giovedì 19 luglio 2018

# Helsinki Kiitos # InterView

InterView: Helsinki - Nientepopodimeno che Maurizio Margaglio! Prima parte.


Oddio come sono emozionata, non potete capire!
Penso di poter affermare con una discreta dose di sicurezza che, quella di oggi, è l'intervista più emozionante io abbia mai fatto, e non solo perché si parla della mia amata Finlandia, ma perché il mio ospite è veramente speciale! 
Sto parlando del grandissimo Maurizio Margaglio!

Forse questo nome dirà poco ai non appassionati di sport, o di pattinaggio, ma Maurizio è stato campione europeo e mondiale di danza su ghiaccio in coppia con la bravissima Barbara Fusar Poli. Insieme a lei è stato campione nazionale ininterrottamente dal 1995 al 2002, nonché campione del mondo nel 2001 e bronzo olimpico nel 2002 a Salt Lake City (in totale ha partecipato a ben tre olimpiadi). Barbara e Maurizio hanno scalato progressivamente posizioni nelle competizioni internazionali, vincendo le prime medaglie per l'Italia nella storia della danza su ghiaccio.

Come lessi tempo fa in un'altra intervista che Maurizio ha rilasciato su Artonice.it: Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio non hanno soltanto scritto la storia della danza sul ghiaccio italiana, ma hanno aperto la strada alle generazioni successive.



Ditemi ora come potrei non essere emozionatissima ad averlo come ospite nel mio blog. L'intervista che leggerete oggi, in realtà risale a ieri e per la prima volta non è stata fatta via mail. Io e Maurizio ci siamo sentiti prima via Facebook (ma in quel momento era in Canada per lavoro) e poi al telefono e posso assicurarvi che è di una squisitezza unica. Un uomo alla mano, disponibilissimo e veramente simpatico! A tal proposito vorrei ringraziare pubblicamente Enrica, un'amica comune, che ci ha messi in contatto. 

Vi chiederete cosa c'entra un campione mondiale di pattinaggio con la mia rubrica dedicata alla Finlandia.  E' presto detto: Maurizio, da tempo, allena la nazionale finlandese di danza su ghiaccio e pertanto vive a Helsinki da qualche anno, precisamente dall'estate del 2011!

Dimenticavo! Magari non siete appassionati di sport, ma di musica sì. Beh, potreste aver visto pattinare Maurizio e Barbara nel video di Elisa (Heven out of hell) o in quello di Dolcenera (Un dolce incantesimo) !

Andiamo ora a leggere cosa mi ha raccontato del suo speciale rapporto di vita e lavoro con la Finlandia e con la sua capitale Helsinki. Siamo stati al telefono quasi un'ora, perciò questa stupenda intervista verrà divisa in due parti :)

Prima di iniziare, però, vorrei ringraziarti nuovamente per la tua grande gentilezza e per avermi dedicato un po' del tuo prezioso tempo! Sono immensamente onorata di ospitarti nella mia Casa virtuale e spero un giorno di poterti incontrare dal vivo, magari proprio durante una delle mie visite a Helsinki.




Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando ti è stato chiesto di allenare giovani promesse del pattinaggio finlandese? Per altro, da quel che so, secondo sport nazionale dopo l'hockey su ghiaccio. 

Se devo dirti la verità, la prima volta che sono stato chiamato, ero da un lato sorpreso e dall'altro ovviamente lusingato. Sopreso perché non conoscevo bene l'ambiente del pattinaggio finlandese, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Lusingato perché comunque penso che per un italiano, andare a insegnare o comunque a lavorare con i migliori pattinatori finlandesi - e quindi essere considerato un esempio da seguire -, per il nostro paese sia una cosa un po' eccezionale, come se noi chiamassimo un finlandese ad allenare la nostra nazionale di calcio. Quindi la prima sensazione è stata un pochino questa: di sorpresa e di lusinga perché è una cosa così strana che un italiano vada a insegnare pattinaggio ai finlandesi, visto che per loro è una cosa così naturale pattinare sul ghiaccio... quindi la cosa mi ha fatto molto piacere ed è anche forse per questo che ho accettato con molto entusiasmo quest'avventura.

Il pensiero di un trasferimento a tempo indeterminato nel freddo nord ti ha preoccupato in modo particolare o conoscevi già piuttosto bene la Finlandia, sapendo quindi cosa aspettarti?

Avevo già fatto un po' di viaggi nei paesi scandinavi come Svezia, Danimarca e anche Finlandia; non era quindi una situazione a me completamente sconosciuta e fra l'altro c'ero stato sempre in periodi invernali. Comunque lo sport mi ha sempre portato ad andare tanto in montagna, a viaggiare durante l'inverno, a ritrovarmi in posti anche molto freddi. 

Devo essere sincero: non è mai stato un pensiero. Andare in Finlandia non è mai stata una preoccupazione, e in effetti è stato più quello che pensavano le altre persone, quando io e mia moglie dicevamo che saremmo andati a vivere in Finlandia. Le prime domande sono sempre state: "Ma come farai a resistere... c'è sempre buio... fa freddo..." Certo, l'inverno è più lungo sicuramente, fa buio prima e forse è più questo aspetto che può impensierire piuttosto che le temperature, ma non è comunque la Luna, voglio dire, si può fare!  

A tal proposito, sei a Helsinki in questo momento?

No, stiamo facendo un allenamento a Milano e staremo qua fino a fine luglio, poi ricominceremo ad allenarci a Helsinki.

Ormai vivi a Helsinki da parecchio tempo, cosa puoi dirci riguardo le evidenti differenze culturali fra il popolo italiano e quello finlandese, anche magari riguardo l'approccio sportivo?


Beh, diciamo che abito lì dal 2011, quindi sono sette anni che vivo a Helsinki e mi è ormai chiaro che l'approccio culturale è diverso, ci sono tante caratteristiche, tante sfumature che danno una connotazione differente a come viene visto lo sport in Italia, oppure in Finlandia. 

La cosa principale che ho notato fin da subito è che quando parli di sport in Finlandia, quasi tutti te lo descrivono come il loro hobby. Mentre in Italia tendenzialmente chi fa sport, soprattutto facendo gare, te lo descrive come un'attività agonistica, quasi come fosse un secondo impegnativo lavoro, in Finlandia invece molto spesso quando chiedi "Da quanto tempo lo pratichi?", loro rispondono "E' il mio hobby da 10 anni...", quindi viene vissuto meno come un estremo agonismo; diciamo che a loro piace fare attività sportiva in generale e a volte capiscono in ritardo che bisogna dedicarsi completamente a una sola disciplina per raggiungere determinati livelli, e questa è una problematica che riscontro con i giovani: quand'è il momento di scegliere, intorno ai 14/15 anni, tante volte i ragazzi mi rispondono "Eh ma sai, io avrei tanti hobby e non vorrei lasciarne neanche uno". A 15 anni però, quando si parla di agonismo ad alti livelli, devi decidere. O fai il pianista, o il pattinatore, o giochi a pallavolo... insomma non puoi fare tutto.  In generale, avere tante passioni è una cosa positiva e loro sono molto eclettici, ma se parliamo di entrare in una Nazionale non si ha quasi tempo per fare nient'altro. Lì certamente le cose cambiano. Poi abbiamo anche tanti ragazzi che si dedicano assiduamente al pattinaggio e che sono chiaramente i migliori.

E' un concetto un po' difficile in Finlandia da recepire... mentre in Italia quando sei nella Nazionale, non dico che c'è un rispetto intorno diverso, però c'è sicuramente un'attitudine ad aiutare, a venire incontro. In Italia se ad esempio vai in un Palazzo del Ghiaccio a chiedere delle ore per allenare la Nazionale ti vengono date quelle migliori, mentre in Finlandia capita di sentirsi dire "Eh ma prima ci sono gli over settanta che devono giocare a hockey, quindi dovete aspettare che si liberi la pista." E tu pensi: "Ok, ma volete fare le cose serie a livello agonistico, oppure no?" Queste sono purtroppo le problematiche reali che ho riscontrato, presenti in un paese dove l'uguaglianza è molto sentita - ed è certamente una cosa ammirevole - . Non fraintendermi, è un aspetto che io amo della Finlandia, ma che molto spesso limita la loro forza a livelli altissimi di agonismo. 


E a proposito di questo, quali sono le attitudini delle istituzioni statali, amministrative e scolastiche nei confronti dello sport rispetto all'Italia?

La mia esperienza finlandese posso riassumertela in questo modo: quando vai in Federazione, entri negli uffici e parli col Segretario Generale, poi apri la porta e c'è il Presidente, così gli proponi un progetto olimpico e lui ti dice "Guarda, prendiamo l'ascensore, saliamo di un piano e ne parliamo direttamente col Segretario del Comitato Olimpico!"; ciò rende le cose estremamente più snelle.

Quello che vedo è che in Finlandia, col fatto che è tutto molto ridotto, molto piccolo, è anche tutto molto efficiente. Siamo pochi e quindi è ovviamente più facile gestire tutto. Un italiano che arriva in Finlandia nota subito che in banca o in posta non c'è fila, gli ospedali non sono mai affollati e si possono fare gli esami in qualunque struttura, il traffico non è caotico, i mezzi sono puliti, silenziosi, quasi vuoti...  Insomma, le amministrazioni devono gestire cinque milioni e mezzo di persone per tutta la Finlandia, ovvero poco di più della sola Milano e provincia, quindi quando sono in Italia non penso che le cose non funzionino -certo, sono più lente- ma se dovessimo gestire solo cinque milioni e mezzo di persone come fa la Finlandia, beh nemmeno da noi ci sarebbero le file, tanto per dirne una.

Ecco, mi ricollego al tuo esempio parlando proprio di ospedali: so che due dei tuoi figli sono nati proprio a Helsinki, com'è il sistema sanitario che hai avuto modo di conoscere personalmente?


La nostra esperienza sugli ospedali finlandesi è stata quasi un aneddoto divertente di quelli da raccontare. I primi due figli sono nati al Mangiagalli, la clinica più grande di Milano, quindi quando si arriva c'è una sala d'attesa con venti, trenta persone che aspettano costantemente, poi arrivi finalmente all'accettazione dove guardano la madre e dicono "E' ancora presto, manca ancora tanto, torni più tardi...", quando magari lei ha anche già le doglie. Ti rimandano a casa perché non c'è posto, poi ritorni e in sala parto ci sono quattro parti in contemporanea quindi l'ostetrica e la dottoressa passano da una stanza all'altra e ogni tanto vi lasciano soli. Alla fine poi i bimbi sono nati sani, tutto a posto, nessun problema, per carità. 

In Finlandia quando siamo arrivati, quasi non trovavamo il reparto perché era deserto, non c'era nessuno... abbiamo camminato lentamente alla ricerca di qualcuno finché a un certo punto è uscita un'infermiera alla quale ho detto "Mia moglie sta per partorire..."  e lei "Sì certo, accomodatevi." Ci ha portato in una stanza singola, ha messo mia moglie già nel letto, in due ore le hanno fatto le visite, in sala parto avevamo sette persone dedicate soltanto a noi. Sembrava quasi una clinica di lusso, quando invece era l'ospedale pubblico della città. Alla fine i bimbi sono nati comunque sani, è andato tutto bene esattamente come in Italia, quindi, come dicono a Milano "L'è l'istess!", però è chiaro che in Finlandia è stato diverso, sembravamo gli unici presenti, poi invece andando che so, nella sala mensa, abbiamo visto altre mamme, altri bambini, ma era tutto silenzioso. Persino i bambini appena nati non piangevano, io non so come fosse possibile! Erano proprio tutti tranquilli, quindi in confronto al guazzabuglio medievale di quando eravamo in Italia, per altro al quale noi siamo abituati, è stato surreale, in confronto alla situazione finlandese ci ha fatto sorridere. Pensa che in metropolitana, a volte, se stai chiacchierando con qualcuno, è facile che quello seduto accanto si volti e ti dica "A me non interessa ascoltare la vostra conversazione." E tu ci rimani malissimo, così abbassi la testa e pensi "Va beh, facciamoci questo viaggio in silenzio..." Diciamo che a volte è quasi eccessivo. Per loro il silenzio dice molte più cose di quelle che pensiamo noi. 

Dal punto di vista naturalistico, la Finlandia è un paese all'avanguardia. Immense foreste, circa 188.000 laghi (soltanto quelli censiti) e poche città davvero grandi da potersi definire metropoli. Com'è il rapporto uomo-natura, in Finlandia, è davvero così palpabile come sembra?

Sì. Si, lo vedi già dalla città di Helsinki, perché al di là del centro urbanizzato che è una piccola metropoli, esci pochi minuti dal centro e sei in mezzo alla foresta, ed è pieno di case, solo che son nascoste, non le vedi, sono quartieri interi che attraversi magari in bicicletta o in macchina, pensi di attraversare una foresta e invece quando hai qualche amico che ti invita a cena e metti la via sul navigatore, scopri che devi entrare in una foresta e dopo una viuzza sterrata ricomincia un pezzo di città con le case immerse nel verde. 

Non è nemmeno questione di rispetto, secondo me, è proprio una sorta di adorazione della loro natura. 


Non c'è finlandese che non ti dica "Vado al mio mökki." (Ndr: il tipico cottage di legno sul lago) E tu gli chiedi "Ma cosa fai quando sei lì?" e lui ti risponde "Niente, vado lì tre giorni, in silenzio a guardare la foresta e il lago." 


E' una cosa meravigliosa che a noi italiani, a cui piace la spiaggia affollata, un pochino colpisce perché alla fine noi cerchiamo la compagnia, loro cercano la solitudine e quindi questo si riflette in tutta la loro vita sociale, vogliono il loro spazio - che è sacro -, deve essere grande e l'unica cosa che può entrarci è la natura, quindi: il contatto con la natura, sì. Il contatto con le altre persone, solo a determinate condizioni. E' un po' il loro modo di pensare. Invece noi, forse perché sovraffollati, siamo come dire... abituati che le persone entrino nel nostro spazio e la viviamo quasi fosse una mancanza se questo non avviene.


Vi lascio con una delle meravigliose esibizioni di Maurizio e Barbara. 
Rifatevi gli occhi e gustatevela a 1080p!

E mi raccomando, Stay Tuned, perché fra qualche giorno pubblicherò la seconda parte dell'intervista!


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