mercoledì 18 dicembre 2019

InterView: Scozia - Luca

18 dicembre 0 Comments

Buongiorno, cari Naviganti!
Eccomi di ritorno con un'altra intervista dedicata ai viaggi e ai posti che restano nel cuore... oggi ospito Luca, amico e collega di lavoro che condivide con me uno strano sentimento, ovvero un amore inspiegabile e incondizionato per un luogo in particolare, un amore nato persino molto tempo prima di visitarlo. Sto parlando della Scozia! 
Prima di leggere la bellissima intervista che mi ha rilasciato, voglio però ringraziarlo per il tempo che mi ha dedicato e per l'impegno col quale si è gettato a capofitto nell'impresa.
E ora... andiamo in Scozia! 


Edimburgo. La prima tappa di una vacanza lunga 21 giorni. La prima domanda è: perché proprio la Scozia e non un altro paese... che so... la Norvegia? E cosa ti è piaciuto in particolar modo di questa città?


Perché la Scozia per me è stata da sempre... la Scozia! Sono innamorato della Scozia fin da quando ero bambino, non c'è un particolare motivo: non nutrivo una particolare attrazione per i fantasmi, né tanto meno allora ero attratto dal whisky, che ho imparato ad apprezzare un po' più avanti, né particolarmente dalle cornamuse o dal kilt. Semplicemente l'amore è nato così... o forse è sempre stato dentro di me, considerando anche le esperienze avute durante il mio viaggio.

Durante la seconda tappa, ti è giusto accaduto un fatto che ha dell'incredibile. Hai voglia di raccontarcelo?

Siamo arrivati e abbiamo soggiornato due giorni a Edinburgo, poi siamo partiti per il viaggio vero e proprio. La prima tappa prevista era un B&B a Pitlochry, paesino di cui ignoravo completamente l'esistenza. Beh. stiamo entrando nel paese quando vediamo un cartellone che pubblicizza una rappresentazione in costume che si sarebbe tenuta nel campo degli Highland Games.

"Che bello! Andiamo?" Chiedo ai miei compagni di viaggio.

"Figurati! Chissà dov'è!" Replica la mia fidanzata di allora (sempre pronta all'avventura...).

A questo punto, di getto e senza che avessi avuto il benché minimo sentore di localizzazione del posto ho detto:

"E' più avanti... basta voltare a sinistra alla seconda strada..."


Siccome guidavo, io sono andato avanti ed effettivamente, alla seconda a sinistra e poi, di nuovo a sinistra abbiamo trovato il campo degli Highland Games con tutti gli scozzesi schierati nelle loro uniformi (kilt e tutto il resto). Poi le cornamuse hanno intonato le prime note. La cosa strana è che ho puntato dritto e convinto verso il posto, senza che avessi nessun indizio di dove potesse essere. 
Come se lo sapessi già...

Quali sono stati i luoghi che hai visitato fra Aberdeen e Aultbea?

In realtà solo due: Forres e Loch Ness.
Il primo, in realtà, dice poco: in effetti non abbiamo avuto nessun ricordo particolare se non la visita al pub del paese (siamo entrati e tutti ci hanno guardato come se fossimo gli unici bianchi in un bar di Harlem...) e il tramonto alle dieci di sera. Del secondo cosa si può dire di più che non sia stato già scritto? Loch Ness, a guardarlo, è un lago normalissimo (neppure troppo bello), ma se lasci andare lo sguardo sulla superficie dell'acqua dalla riva piano piano fino alle acque più profonde, ti sembra veramente di vedere qualcosa (una gobba ?) che si muove là sotto. Senza contare il fatto che quando siamo arrivati all'Urqart Castle (ormai i ruderi) che domina il lago, ci ha accolto la silhouette di uno scozzese in costume, stagliato contro il lago che suonava Amazing Grace con la sua cornamusa... splendidamente coinvolgente. 
Se noi italiani riuscissimo a fare risaltare le nostre infinite vestigia così come fanno gli altri popoli con le loro poche cose, potremmo tutti vivere di rendita con il turismo.
Poi ci siamo immersi nel mare di erica delle Highlands, per arrivare su, fino a Aultbea, dalla signora McLennan... ferrarista convinta!



Cosa non bisogna assolutamente perdersi nella zona delle Highlands?

Semplicemente... le Highlands stesse! Le Highlands sono particolari: vegetazione generalmente bassa, cespugli di erica e cardi spinosi (il cardo è il fiore simbolo della Scozia, e questo la dice lunga...), strade strette, a una carreggiata con piazzole per fare passare le altre vetture e panorami brulli.
Occorre amare la terra selvaggia (ma non nel senso dell'Africa, con cui non ha assolutamente nulla a che fare, per fortuna).

Parlaci un po' dei castelli che hai visitato. C'è un posto che ti ha colpito in particolare, che magari ti ha suscitato emozioni forti e contrastanti?

Sicuramente i due castelli più "emozionanti" sono anche i più famosi: Dunnottar Castle (dalle parti di Aberdeen) ed Eilean Donan Castle (nelle Highlands). 
Dunnottar è un castello (più che un castello ormai sono rovine) arroccato su una scogliera cui si accede attraverso un sentiero stretto. Non è MAI stato conquistato, anche perché l'ingresso principale è protetto da un contrafforte naturale e le mura sono a picco sulla scogliera. E' consigliabile visitarlo in un giorno brumoso: in quel caso offre il meglio di sé! (A Dunnottar, Zeffirelli ha girato e ambientato il suo Amleto). 
Eilean Donan invece è di tutt'altro genere: è preferibile visitarlo in un giorno di Sole, è quasi intatto, spicca come la Luna piena nel paesaggio delle Highlands. E' sulla riva del mare e se si riesce ad aspettare il flusso di marea lo si vede passare da un castello appoggiato sulla battigia ad una semi-isoletta in mezzo alle acque... molto bello. (Ad Eilean Donan hanno ambientato parte del film "Highlander" con Sean Connery e Cristopher Lambert). 
Gli altri castelli sono tutti molto belli, ma sembrano quasi "normali" in confronto a questi due.



So che dalle parti del castello di Eilean Donan hai avvertito una sensazione unica, molto "strana", che si può riassumere dicendo che ti sei sentito finalmente "a casa". E' una sensazione che conosco bene che provo ogni volta che metto piede a Helsinki, ma vorrei sentire anche da te, come ci si sente sul serio, perché se non lo si è mai provato, è quasi impossibile da comprendere.

E' stata la seconda strana sensazione che ho avuto nel mio viaggio in Scozia (dopo quella di Pitlochry): stiamo scendendo verso Glasgow e ci fermiamo lungo la strada (in un punto nei dintorni di Corran, nella parte est della Scozia), scendo dall'auto e mi siedo su un sasso ai lati della strada guardando il Loch Linnhe: ho avuto la netta, chiara sensazione di essere arrivato a casa... come quando si torna da un lungo viaggio e si oltrepassa l'uscio della propria casa: un senso di pace e tranquillità che non ho provato nemmeno quando siamo tornati a Bologna, e che in realtà non ho mai più provato in tutta la mia vita (come per Pitlochry, non avevo mai sentito nominare Corran...)


Oban e il suo Whisky. Parlaci un po' di lei.

"Uisge beatha" (acqua di vita), potrebbe già dire tutto. In realtà le isole le abbiamo solo sfiorate e viste dalla costa (c'era chi non amava il traghetto sul mare un po' mosso), ma per tutto il tragitto nella parte nordest della Scozia la tappa nei pub a degustare il loro whisky (meno alcolico di quello esportato) bevuto suggendolo rigorosamente assieme all'acqua della sorgente con cui viene fatto, è stato un "must".



L'ultima tappa, prima di tornare a Edimburgo, se non erro è stata Glasgow. Ti ha colpito qualcosa di questa città, che magari non ti aveva fatto lo stesso effetto a Edimburgo?

Edimburgo mi ha ricordato la mia città: un centro storico caratteristico che ti accoglie e raccoglie, ti abbraccia con i locali caratteristici e le strade strette, il castello che ti domina e dall'altra parte la collina di Holyrood (ovviamente c'è anche la parte più periferica e moderna, uguale a tante altre città). 
Glasgow è completamente diversa: una città moderna che ricorda Milano o Torino, con molti più parchi e molto più verde sparso in giro per la città. In generale non ci sono cose particolari da vedere: cattedrali, musei e parchi. Però anche qua è successa una cosa particolare (nulla a che vedere con quanto mi è capitato a Pitlochry o a Corran).
A me piace il calcio e simpatizzo per una squadra scozzese: il Celtic di Glasgow, che è la seconda squadra della città (la prima è il Rangers). Il Celtic è la squadra di un quartiere di Glasgow e casualmente abbiamo prenotato il B&B proprio in quel quartiere, a due passi dal pub che è il ritrovo dei tifosi della squadra... non avrei potuto chiedere di più!



Veniamo a domande più prosaiche. Per noi italiani la gastronomia è una cosa sacra. Come e cosa si mangia, in Scozia?

Sono britannici, loro non mangiano, si nutrono.
Ho trovato molte differenze fra l'alimentazione delle Lowlands (tutte le regioni sotto la spaccatura del Loch Ness) in cui si mangia molto "all'inglese": carne, verdure cotte (rigorosamente non condite) qualche "pudding" e poco altro, e l'alimentazione delle "Highlands": più a base di pesce (soprattutto al nord), veramente squisito e di carne di pecora o montone (a chi piace) condito da molta più verdura cruda. 
Dappertutto gli immancabili "fish and chips" ambulanti (ovviamente molti di più nelle grandi città, piuttosto che nei paesini).
Nei pub non si mangia... si beve. 
Nel primo B&B mi hanno proposto tre tipi di colazione: all'inglese (con Black Pudding), alla scozzese (con Haggis) e all'europea (pane bianco, burro e marmellata). Le ho provate tutte e tre.
L'Haggis è fatto con le interiora di pecora... lasciamo stare! 
Il Black Pudding è fatto con del sanguinaccio di toro... per carità!
Mi sono buttato sull'europea! Anche se poi in seguito non ho disdegnato altre colazioni diciamo... "fantasiose": ho mangiato salmone ai ferri e anche aringa affumicata, entrambi deliziosi!
Menzione d'onore per le marmellate (arancia e fragola soprattutto) e per il burro (salato).

E le persone? Quali impressioni hai avuto sulla popolazione scozzese?

Sono estremamente cortesi con gli stranieri e, a differenza degli inglesi, cercano di farsi capire, anche se il loro dialetto è veramente terribile (a questo proposito rimando all'aneddoto che ho descritto più avanti). Nelle grandi città la vita è ovviamente più frenetica che nei paesi, ma ho notato che tutti frequentano molto i parchi (nota: io sono andato in Scozia d'estate... probabilmente d'inverno si vede meno gente in giro.)

Quali soluzioni hai trovato per soggiornare e per spostarti?

Abbiamo scelto di utilizzare la formula Full Fly&Drive, prenotando da qui sia il volo, che l'auto, che i vari soggiorni nei B&B: ci siamo trovati ottimamente; l'unica difficoltà è stata trovare i vari B&B (soprattutto nei paesini). 
La guida a sinistra non è risultata particolarmente difficile, basta avere un po' di attenzione soprattutto nelle rotonde, in cui si gira in senso opposto al nostro (sensazione stranissima !) ... e poi comunque i pedali dell'acceleratore, del freno e della frizione sono sempre nello stesso ordine!

Immagino che ti sarai portato a casa qualche souvenir! Cosa ti sei comprato per te, o da regalare ad amici e parenti?

Poca roba per me (solo un giaccone impermeabile Burberry e una bottiglia di whisky) e quasi nulla per gli altri (soliti ninnoli), anche perché le finanze erano limitate e i costi elevati (gli ingressi ai castelli costavano parecchio). 
Il giaccone mi è durato molti anni... la bottiglia di whisky, molto meno!



Se un giorno decidessi di fare il tuo stesso tour, quali consigli mi daresti, per vivere questo viaggio al meglio? Parlo di mezzi di trasposto, gastronomia, pernottamenti, abbigliamento, usi e costumi e luoghi che non dovrei assolutamente perdermi.

Io, ovviamente, non rifarei lo stesso percorso, se non per alcune tappe fondamentali (Edinburgo, i castelli più famosi), ma consiglierei a tutti di fare, più o meno, il percorso che ho fatto io, con le stesse modalità: avere già tutto prestabilito può sembrare poco "nomade" ma, soprattutto nelle località più conosciute il turismo è veramente tanto e andando alla ventura si rischia di non trovare posto. E comunque consiglio un viaggio il più possibile "itinerante": non esiste un posto che meriti una tappa più lunga di quattro giorni al massimo (nemmeno Edinburgo).

Ci racconti un aneddoto che ti è successo in loco?

Nulla di particolare, ma che rende l'idea del clima scozzese. L'ultima tappa del viaggio è stata di nuovo Edinburgo e l'ultima sera prima del rientro abbiamo deciso di farci l'ultimo fish and chips. Era sera e la temperatura sarà stata intorno ai 22-23 gradi, noi eravamo vestiti con magliette e pullover mentre il ragazzo del carretto del Fish&Chips era in t-shirt. Per tutto il tempo della nostra permanenza in Scozia il tempo era stato più che clemente: sempre Sole (o comunque niente pioggia) tranne il giorno in cui abbiamo visitato il Dunnottar Castle: giorno di bruma e nebbiolina (che metteva in risalto i ruderi), così abbiamo commentato positivamente con lo scozzese la nostra fortuna in quel periodo:

"E' una bella estate, vero ?" commentiamo.

"No, it is not." Risponde lui.

"Why?" Chiediamo stupiti.

"It is a TORRID summer!" Replica.

Al che io guardo la mia fidanzata di allora chiusa nel K-Way imbottito con il bavero rialzato... e per fortuna non commento.

Se la Scozia fosse:

Un colore: Blu.
Un libro: Il signore degli anelli.
Un sentimento: Serenità e amore.
Un suono: La cornamusa (capisco che è scontato, ma è così).
Un sapore: Il whisky (idem).


Ecco la solita, ultimissima domanda alla Marzullo. Ovvero fatti una domanda e datti una risposta su questo straordinario viaggio, che immagino rifaresti senza ombra di dubbio!

Ovviamente lo rifarei anche domani.
La domanda è: Cosa mi è rimasto dentro della Scozia?
Risposta: La Scozia !
Molto alla Marzullo.

P.S. Ti ringrazio per avermi fatto fare quest'intervista... mi ha fatto ritornare dentro a una delle cose più belle della mia vita!

Luca

domenica 20 ottobre 2019

InterView: 22 Giorni in Tibet - Rita

20 ottobre 0 Comments

Bentrovati, cari Naviganti! 
Eccomi di nuovo qua a parlarvi di un altro viaggio, questa volta intrapreso da una collega e amica di nome Rita. Andiamo quindi a leggere la sua bellissima intervista e a gustarci i suoi scatti. A tal proposito voglio ringraziarla pubblicamente per almeno 3 cose. La prima è l'impegno messo nel redigere questa stupenda intervista, la seconda sono le fotografie che hanno superato le mie aspettative (sono stata davvero indecisa su quali usare, perché sono tutte bellissime) e la terza, beh... lei sa a cosa mi riferisco ;)

Ciao Rita! Prima di tutto grazie mille per il tempo che hai deciso di dedicare al mio blog! Iniziamo subito con una domanda facile facile. Perché hai scelto proprio il Tibet, per questo tuo ultimo viaggio?

Perché era (e rimane un po') un paese abbastanza misterioso per me; perché ha una caratteristica evocativa; perché ultimamente mi piacciono abbastanza le montagne; perché era nella lista "viaggi che vorrei fare" e perché il mio abituale compagno di viaggio mi ha chiesto: "Cosa ne dici del Tibet?"

Quali tappe hai scelto?

Le tappe non le ho scelte io, vedi risposta 4.

C'è un luogo in particolare che ti ha colpita? Un villaggio, una chiesa, un mercato, ecc... e perché?

Nell'ordine: il Potala e lo Jokhang Temple a Lhasa e la città di Lhasa; il regno di Guge all'estremo ovest del Tibet e il Monte Kailash. Il Potala mi ha colpito perché è imponente e stupefacente solo vederlo da lontano; rimane uno dei rari esempi - e comunque il più bello - dei luoghi sopravvissuti della civiltà tibetana; è stata la residenza dell'ultimo (XIV) Dalai Lama prima che fuggisse in India ed è stato per secoli un importante testamento della cultura del Tibet e del credo della sua popolazione e viene visitato prevalentemente da tibetani che arrivano dai territori più sperduti del Tibet; è patrimonio dell'UNESCO.



Il Jokhan Temple (Casa del Budda) mi ha colpito perché è il centro spirituale del Tibet e la meta più sacra per tutti i pellegrini buddisti tibetani; nella sala centrale si trova l'oggetto più antico e prezioso del Jokhang, una statua a grandezza naturale di Sakyamuni, quando aveva 12 anni. Questa venne portata in Tibet nel 700 d.C. ed è tutta dorata ornata di gioielli. I pellegrini si prostrano davanti a questa statua da secoli. E' la più sacra agli occhi del popolo tibetano. Il tetto del Jokhang offre una splendida vista del Barkhor (circuito pellegrini) e del Palazzo Potala. I tetti d'oro sono superbamente realizzati con numerosi uccelli, animali, campane ed altre figure complesse.

Il regno di Gughe, ad ovest del monte Kailash, è una regione di vastità e bellezza meravigliose, che stupisce per la cromaticità delle erosioni e dei suoi canyon e che conserva antichi resti di cittadine che sembrano fondersi con le falesie rocciose e il panorama. A Gughe si visitano i siti più importanti: Toling, che fu il monastero principale di questa vasta regione del Tibet, dove sono sopravvissuti stupendi affreschi nel Tempio Rosso e nel Tempio Bianco che, secondo il Prof. Tucci, costituiscono l’esempio più elevato dello stile artistico del Tibet Occidentale. 



Quindi Tsaparang, la grandiosa città rupestre che fu capitale del regno: dall'aspetto misterioso, trasporta in un mondo fuori dal tempo ai cui piedi vivono piccole comunità rurali, si possono scoprire affreschi di impareggiabile bellezza nascosti tra le grotte.
Se non hai sette anni di tempo per trovare te stesso tra le montagne del Tibet, come il protagonista del film di Jean-Jacques Annaud, puoi comunque toccare il vertice della spiritualità con un trekking: quello che conduce alla pianura di Barkha, dalla quale si erge come un gigantesco chörten (stupa o reliquario) o altrimenti ribattezzato in italiano, il 'Panettone', il Monte Kailash. Venerata da oltre un miliardo di fedeli buddhisti e hindu, e bon (antica religione pre buddista) e da altre 3 religioni che si possono definire "minori", la montagna più sacra dell'Asia tocca il cielo con i suoi 6714 metri. Dalle sue vette nascono i quattro principali fiumi del continente: ossia l'Indo, il Sutlej, il Brahmaputra e il Karnali, si capisce perché il luogo sia considerato il centro del mondo, anzi, l'ombelico del mondo!



Tibetani e indiani ritengono di dover compiere un pellegrinaggio presso il Kailash almeno una volta nella vita. Il percorso consiste in un giro rituale attorno alla vetta lungo circa 53 chilometri e alla quota media di 5000 metri fino nel punto più alto: il passo Dolma La a 5630 metri. Il pellegrinaggio sul solo versante tibetano è praticabile con un cammino di tre giorni, ma molti devoti lo percorrono in un solo giorno oppure in molti giorni, perché fanno 3 passi alla volta toccandosi fronte, cuore e labbra, si prostrano per terra, si rialzano e rifanno 3 passi, ecc... per 53 km! Il tutto affrontato con sofferenza, perché elemento essenziale della redenzione: compiendo l'intero circuito (Kora) di pellegrinaggio intorno alla vetta si cancellano i peccati di tutta una vita.



Io l'ho fatto... e non lo rifarò mai più. Ritengo che se una persona non è credente può tranquillamente evitare di fare questo sacrificio :) 
Il percorso, faticoso e in alcuni punti molto impervio è popolato da pellegrini la cui vista ti aiuta a distrarti dalla fatica; il panorama è costituito da molte rocce dipinte e punteggiato da miriadi di bandiere di preghiere colorate, concentrate particolarmente sul Passo di Dolma La, dove si possono lasciare anche altre cose/oggetti perché possano essere portati via... con tutto quello la credenza consegue.
La montagna non è mai stata scalata da nessuno, poiché è considerata sacra da circa un quinto della popolazione mondiale e attualmente salirvi è proibito dalla legge, perché molti credenti vi vedrebbero una profanazione. 
Piccola curiosità... il governo cinese nel 1980 offrì a Reinhold Messner la possibilità di scalarla; ma lui rifiutò sostenendo che "violare il monte Kailash è come violare qualcosa nel cuore delle persone… Meglio cercare qualcosa di più difficile: il Kailash non è nemmeno così alto o impegnativo".



Sei andata in autonomia o hai fatto un viaggio organizzato?

In Tibet, o meglio, nella Regione Autonoma del Tibet (TAR) non ci si può andare da soli, minimo bisogna essere in due e per visitarlo è necessario essere in possesso di un permesso del Tibet Tourism Bureau (TTB); occorre anche dichiarare l'itinerario dettagliato dei luoghi che si intendono visitare, di conseguenza sono andata con Avventure nel Mondo, l'associazione culturale e agenzia con cui viaggio spesso e di cui conosco abbastanza bene la filosofia, quindi so cosa aspettarmi e cosa non aspettarmi dall'organizzazione. Dato quanto scritto sopra e per modesta esperienza personale in Cina, consiglio vivamente di affidarsi a qualcuno che sappia districarsi tra i molteplici ostacoli che s'incontrano prima e durante un viaggio in Cina.

Il rapporto con la popolazione in generale come l'hai trovato?

Cordiale le rare volte in cui si è potuto in qualche modo interagire. L'ostacolo linguistico è enorme e quindi... molti sorrisi e pseudo inchini, ma pochissimi dialoghi se non per contrattare qualche souvenir! Con la nostra guida Dawa, giovane tibetano, abbiamo scambiato chiacchiere, ma prevalentemente sui riti della religione buddista (era molto devoto) o sulla sua famiglia; molti argomenti è meglio non affrontarli in Tibet. In ogni caso si tratta pur sempre di gente di montagna... di poche parole :)

E' vero che il Tibet pieno di pace e spiritualità è un luogo comune che andrebbe sfatato? 

Abbastanza sfatato, sì. Diciamo che la tanto spacciata pace c'è. C'è nelle immense vastità delle montagne, valli o territori quasi totalmente privi di presenze umane. In quei luoghi sperduti e reconditi la pace è, si può dire, "fondante". I tibetani sono un popolo sì pacifico, ma i luoghi che abita, oggi come oggi, hanno caratteristiche abbastanza occidentalizzate, anzi, meglio dire cinesizzate (un termine che probabilmente non esiste, ma che rende abbastanza l'idea di cosa vorrei dire): piccole cittadine (in termini di estensione territoriale e di numero di abitanti) attraversate da enormi strade a 4 corsie illuminate, un crescendo di costruzioni edilizie, ristoranti all'interno di palazzoni in costruzione... insomma non è un gran bel vedere, ma... il ma è l'altra faccia della medaglia: se i cinesi non avessero intrapreso la costruzione di queste infrastrutture (gasdotti, ferrovie, aeroporti), non so come sarebbe la vita quotidiana dei tibetani (per chiunque abbia la curiosità di capire cosa possa significare la presenza o meno della Cina e delle infrastrutture consiglio un qualsiasi video riguardo al passaggio carrabile confine Tibet/Nepal: 147 km. Io l'ho fatto, ci ho impiegato 12/13 ore!). 



E' un discorso molto complesso, difficile e che coinvolge vari aspetti. Non ultimo quello che il Tibet dei Lama era un paese di tipo feudale; pochi lo sanno e quelli che lo sanno lo tacciono per ragioni a me sconosciute. Detto questo... parliamo della spiritualità. La mia impressione è che noi occidentali, poco avvezzi alla ritualità quotidiana, pensiamo che il Tibet sia un paese molto spirituale secondo il nostro immaginario. In effetti il popolo tibetano è molto devoto e frequenta i monasteri in modo massiccio, ma solo i monasteri e templi delle città più grandi come Lhasa o Kumbum. Quanto alla presenza dei monaci... se ne vedono molto pochi in giro per il Tibet e nei monasteri. La pratica di vederli girare con la ciotola per il riso non è più in uso e, a parte il loro meraviglioso saio rosso e/o arancione, anche loro si sono abbastanza occidentalizzati. E anche il nostro concetto di spiritualità va un po' rivisto! :)



Come hai trovato il clima?

Rigido, per me molto rigido. Temperature di giorno dai 10 ai 15 gradi massimo e con il sole, senza sole 8-10 gradi. Di sera si abbassano notevolmente e in base all'altitudine, ma vanno circa dai 10 agli 0 gradi. Abbigliamento da montagna per i freddolosi come me compreso cuffia e guanti, un po' più leggero per le persone normali :) 
Le sistemazioni sono sempre state di livello medio o basso, nel livello medio si trovavano o le pompe di calore in stanza o molti piumini/coperte; nel basso solo molte coperte o il proprio sacco a a pelo pesante!

Quali difficoltà hai incontrato durante questo viaggio?

Personalmente nessuna, non è un viaggio easy o particolarmente comodo, ma basta prepararsi o essere abituati a viaggiare nelle condizioni del viaggiatore nel mondo e non ci saranno difficoltà.



Cosa ci racconti della gastronomia? Per un italiano è sempre traumatico mangiare all'estero. Lì, come ti sei trovata sotto questo aspetto?

Premesso che per me non è mai traumatico mangiare all'estero e non soffro di nessuna nostalgia culinaria neanche dopo 20 giorni, la cucina asiatica è tra le mie preferite. Certo, qui si parla di cucina proprio cinese, ma a me è piaciuta moltissimo! Molta verdura, poca carne, tofu, uova e anche frutta. L'unico appunto è che, nel nostro caso, abbiamo avuto sempre il pranzo compreso (io non sono abituata a pranzare in viaggio), ma sempre uguale: o riso e verdure o noodles e verdure. Entrambi anche con carne. Insomma pranzi noiosi, ma cene molto gustose. 



Per la colazione ce la siamo sempre cavata. Abbiamo acquistato nei market (e ce ne sono parecchi) i biscotti, e abbiamo apprezzato le loro colazioni spesso a base di omelette, scramble eggs, pancake, a volte yogurt, thè e/o caffè solubile e spesso pane più o meno tostato con una marmellata di fragole dal colore un po' inquietante oppure, per i forti di stomaco, la colazione cinese salata: zuppa e diversi intingoli di cui non mi sono particolarmente interessata.

Riguardo all'aspetto sicurezza/criminalità, si tratta di un paese dove si può stare tranquilli?

Tranquillissimi! I cinesi controllano tutto e tutti.

Ci racconti un aneddoto divertente che ti è capitato lì?

L'aneddoto divertente che riguarda me è capitato in Nepal nell'attesa del visto per la Cina... anzi direi all'aeroporto di Katmandu. Per il visto collettivo cinese servono almeno due foto tessera che dovrebbero avere delle misure precise e che trovi riportate sul sito apposito. Nel mio caso le dimensioni andavano bene, ma la mia faccia no! Nella foto avevo gli orecchini (giammai!) e soprattutto i capelli coprivano le orecchie! (orrore!). Quindi il paziente corrispondente addetto alla nostra cura del visto cinese, mi ha appoggiato ad un bel pullman, ha tirato fuori un cellulare cinese e mi ha fatto una bella foto senza orecchini e con i capelli dietro le orecchie! Benvenuta! 
Ma non è finita. Dopo due giorni che eravamo in Nepal, proprio nell'attesa di avere 'sto benedetto visto e l'autorizzazione per il passaggio in Tibet (non si può arrivare in aereo direttamente a Lhasa: o passi dalla repubblica cinese o dal Nepal), tra una visita alle città storiche della valle di Katmandu e una cremazione, riceviamo la telefonata del corrispondente addetto che ci dice che per la Sig.ra Rita c'è un problema e che mi devo recare all'ufficio immigrazione di Katmandu subito! Così faccio. 
Quando arrivo al cospetto del corrispondente addetto, lui molto preoccupato mi guarda e mi dice, testuale: "BIG PROBLEM MISSES RITA". 
Aiuto! Alla mia domanda "Perché, cosa è successo?", mi mostra il mio passaporto che, come gli altri, gli avevo consegnato all'aeroporto, e mi fa vedere che il visto Nepal c'era, ma non era stato vidimato dall'agente di frontiera all'aeroporto! Si erano dimenticati di apporre il timbro che vidimava la mia entrata! Infatti il corrispondente addetto mi dice che per i cinesi io risulterei clandestina! Risparmio la descrizione delle ore, dei personaggi e l'arrabbiatura che non ho potuto manifestare all'ufficio immigrazione di Katmandu per avere quel benedetto timbro. Basta girare il mondo per apprezzare le mezze ore di fila alla nostra posta! Tutto si è comunque risolto positivamente. :)



Un altro divertente, si fa per dire, aneddoto riguarda una mia compagna di viaggio. Il tutto avviene il pomeriggio prima di valicare confine Tibet/Nepal. La poverina ha cominciato a stare malissimo la mattina e dopo molti tentativi andati a vuoto di alleviarle il suo malanno e interminabili ore di trasferimento in pulmino arriviamo a Kyrong (ridente cittadina di montagna, molto piacevole), prefettura di Shigatse e la portiamo per sicurezza in ospedale (già l'aver trovato un ospedale!) 
Ospedale... non riesco a descrivere il luogo fatiscente, privo di personale, ma anche di ricoverati, per fortuna! C'erano 2 ragazzi giovanissimi: maschio e femmina che posso, esagerando, chiamare stagisti infermieri e un signore che abbiamo capito fosse il medico. Insomma... tra sfigmomanometri non funzionanti con scene comiche nel tentativo di farli funzionare, flebo inserita così... senza nessuna precauzione igienica e una app "parla e traduci" cinese/inglese e viceversa, la cui frase non dimenticherò mai: "La vostra amica non è in pericolo di vita", sono riusciti a farla guarire! :)

Quali consigli ti sentiresti di dare a chi volesse intraprendere un viaggio in Tibet?

Consiglierei di andare se si è molto motivati e appassionati di montagna o di territori aspri, ma spesso molto belli. Se si è disponibili a lunghi trasferimenti per arrivare a monasteri che possono lasciare a desiderare, sapendo che sono comunque le uniche cose da "visitare" e, soprattutto, se non si hanno delle enormi aspettative.



Cosa c'era nella tua valigia, prima della partenza?

Molte cose a me, fino a quel momento, sconosciute :) Abbigliamento da montagna, scarponi, bacchette, Diamox (un farmaco per il mal di montagna). Altre cose che si possono riassumere in "lo zaino del viaggiatore".

Se il Tibet fosse:
Un libro: Qualsiasi pubblicazione di Giuseppe Tucci o "Viaggio di una pellegrina a Lhasa" di Alexandra David-Néel
Uno stato d'animo: Meraviglia
Un sapore: Burro di yak

E' arrivato il momento Marzullo. Fatti una domanda (ovviamente sul Tibet) e datti una risposta! :)

Torneresti in Tibet? No, ma sono contenta di esserci stata.



domenica 1 settembre 2019

Until Dawn

01 settembre 0 Comments

Bentrovati, cari Naviganti! 
Eccomi di nuovo qua con un post dedicato ai Frammenti Videoludici!

Con qualcosa come 4 anni di ritardo sulla tabella di marcia, - ma a noi i giochi vecchi piacciono comunque, vero? - eccomi qua a parlare di Until Dawn.



Appartenente al genere survival horror, Until Dawn ha visto la luce nel 2015. Sviluppato dalla capacissima Supermassive Games, è uscito inizialmente in esclusiva per PlayStation 4, pubblicato quindi da Sony. 
I giocatori su PC, possono trovarlo grazie a PS Now, servizio di streaming ad abbonamento Sony, con cui è possibile giocare a centinaia di classici per Play 3 e molti giochi per Play 4.

Suddiviso in 11 capitoli, incluso il prologo, questo titolo mette la vita dei protagonisti nelle mani del giocatore, il quale dovrà fare le giuste scelte al fine di far sopravvivere tutti fino all'epilogo. Come s'intuisce, il gioco ci permette di controllare tutti quanti i protagonisti, uno alla volta. Un'elemento chiave di Until Dawn sono le scelte di dialogo, da cui dipendono i rapporti fra i personaggi e che possono cambiare per sempre l'esito degli eventi proseguendo nel gioco. Parliamo quindi di un titolo ad elevata rigiocabilità, che permette di assistere a diversi filoni narrativi e diversi finali.



Incipit, come sempre senza spoiler.

Il 2 febbraio 2014, Josh Washington, le sue sorelle Beth e Hannah e i loro amici Sam, Mike, Chris, Ashley, Emily , Matt e Jessica organizzano una festa in uno chalet di proprietà della famiglia Washington presso Blackwood Mountain.
Mike, Emily, Jessica, Matt e Ashley decidono di fare un scherzo ad Hannah, la quale, umiliata, fugge nel bosco che circonda la baita. La sorella Beth, vedendola correre fuori dal cottage, dopo aver tentato di svegliare il fratello Josh (ubriacatosi insieme all'amico di lunga data Chris), decide di inseguirla per farla tornare dentro. Dopo aver raggiunto la sorella, entrambe vengono inseguite da un misterioso individuo armato di lanciafiamme, il quale le stringe in un angolo in prossimità di un dirupo, da cui entrambe cadono. Questi eventi vengono narrati nel primo capitolo del gioco, che funge da prologo all'intera storia. 

Nel primo anniversario della scomparsa delle due sorelle, Josh invita l'intero gruppo di amici nuovamente al cottage, al fine di commemorarle insieme.

Non vado oltre, per non rovinarvi nulla della trama :)



Attori.

Until Dawn vanta un lavoro veramente ben fatto a livello di motion capture, grazie all'interpretazione di attori in carne ed ossa. 

Andiamo a vederne giusto qualcuno:

- Ashley è interpretata da Galadriel Stineman, attrice in svariati film e serie TV come Fame, True Blood, Bones, Major Crimes, Rizzoli & Isles, NCIS, Law & Order, ecc... così come Christopher, interpretato da Noah Fleiss (Law & Order, Fringe, ecc...) 
- Jessica è interpretata da Meaghan Martin, cantante, attrice e doppiatrice con un curriculum di tutto rispetto. 
- Joshua è Rami Malek, famosissimo protagonista di Mr. Robot, recente premio Oscar per la sua interpretazione di Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody e interprete di un sacco di altre pellicole famose. 
- Samantha invece è la bellissima Hayden Panettiere, attrice, cantante e modella. Ve la ricordate in Heroes?


Game Play.

Appartenendo allo stesso filone di Heavy Rain e Beyond Two Soul, Until Dawn è zeppo di bivi narrativi, quick time event dedicati alle scene d'azione e scelte (etiche e morali o meno) da fare che porteranno alla sopravvivenza o alla morte dei nostri eroi. Un gioco quindi molto più affine al cinema, che non alle classiche avventure grafiche. La trama, che controbilancia un sistema di game play piuttosto easy, è alla base di tutto. Lo scopo principale degli sviluppatori quindi, è quello di immergere il giocatore in una sorta di film interattivo, facendo vivere al possessore del gamepad un'esperienza cinematografica a 360 gradi. 
Si tratta sostanzialmente di un teen horror, ma attenzione; non fate l'errore di sottovalutare questa scelta stilistica, perché malgrado non sia un Silent Hill, che permea d'ansia ogni singolo minuto di gioco, Until Dawn regala svariati salti sulla sedia a un ritmo costante. 

Gli otto protagonisti vengono presentati tutti molto bene, soprattutto nella prima metà del gioco, e fin da subito si entrerà in empatia con i loro diversi caratteri, provando simpatia per alcuni e antipatia per altri e nonostante alcuni di loro sembrino relegati al ruolo di comprimari facendoci credere quindi di essere pedine sacrificabili, non sarà affatto semplice salvarli tutti prima dell'arrivo dell'alba, come ci viene richiesto al fine di raggiungere così uno dei finali migliori. Cosa che, vi avverto subito, al primo tentativo sarà quasi certamente impossibile.



Non c'è da preoccuparsi però, perché Until Dawn è stato pensato proprio per essere giocato più volte e le scelte che il giocatore farà, scatenando così un butterfly effect, sono sempre determinanti, cosa questa che non va mai dimenticata.   
Lungo gli ambienti sono sparsi diversi Totem di 5 tipologie (morte, guida, fortuna, perdita e pericolo), oggetti da trovare, capaci di mostrarci alcune "premonizioni", utili a comprendere come potrebbero andare i fatti in un prossimo futuro. Trovandoli tutti verrà sbloccato un video che mostrerà al giocatore i reali eventi del passato.  

Il comparto tecnico è di ottimo livello. Graficamente ben fatti sia gli scenari che la modellazione poligonale dei personaggi, in particolar modo dei volti. Riguardo al corpo, ahimé, in alcune scene i ragazzi sono un pochino "legnosi". 
Anche la colonna sonora è di altissima qualità e il doppiaggio inglese è praticamente perfetto, senza nulla togliere a quello italiano che è comunque di qualità.


  
Ci vorranno all'incirca 9 ore per portare a termine l'avventura durante la prima partita. In molte occasioni i quick time event purtroppo risultano più impattanti sulla trama di quanto lo siano i dialoghi o le scelte morali, e questo accade spesso verso la fine del gioco dove i SuperMassive volevano probabilmente portare in primo piano la parte action di un horror Movie. I comandi di gioco sono rapidi e intuitivi (la fase di tutorial spiega tutto molto bene) e ben si adattano alle funzioni del Dual Shock 4 (molto belle le sezioni dove bisogna tenere in mano il pad senza muovere un muscolo).

In conclusione Until Dawn ha tutte le carte in regola per essere un must della collezione di un possessore di PS4. L'atmosfera cinematografica c'è tutta e, seppure la trama tenda ad accelerare un po' troppo nel finale, l'interesse del giocatore non scema mai. Sul doppiaggio italiano si poteva fare qualcosa in più, ma in linea generale il risultato è più che sufficiente. Graficamente siamo appena un gradino sotto al blasonato Detroit, il metro di paragone per le avventure cinematografiche odierne, e siamo quindi ad ottimi livelli.
La rigiocabilità è ottima e in molti non si fermeranno fino a quando non avranno scovato il finale migliore. In ultima analisi Until Dawn è un must have per i fanatici delle avventure, ma anche per chi cerca una buona esperienza cinematografica da condividere in compagnia.

lunedì 26 agosto 2019

InterView: Helsinki - Alessandra

26 agosto 0 Comments

Buongiorno a tutti, cari Naviganti!
Oggi, dopo un sacco di tempo, torniamo a parlare di Finlandia! Se vi siete persi l'ultima intervista che ho fatto in merito, ovvero quella al grande Maurizio Margaglio, campione mondiale di danza sul ghiaccio e oggi allenatore della Nazionale Finlandese di pattinaggio, vi lascio i link della PRIMA e della SECONDA parte!

Oggi parliamo invece con Alessandra, una nuova amica che mi ha contattata prima di partire per avere qualche informazione e dritta sulla Finlandia e sulla sua capitale.

Sentiamo cosa ci racconta del suo recente viaggio! Le fotografie di questo post, sono scatti di Alessandra! 



Ciao Alessandra! Prima di tutto grazie mille per il tempo che hai deciso di dedicare al mio blog! Iniziamo subito con una domanda facile facile. Perché proprio la Finlandia?

Adoro la musica metal!E il freddo.Caratterialmente sono molto “nordica”.Mi piace l’ordine, la precisione, lo spazio personale, il silenzio…Sommando le cose, è stata un’evoluzione naturale venire a visitare la Finlandia… dopo anni di ricerca e risparmio.

Nel tuo viaggio, sei rimasta a Helsinki o hai gironzolato? Quali tappe hai toccato e quali intendi toccare nel tuo prossimo viaggio in terra Finlandese?

Ho fatto base a Helsinki per l’hotel e per gli spostamenti è molto comoda viaggiando da sola. Ma ho fatto una giornata a Tampere a visitare un’amica. Poi ho girovagato Helsinki in lungo e in largo (e in salita!)In totale son rimasta 5 giorni completi e me la sono girata molto con comodo, anche sapendo che ci sarei tornata.Infatti, ad ottobre ritorno, faccio tappa a Rovaniemi e tornando, qualche giorno a Helsinki per vedere quello che mi manca… ancora troppo!

Il tuo breve rapporto con la popolazione finnica in generale come è stato?

Contrariamente a quanto si pensi, è un popolo molto amichevole. Una signora in treno da Tampere, capendo che ero una turista, si è messa a chiacchierare e altre 2 persone poi si sono unite. Ed è ancora più sorprendente vedere quante persone sono state in Italia!



C'è un luogo che ti è rimasto particolarmente nel cuore? Quello che ti fa sospirare anche ora, quando ci pensi.

La chiesa nella roccia!

Cosa ci racconti della gastronomia finlandese? Per un italiano è sempre traumatico mangiare all'estero. Lì, come ti sei trovata sotto questo aspetto?

Premesso che io mangio tutto e ovunque… una volta che ho carboidrati mi adatto bene al resto… Ma ammetto che ho mangiato veramente bene. E non parlo dell’hotel, ma di solito seguivo la gente e mi fermavo dove si fermavano i finlandesi. Quindi ho mangiato alle bancarelle del porto, in un ristorantino indiano dentro al centro commerciale, componevo il pasto tra un panettiere e una bancarella di frutta…

Piccolo aneddoto made in Italy: la sera prima di partire sono stata a cena dalla nonna, non avendo nulla in casa… e son tornata a casa con una schiscetta di insalata di riso, che mi sono portata con me. “Della serie, non sia mai che arrivi in hotel e ancora non sai dove andare a cenare, è tardi, è buio, sei stanca”. Quindi ero in hotel, con una pulla, una tazza di te caldo e l’insalata di riso della nonna. Alla schiscetta della nonna non si può dire di no… anche se immagino la faccia di chi ha passato lo zaino ai raggi X :)

E il freddo? Ormai, l'errata (o meglio imprecisa) convinzione che Helsinki e la Finlandia siano freddissime, ce l'hanno un po' tutti. In base alla tua esperienza, che ne pensi?

Anche qui, doverosa premessa, io amo il freddo e non lo soffro molto. A settembre non faceva freddo, con 10 gradi giravo tranquillamente con la felpa aperta e t-shirt a maniche corte. Come se fossi, se non anche meglio, qui in Italia.



C'è qualcosa che non capisci dei Finlandesi? Un atteggiamento, un'abitudine... usi e costumi... qualcosa che davvero fai fatica ad accettare perché lontano dal tuo modo di vivere?

Attraversano sulle strisce pedonali e tutti rispettano i semafori!Sembra assurdo, ma Milano è un corso di sopravvivenza essere in strada; pedone o automobilista che tu sia, sviluppa una capacità di adattamento che i navy seals ci invidiano.

Ci descrivi un po' la natura? Qual è il posto più bello, dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, che hai visto e che quindi consigli di vedere assolutamente?

Helsinki, rispetto al resto della Finlandia, è poco natura e più metropoli. Oltretutto è stata una vacanza più turistico-cittadina, ad ottobre è più into the wild… ma molto wild! Dalla nuotata nel ghiaccio alla cena coi Sami… a tutte le slitte che potrò fare…Ma la crociera è imperdibile!



Ci racconti un aneddoto divertente che ti è capitato quando eri lì?

Arrivo in stazione a Helsinki, il papà-radar capta che sono arrivata e mi chiama al telefono. Liquido in fretta perché sta arrivando il Taxi. Salgo, saluto in qualche lingua che vagamente si avvicinava al finlandese il taxista che mi fa “Ciao, come va?”3 ore di volo, 2500 e oltre km e becco il taxista che ha vissuto un anno in Italia e con cui ho parlato in italiano fino all’hotel… più sorpreso lui di me di vedere una ragazza in vacanza a Helsinki che io di trovare un finlandese che parlasse italiano…


Quali consigli ti sentiresti di dare a chi volesse intraprendere un viaggio in Finlandia simile al tuo?

Di farlo!Ho rimandato per troppo tempo per paura di chissà cosa ci fosse, di chissà quali difficoltà avrei incontrato, di chissà quali problemi avrei potuto avere…E alla fine è stato più incasinato muovermi nel parcheggio di Malpensa che tutto il resto.


Ti sei portata a casa qualche souvenir? Raccontaci cosa hai comprato! :)

Dei mini cioccolatini rotondi ricoperti di confetto alla menta, creme viso e colorate della Lumene (l’unica crema colorata della mia biancagione, 01 finlandese) e i catarinfrangenti da zaino… ottimi souvenirs, costo contenuto, utili e poco impegnativi come spazio e peso in valigia. Li consiglio!Qualche calamita per la famiglia, non amo fare souvenirs.Avevo anche preso 3 pulla da portare a casa… ma hanno trovato me sul loro ritorno a Milano. :)



Quale soluzione hai trovato per alloggiare e come pensi che ti muoverai la prossima volta?

Doveroso il Santa Claus Holiday Village a Rovaniemi e per Helsinki torno allo stesso hotel, almeno già conosco la logistica.E volo Finnair.

Hai avuto modo di testare la movida serale?

Ovvio! Vuoi andare fino a Helsinki e perderti un concerto al Tavastia?Eresia!Mi sono giustamente goduta il concerto dei 69 Eyes al Tavastia e un breve aftershow al Riff (il giorno dopo dovevo alzarmi troppo presto mannaggia).

Se la Finlandia fosse:

Un libro: frasario finlandese, l’ho comprato praticamente nella sala d’attesa dell’imbarco per il ritorno.

Uno stato d'animo: l’eco della goccia. Il movimento di ogni goccia, individuale, si fonde armonicamente con quello delle altre gocce, senza intralciarsi. Ma sul treno per l’aeroporto sentivo già la nostalgia.

Un sapore: cannella! Amo la cannella ma i dolcetti che vendevano nella panetteria del centro commerciale Kamppi, ne ho mangiati tantissimi ma sono ancora troppo pochi per esserne sazia!



E' arrivato il momento Marzullo. Fatti una domanda (ovviamente sulla Finlandia) e datti una risposta! :)

Se ti piace così tanto, perché non vai a vivere in Finlandia?

Io mi sono trovata bene, quasi meglio che in Italia. Ma una settimana da turista è troppo poca per giudicare.
La cosa che mi ha fatto più riflettere e dispiacere, è che Helsinki è una città a misura di essere umano, io ho una disabilità motoria e ho viaggiato da sola senza trovare alcun problema, per una settimana mi sono sentita “sana”.
In Italia sembra che ogni cosa sia creata per creare un ostacolo invece di aiutare…ed è triste fare questa riflessione sul proprio paese di nascita.

There's no place like 127.0.0.1