Palenque, Chiapas, Stati Uniti Messicani
19 Aprile 2007
Rieccoci a parlare dell’ennesimo Patrimonio dell’Umanità Unesco del Centro America.
Sto parlando di Palenque.
Fonte dell'immagine: Wikipedia |
Dopo aver lasciato San Cristobal De Las Casas e aver attraversato la Sierra Madre passando per le bellissime cascate di Agua Azul, siamo arrivati, più o meno 230 chilometri dopo, a Palenque.
Partiamo col dire che Palenque non è soltanto un sito archeologico Maya, ma è anche una piccola cittadina che conta circa 40 mila abitanti. Provati dal viaggio, ci siamo goduti una bella cena e una rigenerante dormita presso il nostro nuovo e bellissimo hotel, il Mision Palenque; il giorno successivo, terminata la colazione americana, svegli e prontissimi, ci siamo diretti al famoso sito archeologico, che dista dalla cittadina solo dieci minuti di pullman.
Si tratta di un sito di medie dimensioni, decisamente più piccolo di molti altri, ma raccoglie alcune delle opere più belle che i Maya abbiano mai prodotto. Su Palenque ci sarebbe davvero da scrivere moltissimo, ma vedrò di trattenermi, contenti?
Quando gli spagnoli arrivarono in Chiapas, Palenque era già stata abbandonata e qui, infatti, ha avuto luogo l’inizio della scomparsa di questa grande e potente civiltà che erano i Maya.
Il nome Palenque significa “Fortezza”, ma in passato questo luogo è stato chiamato anche Lakam Ha, che significa “Grandi Acque”, nome probabilmente nato dal fatto che la zona è circondata da molti fiumi, cascate e corsi d’acqua.
Palenque è definita il cuore del mistero Maya perché è qui, come ho detto, che la loro civiltà cominciò a spegnersi lentamente, lasciando che la natura si riprendesse tutto. Ai bordi della giungla tropicale sorge uno dei più bei centri rituali Maya, in funzione dal III al VII secolo d.C. Qui è possibile ammirare la tomba del celebre Re Pakal (K'inich Janaab' Pakal), adornata con una preziosa maschera di giada, capolavoro dell'arte Maya. L'intero sito copre un'area di 300 per 500 metri, ma la zona archeologica si estende per oltre 6 chilometri all'interno della Selva.
Per la storia di questo luogo, vi rimando a una lettura veloce di Wikipedia. Io mi limiterò a raccontarvi cosa ho visto con i miei occhi.
La costruzione più bella in assoluto, e anche la più famosa, è il Tempio delle Iscrizioni, il monumento funebre del suddetto Re Pakal. In una camera segreta, raggiungibile attraverso un passaggio altrettanto segreto scoperto dagli archeologi tardivamente (soltanto nel 1952), si trova il sarcofago del Re, chiuso dalla sua misteriosissima stele. Credo che chiunque, appassionati e non, ufologi e non, abbia sentito parlare almeno una volta nella vita della Stele di Palenque. Il bassorilievo che decora meravigliosamente la stele è oggetto di discussione da sempre, sia fra gli stessi archeologi, sia per l’appunto fra appassionati di ufologia e mistero.
BREVE SPIEGAZIONE ALLA FOX MULDER
E’ innegabile che la figura umana presente sulla stele ricordi quella di un viaggiatore spaziale alle prese con un veicolo a propulsione. Un pilota o un astronauta, insomma. L’uomo sembra proprio impugnare i comandi di guida e nella zona posteriore del bassorilievo si nota quello che ha tutto l’aspetto di un motore che sputa fiamme. Visionando attentamente la stele, spunta anche un sedile, una specie di congegno a tubi che permette al pilota di respirare tramite una maschera e una sorta di cabina affusolata riconducibile a un razzo.
Erich von Däniken, uno scrittore svizzero, portò all’attenzione del pubblico questa immagine distorta e persino il famoso Peter Kolosimo, in Italia, ne riprese la bizzarra teoria, ipotizzando un incontro ravvicinato fra l’antica popolazione Maya e una progredita civiltà aliena. Una prova definitiva del fatto che, non solo non siamo soli nell’universo, ma che…
Agente Mulder: Sono già qui, vero?
Deepthroat: Signor Mulder, loro sono già qui da molto, molto tempo.
BREVE SPIEGAZIONE ALLA DANA SCULLY
I due scrittori però si fermano soltanto alle prime impressioni, alle ‘sensazioni’, tralasciando di approfondire scientificamente e storicamente la questione e i suoi tanti dettagli, vedi l’abbigliamento del “pilota” per niente adatto a un volo spaziale o la presenza di bassorilievi con similitudini, ma dal significato simbolico molto più chiaro ed evidente, ritrovati in altri scavi.
Per farvela breve, nell’arte e nella simbologia Maya, tali figure rappresentano quello che viene chiamato il "Mostro della Terra" (il guardiano degli inferi). E’ facile supporre quindi che la scena sulla Stele di Palenque, ritragga magari lo stesso Re Pakal, raffigurato al momento della morte, durante il passaggio fra il mondo dei vivi e l'aldilà. Cosa, per altro, comune a decine e decine di altre culture.
Personalmente posso dirvi che dal vivo è bellissima. Incastonata in una piccola stanza buia e umida, ma comunque bellissima, tanto che non ho potuto esimermi dal comprarne una riproduzione in pietra, come souvenir. Eccola qua : )
Se la cosa dovesse risultarvi affascinante, magari perché dentro di voi vive un piccolo Agente Mulder ansioso di scoprire la verità che c’è là fuori, vi consiglio questo articolo che racconta il mistero (ormai poco misterioso) della Stele di Palenque.
Un’altra costruzione molto importante di Palenque è “El Palacio”.
Si tratta di un complesso di edifici, cortili, interconnessioni, corridoi, portici e passaggi segreti nel sottosuolo, costruiti su una terrazza artificiale di pietra.
Ancora, è possibile visitare il cosiddetto Gruppo delle Croci, l’Acquedotto, il Tempio del Leone, il Tempio del Conte e il campo del gioco della Pelota.
Il sito è circondato dalla giungla, colma di animali di ogni tipo, fra i quali spiccano in assoluto centinaia di grosse (e quando vogliono anche velocissime) iguane, appostate un po' ovunque a prendere il sole e a farsi fotografare paciosamente dai turisti.
Un magnifico e quasi onirico sentiero immerso nella giungla permette di passeggiare nel cuore della vegetazione, fra liane, banani, palme, felci e alberi strepitosamente verdi circondati da limpidissimi e invitanti corsi d'acqua. Un sogno in pieno stile Tomb Raider, però senza pixelloni o T-Rex. Posso tranquillamente dire che quel sentiero mi rimarrà nel cuore a vita.
Terminata la visita al sito, verso l'ora di pranzo, ci siamo fermati a mangiare in un ristorantino e una una volta rimpinzate le panze di tacos, tortillas e fagioli neri, abbiamo ripreso il nostro viaggio verso una nuova meta: Campeche.
Cittadina capitale dell'omonimo Stato di cui parlerò nel prossimo post.
Per il momento, quindi, ¡hasta luego! Queridos amigos!
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