Torno a parlare di libri dopo un po' di tempo, accantonando per qualche giorno i post sulla cucina Gluten Free.
Oggi voglio parlarvi di un lavoro di Joël Dicker, ovvero La Tigre.
Parliamo di un racconto che potrei definire breve, soprattutto se messo a confronto con altri suoi libri come La verità sul caso Harry Quebert (ricordate la mia breve recensione?) o Il libro dei Baltimore. Entrambi alti come un elenco del telefono di Città del Messico.
La Tigre è un raccontino che potrete leggere in meno di un'ora, scritto da Dicker quando aveva appena vent'anni e non era ancora un caso editoriale.
Il ragazzo, neoscrittore, ci racconta di una grossa tigre che sta sconvolgendo le lande siberiane, uccidendo e massacrando le persone in modo quasi intelligente e strategico, lasciando dietro di sé scie di sangue e un sentimento di puro terrore negli abitanti della zona.
La notizia giunge alle orecchie dello Zar e di tutta la città di Sanpietroburgo, grazie a due monaci, testimoni dello sterminio avvenuto nel piccolo villaggio di Tibié. Inizialmente il pensiero comune è che si tratti di un episodio isolato, ma in poco tempo diventa chiaro che quella tigre non ha nessuna intenzione di fermare il suo personale massacro. Lo Zar, molto preoccupato di salvaguardare i suoi interessi finanziari e che ancora non riesce a convivere con la notizia che la Russia abbia ceduto l'Alaska agli americani per quattro spiccoli, decide di piazzare una grossa taglia sulla testa di quella bestia. Se non potrà sfruttare l'Alaska, allora lo farà con la Siberia, ma prima dovrà liberarsi di quella creatura sanguinaria.
In parecchi si metteranno quindi sulle tracce dell'animale per eliminarlo e incassare la taglia, ovvero il proprio peso in oro, ma solo un ragazzone ventenne, Ivan, sarà così "fortunato" da incontrarla più di una volta.
Siamo nel 1903 e Ivan Levovic, figlio di un falegname, di certo non per interesse verso la sua patria o il suo popolo, ma piuttosto per il vile denaro, decide di mettersi in marcia e tentare la sorte. Col suo peso in oro, potrà finalmente risollevarsi dalla miseria nella quale vive da tempo e provare a tutti il suo vero valore.
Come un novello investigatore, Ivan si reca sui luoghi dei delitti, interroga le persone, cerca indizi sul passaggio della tigre e tenta di capire come l'animale si muove al fine di anticipare le sue mosse e ucciderlo.
Determinato, armato e pieno di coraggio, alla fine riesce nel suo intento e, dopo molto tempo, si trova ad affrontare la bestia tanto temuta da tutta la Siberia. Bestia alla quale nessuno è mai riuscito a sopravvivere.
I due si scontrano, ma ad avere la peggio è Ivan, il quale però non soccombe, ma resta solo ferito perché la tigre, a un certo punto della lotta, dopo aver ucciso il suo cavallo, lo lascia andare quasi con disinteresse.
Per Ivan, ferito nell'orgoglio più che nel corpo, la sfida muta quindi di significato. Quella che era solo una caccia a scopo remunerativo, diventa una questione personale, di principio. Una questione d'onore.
Perché la tigre lo ha ignorato e l'ha lasciato vivere? Possibile che non lo ritenga un degno avversario?
Ivan ora è pronto per qualsiasi cosa, compreso diventare una bestia anche lui, annullando la sua stessa umanità e moralità, pur di uccidere la tigre che ha osato umiliarlo.
E qua mi fermo.
La tigre è un racconto da leggere in un battibaleno. Basta una mezz'ora. E' cortissimo e finisci inevitabilmente a pensare "visto che è così corto, voglio vedere subito come finisce".
L'animale protagonista della storia è enorme, una tigre fiera, terribile e quasi mitologica, con zanne enormi e occhi come bocche di cannone. Dicker la racconta in modo velato, laterale, quasi a lasciar intendere che non si tratta solo di un animale, ma di un concetto. E' il mostro che si nasconde dentro ognuno di noi e che per ognuno di noi assume di un diverso significato.
Questo sottilissimo libro è in realtà una grande riflessione sulla mediocrità umana. Perché alla fine, il nostro peggior nemico, siamo proprio noi stessi.
Da IBS:
Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. La verità sul caso Harry Quebert è il suo secondo romanzo. Il primo, Les derniers jours de nos pères, ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010. La verità sul caso Harry Quebert ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è tradotto in oltre 25 paesi. Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.
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