Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del Capitano Nemo.
Ecco bravi, noto con piacere che nessuno di voi ha alzato la manina.
Ora però alzi la mano chi di voi ha letto (e si ricorda bene) Ventimila Leghe Sotto i Mari.
Uhm, noto solo qualche manina alzata!
Ottimo, passiamo alla terza domanda: Alzi la mano chi di voi ha letto e ricorda bene, anche il suo seguito, ovvero L'Isola Misteriosa.
Come? Quasi nessuno?! Non va bene!
Ultima domanda, la più difficile: Che mi dite del libro I Figli del Capitano Grant?
Nessuno di voi lo conosce!? No, non va affatto bene!
Questa è una gravissima mancanza alla quale dobbiamo porre subito rimedio e inizieremo a farlo parlando di Ventimila Leghe sotto i Mari.
Se vogliamo essere precisi però, dobbiamo dire che Ventimila Leghe Sotto i Mari non è il primo libro di due, ma il secondo di tre. Sì, si tratta di una trilogia che inizia con I Figli del Capitano Grant e termina con L'Isola Misteriosa. Per qualche ragione che ignoro (ma che sospetto), il primo libro di questa trilogia è il meno conosciuto e anche io l'ho scoperto molto tardi, tanto che lo sto leggendo proprio in questi giorni. Parleremo comunque degli altri due libri più avanti, in due post a loro dedicati.
Ventimila Leghe Sotto i Mari è uno dei romanzi più conosciuti fra quelli considerati anticipatori della fantascienza. L'edizione originale, che fu anche illustrata, venne pubblicata nel 1870 e l'autore è il grandissimo Jules (e non Giulio, per favore) Verne.
I tre libri sono uno il seguito dell'altro, ma al contempo sono abbastanza scollegati con la trama principale, e questo mi permette quindi di recensire per primo Ventimila Leghe Sotto i Mari. Lasciatemelo dire, per me in assoluto il più bello.
La storia è ambientata immediatamente dopo la guerra di secessione e racconta le avventure della ciurma a bordo del Nautilus, un incredibile sommergibile costruito in gran segreto dal suo affascinante proprietario, il Capitano Nemo.
Alcuni incidenti occorsi in mare aperto, hanno dato vita a una leggenda che parla di un gigantesco mostro marino, probabile parente dei cetacei più grossi del pianeta, le balene. Navi affondate e imbarcazioni danneggiate, hanno portato i superstiti a raccontare di riflessi fluorescenti sotto il pelo dell'acqua, di un lunghissimo e potente rostro in grado di trapassare la chiglia delle navi più imponenti, di violenti sbuffi d'acqua alti decine di metri e di una massa lunga e sigariforme che sfreccia a una velocità prodigiosa per i fondali marini. Le voci della presenza di questo mostro si spargono a macchia d'olio lungo le coste a distanza di centinaia di chilometri. Un'apposita spedizione viene quindi preparata a partire, al fine di liberare i mari da questo terribile mostro. Fra i membri della spezione c'è anche Pierre Aronnax, famoso naturalista del Museo di Storia Naturale di Parigi, esperto di vita sottomarina e noto per aver pubblicato un importante testo proprio su questo argomento. Insieme a lui, troviamo anche Counseil, il suo fedele cameriere. I due si imbarcano sulla Abraham Lincoln, una fregata della Marina degli Stati Uniti. Saliti a bordo fanno la conoscenza di un esperto fiociniere canadese di nome Ned Land.
La spedizione è partita ormai da molto tempo e il capitano Farragut arriva persino all'idea di abbandonare l'impresa, ma finalmente, dopo parecchi mesi di navigazione, il mostro viene avvistato lungo le coste del Giappone. Dopo un primo inseguimento spettacolare fatto di virate e tentativi di arpionaggio, la fregata decide di usare i cannoni, ma i grossi proiettili rimbalzano sul corpo della bestia senza farle nemmeno un graffio. Attaccato, il mostro marino si difende e col suo lungo rostro arpiona la fregata, danneggiandola fino a rompere timone e barra, mandando l'enorme imbarcazione alla deriva.
Durante l'urto, il professore e il suo cameriere vengono sbalzari in mare, rimanendo molto tempo in balia delle onde, attorniati da una spettrale foschia. Quando ormai pensano di dover morire da un momento all'altro, sentono la voce di Ned, sbalzato anche lui fuori bordo. Seguendo la sua voce lo raggiungono e si rendono conto che il fiociniere se ne sta in piedi sopra quella che all'apparenza sembra un'isola. Diradata la foschia però, i tre capiscono che non si tratta di un'isola, ma del dorso della bestia che si rivela essere un grosso sottomarino. Aronnax, Land e Conseil vengono scoperti dall'equipaggio del mezzo, portati al suo interno e rinchiusi in una stanza senza via di fuga. Dopo alcune ore, si presenta al loro cospetto il comandante del misterioso e avveniristico sottomarino, il Capitano Nemo.
Qui ha inizio un lungo viaggio stracolmo di meraviglie, colpi di scena e avventure lungo i fondali di ogni mare e oceano del pianeta. I tre visiteranno cimiteri sottomarini, barriere coralline, "fattorie" di ostriche e molto altro. Le descrizioni di Verne saranno epiche e piene di fascino. Sarà impossibile non sognare insieme a lui, sfogliando le pagine del libro.
A differenza del professore però, Ned Land non è interessato alle meraviglie sottomarine e alle scoperte scientifiche e decide così di pianificare una fuga notturna dal sommergibile.
Mi fermerò qua, come sempre, per evitare fastidiosi spoiler, ma sappiate che parliamo di un libro più per adulti che per ragazzi. Il Capitano Nemo è un uomo brillante, di poche parole, misterioso come quei fondali e tormentato da un passato doloroso e oscuro. Afferma di aver rinunciato alla vita sulla terraferma, al contatto con altri esseri umani che non siano la sua ciurma, di aver tagliato i ponti con la politica del mondo e anche col suo stesso paese natale. Potrebbe quindi sembrare un misantropo solitario o un riccone freddo e stravagante, eppure lo vedremo compiere gesti di grande altruismo e gentilezza, lo vedremo commuoversi e appassionarsi davanti a molte insospettabili cose.
Chi è quindi il Capitano Nemo? E qual è il suo vero nome? Deciderà mai di liberare i tre ostaggi del Nautilus?
Quando ho finito di leggere Ventimila Leghe Sotto i Mari ho provato qualcosa di magico. E' stato come scendere dal Nautilus. Come rimettere piede sulla terra ferma. Come se avessi appena salutato il Capitano Nemo e rivisto il cielo.
Ho visitato posti meravigliosi, incontrato creature straordinarie, paesaggi incantati. Ho viaggiato per tutto il pianeta e perlustrato fondali immensi e stracolmi di vita.
Voglio lasciarvi con questo ATTUALISSIMO passaggio, che mi ha messo i brividi.
Il Mediterraneo non è che un lago, paragonato alle vaste distese liquide del Pacifico, ma un lago capriccioso dove il tempo cambia improvvisamente, ora propizio e carezzevole per la
fragile tartana che sembra galleggiare sospesa fra il doppio oltremare dell'acqua e del cielo, domani tormentato, rabbioso, flagellato dai venti, capace di affondare le navi più robuste con le sue onde corte che investono a colpi rapidi.
Così, in quella veloce passeggiata attraverso gli strati più profondi, quanti rottami vidi giacere sul fondo, alcuni già corrosi e ricoperti di corallo, altri rivestiti solamente di uno strato di ruggine! Quante àncore, cannoni, palle, guarnizioni di ferro, pezzi d'elica, brandelli di macchine, cilindri spezzati, caldaie sfondate e chiglie che ancora non si erano posate sul fondo alcune dritte, altre rovesciate...
Di queste imbarcazioni sommerse, alcune erano naufragate in seguito a una collisione, altre per aver urtato contro qualche scoglio. Ne vidi che erano colate a picco con l'alberatura dritta e l'attrezzatura resa rigida dall'acqua: avevano l'aria di essere all'àncora in un'immensa rada, in attesa del momento di salpare.
Quando il Nautilus vi passava in mezzo e le avviluppava con il suo fascio di luce, sembrava che quelle navi stessero per salutarlo innalzando il gran pavese e comunicargli il loro numero di codice marittimo. Non c'erano invece che il silenzio e la morte. Osservai che i fondali mediterranei, a mano a mano che il battello si avvicinava allo Stretto di Gibilterra, apparivano sempre più ingombri di quei relitti sinistri.
Lì, le coste d'Africa e d'Europa si stringono fra loro e allora, in quell'angusto spazio, le collisioni sono più frequenti. Vidi numerose carene di ferro, fantastiche rovine di vapori, alcune inclinate, altre dritte, somiglianti a formidabili animali.
Una di quelle imbarcazioni dalle fiancate squarciate, col fumaiolo piegato, le ruote di cui restava solo lo scheletro, il timone staccato dal telaio di poppa e trattenuto ancora da una catena di ferro, i ponti rosi dai sali marini, presentava un aspetto terribile. Quante esistenze si erano infrante nel suo naufragio!
Quante vittime aveva trascinato con sé sotto i flutti! Qualche marinaio era riuscito a sopravvivere oppure il mare conservava ancora il segreto di quel disastro? Non so per quale motivo, mi venne da pensare che quella nave in fondo al mare potesse essere l'"Atlas", scomparsa, corpo e beni, da una ventina di anni e di cui non si era mai avuto notizia.
Che storia terribile sarebbe, se si potesse raccontare, quella del fondo del Mediterraneo, di quel vasto ossario dove tante ricchezze si sono perdute, dove tanti esseri umani hanno trovato la morte.
Fantastico!! Letto tutto d'un fiato. Grata e piacevolmente colpita dall'affascinante sintesi.
RispondiEliminaIrene
Lieta che ti sia piaciuta e che ti sia venuta così voglia di leggerlo :)
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