benedetto timbro. Basta girare il mondo per apprezzare le mezze ore di fila alla nostra posta! Tutto si è comunque risolto positivamente. :)
Un altro divertente, si fa per dire, aneddoto riguarda una mia compagna di viaggio. Il tutto avviene il pomeriggio prima di valicare confine Tibet/Nepal. La poverina ha cominciato a stare malissimo la mattina e dopo molti tentativi andati a vuoto di alleviarle il suo malanno e interminabili ore di trasferimento in pulmino arriviamo a Kyrong (ridente cittadina di montagna, molto piacevole), prefettura di Shigatse e la portiamo per sicurezza in ospedale (già l'aver trovato un ospedale!)
Ospedale... non riesco a descrivere il luogo fatiscente, privo di personale, ma anche di ricoverati, per fortuna! C'erano 2 ragazzi giovanissimi: maschio e femmina che posso, esagerando, chiamare stagisti infermieri e un signore che abbiamo capito fosse il medico. Insomma... tra sfigmomanometri non funzionanti con scene comiche nel tentativo di farli funzionare, flebo inserita così... senza nessuna precauzione igienica e una app "parla e traduci" cinese/inglese e viceversa, la cui frase non dimenticherò mai: "La vostra amica non è in pericolo di vita", sono riusciti a farla guarire! :)
Quali consigli ti sentiresti di dare a chi volesse intraprendere un viaggio in Tibet?
Consiglierei di andare se si è molto motivati e appassionati di montagna o di territori aspri, ma spesso molto belli. Se si è disponibili a lunghi trasferimenti per arrivare a monasteri che possono lasciare a desiderare, sapendo che sono comunque le uniche cose da "visitare" e, soprattutto, se non si hanno delle enormi aspettative.
Cosa c'era nella tua valigia, prima della partenza?
Molte cose a me, fino a quel momento, sconosciute :) Abbigliamento da montagna, scarponi, bacchette, Diamox (un farmaco per il mal di montagna). Altre cose che si possono riassumere in "lo zaino del viaggiatore".
Se il Tibet fosse:
Un libro: Qualsiasi pubblicazione di Giuseppe Tucci o "Viaggio di una pellegrina a Lhasa" di Alexandra David-Néel
Uno stato d'animo: Meraviglia
Un sapore: Burro di yak
E' arrivato il momento Marzullo. Fatti una domanda (ovviamente sul Tibet) e datti una risposta! :)
Torneresti in Tibet? No, ma sono contenta di esserci stata.