Vi giuro che non so nemmeno da che parte cominciare a scrivere questa recensione.
Questo è uno di quei rarissimi momenti dove vorrei avere un canale Youtube in stile Synergo con il suo Cose dell’altro Cinema o insieme a Redez, Quei due sul server, per poter parlare a ruota libera di quello che ho provato giocando a Life is strange. Probabilmente farei una recensione come quella che lui ha fatto per In compagnia dei lupi. Una recensione piena di passione, emozioni e ardore, perché Life is strange non è un banale videogioco, ma un piccolo capolavoro videoludico.
Era dal 1996 che aspettavo un gioco simile e finalmente il sogno è diventato realtà.
Life is strange ha aperto un’era, ha modificato il modo di vivere le avventure grafiche, ispirandosi alle meccaniche di The walking dead della Telltale Games ed elevandole all’ennesima potenza in quanto a narrazione, grafica, sonoro (che da solo vale oro) e sceneggiatura. Più che un videogioco, ha tutto l’aspetto di un romanzo, anche soltanto per il fatto che affezionarsi ai personaggi o entrare in empatia con loro, è dannatamente semplice.
Fini intenditori come Synergo hanno colto aspetti di In compagnia dei lupi che in pochissimi hanno colto e dietro le quinte di Life is strange ci sono implicazioni che, nonostante siano completamente diverse, hanno lo stesso spessore.
E’ necessario osservare Life is strange non soltanto con gli occhi, ma anche con quel pezzetto della nostra anima che solitamente riserviamo a un tramonto in riva all’oceano.
Non aspettatevi una recensione tecnica alla The Game Machines, ma piuttosto romantica alla Adventure Planet, anche se non ne sono sicuramente all’altezza.
Vedete? Tergiverso. Se avessi un canale sul Tubo e facessi una videorecensione, mi accorgerei di essere logorroica e in fase di montaggio taglierei qua e là, ma purtroppo per voi io ho il pallino della scrittura ed ecco che finisco per non tagliare proprio un bel niente e anzi, per blablaare oltre il necessario.
Life is strange
Gli sviluppatori di questa meraviglia sono i palindromi Dontnod Entertainment . Un team parigino noto anche per aver dato vita a Remember me, del quale farò una recensione a parte più avanti. A pubblicarla, invece, è la famossima Square Enix e le piattaforme sulle quali è possibile giocarci sono svariate. Personalmente ho giocato a quella per PC.
Life is strange è un'avventura grafica interattiva a episodi, in terza persona, e con un gameplay decisamente diverso da quello al quale siamo da sempre abituati. Il gioco conta cinque episodi, che seguono però un’unica trama.
La storia ruota attorno alla diciottenne Max, ovvero Maxine Caulfield, personaggio ispirato in parte a Il giovane Holden di J.D. Salinger, col quale condivide infatti anche il cognome (ammettetelo, quanti di voi l’avevano notato?).
Max, nata ad Arcadia Bay e trasferitasi a Seattle quando aveva 13 anni, ritorna nella sua città natale dell’Oregon per studiare, essendo stata accettata alla prestigiosa accademia d’arte di Blackwell, sovvenzionata dalla potente famiglia Prescott, che in città ha le mani in pasta un po’ dappertutto. Max, appassionata di fotografia, non gira mai senza la sua Polaroid e sogna un giorno di diventare una grande fotografa.
Torna quindi ad Arcadia Bay armata delle migliori intenzioni, carichissima al pensiero di seguire le lezioni di fotografia dello stimato professor Mark Jefferson, sua grande fonte di ispirazione, ma anche visibilmente emozionata e attanagliata dal sottile senso di colpa per aver abbandonato cinque anni prima la sua migliore amica Chloe, che aveva per altro appena perso il padre in un terribile incidente stradale, con la quale dovrà prima o poi inevitabilmente parlare e anche scusarsi per averla in qualche modo lasciata a soffrire da sola, proprio quando aveva più bisogno di aiuto.
Max, giunta a scuola e stabilitasi nella sua nuova stanza del campus, tergiversa in preda alle emozioni e decide di non recarsi subito a trovare Chloe e sua madre. Cinque anni di totale silenzio sono un grande ostacolo per lei e colpa e imbarazzo si fondono diventando un freno alle sue buone intenzioni. Durante una lezione del professor Jefferson, Max crolla improvvisamente in una specie di strano sonno e in questo particolare stato psichico alterato, ha una visione terrificante.
Lei, sul promontorio presso il faro di Arcadia Bay, al centro di una tempesta violentissima che porta morte e devastazione sulla piccola città.
Ritornata in sé, ma ancora scossa, al termine della lezione si reca in bagno e assiste, nascosta dietro un angolo, al furibondo litigio fra una strana ragazza punk dai capelli blu, che non sembra far parte della scuola, e Nathan Prescott, figlio del potente Sean Prescott, nonché compagno di corso di Max. La ragazza coglie qualche dettaglio del loro alterco e capisce che si tratta di un affare di droga. I due arrivano alle mani, quando inaspettatamente Nathan estrae una pistola e nella colluttazione parte un colpo che uccide la ragazza.
Sotto shock, istintivamente Max punta le mani avanti, come a voler dividere i due e fare da scudo alla ragazza e lì, in quell’istante, accade qualcosa di assurdo: il tempo comincia a scorrere velocemente all’indietro, come il nastro di una videocassetta, e Max viene di nuovo catapultata alla lezione del professor Jefferson, come non fosse mai accaduto nulla.
Seduta di nuovo sulla sua sedia, al centro dell’aula di fotografia, riascolta le parole del professore e rivede accadere le stesse cose nell’identico ordine di pochi minuti prima. Un deja-vu colossale in pieno stile Ricomincio da capo, le fa intuire che forse quell’alterco non è ancora avvenuto e che quindi è ancora in tempo per salvare la ragazza da morte certa.
Al termine della lezione Max torna quindi in bagno di corsa e come previsto, nascosta dietro l’angolo, vede entrare la ragazza dai capelli blu e Nathan. Un attimo prima che i due arrivino alle mani, Max fa scattare l’allarme antincendio alle sue spalle, interrompendo così il litigio e salvando la vita alla sconosciuta.
Da qui, parte tutta la splendida trama, che non vi svelerò, per non spoilerare nulla.
Max, conscia del suo pazzesco potere, potrà riavvolgere il tempo a suo piacimento, aiutando così diverse persone e risolvendo più di un mistero. Mentre la storia si dipana però, arriveremo a capire che non sempre sarà giusto, o semplice, sfidare il destino.
Chi è la ragazza con i capelli blu? Salvarla ha alterato la linea temporale in modo irreversibile? Con quali conseguenze? Chi è Rachel Amber, la bellissima ragazza scomparsa sei mesi prima, il cui volto tappezza tutto il campus? E’ stata rapita o è semplicemente fuggita? Nathan Prescott è davvero così pericoloso? E quella visione della tempesta perfetta, è una premonizione? Sta per accadere davvero qualcosa di terrificante sulle coste dell’Oregon, che spazzerà via la pacifica cittadina di pescatori o è stato solo un sogno?
Starà al giocatore scoprire i segreti di Arcadia Bay e della sua accademia d’arte, manipolando il tempo a piacimento, facendo scelte spesso moralmente discutibili, che cambieranno il corso della storia e il comportamento delle persone attorno a Max, scelte che genereranno butterfly effect, scelte che ricadranno nella teoria del caos. Sappiamo riavvolgere il tempo, anche se non ci è dato sapere come e perché.
Il cuore del gioco è proprio questo. Il tempo.
A differenza delle normali avventure punta e clicca, in Life is strange la colonna portante di tutta la trama è la possibilità di scegliere azioni diverse e diversi dialoghi, riavvolgendo il tempo in precisi checkpoint narrativi, alterando così il corso degli eventi e le linee temporali, anche a lungo termine. Una scelta fatta nel primo episodio, potrebbe influenzare il corso degli eventi nel quarto, per dire, e non sempre sarà facile capire le implicazioni delle nostre decisioni, che magari inizialmente ci sembreranno nel giusto, ma che forse tanto nel giusto non erano (o viceversa). Una volta che un evento o un dialogo viene riavvolto, l’informazione acquisita prima del riavvolgimento resta in possesso di Max, utile quindi per essere riutilizzata eventualmente in un futuro più o meno alternativo. Inoltre, il Tempo è una costante (e perdonate il controsenso) anche dal punto di vista registico, perché Max in molte occasioni avrà modo di ricordare il suo passato, la sua infanzia, i giochi con la sua amica del cuore.
Come potete intuire, Life is strange è un gioco altamente rigiocabile e anzi, consiglio caldamente di giocarlo più volte.
Non fatevi ingannare dall’apparente Teen Drama, perché Life is strange non lo è. E’ vero, ne ha tutti gli ingredienti principali: una scuola, un manipolo di teenagers che sulle prime possono sembrare stereotipati, come la cheerleader, il bullo, lo sfigato, la bruttina e la santarellina; un club esclusivo per studenti vip; più di un mistero da svelare e un superpotere allettante che chiunque di noi vorrebbe possedere, ma non abbiamo assolutamente a che fare con il Twilight di turno.
Questa storia appassionante, e devo dire piuttosto longeva se vogliamo davvero fare, ragionare e leggere tutto quanto, parla anche di temi attuali come il cyberbullismo, la depressione, il suicidio, i rapporti familiari difficili.
La sua regia, la sua direzione artistica, le sue musiche, vi terranno incollati alla sedia per ore. Gli enigmi, se così vogliamo scorrettamente chiamarli, non sono troppo ostici se non in qualche spezzone, ma scorrono fluidi insieme alla trama altamente cinematografica. Le ore passeranno senza che ve ne accorgiate, perché Max manipolerà anche il vostro, di tempo.
Comparto tecnico
La storia si svolge nell’apparentemente pacifica cittadina di Arcadia Bay, sulle coste dell’Oregon, ai giorni nostri. Location e stagione autunnale sono stati scelti accuratamente dal team di sviluppo, dopo un’approfondita ricerca sia on site che su Street View. Viaggiando lungo le coste del Pacifico, verso nord ovest, il team ha ricostruito una realistica cittadina che è un perfetto mix fra Cabot Cove (Murder she wrote, La signora in giallo), Twin Peaks e Haven (serie TV tratta dal libro Colorado Kid di Stephen King – ricordate la mia recensione?). E’ assai probabile che sia stata presa come modello la reale Tillamoock Bay e vi sfido a scoprire quale indizio vi può portare a capirlo. : )
Il co-fondatore della Dontnod, Jean-Maxime Moris, ha dichiarato:"Il Pacifico del Nord-ovest era il posto perfetto dove ambientare il gioco e, nel processo di sviluppo, fu la prima cosa che scegliemmo. Questo è perché volevamo dare al gioco un sentimento di nostalgia e di autunno e in termini di colore... per me è davvero uno di quei posti che porta quel sentimento di nostalgia, positivamente intendo. Questo senso di guardare dentro se stessi".
Pensate che tutte le texture sono completamente dipinte a mano, regalando così al giocatore un ulteriore senso di realismo e meraviglia. Life is strange è quindi anche ricerca di perfezione, arte ed estetica. E’ un gigantesco dipinto che evoca emozioni, ricordi e nostalgia. Arcadia Bay sembra quasi un luogo di confine fra lo spazio e il tempo e si ha l’impressione che quella piccola comunità viva al centro del nulla. In the middle of nowhere.
Ogni episodio è curato nei minimi dettagli sia dal punto di vista delle texture che di ogni altro aspetto, dal sonoro alla regia, ed è stracolmo di Easter Eggs da scoprire man mano che la trama si srotola insieme alle nostre scelte. Gli appassionati di storie e ambientazioni alla X-Files, Twin Peaks, Haven, Il silenzio degli innocenti, Seven, Doctor Who e persino Star Trek (e molto altro), avranno di che divertirsi.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima e non mancano momenti di ilarità o scene profondamente commoventi. Non vi dirò in quali momenti, ma io ho persino pianto e fidatevi, non mi capitava dai tempi di To the Moon.
Dal punto di vista dell’immersività, il caposaldo è dato dall’emotività molto realistica dei personaggi, dei quali scopriremo piano piano risvolti psicologici e caratteriali inaspettati. Finirete per sapere i nomi di tutti i personaggi a memoria (e son tanti) e provare per ognuno di loro un sentimento diverso.
Il comparto audio (effetti e OST) è perfetto e vanta una colonna sonora personalizzata creata ad hoc da un team di musicisti di una certa fama. Le influenze, sia come atmospheres che come sonoro, di Heavy Rain, Silent Hill, Beyond e in piccola parte di Gone Home, si fanno sentire, rievocando nel giocatore quella particolare sensazione che si prova quando ci si immerge nelle atmosfere ovattate e avvolte dalla foschia che caratterizzano la foresta e la sonnolenta cittadina di Twin Peaks.
Dal punto di vista grafico, la versione migliorata dell’Unreal Engine 3, rende effetti come luce, profondità di campo e giochi di chiaroscuro, davvero splendidi. La modellazione dei personaggi e dei loro movimenti è ottima, malgrado il labiale qualche volta non sia perfettamente in sincrono, e anche la scioltezza dei dialoghi estremamente realistici e doppiati magistralmente, privi di spiegoni inutili e ammorbanti, coinvolge totalmente il giocatore. La voce di Max, quasi sussurrata e dolcissima, è un piacere da ascoltare.
Termino questa lunga recensione con una notiziola succosa: Il co-fondatore del team Dontnod ha recentemente confermato l'esistenza di Life is Strange 2 e io non vedo l’ora di metterci le mani sopra.
Nel mentre, aspetto con ansia anche il prossimo lavoro dei Dontnod; Vampyr. Del resto... a chi non piacciono i vampiri?
Life is strange
Bellissima recensione. Sicuramente poco "tecnica" ma molto personale.
RispondiEliminaGrazie mille per la visita e per i complimenti. Del resto non è il mio mestiere (purtroppo) quello di recensire i giochi. La mia è solo una grande passione. :) Torna a trovarmi e magari dammi un parere sulle altre recensioni che ho scritto, se ti va. Buon Natale!!!
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