sabato 22 aprile 2017

Torta salata di asparagi Gluten Free

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Rieccomi qua, in mezzo a voi, per parlare di cucina Gluten Free. 
Come ormai sapete, il mio maritino si è scoperto celiaco da circa un anno e io mi sono dovuta adattare alla situazione, imparando a cucinare anche senza glutine o eventuali contaminazioni.
Di norma riporto qua sul blog solo le ricette un po' etniche o particolari, quelle insomma che riguardano piatti che lui non può più mangiare al ristorante e che io non cucino spesso, ma oggi farò un'eccezione perché questa torta salata che ho fatto qualche sera fa, mi è venuta particolarmente bene e il marito mi ha "intimato"di rifarla prima possibile!

Dovete sapere che ho la fortuna di avere uno spacciatore personale di asparagi e costui me li prende direttamente dal contadino, nella prima periferia della mia città. Sono quindi freschissimi, buonissimi e a chilometro super zero. Ogni anno ci facciamo una bella scorpacciata perché sia io che mio marito ne andiamo matti. Di solito faccio paste e risotti, secondi con le uova e contorni, ma questa volta mi sono voluta cimentare in una torta salata. Premetto che l'ho fatta di mia iniziativa totalmente, quindi non so se troverete una ricetta identica online. Simile certamente, ma identica non saprei.

Vediamo come l'ho realizzata :)

Ingredienti (per una tortiera da 24 cm):

  • 400 grammi di ricotta di pecora freschissima
  • 500 grammi di asparagi sottili freschissimi
  • 3 uova medie biologiche
  • Zenzero fresco
  • Pasta sfoglia senza glutine rotonda (io per comodità la compro spesso già fatta)
  • Pepe nero in grani
  • Sale
  • Parmigiano Reggiano
  • Un po' di porro, circa 150 grammi
  • Olio Evo

Pulite gli 
asparagi, lavateli benissimo ed eliminate la parte finale sempre molto dura e coriacea. Consiglio un lungo taglio diagonale, così da permettere una cottura migliore del fondo. Cuocete gli asparagi in acqua poco salata per il tempo necessario (dipende dal tipo e dalle dimensioni), poi scolateli e passateli sotto l'acqua bella fredda così da mantenerne il colore verde brillante. Una volta freddati, fateli a pezzettini con un coltello molto affilato. Tenete da parte qualche asparago intero per la decorazione della torta, magari quelli più sottili, cotti meglio e più belli.

In un boule di vetro mettete la ricotta di pecora, le tre uova medie, il pepe nero macinato fresco, un pizzico di sale e un pochino di Parmigiano Reggiano (circa due cucchiai). Mescolate con un mestolo di legno fino a formare una crema morbida e senza grumi.
In una padellina fate scaldare un cucchiaio d'olio Evo e pian piano fate appassire il porro tagliato a rondelle e lo zenzero fresco grattugiato sul momento. Una volta pronto spegnete e unite il porro agli asparagi. Mescolate e di nuovo unite gli asparagi e il porro al composto di ricotta. Mescolate nuovamente il tutto molto bene.

Foderate la teglia tonda con della carta da forno e posizionateci la pasta sfoglia bucherellandola con i rebbi di una forchetta. Versate il composto nella teglia e livellatelo col dorso di un cucchiaio. Posizionate gli asparagi interi per decorare la superficie della torta e spolverate di Parmigiano Reggiano grattugiato. Infornate a 200 gradi per 35-40 minuti, gli ultimi dieci dei quali ventilati così da gratinare la superficie e asciugare la torta.
Una volta pronta (fate la prova stecchino o punta di un coltello), lasciatela riposare fuori dal forno, scoperta, per un po'. E' buonissima sia calda che fredda (io la adoro a temperatura ambiente) e in frigo si mantiene per circa tre giorni!

Buoni asparagi a tutti! 




GLI ASPARAGI, da Wikipedia: 


Il gusto dell'asparago evoca il sapore del carciofo; quando è fresco ha un sentore di spiga di grano matura, in particolare si distinguono:
  • L'asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.
  • L'asparago violetto, dal sapore molto fruttato, è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce, quindi a sua volta attuando la fotosintesi, acquista un colore lilla abbastanza uniforme. Ha un leggero gusto amaro.
  • L'asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato.
In cucina si utilizzano germogli verdi o bianchi: gli steli dovrebbero essere duri, flessibili, resistenti alla rottura, dello stesso spessore e con le punte ancora chiuse, la base deve essere mantenuta umida, per mantenere il prodotto fresco.

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

venerdì 14 aprile 2017

127.0.0.Nella Vulcano

14 aprile 0 Comments

Bentornati cari amici Naviganti! 

Come promesso nello scorso post, oggi ho l'onore di ospitare sul mio blog l'autrice del bellissimo libro Sulle Orme Di Martin, ovvero la scrittrice Nella Vulcano. Dopo aver letto il suo libro mi sono detta: perché non fare una bella intervista a questa autrice che ha appena esordito col suo primo lavoro? Così l'ho contattata e lei, con grande gentilezza, ha accettato dedicandomi un po' del suo prezioso tempo. 

Come molti di voi avranno capito, la sottoscritta è sempre molto affascinata dagli esordi. Esordi su ogni fronte. Musicale, letterario, cinematografico, ecc... amo scoprire cosa si nasconde dietro una passione che prende forma per la prima volta tramite un lavoro concreto e adoro scoprire i retroscena, grazie ai quali spesso si scoprono persone piene di talento, brillanti e per niente scontate. Persone che magari di giorno sono anonime impiegate in un ufficio e di notte si trasformano in scrittrici, musicisti o attori. 

Nella di giorno lavora in una multinazionale, ma di sera, d'estate, di notte si tramuta in una scrittrice provetta e questo libro ne è una gran bella prova. Andiamo a sentire cosa ci racconta, che ne dite?    

Carissima Nella, prima di tutto ti ringrazio per aver accettato di rilasciare questa intervista e per il tempo che mi hai dedicato! Benvenuta sul mio blog :) Partiamo con la prima domanda, quella obbligatoria. Chi è Nella Vulcano? Come ti presenteresti a qualcuno che non ti conosce e che non ha mai letto il tuo libro?

Cara Serena, sono io che ti ringrazio di cuore per la tua recensione accurata e soprattutto per avermi invitata sul tuo blog.

Un blog molto interessante dedicato agli “amanti della lettura”. Davvero Complimenti!

Eccomi qui, partiamo dal nome.
Nella Vulcano: una preposizione articolata su cui posso fare dell’autoironia; un cognome che mi rappresenta da sempre.
Una mamma che ama profondamente la propria famiglia e i propri figli, con un lavoro che è una passione….e poi…. poi ci sono gli attimi magici, quelli solo miei, con la musa che mi sussurra delicatamente e che guida velocemente le mie dita sulla tastiera, che mi porta in paesi sconosciuti e mi presenta personaggi con un’identità ben definita.


Parlaci liberamente di Sulle Orme di Martin, raccontaci di lui come se descrivessi un amico; chi è Sulle Orme di Martin?

Sulle orme di Martin è l’amico che ti accompagna in un viaggio stupefacente; è l’idealista che instancabilmente lotta per difendere i diritti umani e i valori di lealtà, giustizia, amore in cui crede profondamente; è il narratore che ti tiene con il fiato sospeso in un thriller che si aggroviglia tra due Paesi, ma è anche il connubio delle debolezze umane dai piccoli difetti alle malvagità che rasentano il sadismo.

Mi hai detto che di solito scrivi “di getto” ed è una cosa che abbiamo in comune, quindi capisco perfettamente cosa intendi dire. Ci racconti come sono nate le prime frasi di questo libro? Dov’eri, cosa stavi facendo, cosa ti ha spinto a buttare giù le prime righe?

Una smania improvvisa di passare dalle poesie, inno alla natura, a un tema più importante.
Una magica notte dell’estate del 2010, ho iniziato a scrivere le stesse righe che potete leggere nel libro. Il tutto è nato dall’amore per il mare, dall’immaginare questa barchetta che fluttuava tra le “placide” acque del mediterraneo, placida come a volte è la nostra coscienza quando non si ribella alle ingiustizie che si perpetuano nel mondo o accanto alla nostra porta.

Ho mentalmente paragonato l’anima di questa barchetta a Esmeralda, un imponente veliero che fu testimone di atroci crudeltà e da lì è nato romanzo.


Una cosa che spicca moltissimo è la mole di lavoro che c'è dietro. So che non sei mai stata in Cile, eppure le descrizioni dei luoghi e dei paesaggi sono davvero ben scritte. Come ci sei riuscita?

Devo ringraziare moltissimi amici, Luca Tazzetti, Alberto Benvenuto e tanti altri che mi hanno portato svariati materiali: CD, fotografie, libri di cucina, ricette inedite di una vecchia zia, cartine geografiche persino depiliant pubblicitari.

Sempre parlando della mole di lavoro presente dietro le quinte, devo farti i complimenti per quanto riguarda la storia dell'Argentina e del Cile, nel periodo della dittatura di Pinochet. Quanto tempo ti ha portato via lo studio di quel periodo storico?

All’inizio qualche sabato trascorso nell’emeroteca delle biblioteche Nazionale e delle Camere, poi, sarà stato il fato, il karma o il caso, la mia strada si è incrociata con molti sconosciuti che queste cose le hanno viste o vissute sulla loro pelle o sulla pelle di amici e parenti.

Sulle Orme di Martin è anche un libro "denuncia", se così vogliamo dire, rispetto alle torture (psicologiche e fisiche) subite dalla popolazione argentina e cilena a causa della dittatura. Denuncia sulla terribile sorte dei desaparecidos. Sulla corruzione politica e miliare e su molti altri risvolti tremendi legati ai crimini contro l'umanità. Fra i tuoi lettori c'è qualcuno che si è sentito toccato sul vivo da questi argomenti e che ti ha contatta dopo averlo letto? Qualcuno che magari ha vissuto sulla pelle quel periodo storico?

Sì! E’ corretto, cara Serena, “Sulle orme di Martin” è un libro denuncia; è un romanzo “Para no ovlidar”, per non dimenticare: una generazione scomparsa, i desaparecido, le persone torturate, le atrocità commesse in passato in una terra a noi lontana ma non dissimili da quelle odierne in altre parti del mondo.
Sulle orme di Martin è però anche la forza e il coraggio di chi lotta per difendere i diritti umani.


Te ne cito solo due:

Il primo ha letto il libro in formato tesi, prima che fosse pubblicato, mi ha chiesto di vederci di giorno in un locale pubblico, dalla raffica di domande a cui mi ha sottoposto era chiaro che fosse convinto che appartenessi ai servizi segreti o peggio. Era rimasto scosso per l’intensità e la veridicità degli argomenti trattati. Ora è un grande amico.


Il secondo, che ha vissuto il tutto in prima persona, mi ha emozionato con le sue parole:

“Fa male leggere, ma grazie per aver scritto un pezzetto della nostra storia, è importante che si sappia dello sterminio di un’intera generazione… non farmi piangere”.

Gli voglio un bene dell’anima.


Mi collego alla domanda precedente e ti chiedo: che relazione c'è fra Nella Vulcano e il Cile? Cosa ti ha spinto a scrivere proprio di questo argomento? Di norma uno scrittore impegnato nel suo primo libro, tende a mettere molto di sè nella sua opera o nel protagonista principale della storia, ma nel caso di Sulle Orme di Martin questo non si percepisce. Nella Vulcano c'è in questo libro oppure parla di qualcosa che ti è distante?

Sono un Vulcano, non sono semplice ;-)

In questo romanzo c’è molto di Nella, forse c’è quella più nascosta, quella meno appariscente, quella più intima.

Gli ideali per cui i miei personaggi lottano sono quelli che mi sono stati trasmessi dai miei genitori, sono quelli in cui credo.


Ci racconti un paio di aneddoti che ti riguardano, legati a questa tua opera?

Uno in particolare tra i mille che potrei rievocare.

Il libro è stato scritto durante le estati tra il 2010 e il 2015, soprattutto all’alba o durante la notte, in quei momenti magici e solo miei.

Un’estate sono stata impossibilitata a scrivere, per tutto il periodo invernale successivo sono stata perseguitata nei miei sogni dai protagonisti.
Erano lì fermi nella Valle di Cochamò, premevano per continuare il loro viaggio, la loro missione o forse come nel film Titanic…. Sono diventati reali nei miei sogni perché le storie vere non potevano cadere nell’oblio. Il libro che all’inizio era solo mio aveva ormai una sua vita, era diventato un romanzo da pubblicare.


Te ne aggiungo un altro più leggero.
… a volte, quando la musa non riesce a rimanere in silenzio, anche in periodi diversi dall’estate, mi fermo nei luoghi più impensabili con una matita, un lapis o una biro in mano, in piedi o appoggiata in bilico da qualche parte, mi ritrovo a scrivere su pezzetti di carta, fazzolettini, scontrini…

Lei non riesce a tacere e io non posso non ascoltarla.


Mi hai accennato al fatto che molte testimonianze riportate nel tuo libro sono vere. Da dove le hai tratte? Hai avuto modo di parlare direttamente con qualche sopravvissuto e testimone?

Sì. Molti di loro li ho incrociati per caso, l’elemento che li ha spinti a raccontarmi le loro esperienze pur non conoscendomi rimane un mistero.
Non ne conosco i nomi, il loro volto potrebbe essere reale o alterato dal tempo e dalla memoria, ma queste persone fanno parte ormai della mia vita del mio essere, anche se le loro vite hanno un solo punto di intersezione con la mia.


Uno scrittore non può definirsi tale, se non è anche un grande lettore. Chi sono i tuoi autori di riferimento? Quelli da cui trai maggiore ispirazione?

Da ragazza ho fagocitato tutti i libri che erano in casa, non contenta ho attaccato le riserve dei miei amici. Ero arrivata dalla Germania, dove ho trascorso la mia infanzia, avevo la necessità di migliorare (diciamo pure imparare) l’italiano.

I libri di qualsiasi genere hanno sempre avuto per me una loro anima, una magia particolare.
Durante la stesura di “Sulle orme di Martin” ho volutamente evitato di leggere libri, la magia era quella che doveva essere raccontata e non letta, l’anima da far emergere, era quella di “Sulle orme di Martin”.


Mi hai detto di non esserti autopubblicata, ma di aver trovato una piccola casa editrice disposta a investire su di te. E' stato difficile questo percorso? Molti scrittori alle prime armi trovano nella ricerca di una casa editrice disposta anche solo a leggere il manoscritto, lo scoglio più grande. Per te come è stato?

Ho rifiutato una prima proposta di una casa editrice che mi avrebbe permesso di pubblicare il libro a febbraio del 2016.
Non avendo molto tempo per cercare una casa editrice, l’idea dell’auto pubblicazione non era lontana, avevo già la foto per la copertina.Poi a luglio 2016, alla presentazione di un libro promosso dall’azienda in cui lavoro, ho incontrato la direttrice editoriale dell’Erudita.Sono arrivata alla presentazione in ritardo, era già finita.

Poi Walter che mi dice qualcosa del tipo: “Ma non hai un libro da pubblicare, lì c’è il direttore editoriale, buttati!”.

Raffaella che mi accompagna da Maria Francesca, Paolo che si era fatto dare l’indirizzo email... in pratica un po’ di colleghi, tra cui un fantastico CEO, da ringraziare.


Il libro piace, sarà pubblicato a ottobre… ma l’avventura non è ancora finita, della casa editrice conoscevo solo Maria Francesca, che decide di lasciare l’Erudita per intraprendere nuove sfide. Un po’ di sano panico non guasta mai, stavo già elaborando altre soluzioni o di ritornare all’idea dell’auto pubblicazione, in fondo la foto della copertina (scattata da Elena o da Fabio, chi può dirlo) era già pronta… per scoprire che rientravo nel piano editoriale della pubblicazione di ottobre.
No, pubblicare un libro non è facile, ma nei sogni bisogna crederci e persistere per realizzarli.


Hai in cantiere un seguito di Sulle Orme di Martin? E se sì, puoi anticiparci qualcosina?

Sono in molti a chiedermi il seguito… così come sono in molti a chiedermene la traduzione in spagnolo.
I protagonisti del sequel sono già presenti.

Un’anticipazione?

Si parte da un personaggio di “Sulle orme di Martin”, un uomo, ma non svelo chi, con un carattere diverso da Lorenzo, che pure sarà presente con Isabel.
Questa volta la protagonista femminile sarà una bella cerbiatta mulatta… e la trama s’intreccerà su tre continenti.

La lotta “en defensa de derechos humano” prosegue. Nel mondo ci sono tante storie che devono essere raccontate.
… probabilmente però, poiché anche questo avrà i suoi tempi, nel frangente scriverò anche un libro per bambini.

E manoscritti nel cassetto già finiti o in corso, che magari un giorno vorresti pubblicare?

Diverse poesie inedite, che non credo interessino nessuno, in tutte si esaltano la bellezza della natura, la magnificenza delle costellazioni… se guardo un albero, vedo le diverse gradazioni di colori, se guardo un bosco, le sfumature diventano infinite, ma nulla si avvicina alle energie e alle emozioni scatenate dalla profondità e tempestosità del mare, dall’orizzonte infinito che si profila in lontananza.

Le mie interviste terminano sempre in modo particolare, di solito con una domanda alla Marzullo. Che ne dici di farti una domanda, su di te o sul libro, e darti una risposta?

Qual è la domanda che a questo punto potrei pormi? Sì, le ho entrambe: domanda e risposta, ma svelerebbero un'altra sfaccettatura del mio carattere a molti non noti.

Grazie ancora a te e agli ormai numerosi lettori,

Nella





Chi fosse interessato a una presentazione del libro di Nella Vulcano, può recarsi qua: 

Piazza Campo dei Fiori - Borgo di Sopra - 
Venerdì 26 maggio dalle ore 18:00 alle ore 19:00 

oppure qua: 



venerdì 24 marzo 2017

Sulle Orme di Martin - Nella Vulcano

24 marzo 0 Comments

Anche se mi auguro non sia così, probabilmente non tutti avrete sentito parlare di questo libro. Si tratta dell'opera prima di Nella Vulcano, nata in Calabria nel 1966, laureata in scienze dell'informazione, che vive e lavora a Roma.
Personalmente sono venuta a conoscenza di Sulle Orme di Martin, grazie a un'amica di Nella che è anche mia collega. Da sempre attratta da autori in erba, giovani scrittori alle prese con i loro primi romanzi, mi sono fatta prestare dalla collega questo libro e nell'arco di qualche pomeriggio l'ho finito. Prima di passare alla mia personalissima recensione, vediamo insieme un po' di trama senza spoiler.

Siamo nell'estate del 2010 e lungo il litorale romano, il giovane magistrato Lorenzo, si sta godendo sole e mare sulla sua amata barca, perso nei ricordi di gioventù. Un motoscafo però si avvicina a velocità troppo elevata e i due uomini a bordo, con fare minaccioso, mettono in atto una vera e propria intimidazione, girando intorno alla barca fin quasi a rovesciarla.

Si tratta di un avvertimento collegato a uno dei tre casi che sta seguendo Lorenzo a Roma?


E chi è quell'affascinante ragazza dall'accento spagnolo che avvicina il magistrato poche ore dopo? Isabel, questo il nome della donna, mostra a Lorenzo un misterioso ciondolo e un taccuino zeppo di appunti di Martin, un giornalista italo cileno, nonché amico strettissimo d'infanzia di Lorenzo, scomparso in Cile in circostanze a dir poco sospette negli ultimi anni della dittatura di Pinochet.
E' possibile che anche la morte prematura di Ambra, sorella di Lorenzo, sia collegata in qualche modo alla scomparsa di Martin?

Lorenzo decide di partire per il Cile insieme a Isabel, per ripercorrere le orme di Martin e venire a capo dell'intrigata vicenda che vede coinconvolti i tre ragazzini che durante infanzia e adolescenza erano uniti da un'amicizia inossidabile.

Arriverà Lorenzo a scoprire quale sia la verità?


Nella ci racconta il Cile, in un lungo viaggio tra paesaggi straordinari e paesini pieni di sole, colori e profumi. Un viaggio che intreccia il passato e il presente e che descrive storie di amicizia, amore, rispetto, orgoglio, coraggio e lealtà, ma anche gli orrori della tragedia cilena causata dal golpe di Pinochet del 1973 fino alle sue dimissioni da presidente nel 1990.

Dall'austera Roma andremo nella soleggiata Sicilia e passando per la bellissima Firenze, ci ritroveremo catapultati sulle coste di Valparaiso, nel cuore della terra cilena, da dove il nostro viaggio insieme a Lorenzo, avrà inizio.

Come si può notare, la trama è intrigante già così e le poche parole sul retro di copertina mi hanno invogliato a leggere questo libro con grande attenzione.
La primissima cosa che si nota è la mole di lavoro che l'autrice deve aver svolto per raccontare in modo impeccabile 17 anni di dittatura militare cilena, con tanto di resoconti, testimonianze e descrizioni empaticamente profonde e toccanti. Bravissima anche nel descrivere paesaggi e cittadine dove non ha mai messo piede. Nella Vulcano non è mai stata in Cile, ma riesce comunque a parlare di questo paese come un'esperta guida. Questi sono i due aspetti che mi hanno maggiormente colpita dell'intero romanzo.

Vi racconto un anedotto personale. 

Mentre leggevo Sulle Orme di Martin, portavo avanti anche I Figli del Capitano Grant, di Jules Verne. Sono entrambi ambientati nello stesso posto. Quello di Nella nel Cile odierno, quello di Verne nel Cile di un secolo e mezzo prima. E' stato bizzarro e particolare leggere le descrizioni degli stessi paesaggi da due scrittori di epoche così diverse. Davvero una coincidenza gradevolissima e istruttiva.

Come è una coincidenza che proprio oggi sia l'anniversario del golpe militare argentino (1976). Il 24 Marzo il potere passò in mano ai militari senza nessun incidente. La lezione di Pinochet era servita a qualcosa. Ebbe così inizio, lentamente, il più grande genocidio della storia Argentina...

Sulla trama non si può dir nulla. Bella, lineare, chiara, ma complessa. Niente è lasciato al caso e tutti i cerchi vengono abilmente chiusi sul finale. L'autrice è riuscita a fondere una storia d'amore, di amicizia e coraggio, puramente di fantasia, alla realtà storico politica di un paese lontano e tormentato.

Ecco, se proprio dovessi trovare una pecca a questo libro, direi che mi aspettavo un finale più action.

Chi ha fatto l'editing ha commesso qualche svista, ma robetta di nessun conto e il testo è scorrevole e mai tedioso. Anzi, alla fine di ogni capitolo viene voglia di leggere immediatamente il successivo.

Un altro aspetto a favore è appunto la scorrevolezza. Purtroppo noi italiani, soprattutto quelli under 40, sappiamo davvero poco e niente su quegli anni di dittatura e di storia politica del Cile e Argentina, malgrado siano strettamente legati alla Massonieria, alla P2 e quindi anche alla politica italiana e mondiale. Sì, sappiamo delle persecuzioni e in particolar modo conosciamo i desaparecidos o la fama di Pinochet, ma il cuore della storia e soprattutto i tanti perché, non tutti li conoscono a fondo. Mi ha fatto piacere leggere e imparare qualcosa di nuovo e soprattutto è stato bello farlo senza annoiarmi. Nella descrive quegli anni sottoforma di racconto, magari narrato da uno dei protanisti o riportato in uno dei diari di Martin, e malgrado a volte entri in dettagli particolarmente politici, riesce comunque a non annoiare o confondere il lettore che di politica non se ne intende (tipo me).

I personaggi principali sono ben caratterizzati e nonostante Nella non si dilunghi in minuziose descrizioni fisiche, quando si è presi dalla lettura, i volti di Martin, Lorenzo, Isabel, Enrico e Ambra, ci sovvengono ben chiari nella mente. Certo, creati dalla nostra immaginazione, ma guidati comunque dalle brevi e ben scritte descrizioni dell'autrice.

Il personaggio a cui mi sono affezionata di più è Enrico, il nonno di Isabel, un omone avanti con l'età, ma ancora vigoroso, dalle origini veneziane, profondamente umile e coraggioso. Forse quello caratterizzato meglio.

Ne Sulle Orme di Martin, la distinzione fra bene e male è decisamente netta e di rado compaiono personaggi che hanno subìto un'evoluzione o involuzione in tal senso. Insomma, i buoni sono chiaramente buoni e i cattivi sono palesemente cattivi.

Su un paio di vicende, i ragionamenti mi hanno portato a dedurre il giusto, a trarre conclusioni corrette prima che l'autrice svelasse il mistero, ma una cosa che ho apprezzato moltissimo è proprio che non tutto è come sembra. Ci saranno un paio di colpi di scena niente male e Nella è stata molto brava a celare dettagli che avrebbero potuto rovinare il finale.

Ricapitolando, Sulle Orme di Martin è un bel libro che consiglio a tutti. Fa sorridere, commuovere, fa riflettere e per di più insegna. Cosa che non tutti sono in grado di fare, quando scrivono. 282 pagine che vale la pena leggere.

Nella Vulcano si è presentata al pubblico con un bel biglietto da visita, credibile e avvincente. Sono molto curiosa di leggere un altro suo lavoro quanto prima, perché se questo è solo l'inizio, ne leggeremo delle belle.

Rimanete sintonizzati sul mio blog, perché fra quale giorno avrò l'onore di ospitarla per una bellissima chiacchierata!

Vi lascio con una chicca. L'ambasciata del Cile in Italia (a Roma), ha inviato il suo ambasciatore Ayala alla presentazione del libro di Nella Vulcano. E ho detto tutto :)  


giovedì 16 marzo 2017

Viaggio Al Centro Della Terra - Jules Verne

16 marzo 2 Comments

Bentrovati cari Naviganti, siamo di nuovo qua a parlare di libri. Terminato Michele Strogoff, mi sono gettata a capofitto su un altro capolavoro del grande Jules Verne, ovvero Viaggio Al Centro Della Terra

Passiamo quindi da un romanzo d'avventura storico-politico a un classico romanzo fantastico, caratteristico dello stile letterario di Jules Verne. E' un libro del 1864 ed è considerato un romanzo scientifico, precursore quindi della moderna fantascienza. 

La trama senza spoiler 

Otto Lidenbrock è un rinomato professore di mineralogia ad Amburgo; espertissimo nel suo campo e poliglotta, vive in una grande casa con la sua domestica Marta e il nipote adottivo Axel, che sarà la voce narrante del libro. 

Otto è un uomo molto impaziente, ostinato e facilmente irritabile che tutti hanno imparato nel tempo a rispettare e temere, al contrario del giovane Axel che è un ragazzo tranquillo, innamorato della sua fidanzata Grauben e decisamente meno invaghito della mineralogia rispetto a suo zio. 

Un giorno, il professore torna a casa con un vecchio manoscritto dentro al quale trova, per caso, un'antica pergamena scritta in caratteri runici. Con enorme frustrazione del professore, i due cercano per giorni di decifrare il messaggio, ma senza successo. Qualche giorno dopo Axel si ritrova da solo nello studio dello zio e con un fine ragionamento logico riesce a carpire il segreto per decrittare quel misterioso messaggio, scoprendo che il testo contiene le indicazioni per raggiungere il centro della Terra attraverso un vulcano islandese.



Da Wikipedia:
-- Il crittogramma in chiaro diventa un testo scritto in latinoIn Sneffels Yoculis craterem kem delibat umbra Scartaris Julii intra calendas descende, audas viator, et terrestre centrum attinges. kod feci. 
Arne Saknussem 

Ovvero: "Nel cratere Yökull dello Snæffels che l'ombra dello Scartaris tocca alle calende di luglio, scendi, coraggioso viaggiatore, e raggiungerai il centro della terra. Ciò che feci. 
Arne Saknussem". --

Essendo consapevole che suo zio non perderebbe nemmeno un minuto e, bagagli alla mano, partirebbe immediatamente alla volta dell'Islanda per fare la scoperta del secolo, Axel è inizialmente indeciso se confessare al professore di aver risolto l'enigma oppure no. Si tratterebbe di un viaggio lungo e pericoloso dal quale, forse, non ci sarebbe ritorno e il ragazzo è giustamente molto preoccupato. Dopo un serio tentennamento, Axel decide di confessare al professore la sua scoperta. Ovviamente, come il ragazzo immaginava e temeva, lo zio corre a preparare tutto il necessario per la partenza e fatti i bagagli, parte trascinandosi appresso un nipote per niente contento. 

I due partono quindi con molta fretta verso l'Islanda, passando per Kiel e Copenaghen. 



Axel inizialmente non crede nell'impresa dello zio, soprattutto per questioni puramente scientifiche riguardanti il grande calore presente sotto la crosta terreste che avrebbe impedito loro di proseguire il cammino nelle viscere del pianeta, ma alla fine si farà coinvolgere dall'entusiasmo del professore. Una volta in Islanda, i due fanno la conoscenza di Hans Bjelke, la loro personale e fedele guida che li porterà fino alla bocca del vulcano Sneffels e oltre. 

Da qua la trama si dipana in numerose avventure. Otto, suo nipote e la guida, troveranno lungo il loro cammino preziosi minerali, misteriosi tunnel, resti di animali preistorici e pericolosissimi ostacoli che li metteranno in pericolo di vita. 

Accadimenti molto strani si succederanno nel sottosuolo claustrofobico della Terra; bussole impazzite, l'incontro con misteriose creature, la particolare vegetazione e persino un immenso mare sotterraneo con un microclima tutto suo. Vento, nebbie, tempeste e... pioggia!



Riusciranno i tre ad arrivare al centro della Terra e soprattutto, ce la faranno a tornare in superficie? Quali risposte troveranno, nelle viscere oscure del pianeta? La persona che ha scritto quel messaggio in alfabeto runico, è stata davvero la prima a mettere piede al centro della Terra?

Credo proprio che Verne, in questo romanzo, fosse consapevole di usare più la fantasia della scienza. All'epoca era già molto noto (anche se ancora discusso) il fatto che il centro della Terra dovesse raggiungere temperature agli esseri umani insopportabili, eppure riesce comunque a dare una spiegazione che sta quasi in piedi. Un'altra cosa nota era la forza di gravità, che a quelle profondità avrebbe dovuto schiacciare i protagonisti come insetti sotto il colpo di uno schiacciamosche, eppure lo scrittore riesce comunque a rendere spettacolare questo viaggio impossibile, fornendo informazioni scientifiche e formulando teorie persino ragionevoli riguardo la conformazione interna del pianeta. Come sempre, Jules Verne, non ha saputo smentirsi. 

L'unica pecca del libro, se così vogliamo chiamarla, è il finale, che ovviamente non vi dirò. Diciamo solo che avrebbe potuto concluderlo in molti modi diversi, ma ne ha scelto uno veramente troppo fantasioso. Del resto, però, cosa importa? Verne è lo scrittore dell'incredible, dell'avventura e del fantastico. 

Al precursore della fantascienza moderna, gli si perdona tutto. :)



sabato 11 marzo 2017

Michele Strogoff - Jules Verne

11 marzo 0 Comments


Eccoci qua per l'ennesismo appuntamento letterario! Consigliata da un amico, appena terminato Il Giro Del Mondo in 80 giorni, mi sono buttata a capofitto su un'altra opera di Jules Verne, ovvero Michele Strogoff.

Credo, ma correggetemi se sbaglio, che sia un libro un pelo meno famoso rispetto agli altri di Verne e che probabilmente sia stato scritto per un pubblico più adulto.
Mi aspettavo infatti un racconto più leggero, decisamente meno drammatico e soprattutto con quel pizzico di "fantascienza" che normalmente si respira leggendo le altre opere come Ventimila Leghe Sotto i Mari o L'Isola Misteriosa e invece mi sono trovata di fronte a un romanzo d'avventura storico-politico che racconta la missione di Michele Strogoff, un corriere dello Zar sotto copertura, che deve attraversare Russia e Siberia per consegnare un messaggio al Granduca (fratello dello Zar) riguardo l'imminente arrivo dell'orda dei Tartari guidata dal traditore Ivan Ogareff, un ex soldato moldavo in cerca di vendetta per essere stato esiliato in Siberia, e dal terribile e spietato Feofar Khan.



Insomma, un libro completamente diverso da quelli letti fin'ora, a partire dall'ambientazione fino ad arrivare al cuore della trama.

Una cosa però rimane immutata e cioè la capacità di Verne di raccontare una storia e di rendere partecipe il lettore pagina dopo pagina. La politica è solo di contorno (per fortuna) e ciò su cui si concentra l'autore è la caratterizzazione dei protagonisti e la loro interazione umana.

Nel corso del suo viaggio, durante il quale si finge un mercante, Michele Strogoff incontra un paio di giornalisti stranieri (Harry Blount e Alcide Jolivet), ma soprattutto fa la conoscenza di Nadia Fedore, una ragazza lettone che sta percorrendo la sua stessa strada per andare a vivere col padre esiliato in Siberia. Michele, uomo impavido dal cuore d'oro, decide di prendersi cura della ragazza e di aiutarla a tornare fra le braccia di suo padre sana e salva. Essendo provvisto di un permesso speciale fornitogli dallo Zar, un permesso che apre molte porte, si finge il fratello di Nadia e grazie a questo espediente riesce a portarla con sè, allontanando al contempo da lui eventuali sospetti.

I due fanno conoscenza su un treno che parte da Mosca, diretto a Irkutsk.



Su quel treno inizia il loro viaggio lungo i territori russi, pericolosi per via dei Tartari, ma anche per il clima capriccioso (per usare un termine amatissimo da Verne) e l'asprezza della sua natura. 

Si tratta di un romanzo particolarmente affascinante perché descrive in modo minuzioso la storia della Russia e della Siberia dell'800, storia che Verne descrive mixando le vicissitudini dei protagonisti alle splendide descrizioni dei luoghi in cui è ambientata la vicenda. E' un libro che si legge speditamente (forse un po' meno la primissima parte) e la narrazione è scorrevole, anche se leggermente meno rispetto ad altri suoi lavori.
Nel romanzo vengono descritte anche le differenze fra le popolazioni orientali e occidentali, enfatizzando usi e costumi fra i più disparati. La linea di demarcazione fra bene e male è piuttosto netta a causa degli antagonisti scelti da Verne, malgrado si colga chiaramente che l'intento dei Tartari è probabilmente solo il raggiungimento dell'indipendenza della Russia occidentale.



Anche di questo libro, in passato, sono state fatte numerose trasposizioni cinematografiche, (alcune persino mute, agli inizi del secolo) compreso uno sceneggiato televisivo del 1975 che forse, qualcuno di voi, ricorderà.

E' un libro che consiglio a tutti e che ho trovato molto interessante. Diffidate da chi vi dirà che è un "mattone", perché non è vero. Certo, non mi ha affascinata come Ventimila Leghe Sotto i Mari, ma è comunque l'ennesimo capolavoro del grande Verne, quindi merita!


“Le abitudini che si contraggono stando soli, apparivano con evidenza nel comportamento della giovane viaggiatrice: il suo modo di entrare nello scompartimento e di disporsi al viaggio, l’assenza di qualsiasi agitazione nel muoversi tra gli altri, la cura nel non disturbare né scomodare nessuno, tutto indicava come ella fosse abituata a esser sola e a non contare che su di sè.”


“Se i viaggiatori non si aiutassero tra loro, non ci sarebbe più che da sbarrare le strade.”


martedì 7 marzo 2017

Il Giro Del Mondo In 80 Giorni - Jules Verne

07 marzo 0 Comments

Eccomi di nuovo in mezzo a voi per continuare il nostro viaggio fra le pagine dei capolavori della letteratura mondiale. Dopo aver parlato de L'Isola del Tesoro di Stevenson e dei capolavori di Jules Verne come Ventimila Leghe Sotto i Mari e L'Isola Misteriosa, mi sembra quasi un dovere recensire anche Il Giro Del Mondo in 80 Giorni, ennesimo capolavoro del grande Verne, riconosciuto come uno dei padri della moderna fantascienza.

Terminato di leggere L'Isola Misteriosa, mi sono resa conto che i libri di Verne sono una specie di droga. Finito uno, subentra immediatamente il bisogno di iniziarne un altro e vi assicuro che non sono solo libri, ma viaggi. Leggere i suoi racconti trasporta fisicamente negli abissi marini, nelle profondità della terra, in volo su oceani costellati da isole meravigliose o su antichi treni a vapore che percorrono tratte esotiche e lontane. E' come quando si torna a casa da un viaggio e scatta subito la voglia di ripartire.

Volete un consiglio (che ho testato personalmente) per rendere ancora più memorabili i suoi libri? Mentre leggete, tenete il PC acceso sotto mano con Google Maps aperto e seguite, città dopo città, porto dopo porto, isola dopo isola, rotta dopo rotta, tutti gli spostamenti dei protagonisti. E' un modo per viaggiare immobili, per imparare la geografia del nostro pianeta e per apprezzare ancor di più il genio e l'immensa conoscenza di questo grande scrittore.




Torniamo a noi però, e a Il Giro Del Mondo in 80 Giorni. Sicuramente tutti voi avrete sentito nominare questo romanzo per ragazzi (e non solo!), ma sono sicura che non tutti ricorderanno la trama a dovere. E' possibile che anzi, non abbiate nemmeno mai letto il libro, ma visto qualcuna delle numerose trasposizioni cinematografiche che sono state realizzate nel corso del tempo. Ricordate anche il bellissimo cartone animato degli anni ottanta, Il Giro Del Mondo di Willy Fog

Beh, il libro parla delle avventure di Phileas Fogg, un gentiluomo londinese solitario, ricco e avvenente, e del suo fedele servitore Jean Passepartout, un ragazzo francese ex acrobata del circo. Più avanti verranno presentati altri due personaggi molto importanti, ovvero Fix, un poliziotto inglese e la signora Auda, una giovane donna indiana parsi di rara bellezza.

Pubblicato per la prima volta nel 1873, il romanzo racconta della scommessa che il gentiluomo londinese Fogg stipula con i compagni del Reform Club e che ammonta a 20.000 sterline; circumnavigare il mondo in soli 80 giorni. Le innovazioni tecnologiche di quel periodo storico avevano aperto la possibilità di viaggiare molto rapidamente da un continente all'altro e la prospettiva incuriosì sia lo scrittore che i suoi lettori.





La trama senza spoiler

E' il 2 ottobre 1872.

Fogg, uomo riservato di poche parole, celibe, fastidiosamente precisino (oggi potremmo dire quasi affetto dalla Sindrome di Asperger) e perennemente impassibile, decide di licenziare il suo servitore per la sola colpa di avegli portato l'acqua per radersi alla temperatura sbagliata. Come rimpiazzo si presenta il buon Passepartout, un ex atleta circense trentenne che brama solamente una vita semplice e stabile. Stanco delle innumerevoli trasferte del circo da una città all'altra, il ragazzo desidera solo servire un padrone onesto, in cambio di qualche sterlina, vitto e alloggio, smettendo così di viaggiare in lungo e in largo.
Quello stesso giorno, dopo aver assunto il suo nuovo servitore, Fogg si reca come sempre alla stessa ora, e contando ossessivamente il solito numero di passi, al Club. Chiacchierando svogliatamente con altri cinque membri, si fa coinvolgere in una discussione riguardo a un paio d'interessanti articoli del Daily Telegraph che parlano di una grossa rapina alla Banca d'Inghilterra e della nuovissima linea ferroviaria appena terminata che attraversa l'intera India. I sei arrivano a parlare della possibilità di fare il giro del mondo in poco tempo e Fogg calcola che in soli 80 giorni si potrebbe fare. I compagni del Club mettono in dubbio la sua stima e così, colpito nell'orgoglio, Fogg scommette 20.000 sterline sulla riuscita dell'impresa.
Il gentiluomo, senza perdere nemmeno un secondo, parte la sera stessa, trascinandosi dietro uno scontentissimo Passepartout, un borsone con lo stretto necessario e un bel mucchio di contanti.

I due lasciano Londra col treno delle 20:45, il 2 ottobre. Alla stessa ora di 80 giorni più tardi, quindi il 21 dicembre, Fogg dovrà riuscire a presentarsi al Club, con il passaporto vidimato in ogni Stato attraversato.

I due raggiungono Brindisi, dove si imbarcano su una nave diretta a Bombay. Da questo punto iniziano le avventure del gentiluomo e del suo fedele servitore, ma qualcosa di inaspettato metterà i bastoni fra le ruote alla corsa contro il tempo dei due uomini. Fogg viene notato da un detective di Scotland Yard di nome Fix, il quale è stato inviato a Londra per indagare sulla rapina alla Banca d'Inghilterra. Poiché il gentiluomo somiglia moltissimo alla descrizione del ladro, Fix si mette in testa che Phileas Fogg sia il suo uomo e che il giro del mondo in 80 giorni sia solo un pretesto per lasciare il paese e far perdere le sue tracce per sempre. Decide così di seguirlo, in attesa del mandato di cattura che gli permetterà finalmente di arrestarlo. Il detective s'imbarca così sulla stessa nave di Fogg e durante la traversata riesce a fare amicizia con l'ingenuo Passepartout, al fine di carpire informazioni sul presunto ladro.

Al solito, con la trama mi fermo qua, per non spoilerare nulla. Il giro del mondo sarà un'avventura dietro l'altra, un susseguirsi di fortunati e sfortunati eventi. Riuscirà il gentiluomo a vincere la scommessa? E' stato davvero lui a commettere il furto alla Banca d'Inghilterra e da dove arriva tutta la sua misteriosa ricchezza? La nuova ferrovia indiana, che scopriranno in loco non essere affatto terminata come si diceva, sarà un ostacolo insormontabile o i due uomini riusciranno a trovare un altro modo per attraversare l'India? E in quali circostanze incontreranno la bellissima Auda?

Come in qualunque altro testo di Verne, l'amore per l'avventura si mescola all'interesse per la geografia, le scienze, le culture di altri popoli e molte altre discipline di studio e leggere i suoi libri è un piacere per il proprio intelletto.

Se amate viaggiare, se siete curiosi e se vi piacciono le avvenure del simpatico Zenigata impegnato a inseguire un brillante Lupin, beh, questo è il libro che fa per voi!

Una chicca:


Se siete pigri e non avete voglia di leggere il libro, ma preferite buttarvi sul cinema, vi consiglio caldamente la trasposizione del 1956. La regia è di Michael Anderson e nel cast ci sono attori del calibro di David Niven (Fogg). Parliamo di un film che ha vinto cinque Oscar!




“Nei pochi istanti in cui aveva intravisto Phileas Fogg, Passepartout s’era dato ad esaminare rapidamente, ma con cura, il suo nuovo padrone. 

 Era un uomo che poteva avere quarant’anni, dal volto nobile e bello, di alta statura, non deformata da una lieve pinguedine, biondo di capelli e di favoriti, fronte liscia, senza tracce di rughe alle tempie, viso piuttosto pallido che colorito, denti magnifici. Pareva possedere al massimo grado ciò che i fisionomisti chiamano «il riposo nell’azione», facoltà comune a tutti quelli che compiono più fatti che parole. Calmo, flemmatico, con lo sguardo limpido, le palpebre immobili, era il tipo perfetto di quegli inglesi impassibili, freddi, che s’incontrano con molta frequenza nel Regno Unito, e dei quali Angelica Kauffmann ha meravigliosamente espresso, con il suo pennello, l’atteggiamento un poco accademico.


Visto nei diversi atti della sua esistenza, quel gentleman dava l’idea di un essere ben equilibrato in ogni sua parte, giustamente ponderato, perfetto quanto un cronometro di Leroy o di Earnshaw. Infatti, Phileas Fogg era l’esattezza personificata, e ciò si vedeva chiaramente «dall’espressione dei suoi piedi e delle sue mani», poiché, nell’uomo come negli animali, anche le membra sono organi espressivi delle passioni.”

venerdì 3 marzo 2017

Desperate Housewives The Game

03 marzo 0 Comments

Torno oggi a parlare di videogiochi, interrompendo momentaneamente i post dedicati ai libri, per la mia particolare, e soprattutto nostalgica, etichetta Frammenti Videoludici. Oggi parlerò di un videogioco pressoché sconosciuto e ormai datato, ma che non deve mancare sullo scaffale degli appassionati della famosissima (e bellissima, aggiungo io) serie TV Desperate Housewives.
Come avrete capito mi riferisco a Desperate Housewives The Game

Parliamo di un videogioco per Windows uscito molto in sordina sul mercato videoludico nel 2006 e ispirato alla celebre serie TV. Si compone di dodici episodi ed è sviluppato dalla Liquid Entertainment. 


Vi piacerebbe calpestare il prato sempre perfetto di Bree Van De Kamp o sedurre il bell'idraulico Mike Delfino? Vi piacciono i pettegolezzi e il poker del martedì sera? Avete sempre sognato di possedere una bella casa in Wisteria Lane, magari proprio accanto a quella della bellissima Gabrielle Solis? Con Desperate Housewives The Game potrete fare tutte queste cose e molte di più, compreso bisticciare con la perfida Edie Britt. 
Non vi aspettate un videogioco con una grafica da paura, né con una trama mozzafiato, ma solo qualche ora di divertimento in compagnia delle vostre casalinghe disperate preferite. 

La Trama, senza spoiler

Una nuova famiglia si è trasferita a Wisteria Lane. Una famiglia all'apparenza benestante e felice come tutte quelle che abitano questo quartiere molto chic della cittadina immaginaria di Fairview. Siete voi, l'ennesima casalinga disperata, con vostro marito che di professione fa il medico e vostro figlio adolescente. 

Farete presto la conoscenza di tutti i vicini di casa e sarà divertente riconoscere i personaggi tanto amati della serie TV come l'ex modella Gabrielle Solis e suo marito Carlos, l'impacciata illustratrice di libri per bambini Susan Mayer e sua figlia Julie, il suo ex marito Karl, l'affascinante idraulico Mike Delfino col suo cagnolone Bongo, il pericoloso Paul Young, la mangiauomini agente immobiliare Edie Britt, la sempre perfetta e impeccabile Bree Van De Kamp e i suoi due figli Danielle e Andrew, l'antipaticissima signora Etta Davenport e la solida coppia formata da Tom e Lynette Scavo con i loro quattro scatenati figli piccoli Preston, Parker, Porter e Penny (che però nel gioco non compare). Altri personaggi popolano il gioco, come il tecnico informatico Frank Fox e suo fratello gemello Daniel, famoso stilista di alta moda, e molti altri che non vi nominerò per non fare spoiler.

La vostra vita appare felice, appena trasferiti vostro marito è tutto intento a far decollare il suo studio medico e vostro figlio ha iniziato le lezioni nella stessa scuola di Julie Mayer, Danielle e Andrew Van De Kamp, ma qualcosa di oscuro vi perseguita ritornando dal passato che giorno dopo giorno appare sempre più nebuloso. Circa vent'anni prima avete avuto un brutto incidente correndo. Siete cadute e avete battuto la testa e da quel preciso istante avete perso buona parte della vostra memoria. Enormi vuoti costellano il vostro passato e l'unica cosa che potete fare è affidarvi ai racconti del vostro amorevole marito. 


Ovviamente, rimanendo fedele alla filosofia della serie, Desperate Housewives The Game, è un gioco pieno di persone che nascondono segreti. Da quelli di poco conto a quelli più gravi. Potrete decidere liberamente a chi dare la vostra fiducia e a chi no, con chi litigare e con chi stringere un'amicizia solida e persino quale nemico tenervi stretto al fine di scoprire i suoi più sordidi segreti facendo spudoratamente il doppio gioco. Fate molta attenzione, quindi, ogni volta che aprite bocca. :)

Parecchi eventi si succederanno in questi dodici episodi, alcuni riguardanti la vostra famiglia e alcuni invece i vostri vicini di casa. Le vite di molti si intrecceranno e vi sarà persino un misterioso ed efferato omicidio che sconvolgerà le vite degli inquilini di Wisteria Lane. 

Il gioco

Desperate Housewives The Game è un simulatore in stile The Sims, anche graficamente parlando. Vi sembrerà di giocare a un The sims 2, ma con la possibilità di vivere una vita reale.

Potrete personalizzare il vostro personaggio scegliendo il viso, l'acconciatura, il colore dei capelli e l'abbigliamento, oltre ovviamente a nome e cognome. Vostro marito e vostro figlio saranno meno personalizzabili, ma del resto rimangono comunque personaggi comprimari. 

All'interno del gioco, che per quanto sia datato è gradevole dal punto di vista grafico, ci sono tre minigiochi divertenti che consistono nella cura del giardino, nella cucina e nel poker del martedì sera (che poi è un Texas Hold'Em al quale io non ho mai imparato a giocare... ho perso un mucchio di soldi durante le partite contro Lynette, Gabrielle, Susan, Bree e Edie!).

  
E' personalizzabile anche la vostra casa; divani, letti, doccia, armadi, pavimenti e carta da parati, possono essere migliorati e la cosa vi farà guadagnare in benessere. Oltre a Wisteria Lane, l'unica altra location che potrete visitare è il centro commerciale di Fairview, dove troverete lo studio medico di vostro marito, una sorta di banco dei pegni, due boutique di moda, la farmacia e un centro servizi dove potrete assumere un giardiniere, un catering e una domestica. 

Nei 12 episodi imparerete a conoscere il vostro vicinato, sia quel che spicca alla luce del sole, sia quello che tutti cercano di nascondere. 


Ripeto, non immaginate un gioco formidabile dalla grafica pazzesca, ma solo un simulatore tutto sommato ben fatto e una trama gradevole. Il doppiaggio in italiano è ottimo ed è stato realizzato dagli stessi doppiatori della serie TV. La voce fuori campo, come nella serie, è di Mary Alice Young, la moglie suicida di Paul Young. 

Il mantenimento del giardino o l'arte della cucina non sono minigiochi obbligatori (tranne per qualche piccola quest), ma rendono il complesso del gioco abbastanza divertente. Il poker invece è obbligatorio, perché sarà un momento di convivialità che servirà per dialogare con le altre casalinghe disperate. In alcuni momenti potrete anche decidere se intervenire in un dialogo o semplicemente rimanere a origliare (cosa che consiglio, se vi diverte il gossip). 


In basso a sinistra, sullo schermo, vedrete un piccolo menù verticale che vi permetterà di accedere a sezioni come l'inventario, le missioni, i suggerimenti, ecc... mentre in basso a destra avrete le stats che riguardano la vostra casa, le relazioni con le altre persone (rispetto e amicizia), il telefonino che potrete usare per contattare qualche vicino (o ricevere chiamate) e le vostre esigenze, che sono aspetto personale, pulizia della casa, vita sociale e stato mentale. 

L'interfaccia di gioco è molto intuitiva e punta e clicca. Non avrete bisogno della tastiera. Le transizioni sono veloci e quando volete passare da una zona all'altra di Wisteria Lane basterà fare un doppio clic sulla casa di un vicino per teletrasportarvi direttamente, mentre per arrivare al centro commerciale dovrete prendere la vostra auto che troverete nel vialetto di casa. 


Complessivamente è un gioco stabile e senza bug di sorta, ma vista la data di uscita, potreste avere qualche difficoltà a giocarlo su PC di ultima generazione con un sistema operativo Windows 10, ma non è nulla che non possiate risolvere in autonomia. Insomma, come diceva il buon Dottor Frankenstein, "Si può fare!"

La longevità, devo dire, è abbastanza alta. Per essere un'avventura molto easy, vi terrà impegnati per parecchie ore e la colonna sonora, la stessa della serie, è veramente perfetta e molto "The Sims". 

Concludendo, lo consiglio caldamente agli appassionati della serie e solo un po' meno ai videogiocatori esperti che non hanno mai visto nemmeno una puntata. Per goderselo appieno è necessario essere diventati amici del cuore di Susan, Lynette, Bree, Edie e Gabrielle, nel corso delle stagioni televisive :)

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