martedì 11 marzo 2014

# Una stanza senza libri è come un corpo senza Anima.

Il segno dei quattro


Proseguendo lungo la strada fitta di misteri e lastricata di omicidi su cui a indagare è il più grande consulente investigativo di tutti i tempi, oggi parlerò del secondo libro di Sir Arthur Conan Doyle, scritto nel 1890 e immediatamente diventato un enorme successo: Il segno dei quattro.
In questo libro facciamo una scoperta incredibile, già dalle prime righe della prima pagina (quindi non sto facendo spoiler, tranquilli). 

Sherlock Holmes è un tossicodipendente eroinomane.

Sì, avete letto bene. Questo libro inizia proprio con il grande investigatore che si spara una dose dritta in vena.
Chi di voi sta seguendo la bella serie TV Elementary, ma non ha mai letto i libri di Doyle, forse pensa che la scelta di rendere Sherlock un ex tossicodipendente sia un'invenzione dagli sceneggiatori della serie, e invece, cari i miei lettori, non è affatto così.
Sherlock è davvero un ex tossicodipendente. Di morfina ed eroina, più precisamente.
Più avanti, nei libri di Doyle, Sherlock passa alla ben meno dannosa pipa, ma inizialmente è solito bucarsi addirittura tre volte al giorno, di fronte ad uno sconvolto, contrariato e soprattutto preoccupato dottor Watson.

Scopriamo inoltre che Holmes teme la noia; è la sua arcinemica, la monotonia delle giornate grigie londinesi lo getta in uno stato di sconforto indicibile che solo un mistero degno di nota, un'enigma machiavellico o un complicato codice da decifrare è in grado di cancellare. 
Questo è il motivo che spinge Holmes a fare uso di eroina: la noia. 

Mentre Watson discute con Sherlock, dapprima tentando di dissuaderlo dal fare uso di stupefacenti e successivamente, grazie a un magistrale cambio d'argomento da parte di Holmes, disquisendo sul metodo deduttivo, entra in scena la padrona di casa, annunciando ai due uomini una visita inaspettata che spalancherà di fronte a loro le porte di un nuovo elettrizzante caso da risolvere.

Una graziosa ragazza si presenta al 221B di Baker Street per sottoporre a Holmes un caso intricato da risolvere che vede protagonista il suo povero padre scomparso misteriosamente e un tesoro d'immenso valore da recuperare, e del quale lei a quanto pare è ereditaria. I due accettano il caso e Holmes abbandona, almeno momentaneamente, la siringa piena d'eroina.
La signorina Mary Morstan, dopo sei anni dalla scomparsa del padre, legge sul giornale un annuncio nel quale un misterioso personaggio chiede il suo indirizzo, asserendo che sarebbe a suo vantaggio farsi viva, così decide di rispondere.

Pochi giorni dopo riceve inaspettatamente un pacchettino con al suo interno una perla di grande valore. Questo pacchettino giunge a lei, da quel momento, ogni anno nello stesso giorno: sempre uguale, sempre anonimo.
Finché un giorno assieme alla perla, riceve un messaggio che recita:
Si trovi questa sera alle sette accanto al terzo pilastro da sinistra fuori dal Lyceum Theatre. Se non si fida, porti due amici. Lei è una donna cui è stato fatto un grosso torto e avrà giustizia. Non porti la polizia. Se la porterà, tutto sarà inutile. Un amico sconosciuto.

La ragazza decide, a questo punto, di andare a chiedere aiuto a Sherlock Holmes.

Come sempre non intendo snocciolarvi la trama, starà a voi scoprire il mistero, ma voglio dirvi che questo racconto, l'ho trovato anche più bello del precedente Uno studio in rosso. Scopriamo un particolare amore di Doyle per il passato, nel senso che anche in questo caso, il cuore della vicenda, l'inizio di tutti i mali, risiede in un passato piuttosto lontano dei personaggi che giocano un ruolo chiave nei panni di vittime e malfattori, i quali covano nel cuore desideri di vendetta o di giustizia per lunghi anni senza mai perdere la speranza di riuscire un giorno a renderli concreti; due termini, vendetta e giustizia, che spesso percorrono il filo della trama, camminando a braccetto, nonché invertendosi di ruolo.
In questo secondo lavoro sul grande consulente investigativo, Doyle si diverte a spennellare il buon Watson di rosa pastello. Pennellate d'amore verso la signorina Mary, ovviamente, per la quale ha un debole fin dalle primissime pagine.

Non vado oltre, ma vi consiglio vivamente la lettura!  

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