martedì 30 maggio 2017

Spaghetti di riso alle verdure Gluten Free

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Bentrovati, cari Naviganti! Rieccoci qua insieme a parlare di gastronomia gluten free.  
Nuovo post, nuovo piatto, dunque. Dopo aver parlato dei Gamberi Imperiali all'orientale in questo post, oggi vi racconto cosa ho fatto di primo, sempre durante la cenetta di qualche sera fa per il mio maritino celiaco: Spaghetti di riso saltati alle verdure!

Ingredienti (per due persone, ma con tanta fame):


  • Spaghetti di riso, circa 160 grammi, ma dipende da quanta fame avete :)
  • Una carota piccola
  • 1/2 peperone rosso
  • Una zucchina piccola
  • 1/4 di verza
  • 1 cipolla bianca piccola o del porro
  • Olio di semi di girasole
  • Zenzero fresco o in polvere
  • Curry gluten free
  • Acqua
  • Salsa di soia Tamari (l'unica senza glutine)
  • Un pizzico di prezzemolo (giusto un tocco occidentale)
  • Germogli di soia (che io non ho messo, perché non posso mangiare alimenti troppo fitoestrogeni)

Lavate e pulite accuratamente tutte le verdure, poi tagliate la cipolla (o il porro) in sottilissimi spicchi e il resto in sottilissimi bastoncini.




Scaldate un paio di cucchiai d'olio di semi di girasole nel wok, poi iniziate a far imbiondire la cipolla insieme allo zenzero grattugiato, in polvere o a fettine. 




Dopo qualche minuto, quando la cipolla diventa morbida, aggiungete le carote. 




Fate ammorbidire anche loro e poi passate al peperone. 




Qualche altro minuto e aggiugete le zucchine e infine, dopo altri quattro o cinque minuti, la verza e i germogli di soia (se li avete). 



Aiutatevi con un po' d'acqua tiepida, se le verdure dovessero risultare troppo asciutte. Fatele andare a fuoco medio finché non risulteranno cotte al punto giusto. 



E' il momento di condirle, quindi unite alle verdure due cucchiai di salsa di soia Tamari, sarà lei a salare il piatto, una spolverata di Curry e il prezzemolo (se volete). In una pentola a parte, portate a ebollizione l'acqua salata (poco) e quando è il momento spegnete il fuoco e buttate gli spaghetti di riso. Seguite comunque le istruzioni e il tempo di cottura sulla confezione e quando saranno pronti, scolateli e passateli sotto l'acqua fredda. 



Questo vi aiuterà a non farli diventare un mappazzone, per citare Chef Barbieri. Unite poi gli spaghetti alle verdure e fateli saltare altri due o tre minuti per amalgamare bene il tutto. Se necessario aggiungete un po' d'olio e di salsa di soia Tamari (per aggiustare di sale).

Servite quando sono ancora caldissimi. 

E se volete fare i fighi, aggiungete il bambù fra le verdure e verso fine cottura una manciata di arachidi tostate e non salate. Io lo adoro anche con la soba, al posto degli spaghetti di riso. Si attaccano molto meno e son di grano saraceno (ho fatto pure la rima!).

Come avrete notato manca la foto del piatto finito, cosa di cui mi scuso, ma erano talmente caldi e invitanti che non ho proprio pensato a fotografarli. :)


请慢用!
Buon appetito!

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

giovedì 18 maggio 2017

InterView: India - Beatrice

18 maggio 0 Comments

Bentrovati cari Naviganti, 
oggi siamo qua in compagnia dell'amica Beatrice che ci racconta, in una bellissima intervista, il suo stupendo viaggio in India. Ecco quindi un nuovo post per la mia etichetta InterView! Andiamo a scoprire insieme le meraviglie di questa terra così lontana, immensa e misteriosa. 

Matrimoni, sorrisi e spazzatura. 

L'India è una terra immensa e per conoscerla tutta non penso basterebbe una vita intera. Tu, di preciso, quali zone hai visitato e in che periodo dell'anno ci hai messo piede?

In India fare 3000 chilometri è come solleticare la terra. Io ho visto molto del Kerala, del Tamil Nadu e una cittadina del Karnataka, Mysore. In auto, treno, barca, tuktuk e tutti i mezzi possibili. Era novembre. In quel periodo dell'anno il clima è caldo, ma non eccessivamente umido. Per me era piacevole, con una media di 28 gradi anche di sera.


Si tratta di un viaggio lungo e dispendioso, soprattutto in termini di energie. Quanto tempo ti sei fermata e dove hai alloggiato?

Il biglietto aereo sono riuscita a prenderlo con un'offerta vantaggiosa molto tempo prima. Sono stata in India più 24 giorni e ho alloggiato la prima settimana a casa di amici vicino a Kannur in occasione del matrimonio di un mio caro amico e nei successivi giorni in vari ostelli e alberghi.



Parlaci della popolazione. Si tratta di persone generalmente accoglienti, fredde, introverse, gentili, ecc... ? Come ti sei trovata a interagire con loro?

Le persone in India sono molto gentili e socievoli. Incredibilmente accoglienti. Sono anche persone molto curiose e attratte da una società diversa dalla loro per cui spesso venivo ricoperta di domande.
Specialmente i bambini erano incuriositi dalla mia visita. Mi chiamavano Madame e mi guardavano con aria di sorpresa e ammirazione.

Non credo di aver mai incrociato 
così tanti sorrisi in un viaggio solo, 
come in India.

Persone che per strada ti offrono del té e soprattutto il loro tempo per fare quattro chiacchiere... un mondo a parte.


L'aspetto religioso è molto importante in India, tu che idea ti sei fatta in merito?

L'India è una popolazione con un tasso di religiosità alto e variegato. Si possono trovare induisti, buddisti, musulmani e cristiani di ogni tipo. La cosa più bella che ho notato è che ognuno di loro è fortemente devoto al proprio Dio, ma rispettano la religione del vicino. Convivono tutti in armonia senza pensare che il credo dell'altro sia errato.



So che hai presenziato a un matrimonio indiano e che c'erano la bellezza di 700 invitati, ce lo racconti? Quali sono le fondamentali differenze con la nostra cultura, in un matrimonio?

Raccontare un matrimonio indiano? Da dove comincio?
Le differenze tra il loro modo di festeggiare e il nostro sono infinite. Innanzitutto dimentichiamoci pranzi eleganti su tavolate decorate con fiori costosissimi e menù raffinati. Il matrimonio indiano consiste in una cooperazione tra le famiglie, si organizza tutto in casa o si affitta un palcoscenico in piazza. Gli uomini della famiglia penseranno a preparare i tavoli. Serviranno pietanze e bevande a volontà, mentre le donne della famiglia (parlo di famiglia allargata) prepareranno accuratamente ogni sorta di salsa per accompagnare il riso: portata principale. Si affitta tutto, dalle luci al karaoke, dai pentoloni alle sedie e ai tavoli. Parlo ovviamente di una famiglia di persone non povere, ma nemmeno ricche. Dimenticate quello che vedete in TV sullo sfarzo indiano. Qui si sta parlando di vita vera, vita tra le foreste. Dove una casa dista chilometri con l'altra e nel mezzo c'è solo terra rossa e palme da cocco.


Nel caso del matrimonio a cui ho partecipato io, il giorno prima si erano riuniti i miei amici indiani (che sono cristiani), con dei loro amici musulmani per poter benedire e uccidere una mucca che avrebbe fatto da pasto al matrimonio. Il rispetto che queste persone hanno una dell'altra è immenso, ma ne parlerò più avanti.
Il matrimonio dura in media 3-5 giorni. Nel loro caso 3. Il primo giorno si festeggia e si prepara la sposa, ci sono canti e balli e doni da parte dei parenti.

Il secondo si fa la stessa cosa con lo sposo, gli uomini della famiglia gli fanno la barba e le donne della famiglia, solitamente le sorelle, regalano dei doni allo sposo, tutto questo su un palcoscenico accompagnato da musica.

Tutti gli invitati e non (anche persone del villaggio) assistono all'evento. Ci sarà una grande festa fino al mattino seguente.

Terzo giorno: il matrimonio.

In questo caso, essendo loro cristiani, la cerimonia si è svolta in una chiesa cattolica. Una volta conclusa la messa, gli sposi novelli si sono recati in casa dei genitori dello sposo. Ad attenderli il benvenuto di tutti gli uomini che circondano gli sposi con un rito scaramantico fatto di urla e la benedizione della madre dello sposo affinché la sposa possa essere fertile. Ed ecco l'inizio (o la continuazione) dei festeggiamenti. Gli sposi, sul palcoscenico, seduti uno accanto all'altra con vestiti scintillanti, vengono serviti di delizie fatte apposta per loro, fra cui il pollo Tandoori che è una meraviglia! M
e lo fecero assaggiare solo perché ero un ospite giunta da lontano. Comprarono anche delle posate in città apposta per me, visto che loro mangiano tutto con le mani.
In questo caso, dato che appunto gli invitati erano 700, abbiamo mangiato 100 alla volta per poi lasciare il posto agli altri 100, e via... altro giro altra corsa! Diciamo che ti mettevano anche una certa fretta nel mangiare.

Il pasto consisteva in una foglia di banano contenente una manciata di riso bollito accompagnato da varie salse (pesce, manzo, mango, peperoncino) che loro mischiano indifferentemente assieme.
Come dolce vi era una coppetta di gelato in cartone preconfezionato e come bomboniera un biglietto da visita con foto e nomi degli sposi e allegata una caramellina. Dopo la ressa del pranzo/cena (ormai le 8 di sera) tutti i tavoli sono stati portati via di fretta dagli uomini, così da dare modo alle persone di disporre le sedie verso il palcoscenico e continuare a guardare gli spettacoli di danze e canti. Ormai a notte fonda, gli uomini continuavano a bere una specie di grappa, una bevanda alcolica ricavata dal cocco di cui non ricordo il nome e le donne a sistemare le ultime cose.

Il giorno seguente, il mio amico mi ha spiegato che per circa una decina di giorni lui e la sua sposa sarebbero stati impegnati a fare visita a tutte le famiglie che avevano partecipato al matrimonio e che avrebbero dovuto accettare i loro inviti a pranzi e cene. Questa è un'altra di quelle tradizioni da cui non si può scappare.


Così ci salutammo e io proseguii il mio viaggio.




Dal punto di vista della flora e della fauna, cosa puoi dirci? Sei riuscita a fare un bagno nell'Oceano Indiano? Com'è la natura in India e che rapporto hanno i suoi abitanti con lei?
Incredibile quanto verde ci sia, 
ed è incredibile anche quanto 
poco si rispetti.

Sfruttano alberi e piante fino allo sfinimento e sporcano con immondizia e cartacce ovunque, sia per strada che nelle foreste, come se la natura avesse il potere di ingoiare tutto e farlo rinascere.

Il bagno nell'Oceano l'ho fatto a Varkala e Kovalam (KERALA), dove le acque sono stupende e calde. A Mahabalipuram (TAMIL NADU) era invece una sfida entrare in quelle acque gelide, dove molto probabilmente le correnti che arrivavano da Est erano molto forti.


Che consigli daresti a chi, come me, è intenzionato a intraprendere un viaggio in una terra così affascinante, lontana, complicata e misteriosa?

Credo che la cosa più importante sia la prevenzione. Informasi sui vaccini da fare senza trascurarne alcuno. Malaria e Tifo soprattutto. Preparare una borsetta a parte con i medicinali primari. Io personalmente avevo messo in saccoccia Imodium, antibiotico, Tachipirina, disinfettante, Voltaren, antiacido, Plasil, Gentalyn Beta, cerotti e altri medicinali personali compresi quelli per la malaria. Vi consiglio di tenere ogni blister nella confezione originale, nella probabilità di vari controlli in aeroporto.

In aeroporto i controlli sono molto scrupolosi, soprattutto all'arrivo, dovete dichiarare perché siete nel paese e quali contatti avete, nomi degli hotel in cui starete e quanti giorni avete intenzione di restare.

Un altro consiglio che sento di dare è di portare sempre con voi un sacco a pelo in cui dormire. Potrebbe non piacervi dove volete spalmarvi per riposare dopo una giornata. In India non sono soliti lavare le lenzuola e se lo fanno usano solo acqua sporca, per cui vi consiglio di organizzarvi con una valida alternativa portatile.

L'acqua calda è un'utopia, solo i migliori hotel ce l'hanno, ma tanto le temperature sono tali da non farvi soffrire la cosa, credo.


Non mettete assolutamente in valigia shorts, pantaloncini o magliette scollate o senza maniche, non le mettereste mai, non è consigliato un abbigliamento "occidentale" diciamo così, per il semplice fatto che manchereste di rispetto alla loro cultura, turbandoli nel profondo e andando anche a scavare (per le donne) negli uomini, sensi innati con cui non hanno molta confidenza.


Consiglio anche eventualmente di contattare un'agenzia del posto che vi darà modo di spostarvi con facilità e vi offrirà un servizio di trasporto personalizzato a un prezzo molto economico.




Ci parli del rapporto fra uomini e donne, anziani e bambini?

Loro vivono tutti insieme in armonia ... in case enormi e per strada li vedi cooperare in attività come la raccolta, il gioco o la preparazione di cibi.

Un punto dolente. Il clima, soprattutto per me che detesto il caldo. Dicono sia però un caldo secco, ma ci sono i monsoni e giornate dove si soffoca a causa dell'afa. Tu che tempo hai trovato?

Il periodo migliore per andare in India è Novembre-Dicembre, quando i Monsoni sono appena passati e l'aria è fresca. Tutto il resto dell'anno è molto facile trovare caldo molto umido e piogge inaspettate e interminabili. Ma se ci si sposta un pò più in alto su alcuni altopiani o vicino a meravigliose cascate o ancora caverne nascoste, si respira una bella arietta fresca, tanto da dover indossare la giacca.




Un altro aspetto che interessa moltissimo i lettori è la gastronomia. Nelle zone dell'India che hai visitato, cosa si mangia e cosa si beve? C'è qualcosa che hai amato e qualcosa che, al contrario, ti ha inorridito perché lontana dalla nostra cucina mediterranea?

Ho amato e mangiato di tutto. Non c'è niente che non mi sia piaciuto. Maggiormente il piatto principale è il riso. È poi l'accompagnamento che cambia. Esistono varie salse piccanti e non, a base di carne, pesce o vegetali.

Penso che la cosa che mi sia piaciuta di più sia stata una specie di crepes di farina di riso arrotolata da condire a piacimento e delle buonissime frittelle, sempre di riso. Il pollo Tandoori è qualcosa di magico. Ho adorato anche una salsa di spinaci con dentro il tofu, ma non è come lo conosciamo noi, ha tutto un altro sapore. E poi il pane. C'è un pane che si chiama Chapati che è una specie di piadina, ma forse dentro l'impasto ci sono le spezie, per quello ne sono rimasta innamorata. Beh, in realtà io ho mangiato col sorriso tutti i giorni. Ora mi manca la cucina indiana e tanto, ma riprodurla a casa è difficile.




venerdì 5 maggio 2017

Gamberi Imperiali all'Orientale Gluten Free

05 maggio 0 Comments

Rieccomi qua, dopo parecchi giorni di silenzio, a parlarvi di cucina gluten free. Oggi vi racconto cosa ho cucinato al mio meraviglioso maritino celiaco, in occasione di una cenetta in stile orientale che ho voluto fargli.
Purtroppo cinese e giapponese sono vietatissimi al celiaco, quindi ho dovuto, ma soprattutto voluto, imparare a destreggiarmi anche con piatti della cucina orientale che lui ama moltissimo, ma che non può più mangiare fuori casa.
Andiamo a vedere cosa ho cucinato questa volta, partendo dall'antipasto :)

Ingredienti (per due persone):


  • 15/20 mazzancolle - Io le ho prese già pulite e sbollentate, ma se avete tempo a disposizione, compratele fresche. Togliete il carapace, la testa e lasciate solo la coda. Eliminate l'intestino e sbollentatele pochi minuti in acqua non salata. -
  • Salsa di soia Tamari (l'unica gluten free)
  • Zenzero fresco
  • Acqua
  • Curry (controllate che sia gluten free)
  • Uno spicchio d'aglio
  • Olio Evo



Le mazzancolle, dette anche Gamberi Imperiali, sono crostacei molto delicati e richiedono una cottura rapida. Prendete un boule di vetro e preparate la marinatura con due cucchiai di salsa di soia senza glutine (Tamari), lo spicchio d'aglio tritato molto finemente, lo zenzero fresco grattugiato, due cucchiai di acqua, uno di olio EVO, uno di curry gluten free. Mettete le mazzancolle a bagno nella marinatura e mescolatete un pochino in modo che si insaporiscano bene, poi coprite il tutto con la pellicola e lasciate riposare in frigo almeno un'ora. Più riposano più si insaporiscono.



Quando è trascorso il tempo per la marinatura, scolate le mazzancolle e preparate una padella antiaderente. Fatela scaldare un minutino e poi posizionate le mazzancolle. Fate rosolare a fuoco medio per circa 3/4 minuti, poi voltatele e fate rosolare altri 3/4 minuti. 

Se non volete che si arriccino in cottura, potete fare qualche taglietto sull'addome del crostaceo, se invece volete un effetto arricciato e particolare, create un taglio abbastanza profondo sulla schiena, per la lunghezza, stando attenti a non dividere il gambero a metà. In padella si arricceranno e quel taglio si aprirà creando un effetto estetico gradevole e adatto a particolari impiattamenti.



Se volete fare i fighi, come dice il buon Chef Cracco, potete prendere anche una manciata di semi di sesamo, adagiarli su un piatto e fare degli spiedini con le mazzancolle da passare sui semi una volta tolte dalla padella. Personalmente non amo il sesamo e nemmeno mio marito lo apprezza molto, quindi ho preferito fermarmi prima di quest'ultimo passaggio. Servite le mazzancolle ancora caldissime.

Le MAZZANCOLLE, da Wikipedia: 

La sua carne è pregiata, con sapore delicato e con aroma gradevole e fine. In commercio la mazzancolla si può trovare fresca, con il guscio o sgusciata, ma anche congelata e precucinata. Contiene circa il 15% di proteine, mentre basse sono le percentuali di glucidi e di grassi. Per la scarsa presenza di grassi, è modesto anche l'apporto energetico, che resta al di sotto delle 100 kilocalorie. È considerevole invece l'apporto di fosforocalcioferro e le vitamine del complesso B tiaminariboflavina e niacina. Il contenuto di colesterolo si aggira invece sui 150 mg per 100 grammi.
Per il buon valore delle sue carni e per la loro grande duttilità gastronomica, la mazzancolla si presta ad una notevole quantità di ricette.

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

sabato 22 aprile 2017

Torta salata di asparagi Gluten Free

22 aprile 0 Comments

Rieccomi qua, in mezzo a voi, per parlare di cucina Gluten Free. 
Come ormai sapete, il mio maritino si è scoperto celiaco da circa un anno e io mi sono dovuta adattare alla situazione, imparando a cucinare anche senza glutine o eventuali contaminazioni.
Di norma riporto qua sul blog solo le ricette un po' etniche o particolari, quelle insomma che riguardano piatti che lui non può più mangiare al ristorante e che io non cucino spesso, ma oggi farò un'eccezione perché questa torta salata che ho fatto qualche sera fa, mi è venuta particolarmente bene e il marito mi ha "intimato"di rifarla prima possibile!

Dovete sapere che ho la fortuna di avere uno spacciatore personale di asparagi e costui me li prende direttamente dal contadino, nella prima periferia della mia città. Sono quindi freschissimi, buonissimi e a chilometro super zero. Ogni anno ci facciamo una bella scorpacciata perché sia io che mio marito ne andiamo matti. Di solito faccio paste e risotti, secondi con le uova e contorni, ma questa volta mi sono voluta cimentare in una torta salata. Premetto che l'ho fatta di mia iniziativa totalmente, quindi non so se troverete una ricetta identica online. Simile certamente, ma identica non saprei.

Vediamo come l'ho realizzata :)

Ingredienti (per una tortiera da 24 cm):

  • 400 grammi di ricotta di pecora freschissima
  • 500 grammi di asparagi sottili freschissimi
  • 3 uova medie biologiche
  • Zenzero fresco
  • Pasta sfoglia senza glutine rotonda (io per comodità la compro spesso già fatta)
  • Pepe nero in grani
  • Sale
  • Parmigiano Reggiano
  • Un po' di porro, circa 150 grammi
  • Olio Evo

Pulite gli 
asparagi, lavateli benissimo ed eliminate la parte finale sempre molto dura e coriacea. Consiglio un lungo taglio diagonale, così da permettere una cottura migliore del fondo. Cuocete gli asparagi in acqua poco salata per il tempo necessario (dipende dal tipo e dalle dimensioni), poi scolateli e passateli sotto l'acqua bella fredda così da mantenerne il colore verde brillante. Una volta freddati, fateli a pezzettini con un coltello molto affilato. Tenete da parte qualche asparago intero per la decorazione della torta, magari quelli più sottili, cotti meglio e più belli.

In un boule di vetro mettete la ricotta di pecora, le tre uova medie, il pepe nero macinato fresco, un pizzico di sale e un pochino di Parmigiano Reggiano (circa due cucchiai). Mescolate con un mestolo di legno fino a formare una crema morbida e senza grumi.
In una padellina fate scaldare un cucchiaio d'olio Evo e pian piano fate appassire il porro tagliato a rondelle e lo zenzero fresco grattugiato sul momento. Una volta pronto spegnete e unite il porro agli asparagi. Mescolate e di nuovo unite gli asparagi e il porro al composto di ricotta. Mescolate nuovamente il tutto molto bene.

Foderate la teglia tonda con della carta da forno e posizionateci la pasta sfoglia bucherellandola con i rebbi di una forchetta. Versate il composto nella teglia e livellatelo col dorso di un cucchiaio. Posizionate gli asparagi interi per decorare la superficie della torta e spolverate di Parmigiano Reggiano grattugiato. Infornate a 200 gradi per 35-40 minuti, gli ultimi dieci dei quali ventilati così da gratinare la superficie e asciugare la torta.
Una volta pronta (fate la prova stecchino o punta di un coltello), lasciatela riposare fuori dal forno, scoperta, per un po'. E' buonissima sia calda che fredda (io la adoro a temperatura ambiente) e in frigo si mantiene per circa tre giorni!

Buoni asparagi a tutti! 




GLI ASPARAGI, da Wikipedia: 


Il gusto dell'asparago evoca il sapore del carciofo; quando è fresco ha un sentore di spiga di grano matura, in particolare si distinguono:
  • L'asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.
  • L'asparago violetto, dal sapore molto fruttato, è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce, quindi a sua volta attuando la fotosintesi, acquista un colore lilla abbastanza uniforme. Ha un leggero gusto amaro.
  • L'asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato.
In cucina si utilizzano germogli verdi o bianchi: gli steli dovrebbero essere duri, flessibili, resistenti alla rottura, dello stesso spessore e con le punte ancora chiuse, la base deve essere mantenuta umida, per mantenere il prodotto fresco.

Per qualsiasi nozione inerente la celiachia, invece, vi rimando all’unico sito davvero attendibile nel quale potrete trovare risposta a ogni vostro dubbio. Il sito dell’Associazione Italiana Celiachia, AIC. Se però avete qualche domanda, più che altro incentrata sulla nostra esperienza personale, scrivetemi pure.

venerdì 14 aprile 2017

127.0.0.Nella Vulcano

14 aprile 0 Comments

Bentornati cari amici Naviganti! 

Come promesso nello scorso post, oggi ho l'onore di ospitare sul mio blog l'autrice del bellissimo libro Sulle Orme Di Martin, ovvero la scrittrice Nella Vulcano. Dopo aver letto il suo libro mi sono detta: perché non fare una bella intervista a questa autrice che ha appena esordito col suo primo lavoro? Così l'ho contattata e lei, con grande gentilezza, ha accettato dedicandomi un po' del suo prezioso tempo. 

Come molti di voi avranno capito, la sottoscritta è sempre molto affascinata dagli esordi. Esordi su ogni fronte. Musicale, letterario, cinematografico, ecc... amo scoprire cosa si nasconde dietro una passione che prende forma per la prima volta tramite un lavoro concreto e adoro scoprire i retroscena, grazie ai quali spesso si scoprono persone piene di talento, brillanti e per niente scontate. Persone che magari di giorno sono anonime impiegate in un ufficio e di notte si trasformano in scrittrici, musicisti o attori. 

Nella di giorno lavora in una multinazionale, ma di sera, d'estate, di notte si tramuta in una scrittrice provetta e questo libro ne è una gran bella prova. Andiamo a sentire cosa ci racconta, che ne dite?    

Carissima Nella, prima di tutto ti ringrazio per aver accettato di rilasciare questa intervista e per il tempo che mi hai dedicato! Benvenuta sul mio blog :) Partiamo con la prima domanda, quella obbligatoria. Chi è Nella Vulcano? Come ti presenteresti a qualcuno che non ti conosce e che non ha mai letto il tuo libro?

Cara Serena, sono io che ti ringrazio di cuore per la tua recensione accurata e soprattutto per avermi invitata sul tuo blog.

Un blog molto interessante dedicato agli “amanti della lettura”. Davvero Complimenti!

Eccomi qui, partiamo dal nome.
Nella Vulcano: una preposizione articolata su cui posso fare dell’autoironia; un cognome che mi rappresenta da sempre.
Una mamma che ama profondamente la propria famiglia e i propri figli, con un lavoro che è una passione….e poi…. poi ci sono gli attimi magici, quelli solo miei, con la musa che mi sussurra delicatamente e che guida velocemente le mie dita sulla tastiera, che mi porta in paesi sconosciuti e mi presenta personaggi con un’identità ben definita.


Parlaci liberamente di Sulle Orme di Martin, raccontaci di lui come se descrivessi un amico; chi è Sulle Orme di Martin?

Sulle orme di Martin è l’amico che ti accompagna in un viaggio stupefacente; è l’idealista che instancabilmente lotta per difendere i diritti umani e i valori di lealtà, giustizia, amore in cui crede profondamente; è il narratore che ti tiene con il fiato sospeso in un thriller che si aggroviglia tra due Paesi, ma è anche il connubio delle debolezze umane dai piccoli difetti alle malvagità che rasentano il sadismo.

Mi hai detto che di solito scrivi “di getto” ed è una cosa che abbiamo in comune, quindi capisco perfettamente cosa intendi dire. Ci racconti come sono nate le prime frasi di questo libro? Dov’eri, cosa stavi facendo, cosa ti ha spinto a buttare giù le prime righe?

Una smania improvvisa di passare dalle poesie, inno alla natura, a un tema più importante.
Una magica notte dell’estate del 2010, ho iniziato a scrivere le stesse righe che potete leggere nel libro. Il tutto è nato dall’amore per il mare, dall’immaginare questa barchetta che fluttuava tra le “placide” acque del mediterraneo, placida come a volte è la nostra coscienza quando non si ribella alle ingiustizie che si perpetuano nel mondo o accanto alla nostra porta.

Ho mentalmente paragonato l’anima di questa barchetta a Esmeralda, un imponente veliero che fu testimone di atroci crudeltà e da lì è nato romanzo.


Una cosa che spicca moltissimo è la mole di lavoro che c'è dietro. So che non sei mai stata in Cile, eppure le descrizioni dei luoghi e dei paesaggi sono davvero ben scritte. Come ci sei riuscita?

Devo ringraziare moltissimi amici, Luca Tazzetti, Alberto Benvenuto e tanti altri che mi hanno portato svariati materiali: CD, fotografie, libri di cucina, ricette inedite di una vecchia zia, cartine geografiche persino depiliant pubblicitari.

Sempre parlando della mole di lavoro presente dietro le quinte, devo farti i complimenti per quanto riguarda la storia dell'Argentina e del Cile, nel periodo della dittatura di Pinochet. Quanto tempo ti ha portato via lo studio di quel periodo storico?

All’inizio qualche sabato trascorso nell’emeroteca delle biblioteche Nazionale e delle Camere, poi, sarà stato il fato, il karma o il caso, la mia strada si è incrociata con molti sconosciuti che queste cose le hanno viste o vissute sulla loro pelle o sulla pelle di amici e parenti.

Sulle Orme di Martin è anche un libro "denuncia", se così vogliamo dire, rispetto alle torture (psicologiche e fisiche) subite dalla popolazione argentina e cilena a causa della dittatura. Denuncia sulla terribile sorte dei desaparecidos. Sulla corruzione politica e miliare e su molti altri risvolti tremendi legati ai crimini contro l'umanità. Fra i tuoi lettori c'è qualcuno che si è sentito toccato sul vivo da questi argomenti e che ti ha contatta dopo averlo letto? Qualcuno che magari ha vissuto sulla pelle quel periodo storico?

Sì! E’ corretto, cara Serena, “Sulle orme di Martin” è un libro denuncia; è un romanzo “Para no ovlidar”, per non dimenticare: una generazione scomparsa, i desaparecido, le persone torturate, le atrocità commesse in passato in una terra a noi lontana ma non dissimili da quelle odierne in altre parti del mondo.
Sulle orme di Martin è però anche la forza e il coraggio di chi lotta per difendere i diritti umani.


Te ne cito solo due:

Il primo ha letto il libro in formato tesi, prima che fosse pubblicato, mi ha chiesto di vederci di giorno in un locale pubblico, dalla raffica di domande a cui mi ha sottoposto era chiaro che fosse convinto che appartenessi ai servizi segreti o peggio. Era rimasto scosso per l’intensità e la veridicità degli argomenti trattati. Ora è un grande amico.


Il secondo, che ha vissuto il tutto in prima persona, mi ha emozionato con le sue parole:

“Fa male leggere, ma grazie per aver scritto un pezzetto della nostra storia, è importante che si sappia dello sterminio di un’intera generazione… non farmi piangere”.

Gli voglio un bene dell’anima.


Mi collego alla domanda precedente e ti chiedo: che relazione c'è fra Nella Vulcano e il Cile? Cosa ti ha spinto a scrivere proprio di questo argomento? Di norma uno scrittore impegnato nel suo primo libro, tende a mettere molto di sè nella sua opera o nel protagonista principale della storia, ma nel caso di Sulle Orme di Martin questo non si percepisce. Nella Vulcano c'è in questo libro oppure parla di qualcosa che ti è distante?

Sono un Vulcano, non sono semplice ;-)

In questo romanzo c’è molto di Nella, forse c’è quella più nascosta, quella meno appariscente, quella più intima.

Gli ideali per cui i miei personaggi lottano sono quelli che mi sono stati trasmessi dai miei genitori, sono quelli in cui credo.


Ci racconti un paio di aneddoti che ti riguardano, legati a questa tua opera?

Uno in particolare tra i mille che potrei rievocare.

Il libro è stato scritto durante le estati tra il 2010 e il 2015, soprattutto all’alba o durante la notte, in quei momenti magici e solo miei.

Un’estate sono stata impossibilitata a scrivere, per tutto il periodo invernale successivo sono stata perseguitata nei miei sogni dai protagonisti.
Erano lì fermi nella Valle di Cochamò, premevano per continuare il loro viaggio, la loro missione o forse come nel film Titanic…. Sono diventati reali nei miei sogni perché le storie vere non potevano cadere nell’oblio. Il libro che all’inizio era solo mio aveva ormai una sua vita, era diventato un romanzo da pubblicare.


Te ne aggiungo un altro più leggero.
… a volte, quando la musa non riesce a rimanere in silenzio, anche in periodi diversi dall’estate, mi fermo nei luoghi più impensabili con una matita, un lapis o una biro in mano, in piedi o appoggiata in bilico da qualche parte, mi ritrovo a scrivere su pezzetti di carta, fazzolettini, scontrini…

Lei non riesce a tacere e io non posso non ascoltarla.


Mi hai accennato al fatto che molte testimonianze riportate nel tuo libro sono vere. Da dove le hai tratte? Hai avuto modo di parlare direttamente con qualche sopravvissuto e testimone?

Sì. Molti di loro li ho incrociati per caso, l’elemento che li ha spinti a raccontarmi le loro esperienze pur non conoscendomi rimane un mistero.
Non ne conosco i nomi, il loro volto potrebbe essere reale o alterato dal tempo e dalla memoria, ma queste persone fanno parte ormai della mia vita del mio essere, anche se le loro vite hanno un solo punto di intersezione con la mia.


Uno scrittore non può definirsi tale, se non è anche un grande lettore. Chi sono i tuoi autori di riferimento? Quelli da cui trai maggiore ispirazione?

Da ragazza ho fagocitato tutti i libri che erano in casa, non contenta ho attaccato le riserve dei miei amici. Ero arrivata dalla Germania, dove ho trascorso la mia infanzia, avevo la necessità di migliorare (diciamo pure imparare) l’italiano.

I libri di qualsiasi genere hanno sempre avuto per me una loro anima, una magia particolare.
Durante la stesura di “Sulle orme di Martin” ho volutamente evitato di leggere libri, la magia era quella che doveva essere raccontata e non letta, l’anima da far emergere, era quella di “Sulle orme di Martin”.


Mi hai detto di non esserti autopubblicata, ma di aver trovato una piccola casa editrice disposta a investire su di te. E' stato difficile questo percorso? Molti scrittori alle prime armi trovano nella ricerca di una casa editrice disposta anche solo a leggere il manoscritto, lo scoglio più grande. Per te come è stato?

Ho rifiutato una prima proposta di una casa editrice che mi avrebbe permesso di pubblicare il libro a febbraio del 2016.
Non avendo molto tempo per cercare una casa editrice, l’idea dell’auto pubblicazione non era lontana, avevo già la foto per la copertina.Poi a luglio 2016, alla presentazione di un libro promosso dall’azienda in cui lavoro, ho incontrato la direttrice editoriale dell’Erudita.Sono arrivata alla presentazione in ritardo, era già finita.

Poi Walter che mi dice qualcosa del tipo: “Ma non hai un libro da pubblicare, lì c’è il direttore editoriale, buttati!”.

Raffaella che mi accompagna da Maria Francesca, Paolo che si era fatto dare l’indirizzo email... in pratica un po’ di colleghi, tra cui un fantastico CEO, da ringraziare.


Il libro piace, sarà pubblicato a ottobre… ma l’avventura non è ancora finita, della casa editrice conoscevo solo Maria Francesca, che decide di lasciare l’Erudita per intraprendere nuove sfide. Un po’ di sano panico non guasta mai, stavo già elaborando altre soluzioni o di ritornare all’idea dell’auto pubblicazione, in fondo la foto della copertina (scattata da Elena o da Fabio, chi può dirlo) era già pronta… per scoprire che rientravo nel piano editoriale della pubblicazione di ottobre.
No, pubblicare un libro non è facile, ma nei sogni bisogna crederci e persistere per realizzarli.


Hai in cantiere un seguito di Sulle Orme di Martin? E se sì, puoi anticiparci qualcosina?

Sono in molti a chiedermi il seguito… così come sono in molti a chiedermene la traduzione in spagnolo.
I protagonisti del sequel sono già presenti.

Un’anticipazione?

Si parte da un personaggio di “Sulle orme di Martin”, un uomo, ma non svelo chi, con un carattere diverso da Lorenzo, che pure sarà presente con Isabel.
Questa volta la protagonista femminile sarà una bella cerbiatta mulatta… e la trama s’intreccerà su tre continenti.

La lotta “en defensa de derechos humano” prosegue. Nel mondo ci sono tante storie che devono essere raccontate.
… probabilmente però, poiché anche questo avrà i suoi tempi, nel frangente scriverò anche un libro per bambini.

E manoscritti nel cassetto già finiti o in corso, che magari un giorno vorresti pubblicare?

Diverse poesie inedite, che non credo interessino nessuno, in tutte si esaltano la bellezza della natura, la magnificenza delle costellazioni… se guardo un albero, vedo le diverse gradazioni di colori, se guardo un bosco, le sfumature diventano infinite, ma nulla si avvicina alle energie e alle emozioni scatenate dalla profondità e tempestosità del mare, dall’orizzonte infinito che si profila in lontananza.

Le mie interviste terminano sempre in modo particolare, di solito con una domanda alla Marzullo. Che ne dici di farti una domanda, su di te o sul libro, e darti una risposta?

Qual è la domanda che a questo punto potrei pormi? Sì, le ho entrambe: domanda e risposta, ma svelerebbero un'altra sfaccettatura del mio carattere a molti non noti.

Grazie ancora a te e agli ormai numerosi lettori,

Nella





Chi fosse interessato a una presentazione del libro di Nella Vulcano, può recarsi qua: 

Piazza Campo dei Fiori - Borgo di Sopra - 
Venerdì 26 maggio dalle ore 18:00 alle ore 19:00 

oppure qua: 



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