mercoledì 30 agosto 2017

#GuardaComeViaggio: Le abitudini di viaggio dei blogger - 2 parte

30 agosto 0 Comments

Buongiorno cari Naviganti! Come vi ho raccontato nello scorso post, la mia Folle amica virtuale, padrona di casa del Blog Profumo di Follia, ha lanciato un hashtag, per blogger viaggiatori e non, davvero carino e quando ho letto il suo post mi sono detta ok, facciamolo! E' proprio una bella idea.
Si tratta, in poche parole, di raccontare ai lettori del proprio blog (sia che parli esclusivamente di viaggi o, come il mio anche di altri argomenti) come viaggiamo noi amanti di trolley e passaporto. 
Ho diviso il post in sezioni, scopiazzando anche in questo l'amica Folle, ma mettendoci del mio. Ho creato una lista di 10 punti, divisi in due distinti post. Se vi siete persi il primo, fate un click qua, altrimenti continuate a leggere :) 
Vediamo gli ultimi 5:
6. COME MI SPOSTO?

Come ho detto nello scorso post, viaggiare in auto mi piace sempre meno, perciò scelgo mete visitabili con i mezzi pubblici. Autobus, corriere, tram, metro, taxi, funivie, battelli, biciclette o, ancora meglio, piedi. Visitando spesso capitali o grandi città (e non lande sperdute), la cosa mi risulta molto semplice e non ho mai avuto bisogno di noleggiare un'auto.

Al Canyon del Sumidero, Messico, un giro su una lancia a motore
Parigi l'ho visitata tutta a piedi, e non vi dico le vesciche (la metro l'ho presa solo per arrivare a La Défense), Helsinki è a misura d'uomo e la metro è necessaria solo per uscire dai confini della città, Praga pure, si gira bene e ho usato la metro solo perché era inverno e per strada si moriva di freddo, Monaco di Baviera ha dei mezzi fantastici e puntuali, Amsterdam si gira benissimo a piedi o in battello, così Tallinn... e via dicendo. Inquino meno, cammino di più e mi sento più sicura. Se poi devo spostarmi all'interno dello Stato, come quando mi sono gironzolata un po' di Olanda o di Finlandia, allora prendo treni o corriere.
7. DOVE MANGIO?

Ecco, al contrario dell'hotel, in questo caso le recensioni dei viaggiatori le guardo, ma ammetto di dar loro il giusto peso. Diciamo che un 50% dipende dalle recensioni e un 50% dal sentimento. Se un posto mi ispira può essere per il nome, per l'arredamento, per la posizione (magari sul porto) o per il menù con specialità tipiche del posto, ma anche la valutazione degli altri clienti è interessante.

Un simpatico avviso, appeso in una trattoria non lontano da casa, gestita da due ragazzoni :)
Di solito sceglievo posticini imboscati in vicoletti, poco "acchiappa turisti", con cucina casalinga e non costosissima, magari a gestione familiare. Ora, purtroppo, sono vincolata da mio marito. In quanto celiaco, possiamo fidarci solo di locali certificati AIC, quindi non ho più molta scelta, ma faccio comunque quello che posso per trovare sempre il gioiellino dove mangiare qualcosa di delizioso e tipico, seppur senza glutine. Anche la scelta della meta stessa del viaggio, ora è vincolata alla sua condizione e in alcuni posti, meno sicuri da questo punto di vista, preferiamo non andare.

8. COSA VEDO?

Lo ammetto: non amo i musei, a meno che non siano a tema scientifico o "strano" (tipo quello delle torture di Praga, per fare un esempio). Ho adorato il Deutsche Museum a Monaco di Baviera e quello di scienze naturali di Helsinki, ma i musei mi hanno decisamente stancato. Fin da bambina ne ho visti troppi. O si tratta di una mostra unica nel suo genere, come il Van Gogh Alive, oppure mi annoio, non c'è niente da fare. Ho visto, da poco, anche il bellissimo museo egizio di Torino, ma confesso che dopo un po' avrei voluto uscire, così come mi è successo al Louvre di Parigi. Mi piace l'Ateneum di Helsinki, ma di base solo perché c'è la mostra permanente del mio pittore preferito; Albert Edelfelt. Insomma, o il tema del museo è scientifico, o niente.

Tonnellate di salmone, al Kauppahalli, il mercato coperto al porto di Helsinki

Adoro perciò vedere tutto il resto. In particolare le strade, in negozi, i parchi, i porti, i laghi, i mercati (li adoro). Mi piace camminare tantissimo per le strade, sentirmi parte della città, entrare nei bar, prendere un caffè, parlare con la gente. Entrare in qualche chiesa se fuori fa troppo caldo, sdraiarmi su un prato mangiando frutta presa al mercato, se il clima è mite, chiudermi in un pub (o in uno dei suddetti musei) se fuori fa troppo freddo. Adoro girare in battello, sedermi in mezzo alla gente e guardarla, comprare cose stupide che costano pochi spiccioli, assaggiare porcherie locali, entrare nei supermercati a vedere cosa vendono di diverso rispetto ai nostri. Mi piace viverci, in quel posto.


Nemmeno i monumenti mi interessano molto, a meno che non siano davvero i simboli della città. Diciamo che vado di proposito a vedere solo ciò che è obbligatorio vedere. La torre Eiffel, per esempio, l'ho vista e ci ho passeggiato sotto, ma non sono salita. C'era un fila di gente spaventosa, perciò ne ho fatto volentieri a meno. 
Per fortuna mio marito è identico a me, nel modo di viaggiare, quindi anche sotto questo aspetto, ci siamo proprio trovati.
9. COSA COMPRO?

Di solito pochi pensieri per amici e parenti, ma non disdegno l'acquisto di qualche souvenir anche per me. Normalmente cerco di prendere cose utili e non soprammobili senza uno scopo, fatta eccezione delle calamite da frigo, che colleziono. Adoro portarmi a casa prodotti tipici del posto (vedi il salmone, ogni volta che torno dalla Finlandia), magari una maglietta o un souvenir particolarmente legato al luogo, ma tento sempre di evitare i cliché. A Parigi, per dire, non ho comprato la statuina della torre Eiffel, ma un ombrello con dipinto lo skyline della citta. Davvero carino e soprattutto utile, visto che un acquazzone ci ha colti alla sprovvista. 
10. COME TORNO?

Incazzata come un drago e con una voglia folle di ripartire prima di subito. Molto di rado invece, felice di ritrovare il mio letto, la mia casa, i miei cari. 
Quando torno da un viaggio importante ho almeno tre giorni di decompressione, dove sistemo i bagagli, incontro le persone alle quali ho preso un pensiero, metto a posto le millemila fotografie e inizio a capacitarmi di non essere più laggiù. 
Ah, una cosa: Spedisco ancora le cartoline! E voi?

La coloratissima camera d'albergo di Città del Messico
11. STRANE ABITUDINI.

Qua potrei quasi fare un copia e incolla del post della Folle. Anzi, lo faccio, ma con qualche appunto.

"Sull’aereo puoi mettermi in qualsiasi fila, ma preferisco stare accanto al finestrino. Dato che piace anche a Massimo, all’andata ci si mette uno dei due e al ritorno facciamo al contrario, come fanno i bravi bambini."

Invece mio marito sa che mi piace tantissimo e quindi sia all'andata che al ritorno, tenta di cedermi il posto accanto al finestrino, nonostante piaccia un sacco anche a lui. Un amore! C'è anche da dire però che, per questioni di sicurezza, tendo a non accettare quasi mai. Il posto sul biglietto deve corrispondere al proprietario dei chiapponi poggiati sopra, non si sa mai.

"Ogni volta che viaggio devo portare a casa almeno una cartolina e un souvenir. SEMPRE. Non si scappa. E devo portare qualcosa anche ai miei e ai miei suoceri, altrimenti mi sento una brutta persona."

La cartolina per me mi interessa meno, in compenso ne spedisco sempre molte ad amici e parenti nei primi giorni di viaggio. Nel mio caso non si scappa sull'acquisto della calamita da frigo e del pensiero per i miei suoceri che è rigoroso. Altrimenti sì, mi sento una brutta persona.

"Se la città che visito ha un Hard Rock Cafè devo andarci e comprare un souvenir anche lì, preferibilmente una spilla."

Idem, con la differenza che io mi porto a casa una felpa o una maglietta, di solito niente spille. Ancora mi mangio le manine per non aver comprato niente all'Hard Rock Cafè di Cancun. Mannaggia alla peppetta!

"La prima cosa che faccio appena metto piede nella camera dell’hotel è fare una foto per TripAdvisor o per il blog. La seconda è controllare che sia tutto come deve essere, pulito e in ordine."

Idem come sopra, ma le foto le faccio solo per il blog e non per TripAdvisor (di cui non mi importa un accidente). Foto alla stanza, giro di ispezione e verifica del funzionamento di tutto; luci, rubinetti, scarico del WC e consistenza del materasso. Ah, io dormo con due cuscini, uno sotto la testa e uno lo abbraccio per stare più comoda quando mi giro sul fianco, quindi una cosa che faccio immediatamente è andare alla ricerca del secondo cuscino.

Termino qua i due post dedicati all'hashtag #GuardaComeViaggio e vi invito a partecipare numerosi!

sabato 26 agosto 2017

#GuardaComeViaggio: Le abitudini di viaggio dei blogger - 1 Parte

26 agosto 0 Comments

La mia Folle amica virtuale, padrona di casa del Blog Profumo di Follia, ha lanciato un hashtag, per blogger viaggiatori e non, davvero carino e quando ho letto il suo post mi sono detta ok, facciamolo! E' proprio una bella dea.
Si tratta, in poche parole, di raccontare ai lettori del proprio blog (sia che parli esclusivamente di viaggi o, come il mio anche di altri argomenti) come viaggiamo noi amanti di trolley e passaporto. 
Dividerò il post in sezioni, scopiazzando anche in questo l'amica Folle, ma mettendoci del mio. Ho creato una lista di 10 punti, divisi in due distinti post. 

Vediamo un po' i primi 5:

1. COME SCELGO LA META?

Neuschwanstein, Baviera, Germania

Di solito la scelgo col cuore e non col portafogli, motivo per cui non mi vedrete mai andare in resort a Sharm El Sheikh, cambiare discoteca ogni sera a Ibiza o tirarmela in posti come Cortina, Courmayeur, St. Moritz o che ne so...  Malibu. Un luogo lo scelgo completamente a sentimento. Deve evocarmi qualcosa il suo nome, il suo paesaggio, la sua storia e la sua gente. Al portafogli non guardo mai, e non certo perché sia ricca, tutt'altro... è proprio perché non essendoci niente da guardare, scarto di conseguenza i viaggi troppo costosi. Resto di solito su mete che si aggirano fra il niente (oddio, proprio niente magari...) e i mille, mille e cinquecento Euro al massimo, quando proprio decido di svenarmi. 

Helsinki mi ha chiamata soltanto sentendone pronunciare il nome, Trieste mi è entrata nel cuore dopo che la mia migliore amica me ne ha parlato con immenso trasporto, Napoli l'ho sempre percepita come un parente che non vedo da secoli, il viaggio di nozze l'ho scelto in Messico e Guatemala perché affascinata dalla cultura Maya e dalla sensualissima lingua spagnola (e perché il Giappone costava il doppio). La Baviera l'ho amata grazie alla scrittrice Jane Jensen e al suo stupendo capolavoro Gabriel Knight. E così via... Insomma, scelgo la meta, se quando ne pronuncio il nome, mi torna indietro qualcosa. Altrimenti preferisco il divano di casa mia.

2. COME PRENOTO?

Escludendo il viaggio di nozze, che è stata un'eccezione, prenoto sempre in autonomia, solitamente su internet. Booking, Edreams, Trivago, ecc... sono siti utilissimi allo scopo. A meno che il viaggio non sia in territori a me completamente sconosciuti, lontanissimi, pericolosi e molto diversi rispetto ai miei usi e costumi, preferisco sempre evitare le costose agenzie. Se la meta invece è "complessa", per stare dalla parte dei bottoni e dormire sogni tranquilli, preferisco affidarmi a esperti del settore, ma finché rimaniamo in Europa, il problema della prenotazione in autonomia non si pone e visto che il portafogli langue, direi che mete simili possono aspettare.
L'unica meta "complessa" per la quale non userei l'agenzia di viaggio è l'India, ma solo perché ho la fortuna di avere dei contatti che mi aiuterebbero in tutti gli aspetti del viaggio, dall'alloggio al volo.

3. COME PAGO?

Rigorosamente con la carta di credito o il bancomat, online su siti sicuri oppure sul posto. In contanti mi capita di pagare, anche se di rado, il ristorante o l'hotel se non l'ho pagato prima, al momento della prenotazione. Preferisco che resti sempre traccia del mio pagamento, nel caso qualche gestore voglia fare il furbo con me, quindi quando posso evito i contanti. Nero su bianco, insomma, è sempre meglio.

4. COME VIAGGIO?

Mi piace molto il treno (è forse il mio mezzo di trasporto preferito) e tanti anni fa lo usai per andare a Monaco di Baviera, viaggiando circa dieci ore di notte, ma non in cuccetta. Arrivai moribonda, perché non c'è pericolo che io riesca a dormire in viaggio. Ho sempre paura che qualcuno mi rubi la valigia, mi faccia del male o di perdere la stazione. L'unico momento in cui riesco è in volo, perché non ho preoccupazioni di questo tipo. Però mi rendo conto che l'aereo è in assoluto il mezzo più comodo, veloce e sicuro. Detesto invece partire in auto. Un tempo non avevo questo problema (ci andai persino a Praga in pieno inverno), ma invecchiando e mettendo su coscienza, mi rendo conto che le autostrade sono luoghi troppo pericolosi, quindi cerco sempre di viaggiare in treno o in aereo. E poi vogliamo parlare del bagno sempre a disposizione? 

Certo, questo non è un momento storico ideale per viaggiare, ma non possiamo di sicuro farci schiacciare dalla paura. Però devo confessarvi una cosa: In quanto moglie di un ferroviere, mi piace vincere facile. :)

Attendo con ansia l'avvento del teletrasporto.

5. DOVE DORMO?
Helsinki Hellsten, Finlandia

Cerco sempre e solo le tre P. Pulizia. Privacy e Posizione. 
Me ne sbatto se la zona è rumorosa (tanto dormo con i tappini), me ne sbatto se non ci sono persiane e tapparelle (male che vada uso la mascherina), me ne sbatto se il letto non è comodissimo, basta che sia pulito e me ne sbatto se il posto non abbonda di belle recensioni. 
Mi è capitato di dormire in ottimi ostelli, in dignitosissimi hotel a una stella, pensioni, b&b, baite, agriturismi e una volta, tanto tempo fa, persino in una casa "cantoniera", se così la vogliamo chiamare. Di norma cerco sempre posti puliti, con bagno in camera, economicamente accessibili e posizionati strategicamente rispetto a quello che voglio visitare della città. 

Non m'importa se il posto è arredato male, se c'è o meno il ristorante, se la colazione fa pena (tanto prendo sempre un caffè e buona grazia) o se manca di servizi base come la cassaforte, l'ascensore o il parcheggio. 

La mia soluzione preferita però, è l'appartamento indipendente. Niente orari da rispettare, si cucina quando si vuole facendo la spesa (il che è un grosso risparmio in termini di soldi) e spesso, non c'è nemmeno bisogno di conoscere il proprietario. A Helsinki, ad esempio, c'è la possibilità di affittare mini appartamentini totalmente accessoriati e deliziosi, utilizzando una prassi particolare. Al momento della prenotazione, il proprietario invia una mail con le istruzioni per l'accesso all'appartamento, ovvero l'indirizzo esatto con tanto di mappa,  il codice numerico da inserire nel tastierino che apre il portone del palazzo e un secondo codice che serve per aprire una piccola buchetta numerata presente nell'androne, che contiene le chiavi dell'appartamento. Al momento di andare via, si inseriscono le chiavi nella buchetta e solo dopo che il proprietario ha controllato in che stato avete lasciato la casa, preleva i soldi dal vostro conto. Se, ovviamente, avete danneggiato qualcosa, ve lo fa sapere e aggiumge al costo dell'affitto, anche quello del danno che avete arrecato.Vi assicuro che è un metodo semplice, che si basa sulla fiducia (non per niente siamo in Finlandia) e che funziona. A disposizione avevamo due biciclette, la lavanderia del palazzo, la sauna e una convenzione con alcuni ristoranti. Per la mia spiccata misantropia, questo metodo è eccezionale. Come Sheldon Cooper, sono una grande fan e sponsorizzatrice di qualunque cosa possa sostituire l'interazione umana. O quanto meno, l'interazione umana frutto di convenzioni sociali non opzionali.

Termino qua la prima parte di #GuardaComeViaggio e vi rimando alla seconda, che posterò fra pochi giorni! Buon Viaggio, Naviganti! 

mercoledì 23 agosto 2017

Cheesecake all'Arancia e Cioccolato Gluten Free

23 agosto 0 Comments

Bentrovati, cari Naviganti! Rieccomi qua a parlare nuovamente di cheesecake. 
Oggi vi racconterò come realizzare una Cheesecake all'Arancia e Cioccolato Gluten Free! 

Questa cheesecake, che vi mostrerò anche in altre varianti (Ricordate la versione Mojito o quella al limone e frutti di bosco?), non richiede cottura, ma solo un lungo riposo in frigo. Consiglio quindi di farla al mattino, se potete, così da poterla gustare a cena. Oppure è possibile anche realizzarla la sera, per mangiarla il giorno successivo. 

Come ho scritto in un altro post, le cheesecake ormai sono un po' il mio cavallo di battaglia, e col passare del tempo le ho migliorate rendendole meno caloriche del solito. 

Andiamo a vedere cosa serve, per preparare la nostra Cheesecake senza glutine! 

Ingredienti (per una tortiera da 24 cm A CERNIERA):

  • 600 grammi di Philadelphia (volendo light)
  • 100 grammi di zucchero bianco
  • Maizena, circa due cucchiai
  • 2 grosse arance biologiche lavate, possibilmente con le foglie
  • 200 grammi di biscotti Schär Biscuits Pepitas con gocce di cioccolato 
  • Una confezione di gocce di cioccolato senza glutine
  • 100 grammi di burro 
  • 1 vasetto di yogurt all'arancia, se non lo trovate va bene anche agli agrumi, ovviamente senza glutine
  • Un paio di cucchiai di acqua

Per prima cosa prepariamo la tortiera. Potete imburrarla, oppure, come faccio io, foderarla di carta da forno precedentemente bagnata e strizzata. Mettete a bagnomaria il burro fino a scioglierlo completamente. Va bene anche un minuto nel microonde. Poi frullate i biscotti senza glutine fino a ridurli in polvere. Alcuni aggiungono ai biscotti frullati, due cucchiai di zucchero, ma io preferisco non farlo. Nei biscotti c'è già abbastanza zucchero e non vedo il motivo per aggiungerne altro. Unite il burro fuso ai biscotti e mescolate con un cucchiaio di legno. A questo punto versate il composto nella teglia e con il dorso di un cucchiaio di metallo, livellate e pressate per formare una base compatta. Riponete la base in freezer. 

Passiamo a creare la farcia. Grattugiate la buccia della prima arancia (mi raccomando, non grattugiate troppo a fondo, la parte bianca rende il gusto amarognolo) e spremetene il succo in un bicchiere. In un boule di vetro mettete il Philadelphia, lo zucchero, il succo dell'arancia, la buccia grattugiata, le gocce di cioccolato e il vasetto di yogurt. Mescolate il composto molto bene.  

Non è necessario usare la colla di pesce (che orrore) e nemmeno l'Agar Agar. Dopo diverse ore in frigo, la torta resterà bella compatta anche senza trucchi. L'importante è non tenerla fuori dal frigo a lungo, nel momento in cui la mangerete. 

Nel caso non sappiate come viene fatta la colla di pesce, vi riporto un estratto da Wikipedia. 

Oggi sul mercato sono presenti principalmente gelatine, impropriamente note come colla di pesce, prodotte prevalentemente utilizzando la cotenna del maiale insieme a ossa e cartilagini anche di origine bovina, che hanno un contenuto proteico rilevante: 86 g per 100 g di prodotto. L'80% della gelatina alimentare di origine animale prodotta in Europa è derivata dalla cotenna del maiale. Il 15% viene ricavato dal bifido bovino, cioè da uno strato sottile presente sotto la pelle. Il rimanente 5% viene ricavato quasi tutto da ossa di maiali e bovini.

Non è necessario nemmeno usare la panna, caloricissima e pesante da digerire. 

Tirate fuori dal freezer la base (deve stare almeno 15 minuti) e versateci sopra il composto. Livellate col dorso di un cucchiaio di metallo e riponete in frigo almeno due ore. 

Passate le due ore (minimo!) andiamo a fare la gelatina e la decorazione finale. Anche in questo caso, per fare la gelatina non c'è nessun bisogno della schifosissima colla di pesce e nemmeno dell'Agar Agar. 

Grattugiate la scorza della seconda arancia, ma prima abbiate cura di ricavare da essa delle sottili fettine che vi serviranno per la decorazione finale e spremetene il succo. In un pentolino antiaderente versate il succo, la buccia grattugiata e un paio di cucchiai di acqua. Accendete la fiamma e mescolate. 

Quando il composto inizierà a scaldarsi, versate la maizena e da questo momento non smettete MAI di mescolare. Vedrete che il composto da liquido, piano piano inizierà a solidificare e a diventare gelatinoso. Correggete di acqua o di maizena se pensate sia necessario. Alla giusta consistenza spegnete il fuoco e fate intiepidire. 

Versate poi la gelatina sulla torta e riponete di nuovo in frigo per qualche ora.


Quando sarà il momento di servirla, potrete decorarla con le fettine di arancia, con le foglie e con un quadretto di cioccolato. Io ho usato un quadretto di Sfoglie Perugina all'arancia. 

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

martedì 15 agosto 2017

Cheesecake Limone e Frutti di Bosco Gluten Free

15 agosto 0 Comments

Bentrovati, cari Naviganti! Rieccomi qua a parlare di cheesecake. 

Oggi vi racconterò come realizzare una Cheesecake Limone e frutti di bosco Gluten Free, adattissima per questo Ferragosto! 

Questa cheesecake, che vi mostrerò anche in altre varianti (Ricordate la versione Mojito?), non richiede cottura, ma solo un lungo riposo in frigo. Consiglio quindi di farla al mattino, se potete, così da poterla gustare a cena. Oppure è possibile anche realizzarla la sera, per mangiarla il giorno successivo. 

Come ho scritto in un altro post, le cheesecake ormai sono un po' il mio cavallo di battaglia, e col passare del tempo le ho migliorate rendendole meno caloriche del solito. 

Andiamo a vedere cosa serve, per preparare la nostra Cheesecake senza glutine! 

Ingredienti (per una tortiera da 24 cm A CERNIERA):

  • 600 grammi di Philadelphia (volendo light)
  • 100 grammi di zucchero bianco
  • Maizena, circa due cucchiai
  • 3 limoni biologici possibilmente del Salento, lavati molto bene
  • circa 100 grammi di frutti di bosco biologici a vostra scelta, io ho usato more e mirtilli
  • 200 grammi di biscotti Sarchio al limone senza glutine
  • 100 grammi di burro 
  • 1 vasetto di yogurt al limone, ovviamente senza glutine
  • Un paio di cucchiai di acqua

Per prima cosa prepariamo la tortiera. Potete imburrarla, oppure, come faccio io, foderarla di carta da forno precedentemente bagnata e strizzata. Mettete a bagnomaria il burro fino a scioglierlo completamente. Va bene anche un minuto nel microonde. Poi frullate i biscotti senza glutine fino a ridurli in polvere. Alcuni aggiungono ai biscotti frullati, due cucchiai di zucchero, ma io preferisco non farlo. Nei biscotti c'è già abbastanza zucchero e non vedo il motivo per aggiungerne altro. Unite il burro fuso ai biscotti e mescolate con un cucchiaio di legno. A questo punto versate il composto nella teglia e con il dorso di un cucchiaio di metallo, livellate e pressate per formare una base compatta. Riponete la base in freezer. 

Passiamo a creare la farcia. Grattugiate la buccia del primo limone (mi raccomando, non grattugiate troppo a fondo, la parte bianca rende il gusto amarognolo) e spremetene il succo in un bicchiere. In un boule di vetro mettete il Philadelphia, lo zucchero, il succo del limone, la buccia grattugiata e il vasetto di yogurt. Mescolate il composto molto bene.  

Non è necessario usare la colla di pesce (che orrore) e nemmeno l'Agar Agar. Dopo diverse ore in frigo, la torta resterà bella compatta anche senza trucchi. L'importante è non tenerla fuori dal frigo a lungo, nel momento in cui la mangerete. 

Nel caso non sappiate come viene fatta la colla di pesce, vi riporto un estratto da Wikipedia. 

Oggi sul mercato sono presenti principalmente gelatine, impropriamente note come colla di pesce, prodotte prevalentemente utilizzando la cotenna del maiale insieme a ossa e cartilagini anche di origine bovina, che hanno un contenuto proteico rilevante: 86 g per 100 g di prodotto. L'80% della gelatina alimentare di origine animale prodotta in Europa è derivata dalla cotenna del maiale. Il 15% viene ricavato dal bifido bovino, cioè da uno strato sottile presente sotto la pelle. Il rimanente 5% viene ricavato quasi tutto da ossa di maiali e bovini.

Non è necessario nemmeno usare la panna, caloricissima e pesante da digerire. 

Tirate fuori dal freezer la base (deve stare almeno 15 minuti) e versateci sopra il composto. Livellate col dorso di un cucchiaio di metallo e riponete in frigo almeno due ore. 

Passate le due ore (minimo!) andiamo a fare la gelatina e la decorazione finale. Anche in questo caso, per fare la gelatina non c'è nessun bisogno della schifosissima colla di pesce e nemmeno dell'Agar Agar. 

Grattugiate la scorza del secondo limone e spremetene il succo. In un pentolino antiaderente versate il succo del limone, la buccia grattugiata e un paio di cucchiai di acqua. Accendete la fiamma e mescolate. 

Quando il composto inizierà a scaldarsi, versate la maizena e da questo momento non smettete MAI di mescolare. Vedrete che il composto da liquido, piano piano inizierà a solidificare e a diventare gelatinoso. Correggete di acqua o di maizenza se pensate sia necessario. Alla giusta consistenza spegnete il fuoco e fate intiepidire. 

Versate poi la gelatina sulla torta e riponete di nuovo in frigo per qualche ora.


Spremete il succo del terzo limone, ma prima abbiate cura di ricavare da esso delle sottili fettine che vi serviranno per la decorazione finale. Lavate molto bene i frutti di bosco e metteteli in un pentolino con un cucchiaio di zucchero e un pochino di succo di limone. Fate cuocere qualche minuto. Capirete a occhio quando è il momento di spegnere la fiamma. Lasciate raffreddare.

Quando sarà il momento di servirla, potrete decorarla con le fettine di limone e con i frutti di bosco. Io ci ho aggiunto anche delle perle di zucchero argentate senza glutine e una sfoglia di cioccolato Perugina fondente al 70%.

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

sabato 12 agosto 2017

Ramen Soba Gluten Free

12 agosto 0 Comments

Rieccoci di nuovo insieme per parlare di ricette gluten free! 
Come sempre fedele alla cucina orientale che mio marito non può più gustare al ristorante, oggi vi racconterò come ho preparato il mio Ramen Soba senza glutine. Dovete sapere che entrambi andiamo matti per il Ramen (quanto meno quello assaggiato qua in Italia), quindi ogni volta cerco di farlo in diverse varianti. Alle verdure, col pollo, col pesce e anche col maiale. Quello di oggi si potrebbe dire alle verdure, se escludiamo la presenza di una singola mazzancolla. Avevo fatto come antipasto i Gamberi Imperiali e giusto come decorazione, ne ho tuffato uno nel Ramen. Non lo inserirò quindi fra gli ingredienti.

Premetto che il vero Ramen giapponese è un piatto complicato e soprattutto moooooooooolto lungo da preparare, quindi la mia versione è occidentalizzata e molto personale, oltre che veloce. Il Ramen ufficiale, che vorrei tanto assaggiare direttamente in Giappone, è considerato uno dei piatti più calorici del mondo, ma il mio ha le stesse calorie di un piatto di pasta ben condito.  

Andiamo a vedere ingredienti e preparazione di questa versione fatta senza premeditazione, una sera che semplicemente ci è venuta voglia. :)

Ingredienti:


  • 2 porzioni di Soba
  • Zenzero fresco
  • 2 uova bio
  • Brodo di verdure (o di dado, ma senza glutine e senza glutammato)
  • Funghi misti (per velocizzare ho scelto un mix surgelato e trifolato)
  • Olio di semi di Girasole
  • Salsa di soia Tamari (l'unica senza glutine)
  • 1 cipolla bianca
  • Curry senza glutine
  • Alga nori (che noi omettiamo perché ci piace poco, soprattutto sotto i denti)

Per prima cosa fate il brodo, con le verdure fresche o, se non avete tempo, semplicemente di dado. Mentre il brodo sta andando a bollore, mettete le uova in un pentolino con acqua fredda. Accendete il fuoco e dal momento del bollore contate circa 5/6 minuti e spegnete. Il tuorlo non deve rassodarsi completamente. Passate le uova sotto l'acqua fredda (o immergetele in un boule di vetro con acqua fredda e ghiaccio). Eliminate il guscio e con un coltello bagnato tagliate l'uovo a metà. 



In una padella mettete a scaldare un cucchiaio di olio di semi di girasole e fate saltare la cipolla tagliata a fettine sottili e i funghi. Il tutto condito con lo zenzero fresco grattugiato, un pizzico di curry e un cucchiaio di salsa di soia Tamari. Quando è pronto, spegnete. 



E' ora il momento della Soba. In una pentola mettete a scaldare l'acqua per la pasta. Salatela veramente pochissimo e quando bolle buttate gli spaghetti. Seguite il tempo di cottura sulla confezione e quanto pronti, scolateli e metteteli nelle scodelle (possibilmente quelle da zuppa orientale). Spegnete il brodo e versatelo sugli spaghetti fino ad arrivare poco sotto il bordo della scodella. Da un lato mettete le verdure e dall'altro le mezze uova (che se volete potete pepare leggermente). 


Vi ricordo che il Ramen nasce come piatto povero, probabilmente svuota frigo, alla stregua della nostra Panzanella. Potete quindi sbizzarrirvi con gli ingredienti e in questa versione occidentalizzata, potete usare un po' di tutto. Verdure di ogni genere, mais, pollo, maiale, manzo, crostacei... insomma, quello che avete in frigo e che pensate possa abbinarsi bene ed essere adatto al brodo, è ben accetto!  

Idem per quel che riguarda la preparazione. Se avete fretta, potete usare il brodo di dado e le verdure surgelate, altrimenti potete cimentarvi nella lunga preparazione di un brodo di carne o di verdure e usare ingredienti freschissimi da pulire, lavare, sfilettare, ecc... ovviamente nel secondo caso il vostro Ramen verrà certamemte più interessante, ma vi assicuro che anche la versione veloce non è affatto male. 

Per ulteriori informazioni su questo piatto memorabile, fate un salto qua!


Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

domenica 6 agosto 2017

Torta Fetta al Latte Gluten Free

06 agosto 0 Comments

Cari Naviganti golosi, buongiorno! 

Quest'oggi vi parlerò di un dolce, ma non un dolce qualunque... Si tratta di una torta particolarmente invitante e "maiala" che ci fa tornare tutti un po' bambini. Chi di voi si ricorda (e mangia tutt'ora) la buonissima Fetta al Latte della Kinder? Beh, io l'ho sempre trovata deliziosa, con quella sua crema che sa di latte fresco e che si scioglie in bocca.  

Sto parlando della Torta Fetta al Latte, ovviamente sempre Gluten Free

A dire il vero, questa torta l'ho preparata qualche mese fa, quando ancora non faceva tutto questo caldo, ma vi assicuro che è ottima anche in questo periodo, soprattutto se fredda. L'unico problema è dover accendere il forno per prepararla, ma per una torta simile, io penso ne valga la pena, no? 

Andiamo a vedere come si procede!

Ingredienti per il Pan di Spagna al cioccolato:
  • 150 gr di zucchero semolato
  • 4 uova bio, mi raccomando a temperatura ambiente
  • 80 gr di farina di riso
  • 10 gr di amido di riso o Maizena
  • 50 gr di cacao in polvere senza glutine
  • Un pizzico di sale

Ingredienti per la farcia:
  • 125 cc di panna freschissima
  • 250 gr di mascarpone di qualità (fuori frigo da almeno mezz'ora)
  • 3 cucchiai di zucchero
  • Un cucchiaio di miele

Come prima cosa setacciate  insieme la farina, l'amido (o la Maizena) e il cacao tra loro. Mettete da parte.

Dividete gli albumi dai tuorli e con una frusta elettrica, o se l'avete con la planetaria, ad alta velocità, montate i tuorli aggiungendo poco zucchero alla volta. Ci vorranno almeno 15 minuti. 

A parte, montate gli albumi a neve ferma. Vi servirà un pizzico di sale. A questo punto fermate la frusta e unite i due composti, mescolando con una spatola dall'alto verso il basso per non smontarli.

Aggiungete il mix di cacao, amido e farina poco alla volta, avendo cura di non smontare il composto, e mescolate con un cucchiaio dall'alto verso il basso. 

Versate il composto in una teglia da forno imburrata o coperta con carta da forno, cosa che io preferisco sempre, e fate cuocere al secondo livello del forno preriscaldato a 180° non ventilato per 30 minuti (dipende dal vostro forno). Fate comunque sempre la prova stecchino. Se quando lo estraete è asciutto, allora il Pan di Spagna è pronto.

Come avrete notato, questa torta non necessita di lievito; quindi ricordatevi sempre di non aprire MAI il forno prima di 25/30 minuti. Altrimenti rischia di afflosciarsi.

Intanto preparate la farcia. 

Montate bene la panna in una ciotola insieme a tre cucchiai di zucchero, poi incorporate il mascarpone e il miele delicatamente, mescolando sempre dall'alto verso il basso per non smontare il composto.

Togliete il Pan di Spagna dal forno, fatelo raffreddare nella teglia e, una volta a temperatura ambiente, dividetelo in due parti uguali orizzontalmente. Su una metà spalmate la farcia e poi, con grande cautela, coprite con l'altra metà. 

Fatela riposare qualche ora in frigorifero prima di servirla.

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

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