Eccoci qua per l'ennesismo appuntamento letterario! Consigliata da un amico, appena terminato Il Giro Del Mondo in 80 giorni, mi sono buttata a capofitto su un'altra opera di Jules Verne, ovvero Michele Strogoff.
Credo, ma correggetemi se sbaglio, che sia un libro un pelo meno famoso rispetto agli altri di Verne e che probabilmente sia stato scritto per un pubblico più adulto.
Mi aspettavo infatti un racconto più leggero, decisamente meno drammatico e soprattutto con quel pizzico di "fantascienza" che normalmente si respira leggendo le altre opere come Ventimila Leghe Sotto i Mari o L'Isola Misteriosa e invece mi sono trovata di fronte a un romanzo d'avventura storico-politico che racconta la missione di Michele Strogoff, un corriere dello Zar sotto copertura, che deve attraversare Russia e Siberia per consegnare un messaggio al Granduca (fratello dello Zar) riguardo l'imminente arrivo dell'orda dei Tartari guidata dal traditore Ivan Ogareff, un ex soldato moldavo in cerca di vendetta per essere stato esiliato in Siberia, e dal terribile e spietato Feofar Khan.
Insomma, un libro completamente diverso da quelli letti fin'ora, a partire dall'ambientazione fino ad arrivare al cuore della trama.
Una cosa però rimane immutata e cioè la capacità di Verne di raccontare una storia e di rendere partecipe il lettore pagina dopo pagina. La politica è solo di contorno (per fortuna) e ciò su cui si concentra l'autore è la caratterizzazione dei protagonisti e la loro interazione umana.
Nel corso del suo viaggio, durante il quale si finge un mercante, Michele Strogoff incontra un paio di giornalisti stranieri (Harry Blount e Alcide Jolivet), ma soprattutto fa la conoscenza di Nadia Fedore, una ragazza lettone che sta percorrendo la sua stessa strada per andare a vivere col padre esiliato in Siberia. Michele, uomo impavido dal cuore d'oro, decide di prendersi cura della ragazza e di aiutarla a tornare fra le braccia di suo padre sana e salva. Essendo provvisto di un permesso speciale fornitogli dallo Zar, un permesso che apre molte porte, si finge il fratello di Nadia e grazie a questo espediente riesce a portarla con sè, allontanando al contempo da lui eventuali sospetti.
I due fanno conoscenza su un treno che parte da Mosca, diretto a Irkutsk.
Su quel treno inizia il loro viaggio lungo i territori russi, pericolosi per via dei Tartari, ma anche per il clima capriccioso (per usare un termine amatissimo da Verne) e l'asprezza della sua natura.
Si tratta di un romanzo particolarmente affascinante perché descrive in modo minuzioso la storia della Russia e della Siberia dell'800, storia che Verne descrive mixando le vicissitudini dei protagonisti alle splendide descrizioni dei luoghi in cui è ambientata la vicenda. E' un libro che si legge speditamente (forse un po' meno la primissima parte) e la narrazione è scorrevole, anche se leggermente meno rispetto ad altri suoi lavori.
Nel romanzo vengono descritte anche le differenze fra le popolazioni orientali e occidentali, enfatizzando usi e costumi fra i più disparati. La linea di demarcazione fra bene e male è piuttosto netta a causa degli antagonisti scelti da Verne, malgrado si colga chiaramente che l'intento dei Tartari è probabilmente solo il raggiungimento dell'indipendenza della Russia occidentale.
Anche di questo libro, in passato, sono state fatte numerose trasposizioni cinematografiche, (alcune persino mute, agli inizi del secolo) compreso uno sceneggiato televisivo del 1975 che forse, qualcuno di voi, ricorderà.
E' un libro che consiglio a tutti e che ho trovato molto interessante. Diffidate da chi vi dirà che è un "mattone", perché non è vero. Certo, non mi ha affascinata come Ventimila Leghe Sotto i Mari, ma è comunque l'ennesimo capolavoro del grande Verne, quindi merita!
“Le abitudini che si contraggono stando soli, apparivano con evidenza nel comportamento della giovane viaggiatrice: il suo modo di entrare nello scompartimento e di disporsi al viaggio, l’assenza di qualsiasi agitazione nel muoversi tra gli altri, la cura nel non disturbare né scomodare nessuno, tutto indicava come ella fosse abituata a esser sola e a non contare che su di sè.”
“Se i viaggiatori non si aiutassero tra loro, non ci sarebbe più che da sbarrare le strade.”
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