giovedì 14 febbraio 2019

# Frammenti Videoludici # La Stanza degli Ospiti

Resident Evil 2

Carissimi, bentornati! Oggi ospito la bella recensione senza spoiler di Resident Evil 2, redatta da mio marito per la rivista online Yessgame.it!
Potete leggerla qua o direttamente sul sito a questo link




Resident Evil 2: Capcom ci riporta a Raccoon City

Capolavoro o mera operazione di marketing?

Per molti della mia generazione la serie di Resident Evil è qualcosa di sacro, intoccabile, quasi perfetto. In quel finire degli anni ’90 tutti gli appassionati non vedevano l’ora di tornare a massacrare zombi & co. dopo il successo del primo capitolo targato 1996, ma quello che si faticava a immaginare era che il suo seguito potesse superare di gran lunga il predecessore.
Resident Evil 2 aveva una grafica superiore, un gameplay migliore, e una trama molto più accattivante di quanto visto nella produzione precedente. Le vendite del titolo schizzarono alle stelle rendendolo di fatto un astro intramontabile del panorama videoludico del secolo scorso. Va da sé che quando Capcom annunciò il remake di Resident Evil 2 in molti imbracciarono i forconi accusando i produttori di cercare la mera manovra commerciale.




Al grido di “Il capolavoro non si tocca” la comunità videoludica si è divisa fra chi nutriva forti dubbi su questo remake e chi nutriva la speranza di rigiocare una pietra miliare in salsa moderna, ma con lo stesso spirito che aveva reso grande la serie… questi ultimi hanno avuto ragione da vendere. Tecnicamente RE2 si presenta molto bene, con un buon framerate in 4K (su una Nvidia 1080 aggiustando i settaggi si arriva fra i 50/60) peccato solo per qualche saltuario fenomeno di microstuttering che dovrebbe venire risolto da una futura patch. Il motore grafico è il collaudato RE Engine che abbiamo visto in RE7 e quindi più che adatto allo scopo. Le textures sono di qualità scalabile per ottenere il massimo da ogni configurazione e appaiono pulite e gradevoli. La qualità dei modelli poligonali è davvero alta anche se si nota che maggior cura è stata usata per i protagonisti e gli zombi, ma è naturale considerando che sono gli elementi di certo più presenti durante l’avventura.




La parte sonora è al top e fa il suo egregio lavoro ansiogeno: scricchiolii, latrati, grugniti, e i passi del Tyrant sono la vera colonna sonora del gioco, quasi del tutto priva di musiche se non durante le fasi più concitate. Tutto ciò passa in secondo piano una volta cominciata la prima partita. Pochi minuti e l’atmosfera torna identica a quel lontano 1998, dove all’interno della stazione di Polizia di Raccoon City si cerca in ogni angolo per trovare qualche munizione in più o meglio qualche indizio per proseguire. Si respira la stessa aria piena di inquietudine e insicurezza che c’era nella vecchia serie. Certo, siamo in un ambiente 3D e i puristi potrebbero avere da ridire su questo, ma la magia di Capcom ha fatto in modo di lasciare inalterato lo spirito proponendo il suo capolavoro in salsa moderna, e merita più di un plauso per esserci riuscita.

Nel 2019 sarebbe improponibile il gameplay del vecchio RE2… punto.




Per rendere il gioco più appetibile alcune cose sono ovviamente cambiate, come la posizione degli oggetti, enigmi e armi, mentre invece è simile, anche se ammodernata, la gestione dell’inventario; si parte con 8 slot che con vari upgrade possono arrivare a 20 e gli inchiostri (necessari per salvare la partita) sono presenti solo a difficoltà estrema. Come da tradizione il comparto armi è differente se si affronta l’avventura con Leon o con Claire, ma tutte le armi donano un feedback straordinario e ognuna fa esattamente cosa ci aspettiamo… prendere i licker a granate sul muso con Claire è sempre un piacere.
Anche le location hanno avuto delle aggiunte, come l’orfanotrofio e nuove stanze di raccordo, utili a diversificare i percorsi di Claire e Leon. Entrambi i personaggi sviluppano percorsi separati, ma complementari e molti enigmi vanno risolti diversamente per ciascuno di essi.




Inutile aggiungere che per vedere il vero finale del gioco dovrete completare due run almeno, una con ciascun personaggio. Abbiamo a disposizione 3 livelli di difficoltà fra cui scegliere (assistita, standard, estrema) ma certamente il livello standard è quello ottimale per i veterani del survival horror, ottimo campo di addestramento per passare poi a estremo.
La durata della prima partita si attesta sulle 7 ore, ma per ottenere il grado A dovrete impiegare meno tempo… parecchio di meno. La rigiocabilità è un altro punto forte del gioco: nel momento in cui vi scrivo ho concluso la mia quarta run e ancora non mi è passata la voglia di giocare, raramente di questi tempi capita di finire un gioco e riprenderlo a mano così tante volte di seguito, ma così come nel '98 Capcom c’è riuscita di nuovo.

Segno che ha fatto centro.



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