domenica 27 dicembre 2015

127.0.0.Torino

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Oggi un nuovo, anche se breve, diario di viaggio si aggiunge alle pagine virtuali di questo blog: Torino. Sono rientrata da quattro splendidi giorni torinesi e ho intenzione di raccontarveli come meglio posso. Torino è una città magnifica che non avevo ancora avuto il piacere di vedere e finalmente, grazie al ponte dell’Immacolata, ci sono riuscita. Ecco qua il nostro primo giorno di viaggio!

Sabato 5 Dicembre 2015

Bologna Centrale Ore 9.23, arrivo a Torino Porta Nuova ore 11.40

Arrivati a Torino grazie alla Frecciarossa 9566, con 8 minuti di ritardo, ci siamo diretti a piedi all’appartamento che ho affittato tramite Airbnb e che ho amato a prima vista guardandone soltanto le fotografie. Gironzolando in rete alla ricerca di un posto dove alloggiare per 4 giorni, sono capitata sull’annuncio di Cristiana, la proprietaria della “Casa del Gelsomino” e sono stata letteralmente rapita dalla bellezza degli arredi, così, senza pensarci due volte, l’ho contattata e lei gentilissima, mi ha risposto immediatamente dandomi tutte le informazioni richieste e visto che la cifra era abbordabile, soprattutto divisa per quattro (io, marito e suoceri) ho deciso di accettare e prenotare da lei, al posto di andare in hotel. La posizione vicina alla Stazione di Porta Nuova e al Parco Valentino è ottima come base di partenza per la visita alla città. Da Porta Nuova all’appartamento sono circa dieci minuti di cammino e la strada è semplice. Il quartiere è San Salvario.



Cristiana, sapendo che siamo grandissimi amanti degli animali, in particolar modo dei gatti, ci ha chiesto la cortesia di poterci lasciare in casa i suoi due adorabili mici, perché uno dei due teme la macchina e loro sarebbero andati tutti in montagna per il ponte. Ovviamente abbiamo accettato immediatamente e quindi per tre notti e quattro giorni abbiamo avuto felina compagnia. 



Brando, un micione adulto leggermente sovrappeso e tutto rossiccio e Ulisse, un cucciolino di nemmeno quattro mesi davvero monello. Siamo stati felicissimi di occuparci di loro e di godere della loro compagnia. E’ stata la ciliegina sulla torta di un memorabile lungo weekend torinese. Brando ci ha viziato di coccole, testate e strusciate dappertutto e Ulisse ci ha divertito correndo per casa come un pazzo indemoniato, giocando con noi fino allo sfinimento e addormentandosi all’improvviso nei posti più strani proprio come un neonato umano.



Ecco alcuni scatti della fantastica, etnica ed eclettica dimora; fate un clic qua sotto : )


L'impressione che si ha appena si mette piede nella Casa del Gelsomino è di stupore e meraviglia. Inizialmente l’unico pensiero è "wooooaaaaawwwwhhhooo". Poi lo sguardo si perde indeciso sui dettagli, centinaia di dettagli.
Guardare negli occhi Cristiana quando mi parlava era difficile, perché la casa attirava tutta la mia attenzione. Un appartamento meraviglioso, senza alcun dubbio, ma del resto non ci si può aspettare di meno da una restauratrice sposata con un arredatore d’interni, entrambi amanti dei viaggi, dei gatti, della famiglia, del cinema, della musica, della lettura e della fotografia.

Beh, una volta sbrigate le poche formalità con Cristiana, ci siamo riposati un pochino, abbiamo disfatto i nostri pochi bagagli e poi siamo usciti alla scoperta della città.



San Salvario - Trafiletto tratto da qua.

"Da tempo primo approdo per gli immigrati che venivano a lavorare nelle industrie cittadine, San Salvario si è caratterizzato dagli anni Novanta del Novecento come quartiere multietnico. È un quartiere densamente popolato e contraddistinto da un'elevata presenza di attività commerciali e artigianali, alberghi e ristoranti. Possiede inoltre un ricco tessuto associativo. Qui convivono poi quattro religioni e i loro templi: le chiese cattoliche, il tempio valdese, la sinagoga, le sale di preghiera musulmane. Nonostante ancora permangano, in zone circoscritte, fattori di degrado edilizio, sociale e commerciale - che determinano talvolta disagi negli abitanti, situazioni di conflittualità e un'immagine negativa del quartiere - la grande la capacità di San Salvario di mettersi in gioco e rinnovarsi lo ha reso negli ultimi anni un luogo privilegiato per l'interculturalità e per la progettazione partecipata di politiche locali che tendono a favorirne il carattere plurisecolare di territorio di incontro tra le genti."


Le vie e le piazze di Torino

Siamo usciti di casa verso le 13.30 e abbiamo passeggiato “a caso” in direzione centro città, gustandoci le vie e le piazze incontrate lungo il percorso. La giornata era fredda e grigia, ma gironzolare a piedi è stato comunque piacevole. I miei suoceri si sono presi un caffè nell’affollata Tamborini, una pasticceria che ha più di 200 anni. Non male, ma a quanto pare c’è di meglio, a detta loro che di caffè, per altro, se ne intendono parecchio. Lì ho comprato un sacchettino di gianduiotti cari come l’oro, ma molto buoni, anche se quelli della famosissima Cioccolateria Gobino, sono decisamente meglio. In quel pomeriggio ci siamo gustati Piazza Castello, le vie del centro, i negozietti, i corsi principali, pieni di portici e botteghe, un paio di splendide gallerie e altre piazze più piccole, ma comunque splendide.

Verso l’ora dell’aperitivo, ci siamo diretti alla ricerca del locale dove cenare, ahimé gluten free dato che mio marito si è scoperto celiaco da poco. Dopo un bicchiere di frizzantino nei paraggi, in un baretto senza pretese dove le tartine erano quel che erano e due bicchieri su quattro puzzavano di pesce (non sto a dirvi il nome del posto, visto che ci siamo andati solo per riposare i piedi e far giungere l’ora di cena), ci siamo diretti al ristorante.



La locanda del Pentegallo – Gluten Free – Voto 8

Sempre pienissimo, questo ristorante completamente gluten free, offre una vasta scelta di pizze, svariati hamburger e qualche primo. 
Io ho preso una pizza funghi, carciofi e tropea, molto molto buona, mentre mio marito l’ha presa patate e salsiccia. I miei suoceri invece si sono buttati sul risotto allo zafferano, di cui sono rimasti piuttosto contenti. Ancora affamati ci siamo fatti fare un’ulteriore pizza da dividere in quattro: pomodoro, mozzarella e rucola. A prendere il dolce è stata la mia golosa suocera che si è sparata, dividendola con noi, una fetta di torta Nutella e mascarpone, davvero ottima. 

Il locale è gradevole, abbastanza piccolo e sempre affollato, motivo per cui consiglio di prenotare per tempo. Lo staff è molto gentile e i prezzi sono assolutamente nella norma. Il posto è adatto a tutti, ma si presta poco a una cenetta romantica perché non ne ha l’atmosfera. E’ possibile anche solo prendere le pizze da portare a casa. Non so dire se si trova parcheggio facilmente, considerando che noi siamo arrivati a piedi dal centro e siamo tornati a casa in taxi. 

Rientrati al nostro splendido appartamento, ci siamo messi in pigiama e sdraiati sul meraviglioso divano angolare grande come una piazza d’armi, abbiamo guardato un po’ de Lo Hobbit che passavano in TV, prima di crollare dal sonno.

Per oggi quindi è tutto, nei prossimi giorni vi racconterò la nostra seconda giornata torinese!

martedì 22 dicembre 2015

127.0.0.Chichén Itzá, Yucatan - Messico

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Chichén Itzá, Yucatan, Stati Uniti Messicani
22 Aprile 2007

E' il nostro tredicesimo giorno di viaggio e siamo piuttosto provati dai chilometri, dal caldo afosissimo, dal poco sonno e dalla Maledizione di Montezuma che ci ha colpiti spesso e volentieri, malgrado tutte le nostre precauzioni. Per fortuna che esistono gli antibiotici e l’Imodium… 

Abbiamo lasciato la splendida città di Merida e il Cenote di Ik Kil, per dirigerci verso Chichén Itzá.

Capitale Maya dello Yucatan, sorta fra il IV secolo e il X dopo Cristo, vanta imponenti monumenti fra i quali la piramide principale, con i suoi 365 gradini (che corrispondono i giorni del calendario) e il Tempio dei Guerrieri, che subito mette in chiaro l'imponenza di quest’antica civiltà.

Chichén Itzá si trova nel nord della penisola e, a mio parere, è uno dei luoghi Maya più misteriosi in assoluto. Le rovine si estendono su un’area di circa 6,5 chilometri quadrati e il complesso vanta svariati edifici di splendida fattura e importanza come la Piramide di Kukulkan (El Castillo), l’Osservatorio Astronomico (Caracol), il Tempio dei Guerrieri e uno dei più grandi e meglio conservati campi del gioco della Pelota. Anche questo sito è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco ed è stato persino inserito fra le sette meraviglie del mondo moderno. 

Riportandovi le parole di Wikipedia, vi dico che… - Il nome Chichén Itzá deriva dalle parole chi ("bocca") e ch'en ("pozzo"), e significa letteralmente "Alla bocca del pozzo degli Itza". Gli Itza erano un gruppo etnico che aveva una posizione politica ed economica predominante nella parte settentrionale dello Yucatan. A sua volta, il nome "Itza" viene in genere ricondotto a itz ("magia") e (h)á ("acqua"), e tradotto in "maghi" (o "streghe") "dell'acqua". – 

Lo Yucatan è uno stato prevalentemente arido, ma ha la fortuna di essere costellato da moltissimi cenotes, pozzi naturali d’acqua dolce all’interno di grotte più o meno profonde. Se vi siete persi il post dove parlo del meraviglioso Cenote di Ik Kil, fate un salto qua. A Chichén Itzá è molto famoso il Cenote Sagrado, utilizzato anche a scopo religioso tramite sacrifici per il Dio della pioggia Chaac.


Vediamo un pochino le meraviglie di questo luogo, una per una e brevemente: 

El Castillo 

Al centro del sito archeologico vi è la Piramide di Kukulkan (una divinità tolteca che corrisponde a Quetzalcoatl, il Dio serpente piumato Maya). 
Questa bellissima piramide ha una particolarità davvero affascinante. 
Agli equinozi di primavera e d’autunno, al calare e al sorgere del sole, la luce gioca con gli angoli della piramide proiettando un’ombra a forma di serpente piumato che scivola lenta e sinuosa lungo la scalinata nord, attirando in quelle due giornate, migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. L'illusione viene anche riprodotta dallo spettacolo di luci e suoni che va in scena tutte le  sere all'interno del sito. 

Le diciotto terrazze presenti su ogni facciata corrispondono ai mesi del calendario Maya. Le quatto scalinate hanno balaustre ornate da lunghi “serpenti piumati” le cui fauci si aprono alla base della piramide, mentre le colonne del tempio superiore sono costituite da serpenti a sonagli le cui code sostengono un'architrave.


Il trono del giaguaro 

La Piramide venne costruita sopra un tempio preesistente, come spesso capitava anche in altri luoghi, del quale spicca una misteriosa camera con al suo interno un oggetto molto particolare. Una statua-trono a forma di giaguaro dipinto di rosso, con le macchie realizzate da inserti in giada. Gli amanti delle avventure grafiche come me, forse penseranno immediatamente a Broken Sword II, dico bene? : )

Fonte: Wikipedia

Tempio dei Guerrieri e Sala delle Mille Colonne

Il complesso del Templos de los Guerreros si contraddistingue da una fila di colonne molto fitte che un tempo sostenevano un tetto di legno (crollato già in epoca antica a causa del clima umido e tropicale della giunga messicana), intagliate a raffigurare dei guerrieri, poste su una larga piramide a gradoni. In cima alla scala vi è un altare sacrificale accanto all’entrata del tempio, mentre lateralmente vi è una larga piazza circondata da pilastri, chiamata il Grande Mercato



Campo del gioco della palla 

I campi in questione, a Chichén Itzá sono ben sette, ma solo un campo del Juego de la Pelota misura 166 metri di lunghezza e 68 di larghezza, con mura alte 12 metri, risultando il più grande di tutta la mesoamerica. La superficie muraria è decorata da bassorilievi rappresentanti scene di gioco e di sacrificio, mentre le estremità del campo sono costituite da due tribune.
Sono ben distinguibili gli anelli di pietra contrapposti, dentro i quali i giocatori dovevano far passare la palla. 

A dire il vero Silvia, la nostra guida, su questo punto non è molto convinta. Dice che i Maya erano molto bassi e quei cerchi sono posizionati talmente in alto che nemmeno un giocatore di basket moderno riuscirebbe a centrarli con agilità, perciò lei suppone che servissero a un altro scopo.


El Caracol 

Si tratta di una costruzione su due livelli dalle cui finestre i Maya studiavano i cicli della luna e delle stelle e il trascorrere del tempo. L’edificio rotondo, posto sopra una piattaforma quadrata, è soprannominato El Caracol (la chiocciola). Il nome deriva dalla scala di pietra a spirale che si snoda al suo interno. L’edificio era usato come osservatorio astronomico e presenta molti aspetti curiosi, come le coppe di pietra posizionate all’esterno che venivano riempite d’acqua, allo scopo di osservare le stelle che vi si riflettevano. 


Akab Dzib 

Akab Dzib nel linguaggio Maya significa "La casa delle iscrizioni misteriose" ed era la residenza dell'amministratore di Chichén Itzá. 

Altre costruzioni all’interno del complesso archeologico sono l’Ossario, le Grotte di Balankanche, il Chichen Viejo che include il Gruppo della Serie Iniziale, il Tempio Fallico, la Piattaforma della Grande Tartaruga, il Tempio delle Civette e il Tempio delle Scimmie. 


Subita un'ennesima mattinata di caldo atroce, ci siamo rimpinzati la pancia in un ristorantino con l’aria condizionata, per poi riprendere il viaggio.

Non dimenticherò facilmente quei bimbi messicani che, sotto la grande piramide, hanno cantato una canzone Maya, racimolando qualche soldino dai turisti visibilmente commossi.

giovedì 17 dicembre 2015

Life is Strange

17 dicembre 2 Comments

Vi giuro che non so nemmeno da che parte cominciare a scrivere questa recensione. 

Questo è uno di quei rarissimi momenti dove vorrei avere un canale Youtube in stile Synergo con il suo Cose dell’altro Cinema o insieme a Redez, Quei due sul server, per poter parlare a ruota libera di quello che ho provato giocando a Life is strange. Probabilmente farei una recensione come quella che lui ha fatto per In compagnia dei lupi. Una recensione piena di passione, emozioni e ardore, perché Life is strange non è un banale videogioco, ma un piccolo capolavoro videoludico. 

Era dal 1996 che aspettavo un gioco simile e finalmente il sogno è diventato realtà. 

Life is strange ha aperto un’era, ha modificato il modo di vivere le avventure grafiche, ispirandosi alle meccaniche di The walking dead della Telltale Games ed elevandole all’ennesima potenza in quanto a narrazione, grafica, sonoro (che da solo vale oro) e sceneggiatura. Più che un videogioco, ha tutto l’aspetto di un romanzo, anche soltanto per il fatto che affezionarsi ai personaggi o entrare in empatia con loro, è dannatamente semplice.
Fini intenditori come Synergo hanno colto aspetti di In compagnia dei lupi che in pochissimi hanno colto e dietro le quinte di Life is strange ci sono implicazioni che, nonostante siano completamente diverse, hanno lo stesso spessore. 

E’ necessario osservare Life is strange non soltanto con gli occhi, ma anche con quel pezzetto della nostra anima che solitamente riserviamo a un tramonto in riva all’oceano.

Non aspettatevi una recensione tecnica alla The Game Machines, ma piuttosto romantica alla Adventure Planet, anche se non ne sono sicuramente all’altezza. 

Vedete? Tergiverso. Se avessi un canale sul Tubo e facessi una videorecensione, mi accorgerei di essere logorroica e in fase di montaggio taglierei qua e là, ma purtroppo per voi io ho il pallino della scrittura ed ecco che finisco per non tagliare proprio un bel niente e anzi, per blablaare oltre il necessario.



Life is strange

Gli sviluppatori di questa meraviglia sono i palindromi Dontnod Entertainment . Un team parigino noto anche per aver dato vita a Remember me, del quale farò una recensione a parte più avanti. A pubblicarla, invece, è la famossima Square Enix e le piattaforme sulle quali è possibile giocarci sono svariate. Personalmente ho giocato a quella per PC.

Life is strange è un'avventura grafica interattiva a episodi, in terza persona, e con un gameplay decisamente diverso da quello al quale siamo da sempre abituati. Il gioco conta cinque episodi, che seguono però un’unica trama.

La storia ruota attorno alla diciottenne Max, ovvero Maxine Caulfield, personaggio ispirato in parte a Il giovane Holden di J.D. Salinger, col quale condivide infatti anche il cognome (ammettetelo, quanti di voi l’avevano notato?).

Max, nata ad Arcadia Bay e trasferitasi a Seattle quando aveva 13 anni, ritorna nella sua città natale dell’Oregon per studiare, essendo stata accettata alla prestigiosa accademia d’arte di Blackwell, sovvenzionata dalla potente famiglia Prescott, che in città ha le mani in pasta un po’ dappertutto. Max, appassionata di fotografia, non gira mai senza la sua Polaroid e sogna un giorno di diventare una grande fotografa. 
Torna quindi ad Arcadia Bay armata delle migliori intenzioni, carichissima al pensiero di seguire le lezioni di fotografia dello stimato professor Mark Jefferson, sua grande fonte di ispirazione, ma anche visibilmente emozionata e attanagliata dal sottile senso di colpa per aver abbandonato cinque anni prima la sua migliore amica Chloe, che aveva per altro appena perso il padre in un terribile incidente stradale, con la quale dovrà prima o poi inevitabilmente parlare e anche scusarsi per averla in qualche modo lasciata a soffrire da sola, proprio quando aveva più bisogno di aiuto. 

Max, giunta a scuola e stabilitasi nella sua nuova stanza del campus, tergiversa in preda alle emozioni e decide di non recarsi subito a trovare Chloe e sua madre. Cinque anni di totale silenzio sono un grande ostacolo per lei e colpa e imbarazzo si fondono diventando un freno alle sue buone intenzioni. Durante una lezione del professor Jefferson, Max crolla improvvisamente in una specie di strano sonno e in questo particolare stato psichico alterato, ha una visione terrificante.

Lei, sul promontorio presso il faro di Arcadia Bay, al centro di una tempesta violentissima che porta morte e devastazione sulla piccola città.



Ritornata in sé, ma ancora scossa, al termine della lezione si reca in bagno e assiste, nascosta dietro un angolo, al furibondo litigio fra una strana ragazza punk dai capelli blu, che non sembra far parte della scuola, e Nathan Prescott, figlio del potente Sean Prescott, nonché compagno di corso di Max. La ragazza coglie qualche dettaglio del loro alterco e capisce che si tratta di un affare di droga. I due arrivano alle mani, quando inaspettatamente Nathan estrae una pistola e nella colluttazione parte un colpo che uccide la ragazza. 



Sotto shock, istintivamente Max punta le mani avanti, come a voler dividere i due e fare da scudo alla ragazza e lì, in quell’istante, accade qualcosa di assurdo: il tempo comincia a scorrere velocemente all’indietro, come il nastro di una videocassetta, e Max viene di nuovo catapultata alla lezione del professor Jefferson, come non fosse mai accaduto nulla.



Seduta di nuovo sulla sua sedia, al centro dell’aula di fotografia, riascolta le parole del professore e rivede accadere le stesse cose nell’identico ordine di pochi minuti prima. Un deja-vu colossale in pieno stile Ricomincio da capo, le fa intuire che forse quell’alterco non è ancora avvenuto e che quindi è ancora in tempo per salvare la ragazza da morte certa. 
Al termine della lezione Max torna quindi in bagno di corsa e come previsto, nascosta dietro l’angolo, vede entrare la ragazza dai capelli blu e Nathan. Un attimo prima che i due arrivino alle mani, Max fa scattare l’allarme antincendio alle sue spalle, interrompendo così il litigio e salvando la vita alla sconosciuta.

Da qui, parte tutta la splendida trama, che non vi svelerò, per non spoilerare nulla. 

Max, conscia del suo pazzesco potere, potrà riavvolgere il tempo a suo piacimento, aiutando così diverse persone e risolvendo più di un mistero. Mentre la storia si dipana però, arriveremo a capire che non sempre sarà giusto, o semplice, sfidare il destino.

Chi è la ragazza con i capelli blu? Salvarla ha alterato la linea temporale in modo irreversibile? Con quali conseguenze? Chi è Rachel Amber, la bellissima ragazza scomparsa sei mesi prima, il cui volto tappezza tutto il campus? E’ stata rapita o è semplicemente fuggita? Nathan Prescott è davvero così pericoloso? E quella visione della tempesta perfetta, è una premonizione? Sta per accadere davvero qualcosa di terrificante sulle coste dell’Oregon, che spazzerà via la pacifica cittadina di pescatori o è stato solo un sogno?

Starà al giocatore scoprire i segreti di Arcadia Bay e della sua accademia d’arte, manipolando il tempo a piacimento, facendo scelte spesso moralmente discutibili, che cambieranno il corso della storia e il comportamento delle persone attorno a Max, scelte che genereranno butterfly effect, scelte che ricadranno nella teoria del caos. Sappiamo riavvolgere il tempo, anche se non ci è dato sapere come e perché.



Il cuore del gioco è proprio questo. Il tempo. 

A differenza delle normali avventure punta e clicca, in Life is strange la colonna portante di tutta la trama è la possibilità di scegliere azioni diverse e diversi dialoghi, riavvolgendo il tempo in precisi checkpoint narrativi, alterando così il corso degli eventi e le linee temporali, anche a lungo termine. Una scelta fatta nel primo episodio, potrebbe influenzare il corso degli eventi nel quarto, per dire, e non sempre sarà facile capire le implicazioni delle nostre decisioni, che magari inizialmente ci sembreranno nel giusto, ma che forse tanto nel giusto non erano (o viceversa). Una volta che un evento o un dialogo viene riavvolto, l’informazione acquisita prima del riavvolgimento resta in possesso di Max, utile quindi per essere riutilizzata eventualmente in un futuro più o meno alternativo. Inoltre, il Tempo è una costante (e perdonate il controsenso) anche dal punto di vista registico, perché Max in molte occasioni avrà modo di ricordare il suo passato, la sua infanzia, i giochi con la sua amica del cuore.

Come potete intuire, Life is strange è un gioco altamente rigiocabile e anzi, consiglio caldamente di giocarlo più volte.



Non fatevi ingannare dall’apparente Teen Drama, perché Life is strange non lo è. E’ vero, ne ha tutti gli ingredienti principali: una scuola, un manipolo di teenagers che sulle prime possono sembrare stereotipati, come la cheerleader, il bullo, lo sfigato, la bruttina e la santarellina; un club esclusivo per studenti vip; più di un mistero da svelare e un superpotere allettante che chiunque di noi vorrebbe possedere, ma non abbiamo assolutamente a che fare con il Twilight di turno. 
Questa storia appassionante, e devo dire piuttosto longeva se vogliamo davvero fare, ragionare e leggere tutto quanto, parla anche di temi attuali come il cyberbullismo, la depressione, il suicidio, i rapporti familiari difficili. 

La sua regia, la sua direzione artistica, le sue musiche, vi terranno incollati alla sedia per ore. Gli enigmi, se così vogliamo scorrettamente chiamarli, non sono troppo ostici se non in qualche spezzone, ma scorrono fluidi insieme alla trama altamente cinematografica. Le ore passeranno senza che ve ne accorgiate, perché Max manipolerà anche il vostro, di tempo.

Comparto tecnico

La storia si svolge nell’apparentemente pacifica cittadina di Arcadia Bay, sulle coste dell’Oregon, ai giorni nostri. Location e stagione autunnale sono stati scelti accuratamente dal team di sviluppo, dopo un’approfondita ricerca sia on site che su Street View. Viaggiando lungo le coste del Pacifico, verso nord ovest, il team ha ricostruito una realistica cittadina che è un perfetto mix fra Cabot Cove (Murder she wrote, La signora in giallo), Twin Peaks e Haven (serie TV tratta dal libro Colorado Kid di Stephen King – ricordate la mia recensione?). E’ assai probabile che sia stata presa come modello la reale Tillamoock Bay e vi sfido a scoprire quale indizio vi può portare a capirlo. : )

Il co-fondatore della Dontnod, Jean-Maxime Moris, ha dichiarato:"Il Pacifico del Nord-ovest era il posto perfetto dove ambientare il gioco e, nel processo di sviluppo, fu la prima cosa che scegliemmo. Questo è perché volevamo dare al gioco un sentimento di nostalgia e di autunno e in termini di colore... per me è davvero uno di quei posti che porta quel sentimento di nostalgia, positivamente intendo. Questo senso di guardare dentro se stessi".



Pensate che tutte le texture sono completamente dipinte a mano, regalando così al giocatore un ulteriore senso di realismo e meraviglia. Life is strange è quindi anche ricerca di perfezione, arte ed estetica. E’ un gigantesco dipinto che evoca emozioni, ricordi e nostalgia. Arcadia Bay sembra quasi un luogo di confine fra lo spazio e il tempo e si ha l’impressione che quella piccola comunità viva al centro del nulla. In the middle of nowhere. 

Ogni episodio è curato nei minimi dettagli sia dal punto di vista delle texture che di ogni altro aspetto, dal sonoro alla regia, ed è stracolmo di Easter Eggs da scoprire man mano che la trama si srotola insieme alle nostre scelte. Gli appassionati di storie e ambientazioni alla X-Files, Twin Peaks, Haven, Il silenzio degli innocenti, Seven, Doctor Who e persino Star Trek (e molto altro), avranno di che divertirsi.



La caratterizzazione dei personaggi è ottima e non mancano momenti di ilarità o scene profondamente commoventi. Non vi dirò in quali momenti, ma io ho persino pianto e fidatevi, non mi capitava dai tempi di To the Moon

Dal punto di vista dell’immersività, il caposaldo è dato dall’emotività molto realistica dei personaggi, dei quali scopriremo piano piano risvolti psicologici e caratteriali inaspettati. Finirete per sapere i nomi di tutti i personaggi a memoria (e son tanti) e provare per ognuno di loro un sentimento diverso.

Il comparto audio (effetti e OST) è perfetto e vanta una colonna sonora personalizzata creata ad hoc da un team di musicisti di una certa fama. Le influenze, sia come atmospheres che come sonoro, di Heavy Rain, Silent Hill, Beyond e in piccola parte di Gone Home, si fanno sentire, rievocando nel giocatore quella particolare sensazione che si prova quando ci si immerge nelle atmosfere ovattate e avvolte dalla foschia che caratterizzano la foresta e la sonnolenta cittadina di Twin Peaks. 

Dal punto di vista grafico, la versione migliorata dell’Unreal Engine 3, rende effetti come luce, profondità di campo e giochi di chiaroscuro, davvero splendidi. La modellazione dei personaggi e dei loro movimenti è ottima, malgrado il labiale qualche volta non sia perfettamente in sincrono, e anche la scioltezza dei dialoghi estremamente realistici e doppiati magistralmente, privi di spiegoni inutili e ammorbanti, coinvolge totalmente il giocatore. La voce di Max, quasi sussurrata e dolcissima, è un piacere da ascoltare.

Termino questa lunga recensione con una notiziola succosa: Il co-fondatore del team Dontnod ha recentemente confermato l'esistenza di Life is Strange 2 e io non vedo l’ora di metterci le mani sopra.

Nel mentre, aspetto con ansia anche il prossimo lavoro dei Dontnod; Vampyr. Del resto... a chi non piacciono i vampiri? 

Life is strange




mercoledì 9 dicembre 2015

127.0.0.Cenote Ik Kil, Yucatan - Messico - Giorno 13

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Cenote Ik Kil, Yucatan, Stati Uniti Messicani
22 Aprile 2007

Carissimi, rieccomi a voi quest’oggi in un nuovo post dedicato al Messico. Eravamo rimasti a Merida, ricordate? Una bellissima città fortificata sul cristallino mar dei Caraibi. Bene, oggi ripartiamo insieme, con il nostro pullman, alla volta di un luogo unico al mondo. Il Cenote di Ik Kil. Cominciamo dall’inizio. 

Molti di voi sapranno che cos’è un Cenote, ma ho potuto constatare che non tutti hanno un’idea di cosa sia di preciso. La parola Cenote, dal Maya arcaico Tzonoot, identifica un particolare tipo di grotta che presenta al suo interno un lago d’acqua dolce. Forse qualcuno lo conosce come Sinkholes, i paradisi degli speleosub. 




La formazione di queste grotte viene fatta risalire al pleistocene e la roccia carsica parzialmente o totalmente collassata nasconde al suo interno uno specchio d’acqua spesso limpidissima e dolce, circondato a volte da cascatelle ai margini. In Messico, soprattutto nella zona meridionale, ci sono moltissimi di questi Cenote, alcuni selvaggi e altri di proprietà. 

Il Cenote che abbiamo visitato oggi è quello di Ik Kil, forse il più famoso del Messico, situato nell’Ik Kil Archeological Park, non lontano da Chichen Itza (circa 3 km). E’ aperto al pubblico tutto l’anno dalle 8.00 alle 18.00, quindi grande meta turistica. 

Al contrario di altri Cenote simili, è tenuto meravigliosamente e l’acqua al suo interno è cristallina, con una fauna e una flora da fiaba.




Visto dall’alto è qualcosa che toglie il fiato. 

Ve lo assicuro. E’ uno dei posti più belli che i miei occhi abbiano mai visto. 

Un vero e proprio paradiso naturale, che a causa dei giochi di luce e ombre al suo interno è dannatamente difficile da fotografare. E ve lo dimostrano i miei penosi scatti...


Il Parco è ricco di luoghi visitabili, come il ristorante a buffet, un negozio di souvenir, cabine e cottage dove poter alloggiare per poco più di 45 Euro a persona.


Ik Kil è un Cenote a cielo aperto e l’acqua al suo interno si trova a 28 metri sotto il livello del terreno. Una scala in pietra scende lungo il “pozzo” ricoperto di fittissima vegetazione esotica fino a raggiungere l’acqua, dove vi è persino un piccolo trampolino per i tuffi. 



Avete capito bene. In questo paradiso si può fare il bagno. 

Il lago circolare è di 60 metri di diametro e la profondità raggiunge i 40 metri. Viti e liane, dal livello del suolo scendono lungo la grotta fino a tuffarsi in acqua, dando appiglio a centinaia di rondini, tucani, pappagalli, tordi, pipistrelli e farfalle. Cascatelle di acqua limpidissima cadono dall’alto e nerissimi pescigatto Rhamdia sacrificii si stagliano nell’acqua cristallina, facendo il solletico con i baffi ai turisti in acqua.



Questo posto incredibile, degno della pellicola anni ‘80 Laguna Blu, è sacro per il popolo Maya, che usava questo Cenote sia come fonte principale di acqua dolce che a scopo rituale facendo in loco cerimonie religiose e persino sacrifici umani. 


Vi lascio qualche consiglio nel caso vi venga voglia di visitarlo e di fare anche un bagno (emozione ed esperienza difficile da raccontare a parole): 
  • Mettetevi il costume da bagno sotto i vestiti, prima di entrare al Cenote. 
  • Portatevi ciabattine antiscivolo perché la pavimentazione in cemento è molto viscida e pericolosa.
  • Se non sapete nuotare, ma volete comunque vivere questa esperienza, noleggiate all’ingresso un giubotto salvagente.
  • L’ecosistema del Cenote è grandioso, ma delicatissimo, quindi usate il buon senso e il rispetto evitando di urinare nell’acqua, evitando creme solari o prodotti simili.
  • Se volete fare fotografie, portatevi un treppiede, altrimenti vi verranno foto orrende come le mie e vi assicuro che è un peccato mortale.
  • Cercate di andarci al mattino presto, se potete. Dall’ora di pranzo in poi arrivano orde di turisti in pullman (come noi) che potrebbero rovinare la magia del posto.


Se invece sapete già che non sarà così facile andarci, ma volete gustarvi comunque questo suggestivo e affascinante Cenote in tutta la sua bellezza, vi consiglio di vedere questo video e di cercare altro materiale sulla Coppa del mondo di tuffi Red Bull Cliff Diving World Series del 2010, 2011 e 2014.



giovedì 3 dicembre 2015

Bellemaibanali.com

03 dicembre 0 Comments


Quest’oggi ho per voi un post molto particolare, oserei dire persino strano, soprattutto per chi mi conosce molto bene. Refrattaria a tacchi a spillo, gonne, trucco, parrucco e tutto questo genere di cose che fa molto “donna”, la sottoscritta gira perennemente in jeans, scarpe da tennis, felpa, coda di cavallo e nemmeno un filo di trucco, con somma pace di mia suocera che gradirebbe una nuora decisamente più femminile, aggraziata e magari anche meno scaricatore di porto quando parla ^^’.

Sono la personificazione di un uomo (con le unghie laccate, ma senza la passione per il calcio e i motori) nel corpo di una donna, persino come interessi. Detesto fare shopping, non mi fermo mai davanti alle vetrine di gioielli e piuttosto che vestirmi elegante, preferisco una sonora martellata sulle gengive. Insomma, io sono pochissimo Martini con l’oliva, anatra all’arancia e Sex And The City. In compenso sono tantissimo birra, pizza e Fallout 4, per la gioia di mio marito.

E per fortuna che sul mio diploma campeggia la scritta ”figurinista di moda”…

Eppure, oggi vi stupirò con effetti speciali, presentandovi un ospite d’eccezione che ha fatto della sua passione per il mondo fashion un blog très chic e che ha tutte le carte in regola per diventare un luogo di successo.

Sto parlando dell’autrice del blog Belle Mai Banali; la splendida Marinella.

Marinella, ospite in questo mio blog che di solito tratta argomenti decisamente poco eleganti come modellismo aerospaziale e videogiochi, e che mi ha gentilmente concesso una bella intervista, mi ha fatto però scoprire tre donne incredibili e ammetto che il mio punto di vista si è ora leggermente spostato. Certo, continuerò a mettere jeans, a bere birra e giocare a Fallout perché fa parte di me da sempre e non farlo più sarebbe come tradire me stessa, ma devo dire che le sue parole sono state come un mantice che soffia sui carboni ancora accesi della figurinista che è in me. Mi ha ricordato quando inventavo abiti, quando disegnavo cartamodelli e cucivo, quando creavo le mie collezioni di moda.

Voglio perciò dire grazie a Marinella, perché mi ha fatto fare un tuffo nel passato, mi ha donato un punto di vista nuovo e più aperto nei confronti della moda intesa come forma d’arte ed espressione, e chissà, visto che fra un mese farò 41 anni, magari anche la voglia qualche volta di scivolare in un abito da donna : )





1) Da dove nasce l’idea di un blog?

L'idea del blog è nata circa 7 anni fa attraverso la lettura, arrivava la voce del Web-Log: traccia su rete e aggiungendo la parola fashion il gioco era fatto. Tuttavia, un seme rimasto tale per molto tempo. Non mi ritenevo in grado di attivare la costruzione informatica necessaria all'apertura di un blog.

Il seme era stato trasportato invece, da un vento che veniva da una terra lontana, rispetto a dove vivo oggi.
Un vento caldo che con piccoli vortici aveva raccolto la passione di una nonna e di un nonno e tramite mia madre era giunto a me.

2) Ti sei ispirata a qualche blogger famosa/o, per il tuo Bellemaibanali?

No, perlomeno non a blogger italiane.

Ci sono molti esempi, ma nessuno si rivolge a donne over 40 anni -it women -. Le foto di un trucco su una ventenne, a mio parere, non possono essere di grande aiuto.
Mostrare come una donna con qualche ruga, qualche chilo rispetto agli standard canonici taglia 38-40, deve mettere l'eye-liner, se la palpebra non è turgida come quella di una ventenne o come ci si trucca quando si ha un colorito con qualche discromia, questo sì è di aiuto.

3) Una domanda provocatoria: Cosa c’è di male a essere Bruttine e banali?

Penso che ogni donna che mette in cima alla lista delle sue priorità se stessa con i propri interessi, con le proprie curiosità per dare spazio alla donna che può essere, senza temere che piacere possa portarla verso vie pericolose è sempre BellamaiBanale.

Il mio motto è feed your dreams -nutri i tuoi sogni-.


Iris Apfel


4) Impariamo a conoscere Marinella, che ne dici? Chi eri prima di aprire questo blog?

Da sempre sono una lettrice curiosa.

Dopo un’iniziale diffidenza, volontariamente convertita ai social network, affascinata dal sorprendente contenitore Google, a domanda risponde, che immensità! Ovvio, con tutte le cautele del caso.
Nel quotidiano ho sempre posseduto il fare visionario, ma mi mancava il coraggio.

5) E chi sei ora?

Da qualche anno, dopo una gigantesca battaglia interiore, sono una over 50 entusiasta, con voglia di sperimentare.

A volte sognatrice, a volte pragmatica.
Perlopiù di giorno sono una prevedibile impiegata e dal pomeriggio inoltrato sono una donna con idee forti che sente che il processo è avviato. Aperta alle idee, alle proposte, in grado con agilità di mettersi in gioco con progetti strani, tipo l'apertura di un blog! Una outsider.

6) Hai progetti futuri importanti, magari legati a questa nuova avventura come blogger?

Nel futuro vorrei approdare ad una piattaforma di BellemaiBanali in grado di rispondere ai desideri di chi vuole sentirsi più sicura per affrontare il nuovo capo, i colleghi.

Un luogo, forse anche fisico, per chi ricerca quell'autostima che le è sempre mancata o sogna di sedurre o vuole vedersi più bella per un evento mondano o un matrimonio, oppure vuol conoscere i suoi punti di forza per iniziare un nuovo lavoro, una nuova vita.

7) Sei sempre stata interessata al mondo della moda e del make up, o c’è stato un momento della tua vita nel quale è scoccata la passione?

Direi interessata da sempre, conservo accessori da quando avevo 9 anni, mia madre è stata anche una rappresentante AVON di grande capacità e talento e fin da piccola la toilette -Mobile con specchi- di mio nonno, con i suoi imbuti per i profumi e i suoi borsalino, erano fonte di interesse. I vestiti delle bambole con i loro piccoli dettagli mi sorprendevano.

8) Nel tuo percorso scolastico e lavorativo, ci sono esperienze nel campo della moda o del make up, o si tratta di un amore del tutto autodidatta?

Ahimè, sono autodidatta, molto innamorata del mondo del fashion e non mi riferisco solo ai brand, ma alla storia delle maison a quello che il fashion business. L'effimero è un patrimonio che cela lavoro, cultura, arte che in alcuni paesi come la Francia è patrimonio nazionale. Mi piace approfondire le vicende delle grandi famiglie e degli stilisti.

Rossana Orlandi
9) Il tuo blog è indirizzato a donne mature, magari con qualche ruga, ma che consiglio senti di poter dare alle giovanissime, che prima o poi dovranno aver a che fare con l’età che avanza inesorabile?

E' un pubblico che a volte prende le scorciatoie per apparire al meglio ed è molto esigente. Vorrei per questo fare una riflessione; quando cucini puoi avere i giusti ingredienti, ma la qualità fa la differenza.

10) E alle donne over40, che messaggio vorresti dare?

Penso che debbano volersi bene. Ogni donna ha il compito di essere “persona viva e sensibile” con il piacere di vivere.

11) Nei confronti della chirurgia estetica, Marinella, da che parte sta?

Sono contraria, almeno finché non si è raggiunta la soglia dei 65-70 anni.

12) Tutte noi abbiamo una fonte d’ispirazione o una donna che ammiriamo in particolar modo nel mondo dello spettacolo, che sia attrice, cantante o show girl ha poca importanza. Nel mio caso, ad esempio, ci sono Grace Kelly e Marion Cotillard, che trovo dannatamente meravigliose. Tu chi ammiri in modo particolare e perché?

Donne, credo poco note, Rossana Orlandi: negli anni '70 si occupava di moda poi dal 2001 è diventata gallerista a Milano.
Iris Apfel: Esperta d'arte e interior designer, businesswoman e fashion icon.
Entrambe delle Personalità ispiratrici.
Carmen Dell'Orefice: una vera e propria regina delle passerelle.

Carmen Dell'Orefice
13) Ma parliamo un momento di look maschile. Quali sono gli errori che, secondo te, commette l’uomo over40, quando si parla di stile?

Trovo dannatamente seccante che nell'età in cui si è già grandi, sia necessario dire: cambiati, a teatro non puoi venire in tuta! Non fosse altro per il rispetto che si deve a chi lavora. La tuta si indossa in palestra.
La totale perdita di un'anima elegante, il disprezzo per la cravatta e salvo rari casi, la totale dimenticanza di scarpe spazzolate.

14) Immagino che tu sia piuttosto pratica anche di riviste cartacee. Quale magazine consigli alle donne che leggono il tuo blog?

Tra i settimanali Gioia e Donna Moderna, per citarne alcune. Per le riviste mensili Vogue, Glamour, Elle.

15) Un’ultima domanda: qual è il tuo segreto per apparire sempre al meglio?

Non essere pigre o perlomeno non esserlo troppo.

venerdì 27 novembre 2015

Listography #38: Your hobbies past and present.

27 novembre 2 Comments
 

I miei hobby passati e presenti.

Un post per niente facile, perché dovete sapere che sono affetta da un serio, serissimo, problema: mi appassiono a troppi argomenti. Sono una persona curiosa che ha sempre voglia di imparare cose nuove (input! input!) e questo però mi ha portato a sapere un po’ di tutto, ma a non essere specializzata in niente e, come potete immaginare, la faccenda è alquanto frustrante, per me che vorrei imparare un fantastiliardo di cose. In compenso la mia pigrizia fisica, è inversamente proporzionale alla mia iperattività mentale.

Vediamo… in ordine cronologico, direi che il primo hobby è stato scrivere. Scrivo da quando ero alle elementari, l’ho sempre adorato. Ho scritto un milione di cose, lettere, poesie, diari, racconti, fiabe, sceneggiature, di tutto. A tal proposito vi ricordo che potete leggere qualche mia poesia nel libro Impronte che potete trovare su Amazon .



Una pietra che rotolata dai capricci della gravità traccia un solco.
Il vento che soffia incessante plasmando le dune.
La goccia d’inchiostro che impregna il foglio.
Erosioni, trascinamenti, impatti, marchi, tratti.
Segni impressi da un corpo su altri corpi, tracce ora delicate ora nette che attraversano
il contemporaneo, nel susseguirsi di parole che si fa immagine.
C’è tutto questo dentro i versi di “Impronte”, ultima nata tra le collane della casa
editrice Pagine.
Versi liberati dall’angustia di un cassetto o più prosaicamente da una cartella su pc,
che attraverso la pubblicazione, forse l’esempio più professionale di “impronta”,
sperimentano la sensibilità del lettore.

Poi ho sempre amato la scienza e in particolar modo la medicina forense e la biologia. Uno dei miei sogni era diventare anatomopatologa forense. Sì, ben prima dei vari CSI, se ve lo state chiedendo. Fra le mie numerose letture, spiccano molti testi scientifici, utili anche per documentarmi sui racconti gialli che scrivo. Ricordo con piacere un giorno di moltissimi anni fa, quando dopo l’ennesima giornata trascorsa in biblioteca seduta a leggere un tomo enorme di anatomopatologia, la bibliotecaria mi chiese: “Allora, quando hai l’esame?” 
 Mi aveva scambiato per una studentessa universitaria tutta intenta a ripassare. Alla mia risposta:   “Veramente sto leggendo questo testo per cultura personale e perché mi aiuta nei racconti che scrivo”, lei strabuzzò gli occhi, assunse un colorito verdognolo e mi disse: “Ma, ma… ci sono immagini orribili lì dentro… autopsie, viscere, gente morta…” Io mi misi a ridere. Col senno di poi, penso proprio che mi prese per una pazza, anzi, magari pure per una potenziale serial killer : )

La mia seconda passione è stato il disegno. Ho disegnato un macello nella mia vita e “da grande” ho scelto una scuola che avesse quasi venti ore di disegno alla settimana su quaranta totali. Ho smesso da po’, ma ci penso spesso. Sarebbe bello un giorno avere una stanza da adibire allo scopo con tutta l’attrezzatura necessaria come cavalletti, tele, pennelli, tavolozze, fogli da disegno di ogni tipo e grammatura, chine, pantoni, pastelli, acquerelli, Caran d’ache, matite, carboncini, tempere e chi più ne ha più ne metta. E magari una bella vista dalla finestra che possa coadiuvare l’ispirazione.

Un altro hobby nato successivamente è stato quello della fotografia, che porto avanti tutt’ora, anche se in modo completamente autonomo e amatoriale; giusto qualche giorno fa ho comprato il mio secondo obbiettivo per la Reflex e alcune lenti Close Up (l’obbiettivo Macro costa troppo per il mio portafoglio). Devo dire di avere anche un buon senso dell’estetica e un buon intuito, considerando che spesso scatto a occhio e sentimento.

Dopo un corso di astronomia, che ho seguito un po’ di tempo addietro, mi sono appassionata anche di fotografia astronomica e quel pazzo di mio marito, a fine corso mi regalò un bellissimo telescopio motorizzato Celestron che, ahimé, ho usato pochissimo. A Bologna è dura, c’è troppo inquinamento luminoso… però mi sono ripromessa di usarlo prima possibile e spero davvero di riuscirci. E’ un peccato tremendo fargli prendere della polvere nell’armadio.

Come ho detto due Listography fa, altri hobby che ho da sempre sono il videogioco e il modellismo. Ci sarebbe anche viaggiare, ma lo definirei più una sfrenata passione, che un banale hobby.

Per un pochino di tempo, a periodi alterni, mi sono dilettata con la pasta di sale, col Das e col Fimo. E’ rilassante smettere di lavorare con la testa e concentrare tutta l’energia sulle mani. Ho costruito uno chalet che ho regalato per Natale a mia suocera, la facciata di una casetta, un faro (soprannominato da me “Faro di Pisa”, perché pende), una miniatura di Gon di Masashi Tanaka e qualche altra sciocchezzuola. Anche a quest’hobby penso spesso, perché amo staccare il cervello e usare le mani. Ora, ad esempio, mi diletto con il modellismo, nello specifico aerospaziale, ma ho un neonato progetto in testa, che voglio assolutamente realizzare e che nulla ha a che fare con le astronavi, bensì col miniaturismo edilizio.

Mi diverte molto anche cucinare e sono piuttosto bravina sia col dolce che col salato (veg), ma lo farei diventare un vero hobby solo se avessi una giornata di 512 ore e una cucina più grande e attrezzata. Al momento mi diletto a farlo soltanto se ho delle cene importanti con ospiti numerosi. Altrimenti un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino e via.

Per un periodo ho fatto anche Tai Chi Chuan e per qualche misteriosa ragione non riesco a vederlo soltanto come un’arte marziale o uno sport, rispetto, ad esempio, a quando praticavo nuoto o tennis. Chissà, forse proprio perché mi aiutava a staccare la testa dal resto e a spostare l’attenzione sul mio corpo, a concentrare l’energia sui palmi delle mani, sulle piante dei piedi, sui Dan Tian. E’ una disciplina meravigliosa per il corpo, ma soprattutto per l’Anima. Mi piacerebbe un giorno vincere la mia atavica pigrizia fisica e tornarci.
Vi presento la mia musa ispiratrice e vi dico che no, non è un video in slow motion, ma è lei che è incredibile. Si chiama Junko.



Stessa cosa col tiro con l’arco, che prima o poi sicuramente farò. Ho provato questa esperienza mesi fa ed è stato amore a prima vista, quindi vorrei fare un corso appena possibile. Sarà anche considerato uno sport esattamente come il Tai Chi Chuan, ma vi assicuro che, anche se non sembra, ha moltissime affinità con quest’arte marziale.

Insomma, come avrete capito potrei continuare, ma mi fermo qua perché questi che ho elencato sono i miei hobby più importanti e penso di avervi scartavetrato gli zebedei a sufficienza. Dico bene?

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