martedì 28 febbraio 2017

L'Isola Misteriosa - Jules Verne

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Rieccomi a parlare di libri! Come ho spiegato nel post precedente, in questi ultimi mesi ho letto moltissimo e post dopo post, vorrei farvi partecipi delle mie svariate letture. Dopo aver parlato de L'Isola del Tesoro (di Stevenson) e di Ventimila Leghe sotto i Mari, oggi vi racconterò del suo splendido seguito, ovvero L'Isola Misteriosa, ovviamente sempre di Jules Verne.

Parliamo di un romanzo d'avventura che fu pubblicato inizialmente a puntate su una rivista e poi raccolto in un volume nel 1875. Costituisce il terzo e ultimo libro di una trilogia iniziata con I Figli del Capitano Grant, di cui vi parlerò più avanti. Sì, lo so che avrei dovuto iniziare a scrivere le mie recensioni dal primo, ma per due motivi ho preferito non farlo. Il primo è che le trame sono piuttosto scollegate fra loro e leggerli nell'ordine scorretto non è un così grande dramma e il secondo è che (e qua faccio pubblica ammenda) non lo conoscevo, quindi sto rimediando a questa enorme lacuna proprio in questi giorni.

L'Isola Misteriosa racconta le avventure di un gruppetto di americani naufragati su un'isola del Sud del Pacifico, che non è segnata su nessuna mappa.

Durante il famoso assedio di Richmond del 1865, in piena Guerra di Secessione, cinque americani (e un cane!), progettano di fuggire in un modo decisamente bizzarro. Ovvero rubando, nel cuore della notte, un pallone aerostatico a gas presente nell'accampamento dei Confederati dove vengono tenuti prigionieri. 
Dopo parecchi giorni di volo in balia di una violenta tempesta, i protagonisti precipitano sulle coste di un'isola vulcanica. Passato un primo momento di smarrimento e panico, i cinque si ritrovano scoprendosi ancora vivi, cane compreso, e facendo capo a tutte le loro forze e al loro ingegno, riescono a sopravvivere sull'isola deserta per molti mesi, producendo da soli tutto il necessario al sostentamento.

I protagonisti della nostra avventura sono quindi sei. Andiamo con le presentazioni.
 
  • Cyrus Smith, ingegnere estremamemente brillante. 
  • Gedeon Spillet, impavido giornalista del New York Herald. 
  • Bonadventure Pencroff, esperto marinaio nativo di Martha's Vineyard. 
  • Harbert Brown, un ragazzino di quindici anni appassionato di scienze naturali. 
  • Nabucodonosor, detto Nab, servitore afroamericano fedelissimo e impassibile di Cyrus. 
  • Top, il segugio di razza anglonormanna, fedele amico del gruppetto di naufraghi.

Senza fare spoiler, vi anticipo che altri tre personaggi faranno capolino fra le pagine de L'Isola Misteriosa, ma non voglio dirvi chi sono, altrimenti rischio di rovinarvi questa bellissima storia.

Smith, sopravvissuto misteriosamente alla violenta caduta dal pallone sulle rocce, diventa ben presto il leader del gruppo e insieme ai suoi nuovi compagni, riesce col tempo a colonizzare l'isola, che decideranno di ribattezzare Isola Lincoln, in onore del presidente statunitense. 

Inizialmente le cose procederanno per il meglio, ma alcuni eventi misteriosi finiranno per scuotere la serenità dei cinque naufraghi.

Sono davvero soli, su questa strana isola?
Come ha fatto Smith, ridotto in quelle tremende condizioni dopo la caduta dal pallone, a trascinarsi in salvo all'interno di una grotta riparata dalla tempesta e perché non ricorda nulla di quel momento?
Che razza di creatura era, quella che ha salvato Top nelle acque del lago? 
Il vulcano che domina l'isola è veramente dormiente?
Ogni volta che i naufraghi si trovano in pericolo, qualcosa va sempre per il verso giusto al momento giusto. E' una coincidenza o qualcuno, da chissà dove, veglia su di loro?
Il ritrovamento miracoloso di un'enorme cassa piena di vettovaglie, armi e utensili, è un caso o su quest'isola ci sono altri naufraghi dispersi come loro?
Di chi è quella richiesta di soccorso ritrovata nella bottiglia?



Come sempre mi fermo qua, giusto in tempo per non spoilerare nulla, anche se probabilmente molti di voi conosceranno la famosa trama. 

Il libro, scritto in uno stile impeccabile, è colmo di descrizioni pratiche e scientifiche, specialmente su ciò che concerne la sopravvivenza, la costruzione di un campo base, la creazione di armi e l'approvvigionamento di viveri. E' il libro perfetto da portarsi sempre dietro quando si viaggia, perché nel caso di naufragio et similia, sarà molto più utile del Manuale delle Giovani Marmotte, ve lo posso assicurare. Dopo averlo letto, anche voi sarete in grado di sopravvivere mesi in un luogo sperduto. 


Qualche chicca: 


Gli appassionati della serie strafamosissima Lost, inoltre, ritroveranno moltissimi dettagli dai quali gli sceneggiatori hanno attinto per creare la storia dei sopravvissuti del volo Oceanic 815.


Lost a parte, moltissime altre opere hanno preso spunto da questo splendido libro e, come per gli altri lavori di Verne, molte trasposizioni cinematografiche sono state realizzate nel corso del tempo. Persino l'anime giapponese Il Mistero della Pietra Azzurra, prende spunto da questo libro.

Inoltre, se come me amate videogiocare, vi consiglio la saga della Microids, Il Ritorno all'Isola Misteriosa I e II. Più avanti, tra l'altro, prevedo di fare due distinte recensioni per il mio blog. 

Concludendo, è un libro adatto non solo ai ragazzi, ma a tutti quanti. Se l'avete letto quando eravate piccoli e, come me, non ricordate molto della trama, beh, è il momento di riesumarlo dagli scaffali polverosi e di rileggerlo. 

Non ve ne pentirete.





- Mio caro Cyrus, queste vostre teorie - disse Spilett - sono per me delle profezie e io sono sicuro che si avvereranno.
- E' il segreto di Dio - gli rispose l'ingegnere.
- Tutto questo è bellissimo - osservò Pencroff, che era stato ad ascoltare con gli occhi sbarrati.
 - Ma mi sapreste dire se anche questa nostra isola è stata fabbricata da questi infusori? (animali marini che creano le barriere coralline)
- No, Pencroff - gli rispose Cyrus. - Essa è d'origine vulcanica.
- E allora, un giorno scomparirà?
- Probabile.
- Speriamo di non esserci, quel giorno.
- Rassicuratevi, Pencroff; non ci saremo più perché non abbiamo alcun desiderio di finire qui i nostri giorni, e finiremo per andarcene.
- In attesa - concluse Spilett, - sistemiamoci come se fosse per sempre.  
Non bisogna mai far nulla a metà.

giovedì 23 febbraio 2017

Ventimila Leghe Sotto i Mari - Jules Verne

23 febbraio 2 Comments


Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del Capitano Nemo.
Ecco bravi, noto con piacere che nessuno di voi ha alzato la manina. 

Ora però alzi la mano chi di voi ha letto (e si ricorda bene) Ventimila Leghe Sotto i Mari.
Uhm, noto solo qualche manina alzata! 

Ottimo, passiamo alla terza domanda: Alzi la mano chi di voi ha letto e ricorda bene, anche il suo seguito, ovvero L'Isola Misteriosa
Come? Quasi nessuno?! Non va bene!

Ultima domanda, la più difficile: Che mi dite del libro I Figli del Capitano Grant?
Nessuno di voi lo conosce!? No, non va affatto bene!

Questa è una gravissima mancanza alla quale dobbiamo porre subito rimedio e inizieremo a farlo parlando di Ventimila Leghe sotto i Mari.
Se vogliamo essere precisi però, dobbiamo dire che Ventimila Leghe Sotto i Mari non è il primo libro di due, ma il secondo di tre. Sì, si tratta di una trilogia che inizia con I Figli del Capitano Grant e termina con L'Isola Misteriosa. Per qualche ragione che ignoro (ma che sospetto), il primo libro di questa trilogia è il meno conosciuto e anche io l'ho scoperto molto tardi, tanto che lo sto leggendo proprio in questi giorni. Parleremo comunque degli altri due libri più avanti, in due post a loro dedicati.

Ventimila Leghe Sotto i Mari è uno dei romanzi più conosciuti fra quelli considerati anticipatori della fantascienza. L'edizione originale, che fu anche illustrata, venne pubblicata nel 1870 e l'autore è il grandissimo Jules (e non Giulio, per favore) Verne.
I tre libri sono uno il seguito dell'altro, ma al contempo sono abbastanza scollegati con la trama principale, e questo mi permette quindi di recensire per primo Ventimila Leghe Sotto i Mari. Lasciatemelo dire, per me in assoluto il più bello.


La storia è ambientata immediatamente dopo la guerra di secessione e racconta le avventure della ciurma a bordo del Nautilus, un incredibile sommergibile costruito in gran segreto dal suo affascinante proprietario, il Capitano Nemo. 

Alcuni incidenti occorsi in mare aperto, hanno dato vita a una leggenda che parla di un gigantesco mostro marino, probabile parente dei cetacei più grossi del pianeta, le balene. Navi affondate e imbarcazioni danneggiate, hanno portato i superstiti a raccontare di riflessi fluorescenti sotto il pelo dell'acqua, di un lunghissimo e potente rostro in grado di trapassare la chiglia delle navi più imponenti, di violenti sbuffi d'acqua alti decine di metri e di una massa lunga e sigariforme che sfreccia a una velocità prodigiosa per i fondali marini. Le voci della presenza di questo mostro si spargono a macchia d'olio lungo le coste a distanza di centinaia di chilometri. Un'apposita spedizione viene quindi preparata a partire, al fine di liberare i mari da questo terribile mostro. Fra i membri della spezione c'è anche Pierre Aronnax, famoso naturalista del Museo di Storia Naturale di Parigi, esperto di vita sottomarina e noto per aver pubblicato un importante testo proprio su questo argomento. Insieme a lui, troviamo anche Counseil, il suo fedele cameriere. I due si imbarcano sulla Abraham Lincoln, una fregata della Marina degli Stati Uniti. Saliti a bordo fanno la conoscenza di un esperto fiociniere canadese di nome Ned Land. 


La spedizione è partita ormai da molto tempo e il capitano Farragut arriva persino all'idea di abbandonare l'impresa, ma finalmente, dopo parecchi mesi di navigazione, il mostro viene avvistato lungo le coste del Giappone. Dopo un primo inseguimento spettacolare fatto di virate e tentativi di arpionaggio, la fregata decide di usare i cannoni, ma i grossi proiettili rimbalzano sul corpo della bestia senza farle nemmeno un graffio. Attaccato, il mostro marino si difende e col suo lungo rostro arpiona la fregata, danneggiandola fino a rompere timone e barra, mandando l'enorme imbarcazione alla deriva.


Durante l'urto, il professore e il suo cameriere vengono sbalzari in mare, rimanendo molto tempo in balia delle onde, attorniati da una spettrale foschia. Quando ormai pensano di dover morire da un momento all'altro, sentono la voce di Ned, sbalzato anche lui fuori bordo. Seguendo la sua voce lo raggiungono e si rendono conto che il fiociniere se ne sta in piedi sopra quella che all'apparenza sembra un'isola. Diradata la foschia però, i tre capiscono che non si tratta di un'isola, ma del dorso della bestia che si rivela essere un grosso sottomarino. Aronnax, Land e Conseil vengono scoperti dall'equipaggio del mezzo, portati al suo interno e rinchiusi in una stanza senza via di fuga. Dopo alcune ore, si presenta al loro cospetto il comandante del misterioso e avveniristico sottomarino, il Capitano Nemo. 


Qui ha inizio un lungo viaggio stracolmo di meraviglie, colpi di scena e avventure lungo i fondali di ogni mare e oceano del pianeta. I tre visiteranno cimiteri sottomarini, barriere coralline, "fattorie" di ostriche e molto altro. Le descrizioni di Verne saranno epiche e piene di fascino. Sarà impossibile non sognare insieme a lui, sfogliando le pagine del libro.
A differenza del professore però, Ned Land non è interessato alle meraviglie sottomarine e alle scoperte scientifiche e decide così di pianificare una fuga notturna dal sommergibile. 


Mi fermerò qua, come sempre, per evitare fastidiosi spoiler, ma sappiate che parliamo di un libro più per adulti che per ragazzi. Il Capitano Nemo è un uomo brillante, di poche parole, misterioso come quei fondali e tormentato da un passato doloroso e oscuro. Afferma di aver rinunciato alla vita sulla terraferma, al contatto con altri esseri umani che non siano la sua ciurma, di aver tagliato i ponti con la politica del mondo e anche col suo stesso paese natale. Potrebbe quindi sembrare un misantropo solitario o un riccone freddo e stravagante, eppure lo vedremo compiere gesti di grande altruismo e gentilezza, lo vedremo commuoversi e appassionarsi davanti a molte insospettabili cose. 

Chi è quindi il Capitano Nemo? E qual è il suo vero nome? Deciderà mai di liberare i tre ostaggi del Nautilus? 


Quando ho finito di leggere Ventimila Leghe Sotto i Mari ho provato qualcosa di magico. E' stato come scendere dal Nautilus. Come rimettere piede sulla terra ferma. Come se avessi appena salutato il Capitano Nemo e rivisto il cielo.
Ho visitato posti meravigliosi, incontrato creature straordinarie, paesaggi incantati. Ho viaggiato per tutto il pianeta e perlustrato fondali immensi e stracolmi di vita. 

Voglio lasciarvi con questo ATTUALISSIMO passaggio, che mi ha messo i brividi. 

Il Mediterraneo non è che un lago, paragonato alle vaste distese liquide del Pacifico, ma un lago capriccioso dove il tempo cambia improvvisamente, ora propizio e carezzevole per la
fragile tartana che sembra galleggiare sospesa fra il doppio oltremare dell'acqua e del cielo, domani tormentato, rabbioso, flagellato dai venti, capace di affondare le navi più robuste con le sue onde corte che investono a colpi rapidi.

Così, in quella veloce passeggiata attraverso gli strati più profondi, quanti rottami vidi giacere sul fondo, alcuni già corrosi e ricoperti di corallo, altri rivestiti solamente di uno strato di ruggine! Quante àncore, cannoni, palle, guarnizioni di ferro, pezzi d'elica, brandelli di macchine, cilindri spezzati, caldaie sfondate e chiglie che ancora non si erano posate sul fondo alcune dritte, altre rovesciate...

Di queste imbarcazioni sommerse, alcune erano naufragate in seguito a una collisione, altre per aver urtato contro qualche scoglio. Ne vidi che erano colate a picco con l'alberatura dritta e l'attrezzatura resa rigida dall'acqua: avevano l'aria di essere all'àncora in un'immensa rada, in attesa del momento di salpare.

Quando il Nautilus vi passava in mezzo e le avviluppava con il suo fascio di luce, sembrava che quelle navi stessero per salutarlo innalzando il gran pavese e comunicargli il loro numero di codice marittimo. Non c'erano invece che il silenzio e la morte. Osservai che i fondali mediterranei, a mano a mano che il battello si avvicinava allo Stretto di Gibilterra, apparivano sempre più ingombri di quei relitti sinistri. 

Lì, le coste d'Africa e d'Europa si stringono fra loro e allora, in quell'angusto spazio, le collisioni sono più frequenti. Vidi numerose carene di ferro, fantastiche rovine di vapori, alcune inclinate, altre dritte, somiglianti a formidabili animali.
Una di quelle imbarcazioni dalle fiancate squarciate, col fumaiolo piegato, le ruote di cui restava solo lo scheletro, il timone staccato dal telaio di poppa e trattenuto ancora da una catena di ferro, i ponti rosi dai sali marini, presentava un aspetto terribile. Quante esistenze si erano infrante nel suo naufragio!

Quante vittime aveva trascinato con sé sotto i flutti! Qualche marinaio era riuscito a sopravvivere oppure il mare conservava ancora il segreto di quel disastro? Non so per quale motivo, mi venne da pensare che quella nave in fondo al mare potesse essere l'"Atlas", scomparsa, corpo e beni, da una ventina di anni e di cui non si era mai avuto notizia.

Che storia terribile sarebbe, se si potesse raccontare, quella del fondo del Mediterraneo, di quel vasto ossario dove tante ricchezze si sono perdute, dove tanti esseri umani hanno trovato la morte.

sabato 18 febbraio 2017

Adozioni a distanza

18 febbraio 0 Comments

Bentrovati cari Naviganti, quest'oggi torno a parlare di mia "figlia" e della meravigliosa Onlus che mi ha permesso di realizzare un sogno. 

Non sapete quanto mi fa impressione questa parola, persino se virgolettata. 

Sì, la nostra bellissima bambina, adottata a distanza, grazie all'associazione Onlus Namasté, che ieri ha compiuto 10 anni! A chi si fosse "messo in ascolto" solo ora, consiglio di fare un clic qua, e qua
Nel corso di questo anno e mezzo, io e mio marito abbiamo avuto uno scambio epistolare abbastanza cadenzato con la nostra bimba, anche se, a dire il vero, io le vorrei scrivere tutti i santi giorni, se potessi. 

Il mio maestro, Fabio, e sua moglie Claudine (da poco Presidente dell'associazione), sono appena rientrati dall'ennesimo viaggio in India, nel corso del quale sono andati a trovare anche la bambina, documentandoci la visita con foto, mail e questa volta persino con un piccolo video che mi ha spappolato il cuore e sbriciolato l'anima. 
Pochi secondi nei quali si vede lei tutta sorridente, meravigliosa e dolcissima nel suo vestitino lavanda, che sventola in aria la sua piccola manina e scandisce in un inglese incerto le parole "Hi Mom and Daddy, how are you? Thank you very much. I love you mammy and daddy!".


Ok, vi autorizzo a ridere di me, ma non mi vergogno minimamente a confessare che quando l'ho visto ho pianto come una fontana. No, non mi sono solo commossa, avete capito male... ho proprio pianto un fiume di lacrime. 
Credo di poter affermare con una certa sicurezza che Fabio, quel giorno, mi ha fatto il regalo più bello io abbia mai ricevuto. Mi ha donato una cura. Ora, quando sono triste, depressa, magari insoddisfatta o affranta, lo guardo. Lo guardo e mi sento bene, mi sento la mammy più felice del mondo. 

Tramite il viaggio precedente, ho fatto avere alla mia bambina un dono speciale. Un piccolissimo e antico scrigno d'argento lavorato; al suo interno una catenina con un cuoricino d'oro, e un ciondolo con la sua iniziale. E' un oggetto a me molto caro, perché me lo regalò mia madre quando ero piccolissima. Il caso vuole che lei abbia la mia stessa iniziale e il pensiero che ora quel ciondolino sia lì, attorno al suo collo, mi riempie il cuore di gioia. Vederlo dondolare sul suo petto in quel breve video, mi ha emozionata immensamente. 
Persino Fabio mi ha confessato che il momento della consegna (e della spiegazione alla bambina del significato) è stato molto toccante. 


Non avete idea di quanto io sia innamorata di quella creatura. Se potessi la porterei qua e le darei tutto l'amore del mondo. A lei e a suo fratello.

Ma... visto che non posso farlo, mi accontento di donarle ogni cosa di cui ha bisogno, di scriverle, di far stare bene lei e tutta la sua famiglia. Ora, per esempio, ho chiesto all'associazione se è possibile donare un computer alla scuola e cosa potrebbe servire alla bimba o alla famiglia in generale. Grazie anche all'aiuto dei miei suoceri, che hanno a cuore la cosa quanto me, possiamo fare qualcosa di importante. 


Pochi mesi fa abbiamo donato alla famiglia tre ventilatori da soffitto, utilissimi durante il caldo torrido e per allontanare pericolosi e fastidiosi insetti. L'anno scorso, per il Diwali, le abbiamo regalato un banco per studiare e fare i compiti, della cancelleria, un vestitino e delle scarpe. Qualche volta le ho fatto avere un braccialettino, dei quaderni, delle matite colorate, pennarelli, un astuccio per la scuola, una bambola... 
Cose piccine per noi, dal valore relativamente basso, ma per la famiglia della mia bimba sono davvero importanti. Pensate che, come ho già scritto in un post precedente, la sua famiglia guadagna in totale l'equivalente di 50 Euro (circa) al mese e sono in sette.


Ogni donazione è documentatissima, con fotografie puntuali e mail. 

Mi ha fatto tanto piacere sapere che i genitori della piccola la trattano molto bene. In India (parliamo dell'India più indigente) purtroppo non è spesso così e anzi, di solito il padre è la figura più evanescente. A volte non c'è, altre volte è violento, altre ancora è alcolizzato. La famiglia della mia bimba invece sembra molto unita e protettiva e pare che il padre sia una bella persona, così come la mamma e i nonni. 
Ho persino avuto l'impressione che abbia preso un paio di chili. Ricordo che Fabio mi disse che era magrolina perché mangiava poco. Si è anche abituata alla nostra "presenza" e ha capito fino in fondo cosa sta succedendo e chi sono quei due strani figuri che le mandano così tanti doni da 7000 chilometri di distanza. Ora è molto meno timida di fronte a Fabio e Claudine, più sicura e più felice. 


Fabio mi ha detto che la bambina ha creato un quadretto dove ha messo le nostre foto in bella mostra e sapere che laggiù, in un'India sperduta e ancora un po' selvaggia, c'è una cornice con i nostri visi, mi rende estremamente felice. Del resto, anche casa nostra è tappezzata dalle immagini di quella deliziosa creaturina e della sua famiglia. 

Suo fratello, di poco più grande di lei, nelle primissime fotografie era un po' imbronciato, triste, forse geloso delle attenzioni che stava ricevendo da noi la sorellina, ma ora che ha capito di essere importante quanto lei, è contentissimo e quando ci arrivano le sue foto colme di sorrisoni, mi si riempie il cuore.
Per il compleanno di suo fratello, a dicembre, abbiamo esaudito uno dei suoi desideri. Un orologio e per quello della bambina, ieri, abbiamo fatto altrettanto. Le abbiamo preso una bella bicicletta rossa, il suo colore preferito. 
Pochi giorni dopo il mio compleanno, che cade a inizio Gennaio, abbiamo ricevuto una lettera dalla piccola e al suo interno c'era un disegno fatto da lei con la scritta in italiano "Auguri". Probabilmente si riferiva al Natale o all'anno nuovo, ma riceverla dopo il mio compleanno è stata una bellissima coincidenza. E' come se, inconsapevolmente, mi avesse fatto un regalo inaspettato. 


Sapete, non è così complicato fare del bene. Anzi. E' sufficiente provare empatia. Nemmeno il portafoglio è così importante. Bastano pochi Euro l'anno, qualche regalino economico e un bambino può finalmente tornare a sorridere. Fare del bene è facilissimo e quel che se ne ricava in cambio è qualcosa che non ha prezzo. 

Anche oggi Claudine mi ha mandato una mail con due fotografie allegate. La mia bimba e suo fratello con in braccio alcuni regalini che abbiamo comprato loro per Natale. Un vestitino, dei sandali... poche cose, ma dovreste vedere i sorrisi stampati sulle loro facce. 

Dovreste vedere quegli occhi pieni di gioia. Sì, ve lo assicuro. Non ha prezzo e mai ne avrà. 
Loro due mi stanno dando molto di più di quel che io sto dando a loro. 

Se anche voi avete voglia di essere felici, di trovare quella famosa gioia che sembra perennemente evitarvi, allora seguite il mio consiglio: adottate un bambino a distanza con Namasté. Quel sorriso bianchissimo che si allargherà sul suo faccino grazie a voi, sarà la vostra gioia. Per sempre. 

Grazie Namasté. Grazie.



lunedì 13 febbraio 2017

L'Isola del Tesoro - Robert Louis Stevenson

13 febbraio 0 Comments

Ritorno dopo moltissimo tempo a parlare di libri. La mia etichetta "Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima" languisce da un po', così ho deciso di raccontarvi cosa ho letto in questi ultimi mesi. Saranno parecchi post, ve lo anticipo, perché ho letto davvero moltissimo e ci tengo a spiegarvi anche il motivo. 

Come molti di voi sapranno, non amo solo leggere, ma anche scrivere e al momento mi sto cimentando con un manoscritto per me molto importante che spero, un giorno, di pubblicare.
In questo libro, ambientato negli USA, c'è un personaggio dalle umili origini italiane che si chiama Giorgio (ma che dopo così tanti anni, tutti chiamano naturalmente George). Possiede dagli anni '60 una piccola e antica libreria sul lungomare di San Diego, in California, e in questa location che si affaccia sull'Oceano si svolge buona parte della mia storia. George è un uomo dalla spiccata intelligenza e soprattutto saggezza. Nel corso del manoscritto, George diventa prima titolare, poi amico, poi mentore e forse anche padre, di un suo dipendente, un ragazzo di nome Safran. E' un grande amante dei classici della letteratura e grazie a lui, Safran riprende a leggere e studiare, appassionandosi sempre di più all'arte della scrittura per la quale è sempre stato portato. 

Bene, dovete sapere che George è diventato, col tempo, anche mio amico. Sì, purtroppo (alcuni direbbero per fortuna), io ho spesso questo problema: i miei personaggi prendono vita e iniziano a comportarsi in modo imprevedibile, mettendomi spesso in situazioni scomode dalle quali non so come uscire. George, Safran e gli altri personaggi del mio manoscritto hanno deciso bellamente di farsi una vita propria e io, al momento, sto vivendo una sorta di blocco dello scrittore proprio perché non capisco dove vogliano andare a parare. In questi mesi di "fermo penna", quindi, ho ripreso a leggere molto e indirizzata proprio dall'amico George mi sono gettata a capofitto sui grandi classici, alcuni dei quali letti da ragazzina, ma che non ricordavo più. 

Il primo libro che mi ha suggerito George è stato L'Isola del Tesoro, quindi signori, ecco qua la mia piccola recensione del capolavoro di Robert Louis Stevenson.
Il libro nasce nel 1883 ed è uno dei più celebri libri di tutti i tempi. Come per i lavori di Conan Doyle, il libro è stato pubblicato per la prima volta a puntate in una rivista per ragazzi.
Il romanzo racconta di pirati, tesori e isole misteriose e ha sicuramente contribuito alla nascita di lavori come i Pirati dei Caraibi, la saga di Monkey Island e molto, molto altro.
La storia di questo libro è forse più affascinante del libro stesso. Un giorno, Stevenson si trovava in un cottage di campagna con la sua famiglia e il figliastro Lloyd di circa docici anni. Il ragazzino, perso nei suoi pensieri, dipingeva ad acquarello la mappa di un'isola e Stevenson affascinato da questo dipinto infantile, si mise a dare nomi di fantasia alle varie insenature, alture, porti, fiumi, ecc... e in un angolo del foglio scrisse "L'Isola del tesoro".
Fu lo stesso bambino a dire: "Come sarebbe bello leggere una storia su quest'isola!"
Stevenson completò così la mappa, e iniziò a scrivere, aiutato dalla fantasia di Lloyd e di tutta la sua famiglia. L'Isola del tesoro è quindi interamente dedicato al suo figliastro. Un libro iniziato per gioco, per far felice un ragazzino, è diventato un classico della letteratura mondiale, un romanzo senza tempo che ha ispirato centinaia di altre storie, film, videogiochi e serie TV. Se lo sarebbe mai aspettato, secondo voi?
E oggi, come dice Wikipedia: 


Non è possibile sottovalutare il contributo di Treasure Island all'immaginario collettivo. A causa di questo romanzo i pirati furono in seguito costantemente associati a mappe del tesoro (in cui il tesoro è segnato con una "X"), isole tropicali, stampelle o pappagalli portati sulla spalla. La stessa espressione "Isola del Tesoro" è entrata nel linguaggio comune e viene usata anche senza un riferimento consapevole all'opera di Stevenson.


La voce narrante del romanzo, ovvero il protagonista, è tale James (Jim) Hawkins, un quattordicenne che vive e lavora con sua madre e suo padre, molto malato, nella locanda "Ammiraglio Benbow", affacciata sul mare in un villaggio vicino Bristol, Black Hill Cove.
Un vecchio filibistiere ubriacone di nome Billy Bones si presenta un giorno alla porta della locanda, trascinandosi dietro un misterioso baule rovinato dal tempo e dalla salsedine, la cui chiave penzola attaccata al suo collo. Il marinario, scorbutico e puzzolente, si ferma in pianta stabile alla locanda pagando però solo per la prima settimana e ben presto Jim capisce che quest'uomo sempre perennemente alticcio e cagionevole di salute data l'età, ha il timore di essere stato seguito da un altro marinaio minaccioso e pericoloso con una gamba sola. 
Poco dopo un ex compagno di pirateria di Billy si presenta alla locanda chiedendo sue notizie e fra i due scoppia un violento alterco. A seguire anche un misterioso cieco compare alla taverna, consegnando a Billy Bones la Macchia Nera, un presagio di morte.
  
Jim affascinato da tutta questa storia, ma al contempo anche impaurito, studia (e serve) il lupo di mare fino alla sua improvvisa dipartita causata da un infarto, avvenuta poco dopo quella di suo padre. Prima di morire però, il marinaio confessa a Jim, che si sta prendendo cura di lui, di essere stato un pirata al seguito del famigerato Capitano Flint e che i suoi vecchi compagni lo stanno cercando per impossessarsi del segreto che potrebbe condurli all'Isola del Tesoro.
Quando il filibustiere esala l'ultimo respiro, Jim e la madre decidono di aprire il baule per scoprire finalmente cosa contiene. La cassa è piena di dobloni e i due decidono di prendere solo la parte che spetta loro per il vitto e l'alloggio che ancora non era stato saldato. In quel momento, però, una banda di marinai cerca di fare irruzione nella locanda con violenza, così Jim e sua madre sono costretti a scappare. Jim riesce a portare via uno strano pacchetto rinvenuto nel baule, di cui lui diventerà il solo custode. 

Sarà quel pacchetto a portare Jim fino all'Isola del Tesoro.
In quanto a trama, beh, mi fermo qua.

Si tratta di un libro famosissimo del quale sono state fatte anche decine di trasposizioni cinematografiche per cui immagino che molti di voi saranno al corrente del resto della storia, ma... se come me, non ricordate nulla, preferisco evitare di fare spoiler e vi invito a leggere il libro. Tornerete ragazzini, ve lo assicuro.
Stevenson racconta le avventure di Jim e dei suoi nuovi compagni in modo magistrale, divertente e persino realistico. La sua tecnica narrativa vi terrà incollati alle pagine e in poco tempo vi ritroverete a leggere il bel finale. Mi è piaciuto averlo di nuovo fra le mani ed è stato quasi un viaggio indietro nel tempo. Mi è piaciuto così tanto che non appena finito, mi sono gettata a capofitto su un altro classico della lettaratura mondiale, questa volta di Jules Verne. Il bellissimo Ventimila Leghe Sotto i Mari, di cui parlerò fra qualche giorno proprio qua sul blog.
Vi anticipo solo che sarà un post molto lungo e sentito, perché Ventimila Leghe Sotto i Mari (e il suo "seguito" L'Isola Misteriosa) mi hanno colpito in modo particolare. Sono due libri che tutti, e sottolineo tutti, dovrebbero leggere almeno una volta nella vita. 


"Guardammo, e, corpo di mille bombe, la vecchia goletta non c'era più. 
Io non ho mai visto una banda di minchioni restare lì con un'aria più istupidita."

"Questo Ben Gunn che uomo è?" 

"Non saprei, signore. Non sono sicuro che sia sano di mente." 

"Se hai qualche dubbio dì pure che non lo è." Riprese il dottore.

"Un uomo rimasto tre anni a rosicchiarsi le unghie sopra un'isola deserta non potrà mai apparire sano di mente come uno di noi. Non è conforme alla natura. Ma tu mi dicevi che
sospirava un pezzo di formaggio, no?" 

"Sì, signore, formaggio." 

"Ebbene, Jim, vedi che a qualcosa giova essere ghiotto. Tu conosci la mia tabacchiera, no? E mai mi vedesti prender tabacco. O sai perché? Perché nella tabacchiera tengo un pezzo di formaggio parmigiano: un formaggio fatto in Italia, assai nutriente. Ebbene, sarà per Ben Gunn."

giovedì 9 febbraio 2017

Diario di Viaggio: Helsinki Giorno 5 - Davide

09 febbraio 0 Comments

Ritorniamo insieme a Davide nella nostra bellissima Helsinki, per leggere il suo ultimo giorno di viaggio. Pronti a tornare a casa? Beh, Davide e la sua compagna di viaggio, no. :)

10/08/2010

            La nostra ultima mattina è dedicata al Museo di Scienze Naturali (Luonnontieteellinen), al cui ingresso si trova la statua di un alce; accanto alla biglietteria, si trovano un elefante, un facocero e delle faraone.

            Le prime due sale che visitiamo raccolgono le ossa degli animali, raccontandone la loro evoluzione. Tutte le didascalie sono in finlandese, svedese e inglese, i nomi degli animali anche in latino. Per la mostra temporanea, sempre a piano terra, il tema è “gli animali sulle navi”, con ricostruzioni di alcune parti delle navi, le attrezzature e ovviamente tanti animaletti, tra cui un topo gigante vestito da capitano all'ingresso della sala. 

            Al primo piano del museo una vera attrazione: il corpo mummificato di una foca di oltre 4000 anni. Su questo piano ci sono i diorama che illustrano i vari paesaggi del mondo, con la flora e la fauna caratteristica: spettacolari soprattutto quello dell'orso polare che cattura la foca mezzo sommerso, gli orsi che acchiappano i salmoni che risalgono il fiume – l'effetto dell'acqua in movimento è incredibile – e la tigre che sta per prendere un cervo in mezzo alla neve. 

Inoltre i titoli dei diorama sono molto poetici: "La primavera si risveglia nella Taiga del Canada Occidentale”, “Erba lontana fino a dove gli occhi possono vedere..."

            All'ultimo piano, per la gioia di Davide, che sembra un bambino davanti ai regali la notte di Natale, ci sono i dinosauri: uno Shunosauros Lii, un Gigantosaurus Carolinii, un Plesiosaurus e una testa di T-Rex.

Questo scatto è della sottoscritta e risale al 2008 :)
            C'è anche uno spazio dedicato agli oggetti usati dall'uomo, sul balcone che dà sulla sala dei dinosauri: molto carino è il banco di scuola in legno di una volta; addirittura, in bacheca, sono esposti i cellulari (fa un certo effetto vederli lì).

            Per motivi di tempo non visitiamo la sala dedicata alla flora e fauna finlandese; torniamo per l'ultima volta a pranzo al mercato – oggi anelli di totano per entrambi, verdure per me e patate per Davide; scopriamo, con un certo orrore, che l'olio usato per friggere somiglia più a acqua tinta appena di giallo – recuperiamo le valige, andiamo alla stazione, pausa bagno (il bagno della stazione più bello e più pulito che abbia mai visto) e prendiamo l'autobus che ci porterà in aeroporto.

È GIÀ FINITA!!!

Non vedo l'ora di tornare.

sabato 4 febbraio 2017

Diario di Viaggio: Helsinki Giorno 4 - Davide

04 febbraio 0 Comments

Rieccoci insieme all'amico Davide, per raccontarvi il quarto giorno del suo viaggio in quel di Helsinki! Venite con noi! :)

09/08/2010

            Oggi abbiamo fatto tutto con molta calma. In programma l'itinerario 3.

            Dopo colazione ci siamo diretti verso la Johanneksen Kirkko (la chiesa dei due spunzoni, per dirla alla maniera di Davide) per vedere l'interno, ma era chiusa. Purtroppo qui la maggior parte dei siti e dei negozi apre intorno alle 10-11.

            Facciamo una passeggiata e passiamo davanti al “Tavastia”, al centro commerciale e di nuovo al Lasipalatsi, quindi ci dirigiamo verso la Temppeliaukion Kirkko, la Chiesa nella Roccia. Da fuori non le si dà molto credito: su una collinetta rocciosa, si erge solo una piccola parte della muratura e la cupola. Giriamo un po' intorno alla cupola, poi, dato che inizia anche a piovere, entriamo, insieme a una gita di giapponesi. All'entrata sentiamo il suono di un pianoforte: all'interno della chiesa (che, come le altre, è spoglia) si ha un'acustica assolutamente eccezionale, tant'è che vi si tengono numerosi concerti. Naturalmente facciamo molte foto – un grazie al signore tedesco che ce ne ha fatte un paio.

            Dopo ci dirigiamo verso Töölö, nel cui mercato, nonostante la pioggia, faccio il mio miglior acquisto della vacanza e anche della vita: una vaschetta di fragole, a prima vista bruttine, piuttosto sciupate, ma che sono dolcissime. A Töölö vediamo anche la chiesa con il suo giardino. Troviamo anche il tempo di tornare al Quartiere Olimpico dove compro la maglietta di Paavo Nurmi a babbo.

            Torniamo in Piazza del Mercato a pranzare, prendiamo le mazzancolle accompagnate da patate per Davide e insalata con una specie di salsa bernese forte per me. La salsa sarebbe per le mazzancolle, ma poiché l'olio per condire l'insalata non esiste, l'ho usata per il contorno. Sempre con calma facciamo un giro sull'Esplanade dove mangiamo le fragole – delizia!

            Se la mattina è stata nuvolosa con un po' di pioggia, nel pomeriggio il tempo si rimette ed esce una magnifica giornata.
            Prendiamo il bus 24 che ci porta all'isola di Seurasaari. Sull'autobus Davide semina l'ombrello, ma ce ne accorgiamo solo al ritorno dall'isola, troppo tardi.
            Seurasaari è stupenda. Vi si trova un museo all'aperto (a pagamento) dove si possono visitare le vecchie abitazioni del luogo. L'isola è ora disabitata, se si escludono i molti animali: corvi, anatre, piccioni, cigni (enormi), gabbiani e soprattutto scoiattoli.


          I simpatici roditori sono così abituati alla presenza umana che si avvicinano spontaneamente alle persone per prendere il cibo: purtroppo noi non ne abbiamo perchè credevamo che si potessero comprare le noccioline sull'isola. Indimenticabile Davide che, in mancanza di noccioline e nel tentativo di far scendere uno scoiattolo da un albero, tira fuori 50 euro proponendogli di prendere i soldi e di andarsele a comprare. Con 50 euro si possono comprare molte noccioline! (Citazione da Homer Simpson). Alla fine, con delle ghiande scartate trovate per terra, siamo riusciti a farli avvicinare e a farci le foto.

            L'isola comunque non è solo il tripudio di questi amori patatosi pelosetti: girovagando abbiamo visto un ristorante, l'anfiteatro nel quale, d'estate, si tengono molti spettacoli, le case in legno e il mulino a vento che fanno parte del museo all'aperto.

            Sulla via del ritorno ci fermiamo al Sibelius Park (Sibeliuksen Puisto) per vedere il monumento dedicato al compositore, molto particolare.

            Torniamo in hotel, doccia e si va a cena. La scelta ricade su “Zetor”, dove prendiamo una porzione gigante (è così che le servono) di stufato di renna con purè, mirtilli rossi e cetrioli (un centriolo tristissimo): ci fa schifo. Forse perché lo stufato di per sé non è un granché, forse perché probabilmente non era tutta renna (la carne era a straccetti), l'unica cosa buona era il pane scuro con il burro. Dopo cena ci fermiamo da “Carrol's“ e compriamo delle patatine fritte (nella speranza di rifarci la bocca) senza sale, fanno schifo anche loro. Rinunciamo a mangiare e andiamo al “Tavastia”, chiuso. Decidiamo di interrompere questo circolo vizioso di sfiga andando verso Piazza del Senato, dove facciamo le ultime foto alla cattedrale, e poi a vedere Piazza del Mercato di notte. Tira molto vento e fa freddo, così ci sbrighiamo per tornare in hotel.

            Domani andremo al museo dei dinosauri, faremo gli ultimi acquisti e partiremo.
            NON VOGLIO ANDARE VIA!

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