sabato 21 luglio 2018

InterView: Helsinki - Nientepopodimeno che Maurizio Margaglio! Seconda parte.

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Bentrovati cari Naviganti! Siete pronti per leggere la seconda parte della bellissima intervista che mi ha rilasciato Maurizio Margaglio
Se vi siete persi la prima (malissimo!!!) dove rimediare subito cliccando qua!


Proseguiamo quindi con le domande!

C'è un luogo dove ami particolarmente andare, magari a passeggiare e a riflettere lontano dal caos (seppur molto blando) della città?

Guarda, devo dire che a Helsinki è abbastanza facile trovare questi angoli un po' "privati" e di grande bellezza dove puoi stare veramente solo e tranquillo. A me piace molto camminare per la costa... mi piace moltissimo la costa di Helsinki! Ci sono, per esempio, delle isole come Lauttasaari, Seurasaari o le coste di Eira e Kaivopuisto che sono perfette a questo scopo. Anche se sei nel tessuto cittadino, nel giro di cinque minuti a piedi resti tu, la scogliera, il mare e nient'altro. Quindi sono situazione molto belle. Noi abbiamo scelto di vivere in centro, vicino al porto che va a Tallin, quindi al Länsisatama, proprio perché c'è questa vicinanza al mare, tanto spazio per camminare, tanti parchi, abbiamo di fronte Lauttasaari... insomma ci è piaciuta. E' molto ventosa, ma ci è piaciuta comunque moltissimo.

E invece con la lingua, come te la cavi? Lì parlano tutti inglese molto bene, ma col finlandese come va? Ci stai provando, lo parli un po'?

Allora: è chiaro che il finlandese è, come dire, un pelino ostico. All'inizio avevo tante belle speranze perché devo dire che con le lingue sono abbastanza veloce, non è mai stato un problema per me imparare nuove lingue o fare nuove conoscenze e invece il finlandese si è rivelato veramente difficile e credo che il problema principale lo abbia evidenziato tu: parlano tutti benissimo inglese quindi, anche quando ci provi, appena il finlandese capisce che sei in difficoltà, parla subito in inglese perché comunque vuole risolvere la questione. A loro non piace tanto parlare finlandese con chi non lo parla bene: si stufano prestissimo, nel senso che con una frase o due capiscono che tu non capisci, e lì è finita la conversazione. Apprezzano sicuramente lo sforzo, ma capiscono che è una via difficile e quindi switchano subito sull'inglese pensando: "Almeno così ci capiamo e risolviamo la questione". Non vogliono portarla sulle lunghe.
E' diverso se in famiglia hai un finlandese. I miei figli, che frequentano le scuole e hanno tutti amici finnici, conoscono la lingua perfettamente. Gabriel quando ci siamo trasferiti aveva 4 anni, in sette anni lo ha imparato benissimo e parla finlandese in modo perfetto: ci fa lui da traduttore. Loro hanno avuto la fortuna di parlarlo fin da piccolini e con gli amici hanno imparato anche lo slang, che poi è un'altra situazione molto complicata, perché in Finlandia il parlato è completamente diverso dallo scritto. Anche nei corsi di finlandese, quello che impari a scrivere è completamente diverso da quello impari a dire. Tagliano tantissimo le parole... insomma, se non hai una persona in famiglia che continua a parlarti in finlandese e ti spiega tutte le traduzioni, è davvero complicato.
Anche usando il traduttore di Google, per esempio, - cosa che noi facciamo in continuazione a causa dei mille documenti come bollette, contratti, ecc... - è comunque ostico, infatti quando vengono degli amici finnici a trovarci, ne approfittiamo: "Senti, mi è arrivata questa bolletta, mi puoi spiegare che cacchio vogliono esattamente?" Perché anche col traduttore non riesci a cavare un ragno dal buco. Le traduzioni ti danno delle opzioni che tu dici: "Boh, ma cosa vorranno? Una mia firma, o magari un atto firmato da un altro, con sotto anche la mia firma..." Insomma, non si capisce, perché le sfumature della lingua sono veramente notevoli.



E' una domanda di rito che faccio un po' a tutti, soprattutto perché per noi italiani la gastronomia è un argomento molto delicato: ti manca la cucina italiana o i sapori nordici si fanno tutto sommato apprezzare? Insomma, in casa Margaglio cosa si mangia? Italiano, finlandese o una sorta di cucina fusion fra le due?

In casa Margaglio si mangia principalmente fusion italiano-tedesco con qualche sprazzo di finlandese. Ci siamo adattati e apprezziamo anche qualche piatto dalla Finlandia. Abbiamo preso qualche ricetta, come le piirakka... i bimbi, ad esempio, vogliono sempre le pulle... poi siamo spesso in giro a mangiare nei ristoranti dove proviamo i piatti tipici. Principalmente il pesce, quello devo dire che ci piace molto. Abbiamo anche amici finlandesi che ci portano alla scoperta di qualche piatto più tipico, meno conosciuto dai turisti, qualche ristorante particolare, però in casa devo dire che in generale noi cuciniamo più che altro italiano e un pochino tedesco, perché mia moglie è tedesca, quindi facciamo questo mix un po' strano. 

Quando torniamo in Italia però i nostri figli ci fanno mangiare pizza in continuazione! "Vogliamo la pizza, la pizza, solo la pizza, c'è la pizza! La pizza!!! Pizza, pizza, pizza!" Perché è complicato trovare la pizza buona in Finlandia, o meglio buona come la intendiamo noi; loro la riempiono anche di renna e mirtilli, però noi ci restiamo un po' così. Magari chiediamo una margherita "Pomodoro e mozzarella va benissimo!" e loro non ce l'hanno. Può essere difficile da trovare.

E non c'è qualcosa che proprio non mandi giù? Del Salmiakki, cosa mi dici? Io, ad esempio, faccio proprio fatica.

Ogni tanto mangio qualche caramellina di Salmiakki, ma più che altro la regalo agli amici che mi chiedono: "Mi porti qualcosa dalla Finlandia?"

Devo dire che ho trovato degli estimatori in giro per il mondo! Ho amici, come ad esempio un'amica ungherese che espressamente mi chiede il Salmiakki ogni volta che ci incontriamo. Lei impazzisce per quella liquirizia salata! Quindi vedi, ci sono anche estimatori di cose che per noi italiani sono un po' meno attraenti.

Alla fine penso sia abitudine. Per loro la mattina è porridge, io la mattina il porridge non riesco a mangiarlo, ma è solo una questione di cultura. D'altronde, quando li porto in Italia e la mattina ci facciamo cappuccio e brioche, loro lo fanno il primo giorno per farmi compagnia o farmi piacere, ma già il giorno dopo mi dicono: "Senti io mi faccio un panino col salame e il cetriolo!"

La tua famiglia come si trova a vivere così lontano dall'Italia? I tuoi figli sono soddisfatti delle scuole finlandesi e dei loro metodi educativi?

Noi stiamo bene in Finlandia, ma come qualunque "migrante" ti devi scontrare con qualche piccola problematica data da una cultura diversa, dai modi di fare diversi, dalle prassi diverse. Certe cose che in Italia sono scontate, in Finlandia non lo sono per niente. Come trovare posto al ristorante anche se non prenoti per il numero giusto di persone. Ad esempio, tanto per ridere, se in Finlandia prenoti per venti, devi presentarti in venti, se ti presenti in ventidue, loro ti dicono:"Mi dispiace ma gli altri due non possono entrare". Per me, questa è una roba impossibile.

"Ma come, te ne porto due in più, ci stringiamo..." 

"No". Sono molto rigorosi, a volte al limite della ragionevolezza. D'altra parte il loro ragionamento è: "Se prenoti per un certo numero di persone, io voglio farti trovare la tavola imbandita e apparecchiata perfettamente per quel numero di persone e se vi stringete perché siete di più, non posso assicurarvi il servizio di qualità che siamo soliti fornire". Il loro ragionamento tutto sommato è comprensibile, ma per noi è surreale perché in Italia pensiamo: "Ma sì, faccio aggiungere due sgabelli..." e il ristoratore anzi, è più contento perché pensa:"Faccio due coperti in più."

E' un piccolo aneddoto che però spiega il loro modo di pensare, piuttosto fiscale rispetto al nostro.

Come scuola invece i miei bimbi si sono sempre trovati molto bene. Hanno fatto l'asilo finlandese per un anno e poi son passati alle scuole tedesche, quindi abbiamo vissuto entrambi i sistemi e ci siamo trovati sempre molto bene, ma ci trovavamo bene anche con il sistema italiano. Siamo persone dall'indole molto aperta e tendiamo a non immischiarci nei percorsi didattici, mentre vedo che molto spesso i genitori, sia in Italia che in Finlandia, danno tanti giudizi anche sull'insegnamento, nello sport vogliono entrare quasi come fossero allenatori... noi, forse per la nostra esperienza personale, abbiamo avuto famiglie che ci hanno portato ad avere un grande rispetto per la scuola e gli allenatori, quindi cerchiamo di farlo anche noi con i nostri figli. Noi non diciamo niente e i bimbi si trovano improvvisamente bene, credo che la regola sia molto semplice. Penso che se la seguissero un po' più di persone, avremmo infinitamente meno problemi.

Noi ci troviamo bene ovunque andiamo, abbiamo girato il mondo, siamo molto aperti, abbiamo sempre ospiti a casa... adesso, per dirti, siamo qui in Italia -in questo momento in due posti diversi-, io a casa mia ospito 4 pattinatori finlandesi, a Helsinki abbiamo lasciato i nostri due gatti a un ragazzo italiano che vive in casa nostra per due mesi, noi gli abbiamo dato la casa e lui ci tiene i gatti... insomma siamo molto tranquilli... siamo "gente di mare".

Ahh quindi sei un gattofilo come me! Anche io ne ho due!

Sì sì! Due gatti! Anche se per loro la vita è un po' stressante, visto quanto ci spostiamo.



Immagina di avere davanti un italiano pronto a trasferirsi in quel della Finlandia, quale consiglio daresti in merito a cosa fare e a cosa non fare assolutamente?

E' una domanda complicata, perché dipende da cosa ti spinge ad andare in Finlandia. Se ad esempio la persona che ho davanti mi dice: "Guarda, vorrei fare un giro della Finlandia da turista perché mi attrae." Allora gli rispondo: "Va bene, vieni con uno zaino minimo e parti alla scoperta del paese anche in bicicletta, o magari anche solo camminando e sarà un viaggio spettacolare."

La cosa da non fare assolutamente, invece, è toccare le persone che non conosci. E' una cosa che da italiano capisci molto presto, perché noi appena incontriamo una persona, beh...  pacca sulla spalla, "smanacciate" a destra e a sinistra, abbracci, baci... direi che la maggioranza dei finlandesi ti fa un sorriso cordiale, ma dentro pensa: "Che vuole questo da me? Io non gli ho mai detto che poteva toccarmi, quindi sarebbe sufficiente spiegarmi le cose a parole mantenendo una distanza di venti, trenta centimetri, senza troppi gesti, senza troppa "caciara" e soprattutto senza toccarmi!"

Loro però ormai mi conoscono e accettano le mie provocazioni, io abbraccio tutti! Ad esempio ho dei pattinatori, magari dei quali conosco i genitori, che mi chiedono espressamente "Mauri, per favore vai lì e bacia e abbraccia mia mamma come fosse un'italiana, ti prego!" solo per poter ridere della sua reazione, perché sanno che questa mamma si irrigidirà come un ciocco di legno e inizierà a guardare il figlio con gli occhi sbarrati pensando:"Oddio cosa succede, perché mi abbraccia?" Per loro è un comportamento, soprattutto da sobri, inconcepibile...

Ci stiamo avvicinando alla fine di questa lunga e bellissima intervista, quindi ti faccio una domanda a brucia pelo: hai mai pensato seriamente di restare a vivere lì per sempre, a prescindere dal tuo lavoro come allenatore? O credi, prima o poi, di tornare in Italia?

Io non penso di restare a vivere per sempre da nessuna parte, alla fine sono abitante un po' del mondo e con la mia famiglia siamo sempre pronti a spostarci, a viaggiare. In questo momento siamo in Finlandia e siamo contenti di stare qua; molto probabilmente prolungheremo di qualche anno la permanenza e la collaborazione che ho con il comitato olimpico finlandese e quindi, al momento, questa è la mia vita, ma dire che starò qua per sempre non credo. Non so, non penso. Non sono stato tutta la vita in Italia, non vedo perché dovrei stare tutto il resto della mia vita in Finlandia. Noi siamo un po' globetrotters e vogliamo rimanerlo. 

Non sarà probabilmente il paese definitivo, ma certamente sarà un paese che rimarrà nel nostro cuore per sempre, perché da questo punto di vista, la vita in Finlandia ci ha fatto crescere sotto tanti aspetti e vivere in un paese straniero a lungo, ti porta a riconsiderare tante cose, per esempio anche la tua patria, in un modo diverso. Io quando torno in italia mi ritrovo a essere decisamente più ottimista della maggioranza degli italiani riguardo al nostro paese e questo, secondo me, è dato proprio dalle esperienze che uno vive stando all'estero. 

La gente pensa che in Finlandia non ci siano problemi, che vada tutto bene, che siano tutti onesti... sì, è vero, in linea di massima è così, ma poi scopri che il capo della squadra antidroga finlandese è andato in carcere dieci anni perché spacciava. Queste notizie però in Italia non arrivano e quindi pensiamo che solo da noi siano tutti corrotti, disonesti, ecc... quando il mondo in realtà è paese.



Ti racconto una cosa, così, giusto per sorridere. 

La metropolitana finlandese è una linea sola e per finirla sono arrivati in ritardo di quasi dieci anni. Se succede una roba del genere in Italia tu dici: "Eh va beh, siamo in Italia, figuriamoci se veniva finita in tempo...", ma se ti spiegassi che in Finlandia hanno fatto un errore talmente clamoroso, uno di quelli da non crederci, riconsidereresti la precisione finlandese in altro modo. 
Loro volevano fare la metropolitana automatica, quindi i treni dovevano fermarsi in stazione e le porte dovevano aprirsi automaticamente, come la metro di Parigi o a Milano (mi pare sia la linea lilla). Bene: hanno affidato a una ditta straniera la costruzione dei treni e questa ditta ha cablato un vagone prototipo che funzionava perfettamente, quando poi hanno cablato il secondo vagone, si sono accorti che questo si fermava in un punto diverso da quello prestabilito e mano a mano che cablavano altri vagoni, ogni vagone si fermava in un punto sempre diverso, quindi capirai che per una metro automatica, non fermarsi nello stesso punto, è un leggerissimo problema, visto che non si aprono le porte. Quando hanno scoperto questo, hanno chiesto ai finlandesi: "Ci potete dare lo schema di cablaggio dei vagoni?" scoprendo così che questo schema non esisteva. Facevano tutto manualmente e quindi ogni vagone era artigianale, fatto a mano, quindi da una parte il cavo era lungo 50 metri, da un'altra parte 49,5 e così via. Se tu questa cosa la racconti di una casa italiana, - del tipo premo un interruttore e si accende la luce nella stanza accanto - la gente si chiede: "Ma chi ha fatto questo impianto? Però dai, siamo in Italia, succede..." In Finlandia invece pensano: "Non è possibile, ma nooo, non può essere..." Hanno sbagliato TUTTI i vagoni della metropolitana. Quando sento queste cose io, da italiano, me la ghigno, mi nasce un sorrisetto all'angolo della bocca. "Allora vedete, ci prendete tanto in giro, poi fate queste cavolate pure voi!" E mi prendo una piccola rivincita.

Quindi quando torno in Italia vedo la bellezza del nostro paese. Alla fine guarda, forse siamo un po' "arrangini", ma come siamo capaci di arrangiarci noi...
In Finlandia mi trovo molto spesso a dover dare istruzioni su qualunque cosa e penso: "Dai ragazzi, non è possibile però, voglio dire: trovatela anche da soli una soluzione! Se non si può arrivare direttamente lì, girateci attorno e arrivateci da un altro punto!" e invece per loro la strada per arrivare in un punto deve essere una sola e perfetta. Se si trovano davanti a un ostacolo si bloccano, fanno fatica ad aggirarlo perché questo va contro al loro modo di pensare molto lineare. In Italia abbiamo imparato ad accettare l'imperfezione, ad arrangiarci per sopravvivere e per arrivare all'obbiettivo finale.
Da noi si chiama creatività. Noi italiani siamo creativi, loro invece fanno veramente fatica.

Quindi il tuo consiglio finale alla fine è viaggiare. Viaggiare sempre quando se ne ha la possibilità, perché oltre a farti rivalutare il tuo paese, ti fa crescere, ti fa vedere la vita in modo diverso.

Guarda, viaggiare credo sia un modo di vivere intenso che ti porta continuamente a cambiare. Volendo non importa nemmeno se stai cambiando in peggio o in meglio, ma stai comunque cambiando e quindi stai vivendo. Io trovo che sia importante. Faccio viaggiare tanto anche i miei figli e loro, poverini, a volte sono stremati, ma ora iniziano a capire anche la fortuna di poter scoprire culture diverse, paesi diversi, lingue diverse... ora con mio figlio più grande di 11 anni mi sto divertendo tantissimo a parlare italiano usando i diversi accenti del mondo e ci facciamo un sacco di risate, perché lui inizia ad avere una cultura delle lingue e vivere in un paese straniero gli fa capire anche l'ironia; secondo me è molto importante e come dicevi tu, ti fa apprezzare tantissimo da dove vieni, le tue radici, la tua stessa cultura.



E' un intervista bellissima, perché in realtà doveva essere incentrata sulla Finlandia, e lo è stata, ma questo finale pro Italia mi fa enormemente piacere e sinceramente non mi aspettavo saremmo arrivati a parlare di quanto siamo invece fortunati a vivere in un paese come il nostro.

Ma sai, io ci credo veramente in quello che ti ho detto, perché lo vivo sulla pelle. Forse rispetto ad altri italiani che si sono spostati all'estero, io non mi sono spostato perché "dovevo", ma per fare un'esperienza nuova, diversa e affascinante; sono andato all'avventura e alla scoperta. Non sono "andato via dall'Italia", che è diverso. 
C'è tanta gente che va via dall'Italia ed è incarognita col nostro paese, ne sa parlare solo male e io quando incontro queste persone semplicemente provo un po' di compassione e penso: "Che peccato, hai vissuto nel paese più bello del mondo e ne parli come se fosse una pattumiera". Quando non è esattamente così. Devo dire però che, chi si lamenta in questo modo, poi si lamenta anche all'estero, quindi lo trovo un po' un lamento costante, quasi fosse un'indole. Gente che magari alla fine rimane in Finlandia sei mesi e poi torna a casa dicendo: "Eh ma sai, non mi sono fatto degli amici, è difficile trovare lavoro... allora me ne torno in Italia." E allora perché ne parlavi così tanto male? Alla fine è difficile dappertutto, non è che che in Italia stavi male perché ce l'avevano tutti contro di te. 
Ti ripeto, se stai in Italia, la tua prospettiva è molto italiana e quindi vedi tutte le negatività che ci sono nel tuo paese: sostanzialmente non fai altro che piangerti addosso. Quando vivi all'estero invece ti rendi conto che anche lì la gente parla delle loro negatività e quindi puoi apprezzare quello che possiamo avere noi nella nostra bellissima Italia.



E dopo aver letto l'intervista, non ditemi che non vi è venuta voglia di vederlo danzare sul ghiaccio! Alzate la risoluzione a 1080p e gustatevi queste due performance di Maurizio Margaglio e Barbara Fusar Poli.



giovedì 19 luglio 2018

InterView: Helsinki - Nientepopodimeno che Maurizio Margaglio! Prima parte.

19 luglio 0 Comments

Oddio come sono emozionata, non potete capire!
Penso di poter affermare con una discreta dose di sicurezza che, quella di oggi, è l'intervista più emozionante io abbia mai fatto, e non solo perché si parla della mia amata Finlandia, ma perché il mio ospite è veramente speciale! 
Sto parlando del grandissimo Maurizio Margaglio!

Forse questo nome dirà poco ai non appassionati di sport, o di pattinaggio, ma Maurizio è stato campione europeo e mondiale di danza su ghiaccio in coppia con la bravissima Barbara Fusar Poli. Insieme a lei è stato campione nazionale ininterrottamente dal 1995 al 2002, nonché campione del mondo nel 2001 e bronzo olimpico nel 2002 a Salt Lake City (in totale ha partecipato a ben tre olimpiadi). Barbara e Maurizio hanno scalato progressivamente posizioni nelle competizioni internazionali, vincendo le prime medaglie per l'Italia nella storia della danza su ghiaccio.

Come lessi tempo fa in un'altra intervista che Maurizio ha rilasciato su Artonice.it: Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio non hanno soltanto scritto la storia della danza sul ghiaccio italiana, ma hanno aperto la strada alle generazioni successive.



Ditemi ora come potrei non essere emozionatissima ad averlo come ospite nel mio blog. L'intervista che leggerete oggi, in realtà risale a ieri e per la prima volta non è stata fatta via mail. Io e Maurizio ci siamo sentiti prima via Facebook (ma in quel momento era in Canada per lavoro) e poi al telefono e posso assicurarvi che è di una squisitezza unica. Un uomo alla mano, disponibilissimo e veramente simpatico! A tal proposito vorrei ringraziare pubblicamente Enrica, un'amica comune, che ci ha messi in contatto. 

Vi chiederete cosa c'entra un campione mondiale di pattinaggio con la mia rubrica dedicata alla Finlandia.  E' presto detto: Maurizio, da tempo, allena la nazionale finlandese di danza su ghiaccio e pertanto vive a Helsinki da qualche anno, precisamente dall'estate del 2011!

Dimenticavo! Magari non siete appassionati di sport, ma di musica sì. Beh, potreste aver visto pattinare Maurizio e Barbara nel video di Elisa (Heven out of hell) o in quello di Dolcenera (Un dolce incantesimo) !

Andiamo ora a leggere cosa mi ha raccontato del suo speciale rapporto di vita e lavoro con la Finlandia e con la sua capitale Helsinki. Siamo stati al telefono quasi un'ora, perciò questa stupenda intervista verrà divisa in due parti :)

Prima di iniziare, però, vorrei ringraziarti nuovamente per la tua grande gentilezza e per avermi dedicato un po' del tuo prezioso tempo! Sono immensamente onorata di ospitarti nella mia Casa virtuale e spero un giorno di poterti incontrare dal vivo, magari proprio durante una delle mie visite a Helsinki.




Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando ti è stato chiesto di allenare giovani promesse del pattinaggio finlandese? Per altro, da quel che so, secondo sport nazionale dopo l'hockey su ghiaccio. 

Se devo dirti la verità, la prima volta che sono stato chiamato, ero da un lato sorpreso e dall'altro ovviamente lusingato. Sopreso perché non conoscevo bene l'ambiente del pattinaggio finlandese, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Lusingato perché comunque penso che per un italiano, andare a insegnare o comunque a lavorare con i migliori pattinatori finlandesi - e quindi essere considerato un esempio da seguire -, per il nostro paese sia una cosa un po' eccezionale, come se noi chiamassimo un finlandese ad allenare la nostra nazionale di calcio. Quindi la prima sensazione è stata un pochino questa: di sorpresa e di lusinga perché è una cosa così strana che un italiano vada a insegnare pattinaggio ai finlandesi, visto che per loro è una cosa così naturale pattinare sul ghiaccio... quindi la cosa mi ha fatto molto piacere ed è anche forse per questo che ho accettato con molto entusiasmo quest'avventura.

Il pensiero di un trasferimento a tempo indeterminato nel freddo nord ti ha preoccupato in modo particolare o conoscevi già piuttosto bene la Finlandia, sapendo quindi cosa aspettarti?

Avevo già fatto un po' di viaggi nei paesi scandinavi come Svezia, Danimarca e anche Finlandia; non era quindi una situazione a me completamente sconosciuta e fra l'altro c'ero stato sempre in periodi invernali. Comunque lo sport mi ha sempre portato ad andare tanto in montagna, a viaggiare durante l'inverno, a ritrovarmi in posti anche molto freddi. 

Devo essere sincero: non è mai stato un pensiero. Andare in Finlandia non è mai stata una preoccupazione, e in effetti è stato più quello che pensavano le altre persone, quando io e mia moglie dicevamo che saremmo andati a vivere in Finlandia. Le prime domande sono sempre state: "Ma come farai a resistere... c'è sempre buio... fa freddo..." Certo, l'inverno è più lungo sicuramente, fa buio prima e forse è più questo aspetto che può impensierire piuttosto che le temperature, ma non è comunque la Luna, voglio dire, si può fare!  

A tal proposito, sei a Helsinki in questo momento?

No, stiamo facendo un allenamento a Milano e staremo qua fino a fine luglio, poi ricominceremo ad allenarci a Helsinki.

Ormai vivi a Helsinki da parecchio tempo, cosa puoi dirci riguardo le evidenti differenze culturali fra il popolo italiano e quello finlandese, anche magari riguardo l'approccio sportivo?


Beh, diciamo che abito lì dal 2011, quindi sono sette anni che vivo a Helsinki e mi è ormai chiaro che l'approccio culturale è diverso, ci sono tante caratteristiche, tante sfumature che danno una connotazione differente a come viene visto lo sport in Italia, oppure in Finlandia. 

La cosa principale che ho notato fin da subito è che quando parli di sport in Finlandia, quasi tutti te lo descrivono come il loro hobby. Mentre in Italia tendenzialmente chi fa sport, soprattutto facendo gare, te lo descrive come un'attività agonistica, quasi come fosse un secondo impegnativo lavoro, in Finlandia invece molto spesso quando chiedi "Da quanto tempo lo pratichi?", loro rispondono "E' il mio hobby da 10 anni...", quindi viene vissuto meno come un estremo agonismo; diciamo che a loro piace fare attività sportiva in generale e a volte capiscono in ritardo che bisogna dedicarsi completamente a una sola disciplina per raggiungere determinati livelli, e questa è una problematica che riscontro con i giovani: quand'è il momento di scegliere, intorno ai 14/15 anni, tante volte i ragazzi mi rispondono "Eh ma sai, io avrei tanti hobby e non vorrei lasciarne neanche uno". A 15 anni però, quando si parla di agonismo ad alti livelli, devi decidere. O fai il pianista, o il pattinatore, o giochi a pallavolo... insomma non puoi fare tutto.  In generale, avere tante passioni è una cosa positiva e loro sono molto eclettici, ma se parliamo di entrare in una Nazionale non si ha quasi tempo per fare nient'altro. Lì certamente le cose cambiano. Poi abbiamo anche tanti ragazzi che si dedicano assiduamente al pattinaggio e che sono chiaramente i migliori.

E' un concetto un po' difficile in Finlandia da recepire... mentre in Italia quando sei nella Nazionale, non dico che c'è un rispetto intorno diverso, però c'è sicuramente un'attitudine ad aiutare, a venire incontro. In Italia se ad esempio vai in un Palazzo del Ghiaccio a chiedere delle ore per allenare la Nazionale ti vengono date quelle migliori, mentre in Finlandia capita di sentirsi dire "Eh ma prima ci sono gli over settanta che devono giocare a hockey, quindi dovete aspettare che si liberi la pista." E tu pensi: "Ok, ma volete fare le cose serie a livello agonistico, oppure no?" Queste sono purtroppo le problematiche reali che ho riscontrato, presenti in un paese dove l'uguaglianza è molto sentita - ed è certamente una cosa ammirevole - . Non fraintendermi, è un aspetto che io amo della Finlandia, ma che molto spesso limita la loro forza a livelli altissimi di agonismo. 


E a proposito di questo, quali sono le attitudini delle istituzioni statali, amministrative e scolastiche nei confronti dello sport rispetto all'Italia?

La mia esperienza finlandese posso riassumertela in questo modo: quando vai in Federazione, entri negli uffici e parli col Segretario Generale, poi apri la porta e c'è il Presidente, così gli proponi un progetto olimpico e lui ti dice "Guarda, prendiamo l'ascensore, saliamo di un piano e ne parliamo direttamente col Segretario del Comitato Olimpico!"; ciò rende le cose estremamente più snelle.

Quello che vedo è che in Finlandia, col fatto che è tutto molto ridotto, molto piccolo, è anche tutto molto efficiente. Siamo pochi e quindi è ovviamente più facile gestire tutto. Un italiano che arriva in Finlandia nota subito che in banca o in posta non c'è fila, gli ospedali non sono mai affollati e si possono fare gli esami in qualunque struttura, il traffico non è caotico, i mezzi sono puliti, silenziosi, quasi vuoti...  Insomma, le amministrazioni devono gestire cinque milioni e mezzo di persone per tutta la Finlandia, ovvero poco di più della sola Milano e provincia, quindi quando sono in Italia non penso che le cose non funzionino -certo, sono più lente- ma se dovessimo gestire solo cinque milioni e mezzo di persone come fa la Finlandia, beh nemmeno da noi ci sarebbero le file, tanto per dirne una.

Ecco, mi ricollego al tuo esempio parlando proprio di ospedali: so che due dei tuoi figli sono nati proprio a Helsinki, com'è il sistema sanitario che hai avuto modo di conoscere personalmente?


La nostra esperienza sugli ospedali finlandesi è stata quasi un aneddoto divertente di quelli da raccontare. I primi due figli sono nati al Mangiagalli, la clinica più grande di Milano, quindi quando si arriva c'è una sala d'attesa con venti, trenta persone che aspettano costantemente, poi arrivi finalmente all'accettazione dove guardano la madre e dicono "E' ancora presto, manca ancora tanto, torni più tardi...", quando magari lei ha anche già le doglie. Ti rimandano a casa perché non c'è posto, poi ritorni e in sala parto ci sono quattro parti in contemporanea quindi l'ostetrica e la dottoressa passano da una stanza all'altra e ogni tanto vi lasciano soli. Alla fine poi i bimbi sono nati sani, tutto a posto, nessun problema, per carità. 

In Finlandia quando siamo arrivati, quasi non trovavamo il reparto perché era deserto, non c'era nessuno... abbiamo camminato lentamente alla ricerca di qualcuno finché a un certo punto è uscita un'infermiera alla quale ho detto "Mia moglie sta per partorire..."  e lei "Sì certo, accomodatevi." Ci ha portato in una stanza singola, ha messo mia moglie già nel letto, in due ore le hanno fatto le visite, in sala parto avevamo sette persone dedicate soltanto a noi. Sembrava quasi una clinica di lusso, quando invece era l'ospedale pubblico della città. Alla fine i bimbi sono nati comunque sani, è andato tutto bene esattamente come in Italia, quindi, come dicono a Milano "L'è l'istess!", però è chiaro che in Finlandia è stato diverso, sembravamo gli unici presenti, poi invece andando che so, nella sala mensa, abbiamo visto altre mamme, altri bambini, ma era tutto silenzioso. Persino i bambini appena nati non piangevano, io non so come fosse possibile! Erano proprio tutti tranquilli, quindi in confronto al guazzabuglio medievale di quando eravamo in Italia, per altro al quale noi siamo abituati, è stato surreale, in confronto alla situazione finlandese ci ha fatto sorridere. Pensa che in metropolitana, a volte, se stai chiacchierando con qualcuno, è facile che quello seduto accanto si volti e ti dica "A me non interessa ascoltare la vostra conversazione." E tu ci rimani malissimo, così abbassi la testa e pensi "Va beh, facciamoci questo viaggio in silenzio..." Diciamo che a volte è quasi eccessivo. Per loro il silenzio dice molte più cose di quelle che pensiamo noi. 

Dal punto di vista naturalistico, la Finlandia è un paese all'avanguardia. Immense foreste, circa 188.000 laghi (soltanto quelli censiti) e poche città davvero grandi da potersi definire metropoli. Com'è il rapporto uomo-natura, in Finlandia, è davvero così palpabile come sembra?

Sì. Si, lo vedi già dalla città di Helsinki, perché al di là del centro urbanizzato che è una piccola metropoli, esci pochi minuti dal centro e sei in mezzo alla foresta, ed è pieno di case, solo che son nascoste, non le vedi, sono quartieri interi che attraversi magari in bicicletta o in macchina, pensi di attraversare una foresta e invece quando hai qualche amico che ti invita a cena e metti la via sul navigatore, scopri che devi entrare in una foresta e dopo una viuzza sterrata ricomincia un pezzo di città con le case immerse nel verde. 

Non è nemmeno questione di rispetto, secondo me, è proprio una sorta di adorazione della loro natura. 


Non c'è finlandese che non ti dica "Vado al mio mökki." (Ndr: il tipico cottage di legno sul lago) E tu gli chiedi "Ma cosa fai quando sei lì?" e lui ti risponde "Niente, vado lì tre giorni, in silenzio a guardare la foresta e il lago." 


E' una cosa meravigliosa che a noi italiani, a cui piace la spiaggia affollata, un pochino colpisce perché alla fine noi cerchiamo la compagnia, loro cercano la solitudine e quindi questo si riflette in tutta la loro vita sociale, vogliono il loro spazio - che è sacro -, deve essere grande e l'unica cosa che può entrarci è la natura, quindi: il contatto con la natura, sì. Il contatto con le altre persone, solo a determinate condizioni. E' un po' il loro modo di pensare. Invece noi, forse perché sovraffollati, siamo come dire... abituati che le persone entrino nel nostro spazio e la viviamo quasi fosse una mancanza se questo non avviene.


Vi lascio con una delle meravigliose esibizioni di Maurizio e Barbara. 
Rifatevi gli occhi e gustatevela a 1080p!

E mi raccomando, Stay Tuned, perché fra qualche giorno pubblicherò la seconda parte dell'intervista!


venerdì 13 luglio 2018

The Awesome Adventure of Captain Spirit

13 luglio 0 Comments

Oggi è venerdì 13. Ho appena svuotato una cantina e sono a pezzi, ma felice. Perché? Beh, perché oggi inizia ufficialmente la mia collaborazione con la rivista online Nerdface.it e la mia recensione di The Awesome Adventure of Captain Spirit è appena stata pubblicata! Potete leggerla qua, ma anche sul bellissimo Nerdface.it al link che trovate qua sotto: 



Questo piccolo gioiellino dei palindromi Dontnod Entertainment, team di sviluppo parigino, padre del capolavoro Life is Strange è un preludio, un prologo.
Questa chicca, rilasciata gratuitamente al pubblico il 25 Giugno per PC, PlayStation 4 e Xbox One, è l'incipit dell'attesissimo Life is Strange 2
Un piccolo spin-off apparentemente scollegato dalle vite di Maxine, Chloe e Rachel, così come è scollegato (sempre apparentemente) anche da Arcadia Bay, visto che si svolge a Beaver Creek, in Oregon. La storia è ambientata nel 2017, tre anni dopo gli eventi di Life Is Strange, quindi ben sei anni dopo gli eventi che hanno visto protagonista Chloe in Before The Storm.

Il team di Dontnod ci ha abituati a uno stile di gioco nel quale l'introspezione psicologica dei personaggi ha la priorità su qualunque altro aspetto ed è ciò che infatti ritroviamo anche in questo "racconto breve" che hanno voluto regalare ai fedeli fan della saga come la sottoscritta. In Captain Spirit facciamo la conoscenza di Chris Eriksen, un bimbetto di 9 anni che vive col padre.



LA TRAMA SENZA SPOILER

Chris è in camera sua. E' sabato mattina e sta disegnando e giocando alla sua scrivania. Fuori, una spessa coltre di neve ha ricoperto la strada e la vegetazione attorno alla modesta casetta di legno che suo padre Charles è riuscito a permettersi dopo la morte della moglie Emily in un terribile incidente d'auto, accaduto tre anni prima. 
Incidente che ha ovviamente stravolto le loro vite perfette, portando Charles quasi sul lastrico, distruggendolo psicologicamente e lasciandolo solo con un bambino piccolo da crescere.
Chris è un bimbo con una fervida immaginazione che cerca di esorcizzare tutto il dolore per la perdita della mamma, rifugiandosi nei suoi mondi immaginari fatti di supereroi, cattivoni da combattere e pianeti dal salvare. La mamma, illustratrice e fumettista, gli ha trasmesso la passione per l'arte del disegno e Chris si diletta spesso a disegnare il suo eroe preferito, ovvero se stesso, sotto forma dell'alter ego Captain Spirit, il supereroe più potente della Galassia.
Mentre Chris è intento a disegnare il costume di Captain Spirit, il padre, dalla cucina, lo chiama per fare colazione. Il bambino lo raggiunge e mentre consuma le uova strapazzate (che non saranno mai buone come quelle che faceva la mamma), il padre gli promette che più tardi andranno a comprare l'albero di Natale, ma non prima di aver visto la partita in TV. Charles, ex campione di basket, è ancora legato a questo sport e segue assiduamente le partite segnandosi in un taccuino punteggi e statistiche.
Non è solamente il trauma psicologico derivato dalla morte di Emily, lo scoglio da superare in questa famiglia, ma anche una brutta dipendenza dall'alcol che il padre di Chris ha sviluppato dopo l'incidente, che lo rende iracondo e a volte manesco nei confronti di molti, figlio compreso. Dopo essersi scolato una birra (a colazione!), Charles si porta davanti alla TV una bottiglia di whisky, chiedendo a Chris di svegliarlo nel caso in cui si addormentasse, così da poter andare a prendere l'albero insieme. 



Già da questo incipit, si nota come suo padre sia un uomo distrutto. Combattuto fra l'amore per il figlio e la depressione che lo rende schiavo dell'alcol facendogli dire cose che in realtà non pensa o commettere azioni che in passato non avrebbe mai e poi mai fatto.  
Così come si capisce anche che Chris è consapevole di come stia il padre e perché. Non lo incolpa di nulla e anzi, lo protegge e lo perdona anche quelle volte in cui alza il gomito, pur soffrendo moltissimo nel vederlo in quelle pietose condizioni.
Mentre il papà è intento a guardare la partita, Chris ha modo di sfruttare il tempo libero girovagando dentro e fuori casa alla ricerca di materiali utili a costruire l'armatura di Captain Spirit. Potremo scegliere tra elmo e maschera, tra armatura pesante e leggera, e anche se colorarlo oppure no.
E' proprio durante l'esplorazione della casa e del silenzioso giardino ricoperto di neve che dovremo completare le "missioni" che il gioco ci affiderà, come scoprire un tesoro, combattere contro un paio di cattivoni usciti dall'immaginazione di Chris, il pupazzo di neve e lo spaventoso scaldabagno, o sbloccare il cellulare di papà per poter battere il nostro record a un  simpaticissimo videogioco. 
Nel corso dell'esplorazione avremo modo anche di leggere alcuni documenti che ci racconteranno il passato di papà e mamma, di come si sono conosciuti all'università e poi sposati. Scopriremo dettagli sulla morte di Emily e avremo modo anche di incappare in alcuni riferimenti a Life is Strange. 
Vorrei poter aggiungere ancora un paio di dettagli, ma poi rischierei lo spoiler, perciò preferisco fermarmi qua.



IN GAME

Captain Spirit ci porterà via più o meno due ore. E' bene sottolineare da subito, che le scelte che il giocatore compie avranno delle conseguenze in Life Is Strange 2
Il gioco è stato sviluppato tramite l'Unreal Engine 4, mentre la meccanica è rimasta simile ai precedenti capitoli, quindi intuitiva e molto semplice da gestire. 

Il team di sviluppo Dontnod ci ha abituati a opere di spessore e grande calibro. Già dai primi secondi di gioco, le emozioni si fanno sentire forti, spronate a uscire da una colonna sonora indi a dir poco straordinaria che avvolge noi e la casetta di Chris immersa in una candida coltre di neve che col suo silenzio ovatta il dolore e ferma il tempo. Ascoltatevi Death with Dignity, del cantautore Sufjan Stevens e provate a restare impassibili.
Spero davvero che Life is Strange 2 esca anche in versione retail special edition, con la colonna sonora inclusa, così come è successo per i primi due capitoli, perché merita sul serio.  

L'attenzione per i dettagli è come sempre maniacale. La regia è curatissima e ispirata; alcune inquadrature sembrano quasi dei dipinti e richiamano alla mente le atmosfere dei precedenti capitoli. Le texture sono molto più definite, la fluidità delle animazione è ottima e l'illuminazione dona al tutto un alone di poesia. L'unico difetto, se proprio vogliamo andare a cercare il pelo nell'uovo, è l'animazione facciale, che non è mai stata particolarmente intensa.

I dialoghi sono a scelta multipla e con il tasto E (su PC) abbiamo modo di attivare i "super poteri" di Chris. Non sempre sarà la scelta giusta però (io una volta ho fatto un danno!), quindi fate attenzione! 

Come sempre, i ragazzi della Dontnod, hanno inserito nel gioco qualche piccolo easter eggs, qualche riferimento o cameo, relativo non solo a Life is Strange, ma anche ad altre opere, come Star Wars. E' impossibile non pensarci quando vediamo Chris intento a usare la "Forza" per spostare gli oggetti.
Alcuni easter eggs però, a mio parere, non sono fini a se stessi, ma sono un indizio di quel che andremo a vedere in Life is Strange 2

Le scene dove Chris usa i suoi "poteri" sono a tratti esilaranti e una in particolare (capirete da soli a quale mi riferisco) mi ha strappato una risata gonfia d'affetto per questo piccolo supereroe. Niente è lasciato al caso, nemmeno il nome dei cattivoni. L'etimologia del cattivissimo mega boss Mantroid, ad esempio, mi ha lasciata di sasso. 
   
Il doppiaggio, ottimo in inglese, è sottotitolato piuttosto bene in italiano.



Concludendo, questo piccolo spin-off non sfigura minimamente se messo a paragone con Life is Strange o Before the Storm. E' un piccolo gioiellino, per altro gratuito, che il team Dontnod ci ha regalato con il cuore e fidatevi, si sente, perché Dontnod non si smentisce mai. Questo breve scorcio su prossimo lavoro del team parigino è in grado, in sole due ore, di tirare fuori il bimbo che vive dentro di noi, di farci provare la solitudine, la forza, l'amore e altre mille emozioni che ormai per loro sono diventate un marchio di fabbrica. 

Giochi di questo spessore, così profondi, che toccano così tante tematiche diverse, attuali e intime, si contano sulle dita di una mano. Esistono, certo (con To The Moon ho letteralmente pianto), ma sono pochi, e Dontnod è una delle poche case di sviluppo che ha fatto delle emozioni più intense la sua firma. Che la direzione artistica di Life is Strange possieda una sensibilità particolare è ormai fuori discussione.
  
Il primo episodio di cinque di Life is Strange 2 arriverà il 27 settembre 2018 e personalmente non vedo l'ora di giocarci, perché sono certa che sarà un ennesimo capolavoro ad altissimi livelli emotivi.

giovedì 12 luglio 2018

Star Wars Destiny: analizziamo i personaggi Gialli di Way of the Force!

12 luglio 0 Comments


Carissimi Naviganti, eccoci giunti alla terza analisi!

Per ultimi, ma non per importanza, parliamo dei nuovi personaggi gialli di Star Wars Destiny: Way of the Force

Se siete anche voi grandi fan di Star Wars e giocatori appassionati di Destiny, sono orgogliosa di consigliarvi la lettura di questo nuovo articolo pubblicato sul famoso Gamelegends.it a firma del mio collaboratore, nonché marito, Hyunkel76.


domenica 8 luglio 2018

Star Wars Destiny: analizziamo i personaggi Rossi di Way of the Force!

08 luglio 0 Comments

Eccoci giunti a parlare dei personaggi Rossi della nuova espansione di Destiny, Way of the Force. Il colore che andremo ad analizzare oggi è probabilmente il colore meno usato finora.

Se siete anche voi grandi fan di Star Wars e giocatori appassionati di Destiny, sono orgogliosa di consigliarvi la lettura di questo nuovo articolo pubblicato sul famoso Gamelegends.it a firma del mio collaboratore, nonché marito, Hyunkel76.

giovedì 5 luglio 2018

Star Wars Destiny: analizziamo i personaggi Blu di Way of the Force!

05 luglio 0 Comments

Si avvicina in Italia la data di uscita di Way of the Force, in uscita già il 5 Luglio in America. Verso la fine del mese potremo mettere le mani su questa nuova espansione che promette uno stravolgimento del Metagame davvero consistente. Oggi daremo un’occhiata veloce ai nuovi personaggi blu in arrivo.

Se siete anche voi grandi fan di Star Wars e giocatori appassionati di Destiny, sono orgogliosa di consigliarvi la lettura di questo nuovo articolo pubblicato sul famoso Gamelegends.it a firma del mio collaboratore, nonché marito, Hyunkel76.


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