Ammettetelo, questa cosa del post aggiuntivo vi scombina i piani in agenda, ehhh?
Ebbene, per la gioia di coloro che sono affetti dal morbo del Grande Fratello e che fanno spesso un salto qua a leggere il mio tedioso cianciare, ho deciso di passare da due a tre post la settimana, tempo permettendo. Lunedì, mercoledì e sabato in orario apericena, per i più fighetti; le 19.00 circa, per i poveri mortali come me. Il tutto con le dovute eccezioni causate da imprevedibili contrattempi...
...tipo che me ne dimentichi bellamente ^^'
...tipo che me ne dimentichi bellamente ^^'
Ma veniamo a noi. Grazie al Progetto Listography mi è venuta un’idea per una nuova etichetta, riguardante una delle mie passioni: i videogiochi. Capirete più avanti il collegamento fra videogiochi e Listography, curiosoni che non siete altro.
Sono stata, fino all’ultimo momento, molto indecisa rispetto a quale lavoro videoludico dedicare il post d'apertura, ma poi mi sono chiesta qual è stato il primissimo gioco che mi ha davvero colpito e lasciato un segno, così sono giunta a una sola conclusione: oggi parliamo di Ripper.
Il titolo in questione è del lontano 1996 ed è stato sviluppato e prodotto dalla Take-Two Interactive su supporto CD, per un totale di sei dischi. Non fatevi ingannare dalla data di uscita, perché sarebbe giocabilissimo anche ora (limitazioni tecniche a parte), senza perdere il benché minimo fascino. Intendiamoci, non è certo il primo gioco su cui ho messo mano – sono vintage io, che credete, i primi giochi li ho fatti nel 1992 su un 8086 col monitor a fosfori verdi - ma questo titolo è sicuramente quello che all’inizio della mia passione videoludica, mi ha dato di più.
La tecnica usata, all’epoca molto in voga, è quella del film interattivo. Un’avventura grafica in FMV (Full Motion Video) con attori reali del calibro di Christopher Walken, Scott Cohen, Tahnee Welch, Burgess Meredith, Karen Allen, John Rhys-Davies e Paul Giamatti.
Christopher Walken - mi auguro non ci sia bisogno di spiegare chi è.
Scott Cohen - Law & Order e molto, molto altro.
Tahnee Welch - Cocoon, tanto per dirne uno.
Karen Allen - la co-protagonista femminile del primo Indiana Jones.
Burgess Meredith - Rocky e un sacco di altri film.
Burgess Meredith - Rocky e un sacco di altri film.
John Rhys-Davies - Gimli de Il Signore degli Anelli e Sallah in Indiana Jones.
Paul Giamatti - The Truman Show e parecchie altre cosette.
David Patrick Kelly - Un esempio: Twin Peaks.
Dovrebbe essere, ma correggetemi se sbaglio, l’unica trasposizione in chiave cyberpunk della storia di Jack lo Squartatore. Storia che mi ha sempre affascinato moltissimo e chissà, forse anche per questo motivo ho apprezzato Ripper in particolar modo.
Come tutti voi sapete, Jack lo Squartatore è realmente esistito.
Correva l’anno 1888 e la sua ombra si aggirava armata di coltello in una Londra vittoriana grigia e fumosa. Diventato famoso per aver commesso efferati omicidi di prostitute nel quartiere londinese di Whitechapel, squartando le vittime in pieno stile macellaio psicopatico e probabilmente inviando simpatiche lettere alla polizia e ai giornali (le lettere erano centinaia e soltanto pochissime sono state ritenute autentiche), non è però mai stato preso e la sua identità è rimasta quindi avvolta nel mistero, così come il reale numero delle sue vittime. Questo fatto ha contribuito ad alimentarne il mito, al punto che fior fiori di studiosi, appassionati ed improvvisati esperti, hanno snocciolato una sequela di ipotesi assurde e meno assurde su chi si nascondesse dietro lo pseudonimo di Jack lo Squartatore. Persino la famosa scrittrice Patricia Cornwell ha speso centiaia di ore del suo tempo - e un quantitativo discreto di soldi - per dare un nome a Jack, giungendo alla conclusione che in realtà fosse Walter Sickert, un celebre pittore inglese. E' proprio di qualche giorno fa la notizia che l'identità di Jack, forse, non è più un mistero e probabilmente ora ha un nome. Un immigrato polacco, Aaron Kominski, barbiere 23enne. Staremo a vedere se la notizia verrà confermata o meno.
Tornando all’argomento principale, Ripper è ambientato a New York nel 2040. Il futuro non troppo distante pensato dalla Take-Two non è così fantascientifico; non ci sono mezzi volanti o robot senzienti, ma internet, ad esempio, ha subito un profondo cambiamento ed è stato soppiantato dal Cyberspazio, un vero e proprio mondo a parte, visitabile tramite un'apparecchiatura molto simile a quella per la realtà virtuale odierna. Gli spazi personali in rete che un tempo avevano il nome di blog o siti, ora si chiamano Pozzi Virtuali e spesso, se privati, sono sorvegliati da Guardiani altrettanto Virtuali. Nel Cyberspazio è possibile fare di tutto, dalla possibilità di accedere a migliaia di volumi nella biblioteca virtuale, a quella di giocare, oppure leggere l'ultima copia del Virtual Herald, il quotidiano online per il quale scrive il nostro eroe protagonista: Jack Quinland (interpretato da Scott Cohen).
Un assassino a sangue freddo sta facendo strage di donne ed emulando le gesta e il modus operandi del suo vittoriano antenato, invia lettere al giornalista rivendicando gli omicidi e sfidando Quinland a catturarlo. Il giornalista suo magrado acquisisce così una certa fama e notorietà; tutta la città non si perde un numero del Virtual Herald per seguire le vicende dello Squartatore.
La storia inizia con l’omicidio di una donna, la terza vittima; Renee Stein.
Quinland si reca sulla scena del crimine e scambia alcune parole con il detective incaricato del caso, Vincent Magnotta (interpretato da uno stupendo Christopher Walken) e con il fotografo della scientifica Stasiak. Dopo qualche minuto l'avvenente assistente del giornalista, Catherine Powell, lo chiama e gli annuncia tutta eccitata di aver scoperto qualcosa di molto grosso riguardo lo Squartatore, ma pochi istanti dopo è lo stesso Squartatore a chiamare Quinland annunciandogli l'identità della sua quarta vittima: proprio Catherine Powell, colpevole di aver ficcato il naso dove non doveva e di aver scoperto troppo.
In ansia per la collega, Quinland prova a contattarla, ma inutilmente così si reca di corsa a casa sua, giusto in tempo per trovarla in totale stato di shock e incapace di parlare. La donna finirà in coma fra le sue braccia e le informazioni preziose appena scoperte, rimarranno sepolte nel suo stato di profonda incoscienza.
Da qui il gioco parte in quarta e le indagini di Quinland saranno a 360 gradi perché apparentemente più di una persona sembra coinvolta nell'aggressione di Cathrine. Per non parlare del misterioso passato del detective Magnotta che sembra quasi voler ostacolare le ricerche del giornalista, dello strano comportamento esternato dalla dottoressa Burton che dirige il Tribeca Center dove è ricoverata in stato vegetativo la povera Cathrine, e il folle Falconetti, un hacher brillante, eccentrico genio, famoso in tutto il Cyberspazio, che potrebbe aiutare Quinland ad accedere alla coscienza della collega in coma.
Il gioco è diviso in tre atti ed è composto da difficili sequenze arcade in prima persona, svariati enigmi punta e clicca, rompicapo di ogni genere, labirinti e ben quattro finali diversi che cambiano a seconda di quali scelte si effettuano nel corso della storia. Gli spostamenti e la giocabilità quindi sono vari. Dal punta e clicca alla Gabriel Knight (altro capolavoro), a spostamenti 3D nei quattro punti cardinali e a 360 gradi. Quasi una novità, per il 1996. Sono stati curati dalla Take-Two maniacalmente tutti i comparti, da quello audio con un colonna sonora d'eccezione, i dialoghi e gli effetti sonori a quello della giocabilità.
Nella colonna sonora e nei titoli di testa e coda è inoltre presente la canzone (Don't Fear) The Reaper dei Blue Öyster Cult.
Il doppiaggio italiano non è eccelso, soprattutto per quanto riguarda un paio di personaggi secondari. Il fotografo della scientifica Stasiak, tanto per dire uno, non si può ascoltare! Per fortuna tutti i personaggi principali sono doppiati ottimamente quindi è giocabile anche in italiano senza problemi. Un difettuccio perdonabile insomma.
La trama creata dalla Take-Two è talmente ben fatta, articolata, coinvolgente e divertente (Quinland possiede un senso dello humor niente male) che di quando in quando mi è capitato di reinstallarlo per giocarci ancora, non senza qualche ostacolo tecnico da superare dovuto al pc di nuova generazione che non ama molto far girare giochi del 1996. Ogni volta però lo sforzo ripaga la fatica perché Ripper è, a mio parere, un vero e proprio capolavoro videoludico come non se ne vedono più. Si tratta inoltre di un gioco longevo, visto l'alto livello di difficoltà, che comunque per i più impazienti si può regolare.
Ripper è un videogioco per il quale Take-Two, all'epoca, spese letteralmente una fortuna. In pochi FVM si era visto un cast di così alto livello. La recitazione, se pensiamo che si tratta "solo" di un videogioco, è sorprendente e, come ho detto prima, ogni comparto è stato curato con la massima attenzione. Dai titoli di testa a quelli di coda. L'idea che se ne ha alla fine, è quella di aver partecipato in prima persona a un film cinematografico vero e proprio.
Giocarci ora, vi avverto, vi pone però davanti ai limiti tecnici riguardanti la risoluzione grafica e la compressione video del 1996. Un compito complesso, ma non impossibile. Se siete vintage come me e amate le avventure grafiche di una volta, armate la vostra pazienza e giocateci anche nel 2014. La bellezza di 18 anni dopo.
Vi lascio con il trailer in inglese :)
Sembra davvero interessante, penso che mi intripperebbe parecchio D:
RispondiEliminaLo è eccome! L'unico neo, come ho scritto, è l'ostacolo tecnico dell'installazione :)
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