Perdonate la mia presenza discontinua, ma in questi giorni non riesco a postare con cadenza regolare come mi ero ripromessa. Colpa della mia atavica pigrizia e di Star Trek Voyager che ho ricominciato a guardare per l’ennesima volta, ogni sera una puntata dietro l’altra, manco fosse una droga.
Per farmi perdonare, oggi, per l’etichetta Frammenti Videoludici, parleremo del terzo e ultimo capitolo della saga di Gabriel Knight: Blood of the sacred, blood of the damned.
Come i primi due, anche questo GK fluisce dalla meravigliosa penna della scrittrice e autrice Jane Jensen e a livello di trama e narrazione è assolutamente all’altezza dei precedenti capitoli.
In questa trilogia di avventure grafiche della Sierra, proprio perché a fare da perno e colonna portante è la storyline, possiamo notare un cambio radicale e, secondo me anche azzardato, di stile grafico. L’arco temporale che copre il lavoro della Jensen è ampio, ma non così tanto da giustificare in tre giochi di una saga, tre stili diversi. Partiamo dal 1993 con GK1 realizzato in 2D, passando dal 1996 con GK2 realizzato in FMV, per arrivare al 1999 con GK3 realizzato per la prima volta in assoluto in 3D. La prima è un’avventura grafica di stampo assolutamente classico alla Monkey Island, la seconda è cinematografica in pieno stile Tex Murphy e la terza ricorda in qualche modo il primo Tomb Raider, ma in versione punta e clicca, una rarità per l’epoca nell’intero panorama videoludico. Un tantino particolare, per una trilogia, ma si vede che alla Jensen piace osare e sperimentare.
In ogni modo, impatto grafico a parte, ciò che rende stupenda quest’avventura è la trama come sempre impeccabile, seguita da una narrazione magistrale condita con una colonna sonora che, anche se ogni volta leggermente riarrangiata, viene mantenuta come tema centrale costantemente riconoscibile.
Prima di raccontarvi cosa ne penso di questo terzo capitolo, facciamo un rapidissimo sunto del primo e del secondo, che comunque potete leggere facendo un clic qua: Sins Of The Fathers e qua: The Beast Within.
Gabriel Knight 1 |
Chi è Gabriel Knight?
E’ un bellimbusto un po’ sbruffone e donnaiolo che di mestiere tenta di scrivere libri dai tratti noir e horror che gli fruttano soltanto quattro spicci una volta ogni tanto. Perennemente al verde nonché puntualmente in preda al blocco dello scrittore, è sempre in cerca di ispirazione e grazie anche all’amicizia di lunga data con il detective Mosely, si ritrova invischiato in un’inquietante serie di omicidi dalla matrice Voodoo, nel cuore di New Orleans, città dove Gabriel vive e lavora nella sua piccola e antica libreria Saint George. Sì, avete capito bene, il nostro eroe dorme nel retro del negozio.
Con l’aiuto della sua nuova assistente Grace Nakimura, che gestisce la libreria in assenza di Gabriel, e del detective Mosely, il nostro eroe dai metodi poco ortodossi e convenzionali, dopo una lunga e perigliosa indagine, risolve il caso e, forse non del tutto casualmente, finisce con lo scoprire un segreto che fa parte della sua famiglia da secoli. Gabriel è l’ultimo discendente della nobile famiglia tedesca Von Ritter e custode di un potere unico e sconvolgente: il potere della Luce.
Gabriel è uno Schattenjäger, un Cacciatore di Ombre.
Gabriel Knight 2 |
Decisamente controvoglia inizia a convivere col suo destino e, con i proventi del nuovo libro basato sugli omicidi di New Orleans che finalmente è diventato un best seller, decide di trasferirsi in Baviera, dove Wolfgang Ritter, il penultimo Schattenjäger deceduto aiutando Gabriel proprio nei casi Voodoo, gli ha lasciato un’antica dimora di famiglia.
Lo Schloss Ritter.
Anche in Germania, con l’aiuto di Grace, Gabriel si occupa di un caso lungo e complesso radicato nel passato e nella storia del popolo bavarese che arriva persino a coinvolgere l’ex Re Ludwig II, il noto compositore Richard Wagner e un circolo di caccia esclusivo che ha sede nel cuore di Monaco. Gabriel, al termine di questa pericolosa e lunga indagine, ormai conscio di quale sarà il suo destino e consapevole di non potergli sfuggire, non può fare altro che accettare il suo ruolo di Schattenjäger, perché ormai il suo scetticismo è svanito: le Ombre esistono davvero e lui è l’unico in grado di dar loro la caccia.
Gabriel Knight 3 |
Veniamo ora a questo terzo capitolo: sotto invito del principe James di Scozia, Gabriel e Grace si recano a Parigi, assunti e profumatamente pagati, per proteggere il figlio appena nato del principe, poiché nella storia centenaria della famiglia reale, spesso i primogeniti sono stati inspiegabilmente vittime di visite notturne da parte di presenze inquietanti. Durante la prima notte di sorveglianza, infatti, le fondate paure del principe prendono forma divenendo realtà e due misteriosi individui riescono a rapire il bambino intrufolandosi nella lussuosa residenza, nonostante le guardie armate del principe e la presenza dello Schattenjäger.
Gabriel, ovviamente, si getta al loro inseguimento, arrivando fino in stazione e salendo di corsa su un treno notturno diretto chissà dove. Passata qualche ora, seguendo e spiando i due uomini, Gabriel scende in una piccola stazioncina poco illuminata e lì viene aggredito alle spalle con un colpo alla testa che lo fa cadere a terra svenuto. Dopo un dolorante risveglio, il nostro protagonista scopre di essere nell’isolatissima stazioncina dei treni di Couiza, non molto distante da Rennes-le-Chateau, senza uno straccio di indizio, con un furibondo mal di testa e un neonato in pericolo da salvare.
A incrementare il mistero ci si mettono anche le antiche leggende che permeano il paesino della Linguadoca realmente esistente e il suo territorio circostante, dove aleggiano voci di tesori Merovingi e Carolingi nascosti fra le sue dolci colline ricoperte di vigneti, simboli massonici sparsi dappertutto, Cavalieri Templari e persino l’ombra del Santo Graal. Come se questo non fosse sufficiente, vi basti pensare che il paesino è dedito al culto di Maria Maddalena, il personaggio religioso forse più discusso e criticato in assoluto da parte della stessa Chiesa e che un’altra personalità affascinante del passato, l’ex abate Bérenger Saunière, moltissimi anni prima divenne improvvisamente ricco in misteriose circostanze.
Tutto quello che ascolterete e leggerete su questa zona della Francia è reale, leggende comprese. Trovare con precisione il punto dove subentra la fantasia di Jane Jansen vi risulterà davvero complicato.
Come per i due casi precedenti, anche in questo terzo capitolo, Gabriel e Grace si ritroveranno a dover affrontare una trama complicata, pericolosa e dai colpi di scena inaspettati. Niente di tutto ciò che vedrete a Rennes-le-Chateau sarà esattamente come sembra. Le persone con cui parlerete, non sempre diranno il vero o saranno chi affermano di essere e anche una semplice combriccola di turisti in gita di piacere potrà riservare grandi sorprese, compreso un amico di vecchia data. Incontrerete agenti della CIA, del Vaticano, membri della Massoneria, strani personaggi in cerca di tesori e anche qualche creatura che beh… aleggia nell’Ombra.
Come sempre la story-line mistico-storica della Jensens, che ricordiamolo è una scrittrice coi fiocchi, è impeccabile. Una mirabolante sceneggiatura colma di colpi di scena e di sfaccettature per niente prevedibili o scontate. Una location originale e, per quegli anni, molto molto ben costruita e renderizzata. Enigmi intelligenti e, come negli altri due capitoli precedenti, sempre legati strettamente al contesto e mai assurdi.
L’alone di mistero che si respira a Rennes-le-Chateau è palpabile dall’inizio alla fine della storia, ma non intendo raccontarvi di più, perché anche solo uno spoiler sarebbe un peccato. Dovete giocarlo da soli.
Passando al comparto tecnico, come ho anticipato all’inizio, stiamo parlando di un’avventura punta e clicca che sfrutta, in maniera ottima, per la prima volta a metà degli anni ’90, un motore 3D in modo completo senza la presenza di fondali prerenderizzati. Questa coraggiosa scelta della Sierra si è rivelata vincente sotto ogni punto di vista perché riesce a fornire un’immersività completamente nuova per il 1996, con un’enorme innovazione anche nella manipolazione degli oggetti al fine di risolvere gli enigmi. L’altra faccia della medaglia è però la perdita di bellezza dal punto di vista prettamente artistico; i meravigliosi fondali disegnati spesso a mano da veri artisti del pennello (o della tavoletta grafica) vengono sostituiti da texture che se viste vent’anni dopo, risultano decisamente pixellose.
La meccanica di gioco è simile ai precedenti capitoli e anche qui potrete controllare sia Gabriel che Grace. Il gioco sarà suddiviso in giornate che alterneranno la presenza dei due protagonisti. La telecamera si muoverà a piacimento, zoommando, ruotando, spostandosi in ogni direzione e dopo un primo momento di spaesamento, sarà comunque facile prendere il controllo della situazione. Richiamando il classico inventario potrete interagire con i vari oggetti raccolti in giro e, visto che i nostri protagonisti ora sono dei veri e propri investigatori dell’Occulto, ci sarà un kit per le impronte digitali, per la raccolta di prove e un notebook sul quale potrete fare svariate operazioni, come ricerche, inviare e ricevere mail, usare delle mappe, ecc...
Il solito counter del punteggio, vi terrà aggiornati sui progressi della storia.
Il comparto audio è eccezionale (tema portante, secondario e suoni ambientali). Il tema di Gabriel Knight, presente come in ogni capitolo della saga è sempre farina del sacco di Robert Holmes, superbo compositore e marito dell’autrice. Il doppiaggio italiano è cinematografico e non si smentisce mai.
Concludendo, vi consiglio caldamente di recupere Gabriel Knight: Blood of the sacred, blood of the damned, magari dopo aver giocato al primo e al secondo capitolo, così da potervi gustare la trama completa in un lasso di tempo breve e non come me, che all’epoca dovetti aspettare tre anni fra un gioco e l’altro.
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